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Nardò, 01/04/04
Al Presidente della Regione Puglia
AllAssessore allAmbiente della Regione Puglia
Al Sindaco di Nardò
AllAssessore allAmbiente di Nardò
Alla Senatrice Maria Rosaria Manieri
AllOnorevole Gregorio DellAnna
AllOnorevole Bulgarelli
OGGETTO: Parco di Portoselvaggio
Con la presente nota il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste di
Nardò intende portare a conoscenza delle SS.VV. illustrissime le motivazioni
che inducono le nostre associazioni a sostenere ed a richiedere a gran voce,
forti del sostegno di eminenti studi scientifici, la classificazione
dellarea Portoselvaggio Torre di Uluzzo quale Parco Naturale.
Tra le caratteristiche peculiari del Parco di Portoselvaggio spicca la
presenza di numerose cavità carsiche ubicate a diverse quote altimetriche,
fino alla profondità di 17 metri sotto il livello del mare. Le 23 grotte
ricadenti nellarea del parco sono tutte inserite nel Catasto Regionale
delle Grotte e dei Fenomeni Carsici Pugliesi, riconosciuto dalla L.R.32/86
Tutela e valorizzazione del patrimonio speleologico pugliese.
Tali cavità, oltre a costituire di per se un bene naturalistico degno di
tutela, così come disposto dalla citata legge regionale, hanno unenorme
valenza biologica ed archeologica, come è stato dimostrato dai numerosi
studi scientifici, che citiamo nella bibliografia allegata.
IL FENOMENO CARSICO NELLAREA DI PORTOSELVAGGIO
Il tratto costiero che va dalla Grotta del Capelvenere alla Torre di Uluzzu
(Carta IGM 214 III NO) si può ritenere il più interessante di tutto il
tratto jonico della penisola salentina, per la concentrazione di fenomeni
carsici conosciuti. Le grotte ubicate in quest'area si aprono nei fianchi di
antiche scarpate costiere, e presentano i segni di un'azione combinata
carsico-marina: all'azione corrosiva delle acque meteoriche e di scorrimento
ipogeo, si è aggiunta ed accavallata nel tempo l'azione erosiva del mare.
Gli affioramenti dell'area sono costituiti da calcari dolomitici (calcari di
Melissano del Senoniano-Turoniano: circa 80 milioni di anni). La
stratificazione si presenta irregolare e della potenza di pochi metri.
Nell'area di Portoselvaggio si nota una struttura a gradinate, le cui
scarpate si raccordano ai piani inferiori con forme piuttosto ripide. Questa
struttura prosegue anche sotto l'attuale livello del mare, e ciò
confermerebbe unattività tettonica quanto mai varia.
Il punto più elevato della zona, con i suoi 75 m s.l.m. è quello in cui si
trova la Masseria dell'Alto. Da questo piano si passa, con una prima
scarpata, al piano sottostante posto tra le quote 50 e 30 metri. Si scende
quindi, con un'altra scarpata, alla quota 6-4 metri della spianata della
Lea, ubicata tra il promontorio dell'Alto e quello della Grotta del Cavallo.
Se si esclude l'incisione dell'insenatura di Portoselvaggio, il profilo di
questo tratto di costa, in cui si notano degli affioramenti di superfici di
strato con giacitura suborizzontale e presenza di rari pesci fossili, ha un
andamento piuttosto regolare. Esso però contrasta nettamente col profilo
morfologico subacqueo, caratterizzato da incisioni di numerosi, piccoli
canyon, e dalla presenza di diverse grotticelle, che stanno a testimoniare
un'azione carsica molto intensa.
Osservando il paesaggio dellarea, si possono facilmente individuare tre
grandi fasi di stazionamento marino, succedutesi nel tempo, tra quota -15 e
quota 30 metri s.l.m.. Al piede delle scarpate (-12 m) si apre la Grotta
delle Corvine e Grotta Luigino Marras; ad una quota intermedia, che coincide
con l'attuale livello marino, si trovano diverse cavità ubicate tra Torre
Uluzzu e S.Caterina, (Grotta Centrale Cala di Uluzzu, Grotta Verde, Grotta
Roversi); infine, a quota 25-30 metri, si trovano le grotte ormai fossili,
come la Grotta del Cavallo, la Grotta di Uluzzu, la Grotta del Capelvenere.
Osservando le morfologie delle cavità della zona, riscontriamo che alcune di
esse, ormai fossili, hanno avuto in passato il ruolo di risorgenti carsiche
( ad esempio nella Grotta di Uluzzu si notano evidenti le tracce di un
canale di volta). In altre, invece, attualmente sommerse ed interessate da
risorgenze più o meno forti di acque dolci, come la Grotta delle Corvine, si
trovano stalattiti e stalagmiti, che denunciano un lungo periodo di
continentalità. Tracce di antichi livelli di battente, scolpiti nei fianchi
delle rocce dai flutti marini, si possono riscontrare a diverse quote, come
lungo l'attuale scarpata dei 30 metri, si notano relitti di condotte
freatiche.
Da tutti questi elementi si possono trarre due importanti dati. Il primo è
che nella zona compresa tra Uluzzu e Santa Caterina le sorgenti di acqua
dolce, elemento vitale, sono sempre state abbondanti, e ciò spiegherebbe la
notevole antropizzazione dell'area fin dai tempi più remoti. Il secondo è
che non si può escludere che anche quelle grotte che attualmente giacciono
sotto diversi metri di acqua marina, ma che presentano le inequivocabili
tracce di un lungo periodo di emersione, un tempo siano state abitate
dall'uomo. Anche se tali cavità a tutt'oggi non sono state indagate dal
punto di vista archeologico, riteniamo opportuno menzionarle per completare
il quadro carsico dell'area del Parco di Porto Selvaggio.
Per concludere, diremo che in nessunaltra zona del Salento occidentale è
possibile leggere, come sulle pagine di un libro aperto, la storia geologica
e carsica del nostro territorio.
LA BIOSPELEOLOGIA E LA BIOLOGIA MARINA DI PORTOSELVAGGIO
Unequipe del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali
dellUniversità di Lecce, diretta dal prof. Genuario Belmonte e coadiuvata
dagli speleosub neretini, ha condotto uno studio sistematico di una delle
cavità sottomarine dellarea di Portoselvaggio, e precisamente la Grotta
delle Corvine, ubicata allestremità nord della piana della Lea. Lo studio
ha avuto inizio nel dicembre 1997 e si è concluso nel maggio 1999, nella sua
prima fase. In questarco di tempo, sono state effettuate 35 immersioni
nella cavità, alcune delle quali in notturna. Ad ogni immersione hanno preso
parte, mediamente, quattro sub, per un totale di circa 140 immersioni. Lo
studio della comunità vivente di un ambiente, infatti, non può limitarsi a
una o poche visite ma deve tener conto delle stagioni di sviluppo che
possono essere diverse da un organismo all'altro. Anche le ore diurne e
notturne influenzano differentemente l'attività degli organismi. In alcune
occasioni, gli speleosub neritini ed i ricercatori del Dipartimento di
Biologia dellUniversità di Lecce, si sono immersi più volte, in orari
diversi, nell'arco della stessa giornata.
La Grotta sottomarina delle Corvine, in poco più di un anno di studi, ha
rivelato non poche sorprese. Nella grande cavità sommersa è stata
riscontrata un'alta biodiversità, comprendente un elevato numero di specie
viventi: ben 195, per lesattezza. Di queste, due si sono subito rivelate
nuove per la fauna italiana e due nuove per la Scienza. Pochi mesi fa, i
ricercatori leccesi e gli speleosub, che continuano a studiare la Grotta
delle Corvine, hanno individuato nel plancton prelevato allinterno della
cavità un copepode finora mai classificato. Si tratta, quindi, della terza
specie vivente finora sconosciuta alla Scienza rinvenuta nella Grotta delle
Corvine. Ciò dimostra lenorme valore biologico delle cavità sottomarine di
Portoselvaggio, che possono essere classificate come rari e pregevoli
ecosistemi sommersi, e, in quanto tali, devo essere adeguatamente tutelati e
valorizzati.
I GIACIMENTI PREISTORICI ED I LIVELLI DI PESCI FOSSILI NELLAREA DI
PORTOSELVAGGIO CALA DI ULUZZO
Le ricerche preistoriche lungo la costa di Nardò vennero intraprese per la
prima volta nellestate del 1961 dal prof. Arturo Palma di Cesnola
dellUniversità di Siena e dal prof. Edoardo Borzatti von Lowenstern
dellUniversità di Firenze.
Già al tempo dei primi sondaggi, condotti nelle cavità ubicate per lo più
nellarea successivamente denominata Parco naturale attrezzato di
Portoselvaggio Torre Uluzzi, vennero alla luce emergenze di eccezionale
importanza, tanto che le successive campagne di scavo aprirono nuovi
orizzonti per la conoscenza della preistoria salentina, proiettando larea
del Parco in un contesto europeo.
Per la prima volta si iniziò a parlare di CULTURA ULUZZIANA e a ridisegnare
un quadro paleoecologico che, ancora oggi, è punto di riferimento per la
comprensione delle variazioni climatiche a cui le popolazioni preistoriche
del Salento e dellItalia in genere sono state sottoposte. La Grotta del
cavallo, nella Baia di Uluzzo, è a tuttoggi oggetto di studio da parte
dellUniversità di Siena e nuove ricerche si prospettano in tutte le cavità.
Nuovi tasselli vengono ad aggiungersi, anno dopo anno, allo studio della
preistoria dellarea del Parco.
Dal 1998 la prof.ssa Elettra Ingravallo, docente di Paletnologia
dellUniversità di Lecce, studia quelli che sono i resti di unarea di
culto del Neolitico, segnalata nel 1995 dal Gruppo Speleologico Neretino,
la cui tipologia dei rinvenimenti risulta essere unica in Europa.
Il giacimento dei pesci fossili è unaltra peculiarità di Portoselvaggio.
Studiato dai proff. Sorbini e Medizza del Museo di Storia Naturale di
Verona, ha restituito pesci e vertebrati risalenti a circa 72 milioni di
anni fa.
Oltre quarantanni di studi sono stati accuratamente documentati nelle
numerose pubblicazioni di alto valore scientifico, che evidenziano le
potenzialità dellarea.
A tutto ciò si deve aggiungere la presenza, nellarea del Parco, di
importanti emergenze botaniche (Marchiori & Medagli, 1998; B. Vaglio, 1996)
ed unindiscutibile valenza paesaggistica, che arricchisce e caratterizza
lintera costa neretina.
Certi di un totale accoglimento delle nostre richieste, porgiamo distinti
saluti.
Gruppo Speleologico Neretino
Legambiente
Fare Verde
ACLI Anni Verdi
CSS Apogon
Rifondazione Comunista Nardò
Federazione Verdi Nardò
BIBLIOGRAFIA SUI GIACIMENTI PREISTORICI NEL PARCO DI PORTOSELVAGGIO TORRE
ULUZZI
ARTURO PALMA DI CESNOLA Il paleolitico superiore in Italia introduzione
allo studio
Garlatti e Razzai editori. Firenze 1993
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EDOARDO BORZATTI VON LOWENSTERN ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E
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