[Lecce-sf] un'opera benedetta

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Szerző: Gaetano Bucci
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Tárgy: [Lecce-sf] un'opera benedetta
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      Scontro tra gommoni morti due clandestini  
      Sullo scafo albanese droga e schiave del sesso  
      dal nostro inviato MASSIMO DELL'OMO - OTRANTO 
      da "La Repubblica " del 06 Maggio 2000 



      Ombre nella notte, sfumate silhouette che scivolano veloci nel mare piatto sulla pista bianca della schiuma: un gommone davanti, tre intorno della polizia, a raggiera, sempre più vicini. Poi l' urlo di un motore imballato, uno scarto improvviso, lo schianto, il buio che si riempie di grida, di imprecazioni, di gemiti sovrastati dal rumore di quel motore impazzito che continua a girare facendo vorticare l'imbarcazione sulle teste bianche che emergono dall'acqua, sulle braccia che annaspano. Finisce in quello schianto, dentro quel vortice - un gommone incastrato nell'altro - l'ennesimo viaggio di solo andata, da Valona all'Italia. Muoiono straziati dalle eliche dell'imbarcazione albanese una ragazza di appena 18 anni, Kujtime Hajdari, il suo compagno, Genci Sulko, di 25. Un altro clandestino senza nome è in rianimazione all'ospedale di Lecce. In ospedale sono stati ricoverati anche due agenti di polizia rimasti feriti nello speronamento: l'ispettore Mario D'Angelo della squadra nautica di Fiumicino, l'assistente Pietro Antonacci della squadra nautica di Gallipoli, ambedue distaccati da qualche tempo a Otranto: hanno un trauma cranico. Due albanesi sono in carcere: Hilmi Nuhai e Kuci Lorimer. Sono gli scafisti del gommone assassino. Il primo era già stato arrestato l'anno scorso mentre sbarcava altri clandestini. Forse è di loro proprietà anche l'hashish, pani per due o tre chili, scoperto sulla loro imbarcazione. Per ripercorrere fin dall'inizio l' ennesima tragedia che si è consumata nello stretto di Otranto ci affidiamo alla ricostruzione di due testimoni oculari. Il primo si chiama Arzen Musejani, 22 anni, di Scutari: era sul gommone dei clandestini. Il secondo è Gianluca Greco, commissario della questura di Lecce: si trovava su una motovedetta della polizia. Arzen è ricoverato anche lui in ospedale a Poggiano, con un connazionale e con una ragazza, poi dimessa, perché ha avuto un aborto. Ha una vistosa fasciatura alla testa, ma non è possibile conoscere né il referto medico né la prognosi. Racconta che da tre giorni gli scafisti aspettavano le condizioni adatte per salpare da Valona. Una prima volta avevano tentato ma erano dovuti rientrare per il maltempo. Finalmente, nella notte tra giovedì e venerdì, poco dopo le 18, erano partiti, ma subito dopo si erano dovuti fermare perché in mare c'erano due motovedette della Guardia di Finanza. Due ore di attesa. Infine la traversata, altre due ore circa. Arzen non sa quanti fossero i passeggeri sul gommone. Parla di trentacinque persone. Ricorda di aver visto almeno due bambini e cinque donne, oltre a tre scafisti con il volto coperto da passamontagna. "E, comunque - aggiunge - anche se li avessi riconosciuti starei zitto perché svolgono un'opera benedetta". Arrivano in vista della costa pugliese, diechi chilometri a nord di Otranto, davanti a una località che si chiama Torre Sant'Andrea. Riportiamo le parole che Arzen pronuncia in un evidente stato di alterazione: "D'improvviso ci siamo trovati davanti cinque motovedette. Non potevamo più andare avanti e siamo tornati indietro, ma la strada era sbarrata anche per il ritorno. Ho sentito degli spari. Sono stato colpito alla testa. Anche il gommone è stato colpito, il mio amico Cezma Ndue è stato colpito ad una mano... Poi ho sentito solo le grida d'aiuto. Tutti gridavano finché qualcuno mi ha preso e mi ha caricato su un gommone". È una testimonianza resa in un evidente stato confusionale, e che il referto medico smentirà sicuramente. "Le condizioni dei gommoni parlano da sole", dice il commissario Gianluca Greco: quello albanese ha la prua completamente sfondata, mentre quello della polizia ha la plancia, il posto di comando, distrutta. Le ronde in mare, ora che comincia la stagione buona sono fatte di ordinaria amministrazione. "Nella stessa notte in cui è avvenuta la tragedia - dice il questore di Lecce, Vincenzo Caso - abbiamo intercettato e fermato cinquanta clandestini. Appena cala la sera, il radar si riempie di puntini luminosi". Così, nella notte tra giovedì e venerdì. Verso uno di questi puntini, individuato poco prima delle 22 a circa quattro miglia dalla costa pugliese, si dirigono tre imbarcazioni della polizia: una motovedetta e due gommoni oceanici sequestrati ai contrabbandieri e ora usati dalle forze dell'ordine dopo un adeguato ricondizionamento con radar, gps, serbatoi regolamentari. L'intercettazione non avviene subito. "Noi - dice Greco - lo chiamiamo inseguimento "ombreggiato", cioè via radar. Ci teniamo ad una certa distanza proprio per non mettere in pericolo la vita dei clandestini visto che gli scafisti non esitano a buttare i passeggeri in mare pur di fuggire. Li abbiamo agganciati con il radar alle 22.10 circa e siamo stati dietro per circa 20 minuti". A quel punto però qualcosa non ha funzionato. Gli albanesi devono averli visti. La caccia è diventata scoperta, con le imbarcazioni della polizia, disposte a semicerchio, che cercavano di costringere gli scafisti verso la costa. Poi, una volta a distanza ravvicinata, lo scarto brusco: una virata improvvisa per riprendere il largo passando magari, come avviene spesso, davanti alla prua degli inseguitori. E il gommone albanese ha centrato in pieno quello della polizia. "Sparato? Nemmeno in aria" conclude Greco. Il resto - le urla, i gemiti, la disperazione - è l'unica cosa che coincide nella versione dei due testimoni oculari. A galleggiare sull' acqua, a poche centinaia di metri dalla costa, sono rimasti i corpi delle due vittime, qualche coperta, i borsoni, numerosi capi di abbigliamento "di quel tipo vistoso - dice la polizia - usato dalle prostitute". Su quel gommone c'era la sintesi di ogni viaggio della speranza, compresa la droga e le schiave del sesso. La tragedia ha innescato le consuete reazioni politiche sulla regolarizzazione del traffico di disperati. Il presidente della Camera, Luciano Violante, ha invitato a non criminalizzare le forze dell'ordine italiane. Livia Turco ha detto che gli strumenti per contrastare l' immigrazione clandestina ci sono e che vanno applicati: "Applichiamo questa legge per un minimo di tempo, due o tre anni. Se poi non funziona allora si corregga". Nel frattempo è possibile che anche questa notte, con il mare calmo, i radar della polizia tornino a riempirsi di puntini luminosi. 







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