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Aihe: [Forumlucca] Fw: [antiamericanisti] APPELLO PER LA LIBERTA' DEGLI ARRESTATI NELL'AMBITO DELL'OPERAZIONE «TRACIA»
Al di là del condividere o meno le posizioni del Campo Antiimperialista,
mi sembra chiaro che l'arresto dei tre militanti del campo e dei due esuli
politici turchi è ,da un lato la messa in atto di una montatura politica,
e dall'altro un avvertimento "mafioso" a tutto il movimento contro la
guerra -e quindi l'occupazione militare dell'Iraq -a stare attento a come si
muove; considerando che situazione già gravissima tende ad ulteriori
peggioramenti aspettiamoci di tutto e di più....
L'appello che trovate qui sotto , se ritenete utile , potete sottoscriverlo
seguendo le indicazioni.


Ciao


Gian Paolo Marcucci
To: "antiamericanisti" <antiamericanisti@???>
Sent: Wednesday, April 14, 2004 1:20 PM
Subject: [antiamericanisti] APPELLO PER LA LIBERTA' DEGLI ARRESTATI
NELL'AMBITO DELL'OPERAZIONE «TRACIA»


APPELLO PER LA LIBERTA' DEGLI ARRESTATI NELL'AMBITO DELL'OPERAZIONE «TRACIA»
La lista dei primi firmatari e promotori



Su ordine della magistratura di Perugia, nel contesto di un'operazione
internazionale di polizia denominata «Tracia», tesa a colpire
l'organizzazione marxista turca Dhkc, giovedí 1 aprile sono stati arrestati
tre attivisti del Campo antimperialista (il suo portavoce internazionale
Moreno Pasquinelli, Maria Grazia Ardizzone e Alessia Monteverdi). Con la
medesima operazione, sono stati arrestati due attivisti del movimento turco
residenti in Italia. I tre italiani sono stati arrestati per aver fornito
agli attivisti turchi - costretti all'esilio dal regime militar-autoritario
di Ankara - solidarietà politica, attraverso l'organizzazione di conferenze,
fornendo loro ospitalità e agevolando la loro permanenza in Italia.
Il Dhkc è un'organizzazione che - ormai da un decennio - si oppone al regime
di Ankara. Un'organizzazione del tutto legale sia in Italia sia in tutti
quei paesi ove i valori della rivoluzione democratica del 1789 non sono
lettera morta. Un'organizzazione invece illegale per il regime semi-fascista
turco, le fosche tinte del cui universo carcerario sono state magistralmente
tratteggiate da sinceri attivisti per i diritti umani quali Dino Frisullo,
oltre che denunciate da innumerevoli rapporti di Amnesty international.
Dunque, un'organizzazione «terrorista» alla stregua - mutatis mutandi -
della mazziniana Giovine Italia, dei Mille di Garibaldi, dei giovani alla
Guglielmo Oberdan, di Giustizia e libertà e dei fratelli Rosselli, dei
combattenti della Resistenza al nazifascismo.
Con le stesse modalità e per le stesse ragioni propagandistiche con le quali
nazisti e repubblichini decisero che i partigiani dovevano essere
considerati «banditen» e chi non li denunciava un loro «fiancheggiatore»,
Stati uniti d'America e Unione europea - assecondando le aspirazioni di
Ankara - hanno deciso di considerare l'organizzazione turca come
«terrorista», e chi ha espresso solidarietà alle ragioni della sua lotta
come un «complice».
Il fatto è che in Italia, giorno dopo giorno, la democrazia viene
impunemente calpestata. Oltrepassando lo stesso codice Rocco - che prevede,
testualmente, che nessuno possa «essere punito per un fatto che, secondo la
legge del tempo in cui fu commesso, non costituiva reato» (art. 2) -, con
l'operazione «Tracia» si è voluto criminalizzare il Dhkc, arrestandone
presunti dirigenti e fiancheggiatori, nonostante non sia mai stata
promulgata una legge dello Stato che abbia dichiarato tale associazione
politica «fuorilegge». Sono cose che possono accadere solo in una repubblica
a sovranità limitata quale, evidentemente, è l'Italia.
E il paradosso è che gli «azionisti di riferimento» di coloro che hanno
orchestrato e diretto l'operazione «Tracia» - gli Usa in primis -, gli
sceneggiatori di tale farsa - «i nomi dei responsabili», per dirla con
Pasolini -, sono gli stessi che hanno appoggiato e continuano ad appoggiare
politicamente e militarmente formazioni effettivamente terroristiche (anche
se loro non le considerano tali): dagli squadroni della morte
latinoamericani alle bande dell'Uck in Kossovo. I nomi dei responsabili sono
gli stessi di coloro che sostengono governi sanguinari e dittatoriali:
dall'Arabia saudita (che loro definiscono «paese arabo moderato» ma che, in
realtà, è uno dei regimi più illiberali e oscurantisti della regione
mediorientale) al Pakistan del dittatore golpista Musharraf. I nomi dei
responsabili non sono differenti da quelli che - in nome della democrazia -
hanno rovesciato governi legittimi e maggioranze democraticamente elette (
come in Cile nel 1973); coloro che - in nome dei diritti umani - deportano
in veri e propri lager (Guantanamo) i sospetti «terroristi», negando loro il
diritto alla difesa e giungendo a giustificare finanche l'uso della tortura;
quelli che - in nome della libertà e della sicurezza dei cittadini di
Israele - forniscono copertura ad un governo che, attraverso gli attentati
di Stato e la repressione delle insorgenze, sta strangolando il popolo
palestinese.
In Italia, nella fattispecie, i nomi dei responsabili della regia
dell'operazione «Tracia» non sono troppo diversi da quelli di coloro che,
fino a una quindicina di anni fa, in caso di vittoria elettorale dei partiti
operai e popolari avevano bell'e pronto un piano eversivo il cui fulcro era
una struttura paramilitare (Gladio) che avrebbe agito come «quinta colonna»
di truppe militari statunitensi d'occupazione. Sono gli stessi nomi di
coloro che hanno fermato le proteste popolari a suon di bombe nei treni e
nelle stazioni, e che hanno depistato qualsiasi indagine in merito; gli
stessi nomi di coloro che hanno armato la mano di ex repubblichini e
neo-fascisti (prontamente riciclatisi al servizio dei nuovi padroni del
vapore) per attaccare sistematicamente le avanguardie giovanili che si erano
schierate per il progresso sociale e contro la reazione; gli stessi nomi di
coloro che alimentano lo scontro tra civiltà diverse, sostenendo la
superiorità di quella occidentale su tutte le altre.
È per questo che, allarmati per il restringimento degli spazi di libertà e
democrazia, chiediamo che vengano liberati tutti gli arrestati. Oggi
colpiscono gli antimperialisti, domani tutto il movimento contro la guerra e
tutti gli oppositori politici, dopodomani qualsiasi ipotesi di
autorganizzazione. Ne va della nostra libertà.
10 aprile 2004

Primi firmatari e promotori in ordine alfabetico:

Giovanni Bacciardi (Università di Firenze), Marco Baliani (attore e
regista), Curzio Bettio (biochimico), Vainer Burani (avvocato), Cesare
Bermani (storico), Fabrizio Billi (storico), Sandro Bellassai (storico),
Aldo Bernardini (Università di Teramo), Pino Cacucci (scrittore e
sceneggiatore), Gino Candreva (storico, Presidente Istituto pedagogico della
Resistenza), Emilia Calini (Slai Cobas Alfa Romeo Arese, ex deputata),
Andrea Catone (pubblicista), Ascanio Celestini (attore e regista), Paolo
Cirelli (pubblicista), Tano D'Amico (fotografo), Ivan Della Mea (Storico,
Presidente Istituto Ernesto De Martino), Corrado Delle Donne (Alfa Romeo
Arese), Angelo d'Orsi (storico, Presidente Associazione Historia magistra),
Eros Francescangeli (storico), Renata Franceschini (insegnante), Luca
Frisullo (ex partigiano, padre di Dino), William Gambetta (storico,
redazione di «Critica e conflitto»), Umberto Gay (consigliere regionale Prc
Lombardia), Paola Ghione (storica), Ugo Giannangeli (avvocato), Massimo
Grandi (Università di Firenze), Vittorio Granillo (Slai Cobas Napoli),
Gianfranco La Grassa (economista), Vincenzo Lilliu (Alfa Romeo Arese),
Domenico Losurdo (Università Urbino), Mara Malavenda (Slai Cobas Napoli, ex
deputata), Sergio Manes (editore), Colombo Manuelli (scultore), Roberto
Massari (editore), Andrea Martocchia (ricercatore precario), Valerio
Mastrandrea (attore), Carlo Modesti Pauer (filosofo e antropologo), Maurizio
Mori (docente universitario in pensione), Antonio Moscato (storico),
Giancarlo Paciello (pubblicista), Aldo Pardi (filosofo), Costanzo Preve
(filosofo), Toni Rovatti (storica), Fausto Schiavetto (ricercatore di
storia), Maria Turchetto (economista).

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