[NuovoLaboratorio] sistema rifiuti cosa è comesi fa

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Autore: Andrea Agostini
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Oggetto: [NuovoLaboratorio] sistema rifiuti cosa è comesi fa
La gestione di sistema del ciclo dei rifiuti

Il ciclo dei rifiuti costituisce un sotto-sistema alquanto complesso del più
vasto e complicatissimo sistema urbanistico-territoriale, includente le aree
urbane, industriali ed extra-urbane di un determinato ambito interessato dal
problema della raccolta, conferimento, valorizzazione e/o smaltimento dei
"materiali post-consumo" generati dalle molteplici attività umane sul
territorio.
In questo senso il ciclo dei rifiuti riguarda in generale i processi di
trasformazione urbano, industriale, agro-industriale e dei servizi alle
persone, ai vettori e alle merci, che trasformano energie, materie prime e
seconde, semi-prodotti, prodotti alimentari e di consumo, imballaggi e
confezioni, ecc., e producono emissioni inquinanti e rifiuti, che a loro
volta possono produrre e rilasciare emissioni inquinanti in aria, acque e
suoli.
Per alcuni aspetti economico-sociali e ambientali e in particolare
ragionando dal punto di vista energetico in termini di Analisi del Ciclo di
Vita dei prodotti , la gestione del ciclo dei rifiuti travalica anche i
confini dell'ambito territoriale direttamente interessato al problema, per
assumere valenze di rilevanza nazionale e persino sovra-nazionale. Le
relative
problematiche vanno affrontate con mentalità e metodologie di sistema,
valutandone quantitativamente e qualitativamente le complesse interazioni
con l'ambiente, l'economia, la società, l'occupazione, non solo in ambito
locale, ma anche sino al livello nazionale e oltre.
La gestione del ciclo dei rifiuti richiede la messa a punto di un
sistema coordinato di politiche, azioni settoriali e nazionali, impieghi di
tecnologie, che consentano i massimi risparmi di risorse non rinnovabili e
recuperi di materie seconde e/o energie al termine dei processi di consumo
e di trasformazione, unitamente alla sostenibilità economico-occupazionale
delle azioni attuate, in un quadro di sicurezza e minimizzazione dei rischi
sanitari e ambientali: tale approccio s'inquadra perfettamente nei principi
dello "sviluppo sostenibile" nelle sue componenti ambientali,
economico-occupazionali e sociali integrate, in armonia con il tipo di
sviluppo perseguito dall'Unione Europea da almeno dieci anni .
Il territorio nazionale, specialmente nelle aree urbanizzate e
industrializzate, è caratterizzato da una produzione di Rifiuti Solidi
Urbani (R.S.U.) e di rifiuti industriali, che sta determinando l'esaurimento
delle capacità residue di discariche autorizzate in numerose Regioni e in
particolare nella nostra .
La Liguria è caratterizzata da varie situazioni molto critiche di discarica
(ad es. Pitelli a La Spezia, Scarpino a Genova, Ponticelli a Imperia, Cima
Montà a Savona.ecc.) e da una diffusa contrarietà delle popolazioni a
consentire l'apertura di nuove discariche.
Inoltre in numerose Regioni a rischio eco-mafie (Sicilia, Puglia, Campania,
Calabria, e la stessa Liguria), come risulta dai rapporti annuali di
Legambiente e dei NOE (Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri), sono
presenti migliaia di siti non autorizzati (nel 2001 circa 200 soltanto in
Liguria), oggetto di conferimenti abusivi di rifiuti tossico-nocivi,
speciali, industriali, urbani, ecc., interrati senza controlli in aree
spesso inadatte dal punto di vista geologico e per giunta senza tecnologie
adeguate.
Le Regioni devono risolvere in tempi brevi il problema dello smaltimento dei
rifiuti prodotti localmente, in una situazione di progressiva riduzione
delle volumetrie di discariche autorizzate e si trovano anche a fronteggiare
il problema della bonifica delle numerose discariche illegali.

Sintesi delle strategie, delle politiche, delle azioni organizzative, delle
tecnologie, da mettere in campo nella gestione del ciclo integrato dei
rifiuti

La gestione integrata del ciclo dei rifiuti va inquadrata in una logica che
non
veda prevalere su tutte le altre un'unica tecnologia, per giunta
dimostratasi
in tutto il mondo dannosa per l'ambiente e per la salute dei Cittadini,
anti-economica e ormai quasi obsoleta, al limite delle proprie possibilità
di miglioramento, poco flessibile, notevolmente "ingombrante" in termini
di aree territoriali occupate e di volumetrie impiantistiche, quale quella
dell'incenerimento, bensì un mix intelligente e razionale di interventi,
organizzati secondo opportuni criteri di priorità.
In accordo con gli indirizzi dell'U.E. e con gli obiettivi progressivi posti
a suo tempo dal Decreto Ronchi in tema di gestione del ciclo dei rifiuti,
gli Amministratori Pubblici possono mettere in campo una serie coordinata di
interventi finalizzati a ridurre all'origine la generazione di rifiuti, a
riutilizzare o riciclare la maggior parte dei rifiuti stessi, a trasformarne
una parte consistente in terricciati stabilizzati o compost per uso
orticolo/agricolo o in semi-inerti (bio-essiccati) da conferire a discarica,
ed eventualmente a valorizzarne in termini energetici e inertizzarne
totalmente solo la parte residua secondo le tecnologie ambientalmente meno
rischiose. Tutto ciò al fine di azzerare i rifiuti tal quali conferiti a
discarica, di minimizzare anche le quantità di inerti o semi-inerti da
smaltire a discarica e di riutilizzare nel ciclo economico i rifiuti intesi
come risorsa e come occasione di nuova occupazione e non più come puro costo
per la collettività.
Alcune di queste azioni sono meramente politico-amministrative e riguardano:

L'azione propedeutica che le Amministrazioni Locali dovranno svolgere, in
coordinamento con gli Organismi politici e amministrativi nazionali, per
modificare il modello consumistico attualmente diffuso e orientare i
consumatori, le industrie produttrici e la grande distribuzione verso
prodotti a vita più lunga e facilmente riciclabili, i quali rilascino a
fine-vita il minimo possibile di componenti inquinanti non riutilizzabili o
non riciclabili.

La seconda azione strategica rilevante riguarda gli imballaggi (nella loro
varia natura di imballaggi veri e propri o, al limite, di singole confezioni
di unità di prodotto), per i quali occorre gradualmente far sorgere l'
obbligo di ritiro da parte dei venditori e anche incentivare l'impiego di
imballaggi riciclabili e fabbricati con materiali riciclati (secondo una
prassi "virtuosa", già in uso in alcuni settori della grande distribuzione).

La terza azione riguarda l'utilizzo di confezioni in plastica "usa-e-getta"
per lo smercio e il trasporto a domicilio degli acquirenti (cassette, borse,
ecc.), che devono progressivamente essere vietate dalle Amministrazioni
Locali .

La quarta azione riguarda una politica programmatoria di acquisti
eco-compatibili da parte delle amministrazioni pubbliche e l'inserimento in
tutti i capitolati di appalto delle gare pubbliche di vincoli sui materiali,
sui
prodotti, sul riciclo e sul recupero.

Tutte queste azioni abbastanza corpose ("riduzione all'origine")
si stima che possano portare a riduzioni della massa dei rifiuti
prodotti molto rilevanti ( a costo zero ) in tempi ( relativamente ) brevi.

Dal punto di vista dell'organizzazione della raccolta dei rifiuti prodotti
dalle varie funzioni urbane (settore commerciale, residenziale, servizi,
ecc.), l'impegno politico-amministrativo da parte degli Enti locali e delle
Aziende Speciali incaricate dell'Igiene Urbana (per Genova, l'A.M.I.U.) deve
prevedere la predisposizione di adeguate soluzioni tecnologiche e
organizzative, atte a garantire il massimo conferimento differenziato delle
varie tipologie di rifiuti componenti gli R.S.U., con soluzioni
organizzative e tariffarie che incentivino i singoli utenti a produrre la
minor quantità di rifiuti possibili e a conferirli nel modo più
differenziato possibile; ciò si realizza con il passaggio da tassa a
tariffa, con i sistemi di raccolta differenziata "porta-a-porta" (per
singoli edifici o gruppi di edifici condominiali) e come in molti Paesi
avanzati con un oculato mix di controlli e incentivi, basati sull'impiego di
"badge elettronici" personalizzati per effettuare addebiti a quantità (per
tipologie di rifiuto da trattare prima dello smaltimento) e accrediti o
sconti a quantità (per tipologie di materie seconde recuperate, da
riutilizzare o riciclare).

Perché il processo di raccolta differenziata si traduca per le Aziende
Speciali di gestione dei rifiuti anche in vantaggi economici, occorre sia
organizzato e ben gestito l'intero sistema del comparto delle piccole e
medie imprese di reimpiego della materie seconde, derivanti da una corretta
raccolta differenziata: questo è un processo che richiede il concorso di
volontà politiche in termini di indirizzo e di altri attori istituzionali ed
economici.

E' da notare che uno studio del Massachusetts Institute of Technology
(M.I.T. - U.S.A.) mostra come la raccolta differenziata, spinta almeno al
45 % e oltre, non soltanto risulti conveniente dal punto di vista economico,
ma produca anche un elevato impatto occupazionale: secondo tale
studio, un milione di ton/anno di rifiuti urbani inceneriti tal quali
impiega tra 100 e 120 addetti, il medesimo milione conferito e interrato in
discarica impiega 300 - 400 addetti, mentre se fosse teoricamente
riciclabile al 100 % potrebbe dare lavoro a 1.300 - 1.500 addetti (inclusi
quelli impiegati nelle lavorazioni delle materie seconde). Considerando
realisticamente di riuscire a riciclare e rilavorare nella nostra regione
circa il 60 % dei rifiuti, si possono creare oltre 800 posti di lavoro per
milione di tonnellate di rifiuti originari.

Tutto ciò che residua dagli R.S.U., a seguito di un'azione coordinata in
termini politico-amministrativi come sopra esposti, può essere destinato
allo smaltimento o nelle forme previste dal Decreto Ronchi o con modalità
anche più razionali e innovative, data l'evoluzione tecnologica degli ultimi
10 anni .

Le principali tecnologie (o più "antiche" o molto più recenti, ma comunque
ormai "ingegnerizzate" e "industrializzate"), che attualmente possono essere
messe in campo a questi fini, riguardano:

I processi aerobici accelerati (bio-ossidazione e processi assimilati), per
la trasformazione delle frazioni organiche in terricciati stabilizzati, o in
compost (previa maturazione del bio-ossidato) per impieghi agricoli,
orticoli e di giardinaggio, o al limite in semi-inerti compatti
(bio-essiccazione) da conferire a discarica; una particolare variante di
queste tecnologie (denominata bio-insufflaggio "in situ" e basata sull'
utilizzo di unità mobili da trasferire temporaneamente sui siti da
bonificare) consente di stabilizzare o semi-inertizzare e compattare le
frazioni organiche già accumulate nelle discariche ancora attive e in via di
esaurimento( Scarpino), recuperando cospicui volumi utili e risanando il
territorio a costo zero.

L'incenerimento del tal quale in grandi impianti di termo-valorizzazione o
la produzione di Combustibile Derivato da Rifiuti (C.D.R.) seguita da
combustione in centrali termo-elettriche tradizionali o in grandi
inceneritori, con generazione di energia elettrica e smaltimento a discarica
per rifiuti speciali delle relative ceneri (queste soluzioni, basate sulla
combustione del tal quale o del CDR, sono oggi da rifiutare, in quanto
intrinsecamente anti-economiche, concettualmente e tecnicamente obsolete,
a troppo elevato impatto ambientale/sanitario e con effetti negativi anche
sull'economia nazionale e ,non ultimo, avversate da parti largamente
maggioritarie della popolazione).

La pirolisi e gassificazione in reattori al plasma ad altissima temperatura
delle frazioni residuali dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali o
tossico-nocivi (tecnologie della "torcia al plasma" ), con formazione e
recupero di "syn-gas" dai diversi impieghi alternativi, saldo energetico
attivo e produzione di scorie vetrificate inerti, da smaltire in discariche
per normali rifiuti o da riciclare sotto forma di mattonelle per basamenti,
fondi stradali e simili. Questa tecnologia, solo di recente applicata
industrialmente ad alcuni tipi di rifiuti speciali o tossico-nocivi e ancora
poco diffusa, merita grande attenzione per le prospettive che sembra
offrire.

Cenni alle tecnologie utilizzabili per la bonifica e il recupero di capacità
delle discariche non ancora mineralizzate e in via di esaurimento o
correntemente in uso

Anche se le Regioni, le Amministrazioni Locali e le Aziende Speciali
mettessero in atto con successo quanto sinteticamente sopra
richiamato, resta comunque ancora irrisolto l'impellente problema di
individuare spazi di discariche autorizzate nei quali smaltire gli attuali
livelli di R.S.U., residuanti dai processi di recupero e riciclaggio, e
accogliere le quantità progressivamente decrescenti che i territori
regionali continueranno comunque a produrre, ancorché abbiano
successo nel medio termine le azioni coordinate sopra evidenziate.
A questo fine, in carenza di nuovi spazi per discariche e per evitare
ulteriore scempio di territorio in aree già "fragili" come la Liguria, si
possono prendere come esempio casi di soluzione di problemi di bonifica e di
recupero significativo di spazi in vecchie discariche (più o meno "antiche")
e le relative tecnologie impiegate, che costituiscono casi particolari di
applicazione delle tecniche di bio-ossidazione, meglio note come
bio-insufflaggio "in situ".

E' il caso della bonifica (tra il 1992 e il 1993, per l'EXPO 1995)
di una discarica di Vienna da oltre 700.000 m3 (trasformata in parco
pubblico, presso la sede dell'ONU, con rimovimentazione, selezione
e ricompattamento di oltre 1.000.000 ton di vecchi rifiuti) e sono note
le tecnologie di fermentazione accelerata dei rifiuti con processi aerobici,
impiegate in tale intervento per ridurre drasticamente la produzione
di percolati e di gas nocivi .

Strategie tecnologiche per il miglior riutilizzo degli spazi recuperati in
discarica

Qualora le Istituzioni locali si orientassero verso interventi tecnologici
quali quelli adottati dal Comune di Vienna per recuperare spazi in
discariche chiuse di recente o in discariche in via di esaurimento si
pone comunque il problema di utilizzare al meglio gli spazi recuperati,
mettendo in campo la combinazione più opportuna di tecnologie di trattamento
(eventuali tecniche avanzate di bio-ossidazione e bio-essiccazione,
inertizzazione, recupero termico) onde ottenere la massima quantità di
materia organica riutilizzabile, eventualmente la massima quantità di
energia ,il minimo volume delle scorie inerti prodotte, il più elevato
grado di sicurezza e di non inquinabilità da parte di tali scorie ottenute
da eventuali processi di bio-essiccazione dei rifiuti, il maggior numero
possibile di posti di lavoro durevoli connessi all'impiego di tali
tecnologie, in pieno accordo con le indicazioni dell'Unione Europea in tema
di "sviluppo sostenibile".

Il confronto tra processi di fermentazione accelerata (bio-ossidazione,
bio-insufflaggio, bio-essiccazione), inceneritori e CDR, reattori al plasma,
a nostro parere porta ad escludere inceneritori e CDR e individua
prioritariamente in una combinazione dei processi biologici ed eventualmente
dei reattori al plasma (in una fase successiva) , la miglior associazione di
tecnologie, oltre che per bonificare le discariche e recuperare spazi, per
trattare al minimo costo, con il minimo rischio sanitario e ambientale e
con le minime necessità di spazio a discarica, la frazione di rifiuti
residuante dalle azioni coordinate di riduzione alla fonte, conferimento
differenziato, riutilizzo e riciclaggio,compostaggio di qualità di frazioni
organiche selezionate all'origine.

Smaltimento delle frazioni non riutilizzabili o non riciclabili

Le frazioni di R.S.U. non riutilizzabili o non riciclabili (frazioni secche
e frazioni umide, comunque residuanti dalla raccolta differenziata, dal
riutilizzo e dal riciclaggio) possono essere smaltite, in alternativa alla
termo-valorizzazione, tramite conferimento in discarica controllata.
Naturalmente, in accordo con le prescrizioni del Decreto Ronchi e successive
norme attuative, le frazioni organiche umide (non convertite in "compost" di
qualità) devono essere pre-trattate attraverso processi di fermentazione che
le trasformino in terricciati o in semi-inerti
(bio-ossidazione/bio-essiccazione).

Il bio-essiccato avviato a discarica potrebbe già costituire una valida
"chiusura del ciclo" dei rifiuti, in quanto si tratta di un materiale molto
compatto e semi-inerte almeno per diversi anni; la frazione organica,
parzialmente bio-ossidata e bio-essiccata, fortemente compressa in eco-balle
assieme a inerti, vetro, frazioni cellulosiche e plastiche, è difficilmente
penetrabile dalle acque meteoriche e/o delle risorgive sotterranee e solo
dopo molto tempo potrebbe riprendere a emettere modeste quantità di
percolati e gas (tra il 5 e il 10 % rispetto alle frazioni organiche
putrescibili degli RSU conferiti tal quali direttamente in discarica).
Conferire in discarica questo tipo di materiali è quindi molto meno
impattante dal punto di vista ambientale che conferire gli RSU tal quali o
le scorie sotto griglia e le micidiali ceneri volatili degli inceneritori,
cementificate assieme ai fanghi salini di depurazione dei fumi. In termini
quantitativi, i volumi occupati in discarica sono notevolmente inferiori (a
causa della bio-ossidazione/bio-essiccazione e del compattamento finale di
processo) rispetto al conferimento diretto di RSU tal quali e per Genova le
tonnellate conferite annualmente sarebbero circa dello stesso ordine di
grandezza delle scorie, ceneri volatili e fanghi salini dell'ipotetico
mega-inceneritore voluto dalle Istituzioni locali (circa 100.000 ton/anno).
Qualora il processo fermentativo venga arrestato allo stadio dei terricciati
stabilizzati (Frazioni Organiche Stabilizzate o F.O.S.), questi possono non
venire destinati a discarica, ma essere più utilmente reimpiegati per
fertilizzare e/o per creare nuovi spazi pubblici a verde.

Anche nell'ipotesi che le frazioni non riutilizzabili e non riciclabili
degli R.S.U., secche e umide, residuate dalla raccolta differenziata spinta,
vengano inertizzate ogni area metropolitana avrà comunque ancora
necessità di spazi in discariche dedicate, per smaltire ad es. i fanghi da
depuratori delle reti fognarie (disidratati, totali o almeno per le quantità
residuanti da eventuali trattamenti di bio-ossidazione assieme alle frazioni
organiche degli R.S.U.), gli inerti non collocabili in altri siti, ecc.
La disponibilità di non trascurabili spazi a discarica costituirà quindi
ancora per un consistente numero di anni una necessità per la gestione del
ciclo integrato dei rifiuti.

In una situazione quale quella di molte Regioni italiane, caratterizzata
dall'esaurimento dei volumi di discarica autorizzati, dall'impossibilità di
aprirne di nuove (anche per la diffusa opposizione delle popolazioni
residenti), dall'obbligo di bonificare le discariche a più elevato rischio
sanitario e ambientale, gli interventi di bonifica e di recupero di spazi
utili nelle discariche esistenti potranno diventare per le Amministrazioni
Locali una via quasi obbligata, considerato che il Decreto Ronchi impone in
linea di principio lo smaltimento "in loco" dei rifiuti.

Le tecnologie di bio-insufflaggio appaiono una buona soluzione tecnologica
ed economica al problema della bonifica di discariche e a quello del
recupero di volumi utili per il conferimento di quanto comunque residuante
(anche se inertizzato) dalle più aggiornate politiche e tecnologie di
gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Questo tipo d'intervento, comportando massicci investimenti per grandi
volumi di discariche da "bonificare e riciclare", richiede oculati e
periodici monitoraggi degli Enti pubblici e delle forze di Polizia
sull'eventuale futura gestione corrente delle discariche, a evitare
illegalità e immissione di materiali illeciti come purtroppo riscontriamo
essere pratica comune in molte realtà.

A breve-medio termine (ma solo come intervento residuale e/o per la
creazione di margini di flessibilità, probabilmente necessari rispetto alle
altre azioni più prioritarie), per le quote di rifiuti urbani non
differenziabili o non riciclabili, e/o nei periodi di prolungata saturazione
del mercato delle materie seconde, oltre che per rifiuti speciali,
tossico-nocivi, ospedalieri, industriali non riciclabili, ecc., potrebbe
essere utile verificare seriamente l'opportunità dell'applicazione
della nuova tecnologia dei reattori al plasma, con la dovuta gradualità e
con tutte le cautele del caso.

Il recupero di volumi in discarica tramite le tecnologie di bio-insufflaggio
e l'impiego dei reattori al plasma, a parte la complessità delle
problematiche da risolvere da parte di Enti pubblici e AMIU non devono
costituire assolutamente un alibi per ragionare come con i mega-inceneritori
e le mega-discariche, visti sinora a Genova come i mezzi prevalenti
se non esclusivi, per risolvere il problema dei rifiuti.

Le azioni prioritarie da incentivare al massimo sono la riduzione alla
fonte,
la raccolta differenziata molto spinta, il riciclaggio e il riutilizzo delle
materie seconde, il compostaggio di qualità (incluso il "compostaggio
domestico") senza l'implementazione efficace e partecipata
delle une le altre , che sono eventualmente da porre in opera solo per
frazioni residuali non altrimenti gestibili e per il recupero e
valorizzazione del territorio ogni intervento assumerebbe la caratteristica
di tappabuchi di buchi troppo grossi.

Indubbiamente, se si verificasse e si confermasse che la tecnologia dei
reattori al plasma è affidabile, flessibile ed efficiente come sembra, in
questo caso la "chiusura del ciclo" dei rifiuti farebbe un passo avanti
ancora migliore rispetto alla produzione e conferimento a discarica del
bio-essiccato. Infatti dal punto di vista merceologico e chimico, il
bio-essiccato è abbastanza simile a un CDR (inquinato però da vetro, inerti,
metalli non ferro-magnetici, plastiche clorurate, che si è deciso di non
separare dalla frazione combustibile, dovendo inviare tutto a discarica), in
quanto contiene frazioni organiche combustibili bio-ossidate e
bio-essiccate, plastiche, frazioni cellulosiche, lignina (tutte componenti
ad alto potere caloifico). Per quanto fortemente compresso e quasi inerte,
il bio-essiccato occuperà comunque volumi in discarica non trascurabili
e per giunta, oltre a richiedere costi d'investimento e di gestione
dei relativi impianti di trattamento preventivo, il conferimento a discarica
comporterà la perdita per sempre di materiali ancora energeticamente ricchi.

andrea agostini

( questo lavoro è stato possibile grazie alle ricerche e ai suggerimenti di
bruno rapallo che ringrazio del contributo e "sgravo " dalle responsabilità
della mia personale lettura del processo )




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