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Sent: Tuesday, March 16, 2004 6:41 PM
Subject: [aa-info] CUBA E LA REVOLUCION BONITA.doc
CUBA E LA REVOLUCION BONITA DEL VENEZUELA
Fulvio Grimaldi
Non è solo di solidarietà ideologica e di resistenza all'imperialismo il
legame alla base dei rapporti in impetuoso sviluppo tra la rivoluzione
cubana e quella bolivariana del Venezuela. C'è, come sempre quando Cuba
esprime il suo internazionalismo fattivo, un reciproco darsi la mano sulle
questioni concrete. L'insieme di questi fattori si può ben dire che sia la
forza propulsiva di questa nuova America Latina reaparecida che si sviluppa
lungo l'asse Argentina-Bolivia-Brasile-Venezuela. Non c'è alcun dubbio che
se non ci fosse stata la lunga ed ininterrotta sedimentazione della lezione
cubana, quanto a possibilità di trasformare radicalmente la società e di
resistere al ritorno dell'imperialismo colonialista e guerrafondaio,
difficilmente le masse in Argentina e negli altri paesi dell'effervescenza
latinoamericana avrebbero avuto la forza quantitativa e qualitativa per
esprimere bisogni radicali ed imporre alla propria classe dirigente svolte,
in alcuni casi per ora parziali, ma sicuramente già di grande significato e
conseguenze di lungo termine per l'assetto politico, sociale ed economico
del continente e per i suoi rapporti con il potente e prepotente vicino al
di là dei Caraibi.
Nella mia recente visita, per completare un documentario video sull'America
Latina "del risveglio", a Caracas e in altre parti del paese, fin nella
selva tropicale dell'immenso delta dell'Orinoco, dove gli indios Warao
stanno per la prima volta conoscendo luce, scuola, sanità, scambi, pur nella
rigorosa salvaguardia del loro impareggiabile ambiente, Cuba spuntava da
tutte le parti. All'ippodromo della capitale si festeggiava il milionesimo
alfabetizzato nel 2003 della Mision Robinson, una campagna governativa per
sradicare il terribile analfabetismo ricevuto in eredità da decenni di
regimi corrotti ed autoritari dell'oligarchia latifondista ed
imprenditoriale, quella che con il dieci per cento della popolazione
controllava l'80% della ricchezza di un paese ridotto in uno stato
paragonabile alla Cuba del sanguinario fantoccio yankee Batista. Ebbene
quell'esaltante successo sarebbe stato difficilmente raggiungibile senza il
contributo di centinaia di insegnanti e studenti volontari cubani che, con i
colleghi delle scuole e dei circoli bolivariani, sono penetrati ovunque nel
paese, portando quello che alla maggioranza della popolazione era stato
sempre negato: leggere, scrivere, conoscere, comunicare. Un'altra campagna,
con l'aiuto dei compagni cubani, ha recuperato agli studi e al diploma
decine di migliaia di vittime dell'abbandono scolastico e un'altra ancora,
con l'impegno di migliaia di medici cubani, ha raggiunto con presidi
sanitari il 12milionesimo abitante del paese. Quando si dice
l'internazionalismo!
Ed è contro l'amicizia con Cuba, ribadita in faccia a uno sbigottito e
irritato Bush anche da Kirchner, Lula e Chavez nel recente vertice
interamericano di Cancun, che si scaglia con particolare accanimento, come
sempre ispirata ed istigata dai protettori e infiltrati USA, la propaganda
dell'oligarchia golpista, oggi alla terza prova di sedizione contro il
governo legittimo e democratico del presidente Hugo Chavez, dopo le
clamorose sconfitte del fallito golpe dell'11 aprile 2002, e della serrata
per la paralisi del paese di fine 2002 e inizio 2003. Due complotti che in
Cile avevano vinto, ma che qui sono stati battuti - e con metodi
integralmente democratici! - dalla maturità politica della popolazione e
dalla forza di una rivoluzione che non si è fermata a metà strada.
In questi mesi l'esperienza venezuelana, che riconosce in Bolivar, Marx,
Lenin, Mao, Josè Martì e Fidel i suoi padri e riferimenti teorici, sta
attraversando la prova più difficile. Il colpo di Stato di Haiti, che ha
spodestato il presidente Aristide, democraticamente eletto, per opera di una
banda di briganti eredi dei Toton Macoute, eterodiretti, armati e finanziati
dagli USA, è stato un chiaro avvertimento. A Cuba, come al Venezuela e, più
in là, a tutti i paesi latinoamericani che stanno percorrendo una strada
poco gradita a Washington e alle istituzioni internazionali da Washington
controllati. Contemporaneamente il golpismo dei settori che Chavez ha
spodestato ha rimesso in piazza tutta la sua forza, prendendo a pretesto la
dichiarazione di nullità che il Comitato Elettorale Nazionale ha adottato su
quasi metà dei presunti tre milioni e passa di firme raccolte per imporre
il referendum revocatorio del presidente e affermando, senza la minima
prova, che tale dichiarazione era stata imposta da un diktat del governo
bolivariano. E pensare che perfino i mediatori statunitensi di Carter e
quelli latinoamericani avevano potuto constatare come centinaia di migliaia
di firme fossero di deceduti, minorenni, o fossero state apposte dalla
stessa mano. Di altre gli stessi firmatari avevano denunciato l'imposizione
da parte dei datori di lavoro con il ricatto del licenziamento.
Come nelle altre occasioni, la risposta non è mancata ed è stata tempestiva:
oltre un milione di cittadini, di quei ceti sociali, soprattutto proletari e
contadini, ma anche in misura crescente medi, cui Chavez ha per la prima
volta dato rappresentanza politica assumendone i bisogni e sancendone i
diritti, hanno manifestato a Caracas e in altre città in difesa della loro
rivoluzione.
A Roma abbiamo poi sentito due avvocati personali del presidente, Jose
Castello Suarez e Rene Duerto Gomez, nel corso di un loro tour in Europa per
contrastare la potenza mediatica, praticamente monopolistica,
dell'oligarchia venezuelana, come di tanta stampa occidentale che ne accetta
passivamente le menzogne e diffamazioni. Obiettivo finale del viaggio,
contrastare davanti al Procuratore della Corte Penale Internazionale
dell'Aja (da non confondere con il tribunale-fantoccio creato da Clinton per
processare i patrioti jugoslavi) l'accusa portata dai golpisti di
"violazione dei diritti umani" da parte del governo, in occasione del golpe
dell'11 aprile e dimostrare come questa accusa, non solo manchi dei più
elementari requisiti giuridici, ma sia da rivoltare contro gli accusatori,
la cui parte politica è stata dimostrata inequivocabilmente responsabile
delle uccisioni di civili nel corso di quel golpe (uccisioni, del resto, che
si sono rinnovate nel corso della sedizione del marzo scorso, quando i
soliti provocatori hanno sparato sulla folla per poi attribuire la colpa
delle morti al governo). Le imputazioni chieste contro i media e i dirigenti
dell'opposizione parlano di genocidio e incitamento al genocidio. Quanto
alla causa promossa dalla Coordinadora Democratica (opposizione), la Corte
l'ha dichiarata inammissibile, anche perché i fatti denunciati risalgono
all'11 aprile 2002, mentre la Corte Internazionale è entrata in funzione
solo il primo luglio di quell'anno.I due legali di Chavez hanno anche
incontrato i massimi esponenti della diplomazia del Vaticano per chiedere
ragione dell'atteggiamento della gerarchia cattolica, schierata in Venezuela
a fianco dell'oligarchia fascistizzante diversamente dalle scelte fatte dal
clero cattolico in altri paesi latinoamericani, e per chiedere alla Chiesa
un atteggiamento quanto meno imparziale nel conflitto politico e sociale in
corso.
In parallelo, i due emissari venezuelani hanno colto ogni occasione per
incontrare, nei vari paesi europei, esponenti dei mezzi d'informazione cui
esporre la realtà della situazione in Venezuela, contro le deformazioni
della stampa filoimperialista - guidata da quell'assocazione di trombettieri
dell'imperialismo che corrisponde al nome di Reporters sans frontieres - che
si accanisce a rappresentare un paese preda di una spietata dittatura,
quando, nonostante le provocazioni, i sabotaggi e le violenze del ricorrente
golpismo dei ceti ricchi e le interferenze statunitensi (18 milioni di
dollari, spediti ai cospiratori in modo clandestino dalla Bank of America di
Miami, sono stati intercettati in pacchi da 25 kg ciascuno all'aeroporto di
Caracas a dicembre), il governo si è attenuto finora con ineccepibile rigore
alle norme costituzionali ed ai metodi democratici, nel pieno rispetto della
divisione dei poteri, riuscendo a rintuzzare i tentativi eversivi
eminentemente con la forza del consenso popolare. Delle menzogne dei media
golpisti sono state portate prove documentarie e riprese video che mostrano
i pistoleros dell'oligarchia mentre sparano sulla folla. Ci sono anche
immagini di due alti prelati della gerarchia che firmano l'atto costitutivo
del governo golpista di Carmona, durato solo 24 ore.
Sono moltissimi gli elementi informativi con cui Castello Suarez e Duerto
Gomez riescono a decostruire efficacemente l'immagine del Venezuela come
rappresentata dal golpismo interno e dai suoi sodali internazionali, tra i
quali in prima linea, accanto al Pentagono e alla Cia,. irresponsabilmente
anche l'Internazionale Socialista, e a restituire alla prima rivoluzione
democratica e pacifica del Sud America la sua verità. Cuba, che nel processo
bolivariano ha impegnato le sue forze migliori, sa bene quanto pesi
l'armamentario diffamatorio dell'imperialismo, con i suoi alleati vassalli e
i suoi utili idioti. Ne ha avuto un'ennesima esperienza dolorosa in
occasione degli eventi dell'aprile scorso, quando su Cuba, in difesa di
terroristi al soldo degli USA fatti passare per "intellettuali dissidenti",
si avventò la canea della diffamazione e della falsificazione e coloro che
si azzardarono a mettere in chiaro le cose come stavano furono duramente
repressi perfino da certa stampa di "sinistra". Ma come Cuba, forte di una
rivoluzione condivisa dal suo popolo, ha saputo rintuzzare tutti i più
feroci attacchi terroristici e propagandistici, così c'è da aver fiducia che
la revolucion bonita, avanguardia di un'America Latina reaparecida, saprà
reggere l'urto e di questa aggressione e delle altre che verranno.
[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]
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