[Forumlucca] Fw: [glt-impronta] da Repubblica su "Fa' la cos…

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Auteur: Elena Bertoli
Date:  
Sujet: [Forumlucca] Fw: [glt-impronta] da Repubblica su "Fa' la cosa giusta!"
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From: "CoCoRiCo" <cocorico@???>
To: "Lilliput Impronta" <glt-impronta@???>
Sent: Monday, March 22, 2004 10:08 PM
Subject: [glt-impronta] da Repubblica su "Fa' la cosa giusta!"


Articolo pubblicato da Repubblia il giorno prima della apertura della fiera
"Fa' la cosa giusta" di Milano

-----Original Message-----
From: fra.castracane <fra.castracane@???>
To: consumocritico@??? <consumocritico@???>
Date: domenica 21 marzo 2004 14.40
Subject: articolo di Repubblica


Prende il via domani a Milano "Fa' la cosa giusta": un bilancio sulle
strategie anticonsumismo, dal cibo alle vacanze.

TERZO MONDO. Si moltiplicano le botteghe che offrono prodotti del Terzo
Mondo fatti da cooperative di quei paesi e il cui ricavato giunge ai
lavoratori.

Dal caffè al conto in banca ecco i "consumatori critici". Commercio
solidale: lo scelgono 4 italiani su 10.

Articolo di GIANCARLO MOLA.

ROMA - Comprano biologico ed equosolidale. Aprono conti correnti in banche
che finanziano progetti di sviluppo nel terzo mondo. Approfittano delle
vacanze all'estero per fare volontariato. Si spostano prevalentemente in
bicicletta, viaggiano a bordo di auto condivise. E sono sempre più numerosi,
i consumatori critici. Italiani che lavorano e spendono, come tutti. Ma in
modo diverso, attento, socialmente responsabile.

È un fenomeno in forte crescita, anche se ancora di nicchia. Che però si sta
affermando - e non può essere un caso - proprio mentre i consumi
tradizionali vivono la crisi più preoccupante degli ultimi anni. Qualcosa
sta cambiando, insomma. E i dati lo dimostrano: una ricercadell'Iref-Acli
dice che quattro italiani su dieci praticano almeno una forma di consumo
critico. Una scelta che riguarda soprattutto le giovani famiglie (il 38,9
per cento dei militanti dell'economia solidale ha infatti fra i 35 e i 44
anni).

I bilanci sono tutti ampiamente positivi. Il commercio equo e solidale ha
fatturato, l'anno scorso, 60 milioni di euro (tre volte di più del 1999). Le
botteghe del terzo mondo si moltiplicano: sono attualmente 437, cento delle
quali nate negli ultimi tre anni. I prodotti provenienti da aziende dei
paesi poveri che non sfruttano i lavoratori e rispettano l'ambiente, vista
la grande richiesta, sono ormai acquistabili nelle principali catene di
supermercati. Nel frattempo aumentano i gruppi di persone che si mettono
insieme per fare la spesa da piccoli produttori impegnati a seguire le
regole dell'agricoltura biologica e dell'imprenditoria sostenibile.

Anche il mondo della finanza è attraversato da pulsioni solidali. La Banca
popolare etica (che investe i risparmi in iniziative sociali), nata a
Padova, ha oggi otto filiali. I suoi clienti sono 22.700 - di cui 16.000
arrivati negli ultimi dodici mesi - mentre i correntisti sono oltre
diecimila. Gli sportelli hanno raccolto 250 milioni di euro, i finanziamenti
erogati sono a quota 150 milioni.

C'è poi il turismo. Lentamente sta prendendo piede l'abitudine a fare
vacanze responsabili (nelle missioni come nelle favelas, negli agriturismo
gestiti con l'aiuto di malati psichici o ex carcerati come nei campi di
recupero ambientale). Le associazioni che organizzano i «viaggi
responsabili», negli ultimi cinque anni, sono più che raddoppiate: oggi in
tutta Italia sono 140.

«Non è una moda ma l'esito di un percorso che si è costruito nel tempo e che
adesso stadando frutti molto importanti», dice Massimo Acanfora,
responsabile dell'associazione "Insieme Terre di Mezzo"(vicina all'omonima
testata) e organizzatore della fiera del consumo critici e degli stili di
vita sostenibili «Fa' cosa giusta», che proprio domenica prenderà il via a
Milano. In Italia - prosegue - c'è una grande attenzione proprio perché il
consumismo sta mostrando il suo volto peggiore: la gente vuole riscoprire
l'aspetto sociale di gesti quotidiani come fare la spesa, andare in banca,
organizzare le ferie. Fra l'altro l'offerta è spesso di alta qualità e meno
costosa. Ma soprattutto si ha la certezza che nessuno sta speculando».

Articolo tratto da "La Repubblica" del 12 Marzo 2004.


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