[Cerchio] Bush dà carta bianca ai generali

Supprimer ce message

Répondre à ce message
Auteur: Boccadorata
Date:  
Sujet: [Cerchio] Bush dà carta bianca ai generali
Ecco che si realizza il disegno nella sua totale crudele mancanza di
intelligenza: alcuni stupidi stronzi mandano i soldati pagati ad
ammazzarne altri ma a causa della scarsa qualità e motivazione di queste
truppe mercenarie il conflitto dilaga e nessuno lo sa più governare.
Così "la mente politica" cede la parola ai generali ...... ma ahimé essi
conoscono solo l'obbedienza e quindi sparano su qualsiasi cosa venga
indicata loro come bersaglio, uomo giovane, vecchio, bambino, donna.....
tanto gli appaiono ormai come ombre irreali, irreali almeno quanto lo è
lui povero stronzo che non ha scelto la diserzione.
Tornate a casa, tornate a voi stessi cioè giratevi contro i vostri
generali

****

dall'Unità

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=34064
28.04.2004
A Falluja è una strage: si contano più di seicento morti. Bush dà carta
bianca ai generali
di Toni Fontana

Aerei, cannoni ed elicotteri. Un ufficiale americano, privo
evidentemente del senso del ridicolo, si è azzardato a dire che il
comando non ha del tutto abbandonato la tregua, ma quella in corso a
Falluja appare ormai una delle battaglie più cruente da un anno a questa
parte. Si combatte di notte e di giorno con un imprecisato numero di
vittime, certamente molte anche se i miliziani sparano e non diffondono
comunicati e gli americani non contano i morti che restano sul terreno.
Jabbar al Kubaisi, capo dell'Alleanza nazionale irachena, sostiene che i
morti sono «oltre 600» solo nelle ultime 24 ore.
Anche mercoledì, come accade da un paio di giorni, l'attacco è stato
sferrato dal cielo e sono entrate nella battaglia le terribili
«cannoniere volanti», i C-130 spectre che, a detta di un reporter dell
Bbc, hanno sganciato almeno 25 bombe e migliaia di proiettili. Ancora
una volta nel mirino degli americani c'era il quartiere di Golan,
ritenuto dai comandi il bastione della guerriglia. L'ennesimo ultimatum
rivolto ai ribelli affinché depongano le armi pesanti è caduto come i
precedenti nel vuoto ed anzi, nel corso della notte, i miliziani sono
riusciti a colpire l'accampamento dei marines alla porte di Falluja.
Secondo i comandi nessun soldato è rimasto ferito, ma l'attacco è stato
subito preso a pretesto per scatenare un diluvio di fuoco. Da terra sono
entrate in azione le batterie dell'artiglieria e, alle prime ore del
giorno, sono arrivati i cacciabombardieri e i C-130 spectre. Le
testimonianze, frammentarie e incomplete, che filtrano dalla città
assediata concordano però sul fatto che i bombardamenti aerei e dell'
artiglieria americana si sono concentrati contro alcuni quartieri e
alcune abitazioni dove, evidentemente, si erano asserragliati gruppi di
ribelli. I guerriglieri iracheni si sarebbero dunque concentrati in
alcuni isolati di Falluja, ma, certamente la ribellione non è stata
affatto domata.
Secondo le testimonianze la fase più violenta dell'attacco sarebbe
durata mezz'ora e, alla fine, almeno una decina di abitazioni sarebbero
state disintegrate dalle bombe. In tal caso le vittime potrebbero essere
davvero molte, ma sui fatti di Falluja non vi sono fonti in grado di
fornire ricostruzioni attendibili.
Pur tentando come sempre di cantare vittoria («la maggior parte della
città sta tornando alla normalità») anche il presidente Bush ha dovuto
ammettere che a Falluja vi sono ancora «sacche di resistenza». In quanto
alle prospettive future, è ormai chiaro che i generali americani
intendono completare l'attacco e affidare poi il controllo della città
alla polizia irachena. Su questo il presidente americano è stato ieri
esplicito: «I nostri comandanti - ha detto Bush - intraprenderanno
qualunque azione che si renderà necessaria per rendere Falluja sicura».
Bush ha poi aggiunto che tutto ciò viene fatto «in nome del popolo
iracheno» che il presidente Usa ritiene evidentemente di rappresentare.
Da Londra gli ha fatto comunque eco Blair «profondamente addolorato per
le vittime civili» e convinto che «è necessario ripristinare l'ordine
cone stanno facendo gli americani». Il premier britannico non ha insomma
alcun dubbio sull'attacco in forze scatenato dai marines che ha definito
«giusto» e marcia con Bush con l'obiettivo di risolvere militarmente la
questione di Falluja. Ma, a giudicare da quel che accade nel resto dell'
Iraq, l'ottimismo di Bush potrebbe fare ben presto i conti con una
rivolta più estesa. Vari episodi indicano infatti che anche l'altro
fronte, quello aperto con gli sciiti di Moqtada al Sadr, non è affatto
chiuso. Un convoglio ucraino è stato attaccato nei pressi della città di
Kut, importante centro sciita posto lungo la strada che sale da Bassora
e costeggia il confine con l'Iran. Un soldato ucraino è morto e altri
due sono rimasti feriti. Il fatto nuovo e preoccupante per la Coalizione
è che i miliziani, certamente sciiti, hanno teso l'agguato utilizzando
lanciagranate e mitragliatrici pesanti. Gli ucraini, vista la
malaparata, hanno dovuto chiamare in soccorso i marines che, alcune
settimane fa, hanno cacciato le milizie di Al Sadr da al Kut che
tuttavia non appare affatto «pacificata». A Najaf la situazione resta
tesissima, anche se ieri non vi sono stati combattimenti di rilievo. Un
collaboratore di Al Sadr si è fatto vivo per ribadire che, se gli
americani attaccheranno i luoghi santi dell'Islam sciita, riceveranno
una «risposta violenta». L'attacco contro Najaf potrebbe accendere la
miccia della guerra totale ed anche Bush, che ieri ha usato toni
durissimi quando ha parlato del fronte sunnita di Falluja, non ha fatto
intendere i suoi propositi per quando riguarda le città sciite. Anche il
grande ayatollah Al Sistani ha da tempo messo in guardia gli americani
avvertendo che l'attacco contro Najaf e Karbala verrebbe considerato un'
offesa incancellabile per tutti gli sciiti. Mai come ora il complesso
mosaico iracheno appare confuso e vicino alla distruzione ed i gruppi
armati soffiano sul fuoco nella speranza di scatenare la guerra tra le
etnie. Mosul, grande centro del nord ai confini con la regione popolata
dai curdi, è stata teatro di un nuovo agguato ai danni della polizia. Un
commando ha reso una trappola ad una pattuglia e cinque agenti sono
stati falciati a raffiche di mitra.