Noi siamo gli uomini, le donne, i bambini di Sant'Anna, Jenin, Falluja
Ogni anno, il 25 aprile, si celebra lanniversario della Liberazione dell
Italia dal nazi-fascismo, ma potremmo effettivamente parlare di
liberazione se la fine delloccupazione nazista non fosse stata, al tempo
stesso, linizio delloccupazione nord-americana.
E una occupazione che sembra quasi non esistere e in effetti pochissime
persone pensano che in Italia vi sia realmente unoccupazione.
Eppure si tratta di una occupazione che è al tempo stesso territoriale,
militare e culturale e che non tarderebbe a manifestarsi in tutta la sua
pienezza nel momento in cui fosse seriamente messa in discussione.
Gli USA non hanno basi solo in Italia.
Ci sono migliaia di basi USA sparse in giro per il mondo che sono spesso il
frutto di operazioni militari scatenate con la scusa di liberare qualcuno:
gli italiani dai nazisti, i kosovari da Milosevic, gli afghani dai Talebani,
gli iracheni da Saddam Hussein... E dove non si è trovato qualcuno da
liberare le basi si sono impiantate ugualmente, come in America Latina o
in molti paesi arabi amici (Qatar, Arabia Saudita, Kuwait, Turchia...).
Ed oggi anche in Iraq.
Dopo il crollo dellUrss gli USA sono rimasti lunica superpotenza militare
in campo ed usano questa supremazia per regolare i propri conti non solo con
i paesi recalcitranti alladozione della democrazia occidentale, ma anche
con i paesi formalmente alleati che ne insidiano il potere economico e
monetario.
In diverse occasioni abbiamo avuto modo di dire che, a nostro avviso, l
aggressione imperialista contro lIraq sta allinterno di una sorta di
guerra di posizione in cui un obbiettivo fondamentale è quello della
disarticolazione del nascente polo imperialista europeo che, con lo sviluppo
delleuro, poteva (ed ancora può) mettere fine alla supremazia valutaria del
dollaro e costringere, seppure parzialmente, le multinazionali USA a
confrontarsi sul mercato mondiale senza quellimportante asso nella manica.
Naturalmente, anche la strategia fanta-geo-politica dellamministrazione
Bush - il nuovo secolo americano, per intenderci -, come quella di
qualunque altro paese, deve confrontarsi prima o poi con la realtà. In Iraq,
ad esempio, i sogni imperiali nord-americani (che prevedevano lescalation
verso la Siria, lIran, la Corea del Nord) sperimentano una pesante battuta
darresto grazie allo sviluppo della resistenza, quella resistenza che non
vi fu - se non in minuscola parte - in Italia dopo il 25 aprile del 1945.
Gli americani pensavano di essere accolti in Iraq con baci e fiori, ma
evidentemente gli iracheni hanno un po più di dignità di quante ne ebbero
gli italiani dopo la seconda guerra mondiale e non intendono affidare le
proprie ricchezze e il proprio futuro a George W.(C) Bush.
Naturalmente, qui da noi in occidente, i partigiani iracheni e quelli
palestinesi vengono definiti terroristi allo stesso modo in cui i nazisti
chiamavano banditi i partigiani italiani. Ed è persino inutile
sottolineare il modo scandaloso in cui i mass media descrivono la situazione
irachena.
Basti pensare alla vicenda dei prigionieri italiani in Iraq.
Noi, per essere chiari, sosteniamo la resistenza irachena e auspichiamo la
sua completa vittoria, il che vuol dire che auspichiamo la debacle militare
e politica delle forze occupanti, ivi compresi, naturalmente, i carabinieri
italiani e tutti i collaboratori arruolati per le operazioni sporche e
coperte.
Non abbiamo nessuna solidarietà per coloro che per lavoro uccidono persone
innocenti e le privano delle loro ricchezze e del loro diritto alla piena
autodeterminazione.
Non ci muove nessun sentimento di pena per la sorte di mercenari che
partecipano a massacri come quelli di Falluja in cambio di 10.000 euro al
mese. In Iraq o in Palestina con 10.000 euro al mese si potrebbero sfamare
centinaia - se non migliaia - di persone.
Abbiamo piuttosto la più grande solidarietà e il più grande rispetto per
chi, invece di chinare la testa come la maggior parte degli italiani è
abituata a fare nei confronti del padrone (sia esso di fabbrica o di stato),
resiste e combatte.
Siamo, semmai, addolorati per la sproporzione delle vittime.
I mercenari e i militari che imperversano in Iraq pagheranno sempre troppo
poco per massacri come quello di Falluja, dove più di mille persone -
moltissimi dei quali bambini - sono stati assassinati scientificamente
mentre gli ospedali venivano distrutti o requisiti, mentre la città era
posta sotto assedio e affamata, privata di luce, acqua, medicinali. Falluja,
come Jenin o Sabra e Chatila, resterà una indelebile espressione della
barbarie capitalistica che noi conosciamo molto bene per averla sperimentata
in Italia nellinverno-primavera del 1944.
Proprio noi che viviamo in una terra che conosce lorrore delle stragi
nazi-fasciste (da SantAnna a Forno, da Vinca alle Fosse del Frigido, da
Bergiola a Farneta a tutti gli altri massacri perpetrati nella Toscana del
nord e altrove) non abbiamo dubbi sulla parte da cui stare.
Contro gli Usa e i suoi alleati, a partire da Israele e compresa lItalia,
con il popolo iracheno e palestinese che combatte e resiste.
Contro i macellai di ieri e di oggi, con i partigiani di ieri e di oggi.
Per quanto tempo dovremo ancora aspettare, per quanta sofferenza e dolore
dovremo ancora patire, per quante lacrime dovremo ancora versare per le
nostre sorelle e i nostri fratelli massacrati e per le nostre compagne e i
nostri compagni caduti, sapremo resistere.
Custodiremo gelosamente la nostra memoria, faremo crescere dentro di noi la
rabbia perché al momento opportuno non ci tremi la mano.
Zona apuo-versiliese, 25 aprile 2004
Le compagne e i compagni del Laboratorio Marxista
WEB:
www.lmweb.tk, EMAIL: laboratorio.marxista@???
***
Viva la Resistenza
lotta del proletariato per il potere
25 aprile 2004
Mostra - presidio
Viareggio, ore 10-12
Passeggiata - Piazza Campioni
***
Infoline:
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http://www.lmweb.tk
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