Cernobyl 1986Era la notte fra il 25 e il 26 aprile del 1986 quando si
verificò l'esplosione del reattore numero 4 della grande centrale nucleare
Era la notte fra il 25 e il 26 aprile del 1986, quando si verificò
l'esplosione del reattore numero 4 della grande centrale nucleare di
Cernobyl. L'aria divenne satura di sostanze fortemente tossiche, i cui
effetti nocivi si ripercuotono ancora oggi sugli organismi viventi. Le
autorità sovietiche confermarono l'incidente al reattore solo tre giorni
dopo, con un comunicato del consiglio dei ministri letto in televisione, nel
quale si parlava anche genericamente di due morti in seguito all'esplosione
e dell'immediato ordine di evacuazione per i circa 25.000 abitanti di
Cernobyl, cittadina che si trova a 125 km da Kiev, capitale dell'Ucraina e,
con i suoi 2,3 milioni di abitanti, terza maggiore città dell'allora impero
sovietico dopo Mosca e Leningrado.
Per spegnere l'incendio del reattore, il governo sovietico chiese l'aiuto
della Svezia e della Germania, e anche gli Usa, la Francia e altri Paesi
occidentali si dissero pronti a intervenire per domare le fiamme del
reattore. Dieci giorni dopo il disastro, questa la ricostruzione ufficiale
dell'incidente fornita dalla Pravda, il quotidiano del partito comunista
sovietico: «Si è incendiata la
pavimentazione bituminosa della sala (dove si trova il reattore). Gli
stivali dei pompieri affondavano nel bitume liquefatto e l'aria era
difficilmente respirabile. Più tardi gli esperti constateranno che l'eroismo
dei pompieri ha limitato considerevolmente le proporzioni dell'avaria.
Nonostante ciò è successo quello che i fisici avevano sempre temuto più di
ogni altra cosa: il reattore è stato danneggiato. Una parte di radioattività
è stata proiettata in alto e successivamente
all'interno del reattore è scoppiato un incendio. Spegnere l'incendio era
estremamente complicato perché non era possibile usare nè l'acqua, nè
sostanze chimiche che, a causa dell'alta temperatura, evaporerebbero
all'istante e finirebbero nell'atmosfera. Si è creata una situazione
estremamente complicata e difficile, ma sotto controllo».
L'incidente provocò la diffusione nel'atmosfera di circa 45 milioni di curie
di xeno 133, di 7 milioni di curie di iodio 131, un milione di curie di
cesio 134 e 137. La diffusione di radionuclidi nell'atmosfera proseguì dalla
notte del'incidente fino al 10 maggio in modo crescente, per poi diminuire
lentamente col passare del tempo. Quello di Cernobyl, il più grave disastro
nucleare della storia, provocò immediatamente 31 vittime, mentre è
incalcolabile il numero di persone, stimate in migliaia, che in seguito
all'esposizione diretta alle radiazioni si sono ammalate più o meno
gravemente ed hanno perso la vita. Il disastro colpì naturalmente anche
l'agricoltura. La comunità europea, che allora si chiamava Cee, già 4 giorni
dopo l'incidente, decise di cedere all'Unione Sovietica oltre 200.000
tonnellate di orzo e più di 80 mila di grano tenero, tratte dalle sue
scorte.
La nube radioattiva provocata dall'esplosione contaminò 150.000 chilometri
quadrati attorno alla centrale, mentre il vento ha spinto le particelle
radioattive fino all'Europa. La nube ha attraversato i cieli della Gran
Bretagna, della Turchia, della Romania, mentre in Olanda Svizzera e Belgio
per un breve periodo si è registrato un innalzamento dei livelli di
radioattività. L'emissione andò avanti per molti giorni, e solo a novembre
il reattore esploso fu sigillato in un sarcofago di cemento armato,
all'interno del quale si trovano ancora 180 tonnellate di uranio. Per mesi
ci furono polemiche, soprattutto da parte dell'America e di altri Paesi
occidentali, che accusavano le autorità sovietiche di non aver subito dato
l'allarme al mondo e di non aver messo a disposizione degli scienziati di
altri paesi tutte le informazioni sul disastro nucleare. L'impianto nucleare
di Cernobyl ha smesso di funzionare solo nel 2000.
26 aprile 2004
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