R: [Forumlucca] ai componenti del "Laboratorio marxista"

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Aihe: R: [Forumlucca] ai componenti del "Laboratorio marxista"
MessaggioIl problema di quella che tu definisci "rivoluzione antropologica"
è un altro di quei problemi annosi su cui si sono sbattute generazioni
intere.
E' ovvio che non esiste un'ora x da attendere messianicamente e che il
processo di trasformazione dell'esistente è strettamente collegato al
processo di trasformazione soggettiva di ciascuno di noi in quanto
"individuo sociale", cioè un quanto persona individuale ma collocata
all'interno di determinate relazioni sociali.
Questa trasformazione è necessaria non tanto e non solo per abbattere il
sistema quanto, appunto, per pensare una reale alternativa politica e
culturale ad esso.
Però, se non individuiamo correttamente il rapporto tra essere sociale e
coscienza rischiamo di auspicare qualcosa di irraggiungibile.
Permettimi di ricordare alcuni brani di Marx che a me sembrano interessanti:

“Gli ideologi idealisti ritengono che le idee, la morale, la religione, la
filosofia… abbiano una esistenza e uno sviluppo indipendenti dalle
condizioni di vita materiali, e che possano influire in misura determinante
sulla storia. In realtà la produzione delle idee è direttamente intrecciata
all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, delle quali
le idee non sono che una emanazione più o meno immediata”.

“…ogni concezione puramente ideologica, che non si renda conto dei
presupposti reali da cui è determinata, non può far altro che muoversi
inconsapevolmente sulla base di quei presupposti che vengono quindi
accettati e giustificati”.

“La concezione materialistica della storia deve invece risalire aldilà di
tutte le interpretazioni ideologiche e di tutte le forma politiche e
giuridiche che si sono avute finora e assumere come suoi presupposti gli
individui storici, non individui astratti o ideali, che vivono in società e
in condizioni di esistenza di volta in volta determinate. Gli uomini
producono innanzitutto la loro vita materiale”

“… le idee dominanti in ogni epoca sono sempre state le idee della classe
dominante, perché la classe che dispone dei mezzi per la produzione
materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione
intellettuale”

(da “La concezione materialistica della storia”).

“Poiché secondo la loro fantasia le relazioni fra gli uomini, ogni loro fare
e agire, i loro vincoli e i loro impedimenti sono il prodotto della loro
coscienza, i Giovani hegeliani coerentemente chiedono agli uomini, come
postulato morale, di sostituire alla loro coscienza attuale la coscienza
umana, critica o egoistica e di sbarazzarsi così dei loro impedimenti.
Questa richiesta di modificare la coscienza, conduce all’altra richiesta, di
interpretare diversamente ciò che esiste, ossia di riconoscerlo mediante una
diversa interpretazione”.

I Giovani hegeliani “non combattono il mondo realmente esistente quando
combattono soltanto le frasi di questo mondo”.

(da “L’ideologa tedesca”)

Se questo approccio è valido (e io credo che lo sia, anzi credo che sia una
delle cose più interessanti di Marx che troppo spesso viene preso in
considerazione solo per le sue analisi “economiche”) ne discende che ben
difficilmente possiamo cambiare le idee dominanti se non riusciamo ad
impadronirci dei mezzi per la produzione materiale e intellettuale.
Il fatto che persone o gruppi di persone riescano a costruirsi strumenti
culturali che consentono loro di sottrarsi agli effetti del plagio
intellettuale della classe dominante è naturalmente ciò che permette lo
sviluppo di una coscienza critica. Ma questi gruppi di persone non possono
mai essere “tutte le persone”.

Le nostre idee possono apparirci solo il frutto di una nostra individuale
inclinazione, ma in realtà sono il frutto delle esperienze che facciamo, del
tipo di relazioni materiali e culturali in cui viviamo, del tipo di storia
dalla quale discendiamo. Per molti di noi che viviamo in un paese che
sfrutta i popoli di altri paesi è relativamente semplice fare appello alla
nonviolenza e al "porgere l'altra guancia", immaginare una strada che
pacificamente evolve verso il progresso e il "bene". Ma la storia non è un
processo lineare, bensì un processo che procede per strappi, con repentine
progressioni e regressioni, con trasformazioni verticali che investono tutti
gli ambiti della vita e delle relazioni producendo nel corso di giorni
modificazioni profonde come quelle che a volte non si producono in secoli.

Possiamo impegnare tutte le nostre energie nella "decostruzione" di ciò che
viene suggerito/imposto dalla cultura di regime - e nella critica
dell'ideologia dominante - o nella costruzione molecolare di coscienze
alternative, ma se non trasformiamo le basi strutturali su cui poggia
l'egemonia ideologica che combattiamo, questa egemonia non verrà mai meno. E
magari, potremmo ritrovarci dopo anni o decenni di lavoro di nuovo al punto
di partenza.

Questa è una delle ragioni per cui nutro un discreto pessimismo circa la
possibilità di uno sviluppo pacifico oltre il capitalismo (senza contare che
la storia ci offre infiniti esempi di reazione brutale delle classi
dominanti contro ogni tentativo anche pacifico-elettorale, vedi il Cile di
Allende. Anche questo è un elemento di cui tenere conto o si rischia di fare
i conti senza l'oste (armato)).

Però c’è almeno una cosa che ci deve caratterizzare sempre e cioè la voglia
di non smettere mai di indignarsi, di arrabbiarsi e di ricordare ogni
ingiustizia che viene commessa. Non dobbiamo assuefarci alla violenza, allo
sfruttamento, alla morte che vengono portati in tutto il mondo in nome del
profitto di pochi. Altrimenti commetteremmo una doppia ingiustizia: l’
ingiustizia dell’oppressione e della violenza e l’ingiustizia dell’impunità.

Non deve tremarci la mano quando avremo la possibilità di rendere giustizia
a chi giustizia non ha avuto, quando coloro che hanno sparso morte e
distruzione saranno chiamati a rispondere dei loro crimini.

Un saluto

Un compagno del laboratorio Marxista




-----Messaggio originale-----
Da: forumlucca-bounces@???
[mailto:forumlucca-bounces@inventati.org]Per conto di Elena Bertoli
Inviato: sabato 24 aprile 2004 22.30
A: forumlucca@???
Oggetto: [Forumlucca] ai componenti del "Laboratorio marxista"


Ai componenti del gruppo "Laboratorio marxista".
Vorrei condividere con voi alcune riflessioni che ho fatto quando ho letto
la vostra lettera "Noi siamo gli uomini, le donne, i bambini di Sant'Anna,
Jenin, Falluja".
Mi pare che la resistenza al sistema sia necessaria, anzi a mio parere
deve e dovrà essere talmente forte che sarebbe troppo poco se fosse solo
politica o se si limitasse ad una lotta contro l'imperialismo statunitense.
Infatti io credo che si tratta, innanzi tutto, di disinnescare i nostri
desideri che sono profondamente connessi a ciò che il sistema vuole da noi.
Si tratta di operare una lavoro di decostruzione mentale, una sorta di
rivoluzione antropologica che agisca nel profondo di ciascuno di noi
sottraendoci giorno per giorno e momento per momento dall'idolatria del
denaro e del potere intorno a cui questo sistema ruota e che sappia
concretizzarsi in prassi realmente alternative e fuori dalla logica di morte
e di oppressione che il sistema ci impone.
Mi sembra insomma che sia necessario essere, pensare e agire in modo nuovo
per costruire il nuovo.
Per questo credo che la strada per il cambiamento non possa nascere dal
coltivare la rabbia cioè dalla semplice attesa e preparazione del momento
fatidico in cui abbatteremo violentemente il mostro.
Per me il momento fatidico è il presente, ogni momento presente in cui
decostruiamo il sistema semplicemente dissociandoci integralmente da esso e
costruendo ADESSO l'alternativa.
Altrimenti, quando il sistema sarà caduto, con che cosa lo sostituiremo?
Mi chiedo infatti: al momento opportuno non ci dovrà tremare la mano per
fare che cosa?
Con grande rispetto per i vostri percorsi.
Elena



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