[NuovoLaboratorio] Fw: [forumsociale-ponge] La pace in fumo

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Sent: Wednesday, April 07, 2004 9:56 AM
Subject: [forumsociale-ponge] La pace in fumo


> La pace in fumo
> E’ sul fumo che si sta concentrando l’attenzione dei movimenti pacifisti
> contrari all’impegno italiano in Iraq
> 01-04-2004 - Fonte: cunegonda.info
>
> Un aumento di venti centesimi circa per ogni pacchetto di sigarette.
> Poco meno di quaranta lire. Che andranno a sostenere spese militari
> dello Stato italiano: gli adeguamenti previsti dal contratto, ma anche
> le missioni “di pace” in giro per il mondo, per un totale di circa 650
> milioni di euro (tanto si aspetta il governo). E’ stato tutto deciso il
> 22 dicembre, quando anche il Senato ha dato il via libera alla
> Finanziaria 2004: una Finanziaria che ha dovuto affrontare il nodo degli
> stipendi dei militari, nonché dei costi per sostenere il prolungamento
> delle missioni all’estero (per le quali è stato anche istituito un fondo
> di 1.200 milioni). Dove trovare i soldi necessari? La proposta sarebbe
> arrivata da Alleanza nazionale: un ritocco delle accise statali sul
> tabacco. In realtà, An avrebbe voluto anche incrementare il sostegno ai
> piccoli comuni, ma alla fine si è deciso che tutto il maggiore incasso
> servirà a pagare, nutrire, alloggiare, equipaggiare, trasportare,
> vestire, curare, riscaldare e addestrare i militari. Anzi: pare che,
> oltre ai fumatori, anche i bevitori di superalcolici e gli amanti della
> birra saranno presto chiamati a dare il loro spontaneo contributo al
> patrio esercito attraverso gli stessi meccanismi.
>
> E’ però sul fumo che si sta concentrando l’attenzione dei movimenti
> pacifisti e di tutti quei settori contrari all’impegno italiano in Iraq.
> Un giornalista del mensile “Vita”, Riccardo Bonacina, ha addirittura
> deciso di smettere: “Trentacinque anni di fumo impenitente e felice –
> scrive Bonacina in un pezzo intitolato significativamente “La pace in
> fumo” -. E’ mai possibile che l’idea che qualche mio euro vada a
> finanziare missioni militari mi spinga, alla soglia dei cinquant’anni,
> ad una vera e propria obiezione di coscienza? Nessun odioso appello alla
> salute aveva mai fatto breccia, nessuna minacciosa e ipocrita scritta
> sui pacchetti di sigarette, nessun malanno o starnuto. Dagli ayathollah
> del fumo passivo mi aveva sempre salvato un po' di buona educazione e
> qualche volta la simpatia. Le idee, forse anche l'ideologia, può davvero
> tanto?” Evidentemente sì.
>
> Bonacina fa anche due conti: “Nel mese di gennaio 2004 non ho fumato 500
> sigarette, cioé 25 pacchetti non acquistati, 65 euro risparmiati (o non
> andati in fumo), di cui tredici euro invece di finanziare le missioni
> militari italiane rimarranno nelle mie tasche. L'obiettivo per il
> febbraio 2004 è salire a 32 pacchetti non acquistati, per 640 sigarette
> non fumate e 83,20 euro risparmiati. Insomma, un programma credibile,
> nessuna ultima sigaretta. Ma obiettivi mese per mese, sino a spegnere
> definitivamente i recettori di nicotina per il 19 marzo 2004, data
> dell'attacco contro l'Irak”. Un vero e proprio invito all’obiezione
> militare attraverso il fumo.
>
> Ma, parlando di sigarette, si possono fare anche altre riflessioni.
> Qualche tempo fa Beppe Grillo disse che il prezzo “giusto” della benzina
> sarebbe almeno i 5 euro al litro. “Bisogna imputare al costo del
> petrolio i suoi costi reali – spiegava in un’intervista il comico
> genovese -: distruzione dell'ambiente, malattie, guerre. Questo non lo
> possiamo pagare noi, se lo paga chi consuma petrolio. Oggi il greggio è
> venduto in un regime di economia pianificato, ha un prezzo truccato
> deciso da un'economia di bolscevichi”. In altre parole: se è vero (ed è
> vero) che il mercato del petrolio è la principale causa dei danni
> all’ambiente, delle tensioni internazionali che generano guerre e
> terrorismo, di mutamenti climatici indotti dall’eccessivo consumo di
> carburanti, ebbene, perché mai la riparazione di tutti questi danni
> viene scaricata sulla collettività? Sarebbe giusto, sostiene Grillo, che
> il prezzo al consumo del petrolio e dei suoi derivati vada a coprire non
> solo i costi di produzione e trasporto, ma anche i vari “effetti
> collaterali” indotti da questo mercato. Analogo ragionamento si può fare
> allora con le sigarette: quanto spende il servizio sanitario nazionale
> per affrontare le malattie indotte più o meno direttamente dall’uso del
> tabacco? Miliardi di euro all’anno, spaziando dal cancro al polmone ai
> vari tipi di malattie cardiovascolari, per citare solo i due gruppi più
> consistenti. Soldi che si scaricano sulla fiscalità generale, non certo
> sul prezzo del pacchetto di sigarette. Anzi: il fumatore consuma e
> spende, produttori e distributori intascano, e la collettività paga i

danni.
>
> Un’altra considerazione riguarda poi le multinazionali del tabacco,
> quasi sempre sulla lista nera delle organizzazioni che difendono la
> salute pubblica e l’economia del Sud del mondo. La Philip Morris è il
> gigante della famiglia e anche l’esempio più significativo.
> Multinazionale con un fatturato annuo da 60 miliardi di dollari, vende i
> suoi prodotti in 180 paesi del mondo con marchi come Marlboro, Merit e
> Chesterfield. Negli anni Novanta è finita nel mirino di associazioni di
> consumatori e gruppi di cittadini a causa delle campagne pubblicitarie
> particolarmente aggressive, e nel 1997 è stata condannata a pagare una
> supermulta di 27 milioni di dollari per 25 anni a titolo di risarcimento
> in cause legali avviate da clienti un tempo molto affezionati, e
> successivamente molto ammalati (informazioni tratte dalla “Miniguida al
> consumo critico e al boicottaggio”, edizione dell’aprile 2003). La
> Philip Morris sarebbe “la maggiore responsabile dei 4,2 milioni di
> persone che muoiono ogni anno nel mondo per malattie legate al fumo”. A
> seguito di azioni legali e campagne di boicottaggio, nel 1999 è stata
> costretta ad ammettere che sì, il fumo fa male. Ma non per questo ha
> deciso di smettere. Anzi, “poiché nel nord del mondo il consumo di
> tabacco è in diminuzione, sta dirigendo le sue vendite verso il sud,
> aumentando a dismisura il consumo di tabacco nei minorenni”. Come dire
> che la multinazionale statunitense viene considerata dai movimenti
> solidaristici uno dei principali flagelli dell’umanità.
>
> Sembra quindi che ci sia più di una buona ragione per applicare i
> criteri del consumo critico anche alle sigarette. Tra l’altro, oltre al
> discorso delle spese militari e dei danni al servizio sanitario
> nazionale, vale sempre l’avvertimento che appare bene in evidenza anche
> sui pacchetti: il fumo nuoce gravemente alla salute. E chi vuole dare il
> proprio contributo al boicottaggio di gruppi come la Philip Morris stia
> attento: la multinazionale ha anche avviato una divisione di prodotti
> alimentari alla quale fanno capo prodotti che nulla hanno a che fare con
> le sigarette: come i dolci targati Milka e i formaggi Philadelphia,
> Jocca e pure le italianissime Invernizzi e Fattorie Osella.
>
> [Piercarlo, redazione Cunegonda Italia]
>
> Tratto da: www.cunegonda.info
> --
> "Violence is not the way
> they'll hear what we have to say
> They use it to twist the truth
> and split apart every group
> But we hold the deeper power
> It's growing with every hour
> We are their economy
> and we own our destiny"
> http://xoomer.virgilio.it/gwydion/
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