[Cerchio] Francia: La guerra agli 'stupidi ads'

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Auteur: cerchio@inventati.org
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Sujet: [Cerchio] Francia: La guerra agli 'stupidi ads'
Molto Klein - ossessionati in Francia, pare! Noi una cosa simile l'abbiamo?

M

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I Francesi accusano 62 attivisti per guerra agli 'stupidi ads'
di John Lichfield,
The Independent [Londra, UK]

Tradotto da M -- djm@???
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11 Marzo, 2004

Disegnare baffi o scrivere parolacce sulle pubblicità era solito essere un
sottoprodotto della noia o di spensierata distruttività. A Parigi, deturpare gli
ads sulla Metropolitana si è trasformato in un movimento politico di tendenza,
che riunisce l’estrema sinistra, gli attivisti dell’anti-globalizzazione, i
cattolici radicali e le femministe.

Ieri 62 di loro si sono ritrovati in tribunale, accusati di vandalismo e del
danneggiamento dell'immagine e dei ricavi pubblicitari dell’autorità dei
trasporti di Parigi, la RATP.

Il processo, il primo del suo genere, è seguito ad un arresto di massa degli
attivisti ‘anti-pub’ (abbreviazione di pubblicità), che era avvenuto lo scorso
Dicembre, quando questi si erano riuniti ad una stazione della Metro, nella
parte orientale di Parigi. Nelle settimane precedenti, ampi gruppi di
contestatori, seguendo le indicazioni fornite dal sito web "anti-pub", erano
scesi nelle stazioni della Metro e avevano strappato o scritto sopra i
manifesti. Hanno detto che fra le altre cose stavano protestando contro la
commercializzazione dello spazio pubblico, il consumismo senza cervello e il
sessismo nella pubblicità. Dal raid della polizia, i contestatori hanno
continuato la loro campagna, ma in gruppi più piccoli e maggiormente segreti. A
malapena un manifesto in una qualunque stazione della Metro nel centro di Parigi
sfugge adesso al suo graffito quali "le pub tue" o "le pub pue" (Gli ads
uccidono o gli ads puzzano).

Cinquanta dimostranti si sono riuniti ieri fuori dal Palazzo di Giustizia a
Parigi. La RATP sta chiedendo 922,000 Euro in danni, da essere divisi fra gli
accusati secondo le loro possibilità personali.

Yvan Gradis, che in Francia sta facendo campagna contro la pubblicità da 12
anni, è stato chiamato dalla difesa a testimoniare. Ha detto che l'udienza
dovrebbe essere vista come il processo all’aggressione da parte della
pubblicità, e non dei contestatori.

"Le loro azioni sono legittime ed eccellenti perché sono non-violente e non
provocano danneggiamento alle proprietà della Metropolitana. Non siamo contro la
buona pubblicità, che non è manipolativa, nè violenta", ha detto. In realtà, i
contestatori attaccano ogni genere di pubblicità tranne i piccoli manifesti che
annunciano eventi culturali, sostenendo di essere parte di una rivolta contro
gli eccessi della pubblicità. I flyer che distribuiscono riportano che
"anti-pub" è un movimento "di insegnanti, disoccupati, ricercatori, artisti
freelance, infermieri, archeologi, di persone che sono ai margini della società,
di funzionari pubblici, di studenti e di architetti". Tuttavia, i sondaggi di
opinione dicono che soltanto un Francese ogni otto è ostile alla pubblicità.

Il website dell’anti-pub - www.antipub.fr - descrive il movimento come
"anti-capitalista". In larga misura coincide con il movimento
dell’anti-globalizzazione e con parte dell’estrema sinistra, recentemente
rianimatasi in Francia. Alcuni degli attivisti dell’anti-pub sono cattolici
radicali, disgustati dal materialismo della cultura popolare. Altre sono
femministe che si dichiarano contro lo sfruttamento delle donne da parte
dell’industria dell’advertisement. La grande maggioranza – che tipicamente sono
sulla trentina o anche qualcosa di più -- sembra essere motivata da odio nei
confronti dell’economia di mercato. Il portavoce di uno dei due movimenti
Trotskysti Francesi, Olivier Besancenot, della Ligue Communiste Revolutionnaire,
ha detto ieri che la RATP, come organizzazione di proprietà dello stato,
dovrebbe abbandonare la sua missione di conservare "la sacra libertà di aziende
private di occupare uno spazio pubblico per venderci i loro prodotti". Il
processo stava continuando la notte scorsa.

Published by
The Independent [London, UK]
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