[NuovoLaboratorio] Da Ramallah - Palestina

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Autor: Elisabetta Filippi
Data:  
Asunto: [NuovoLaboratorio] Da Ramallah - Palestina
Ricevo ed inoltro da Francesca (Servizio Civile Internazionale) a Ramallah -
Palestina occupata.
Elisabetta

L'esercito israeliano apre il fuoco sui dimostranti dei villaggi ad Ovest di
Ramalla, ma e' costretto a ritirasi

Questa mattina alle nove gli abitanti del villaggio di Nai'lin si sono
radunati per manifestare contro la costruzione del Muro sulla propria
terra. Con alcuni dei partecipanti alla carovana per la pace in Medio
Oriente (!Ya basta Global Radio), ci siamo uniti ai manifestanti, il cui
scopo era quello di fermare, almeno per un giorno l'attivita' delle ruspe
che scavano il solco su cui sorgera' il Muro della vergogna. Nei villaggi di
questa zona la poplazione sembra determinata a lottare fino alla fine. Abed
Al-Rahim Zaied, 32 anni, insegnate di inglese della Scuola femminile di
Nai'lin, residente a Budros, racconta che non e' possibile arrendersi a
questa nuova annessione di terra. In particolare parla dello sradicamento
dei secolari ulivi della zona, ed afferma: tagliare questi alberi significa
recidere la nostra esistenza...meglio morire con loro. A Budros, ove Abed
risiede, a gennaio le manifestazioni della popolazione locale, ed in
particolare delle donne, hanno contrastato l'azione dei buldozer. Gli
abitanti dei villaggi vicini intendono ora ottenere lo stesso risultato. Per
questo sono state avviate mobilitazioni come quella di stamane a Nai'lin. La
manifestazione e' partita dal centro del villaggio. Da qui un corteo
composto da uomini, bambini e nove italiani e' avanzato verso le zone
coltivate, ove si e' unito alle donne e le bambine del villaggio, per poi
proseguire in direzione dei bulldozer. La manifestazione era appoggiata da
tutti i gruppi politici, sia religiosi che laici. Si sono viste sventolare
bandiere di Hamas, Fatah e Palestinian Initiative. Il punto in cui si e'
manifestato ad Nai'lin era piuttosto lontano dalle ruspe e non ci sono stati
incidenti. Successivamente la protesta si e' spostata a pochi kilometri, ad
Al Tamira, dove invece ci sono stati scontri. Ad Al tamira il corteo si e'
diviso in due tronconi: i giovani shebab si sono avvicinati alla postazione
dei soldati che proteggevano le ruspe lanciando pietre. Contemporaneamente
le donne (numerosissime e di tutte le eta') e noi, siamo avanzati
lateralmente. Il portavoce degli abitanti del villaggio ci ha chiesto di
parlere con i soldati. Durante il tentativo di mediazione per ottenere il
permesso di manifestare e fermare le ruspe tutto il villaggio e' avanzato. A
questo punto, oltre che a sparare verso gli shebab i soldati hanno
cominciato a sparare un po' dappertuutto e lanciare lacrimogeni. La
determinazione dei manifestanti ha per ben due volte fatto arretrare i
soldati e fermare le ruspe. Durante la ritirata delle camionette i ragazzi
hanno sistemato dei massi sulla strada militare di accesso alla zona. Oltre
alla paura e purtoppo ai feriti e gli intossicati dailacrimogeni (ho visto
una signora molto aziana quasi soffocare) si sono viste scene di giubilo
quando i soldati si sono ritirati. Dopo poco sono tornati in forze e tutti
abbiamo indietreggiato. Invece di andar via pero' ci siamo tutti spostati
verso Al qualla, che come Altamira e' una frazione di Almedia, altra zona di
nuova confisca di terra, dove i lavori di scavo sono agli inizi. Prima di
spostarci (sempre tutti insieme) verso Al qualla Hindy, il volontario del
Medical Relief che ci accompagna ci avverte che ora la situazione e'
critica: "look, here is not a Joke, it's very serious". In effetti qui' i
colpi sono molto piu' ravvicinati e sppratutto si spara con proiettili veri
(non che quelli di ferro e gomma non facciano danni). Mi sono passati
accanto quattro ragazzi feriti, di cui uno in modo serio ad una gamba,
trasportati sulle barelle del Medical Relief, che svolge un lavoro essnziale
per la popolazione. Ho visto ragazzi correre sotto il fuoco dei soldati per
trasportare in barella i ragazzi feriti. Inoltre hanno distribuito a tutti
noi ovatta imbevuta di un liquido che non ho capito cos'e'ma funziona
almeno un po' contro i lacrimogeni che sono veramente fortissimi.
Nonostante le cariche dei soldati, anche qui i manifestanti non sono
arretrati. Cio' ha determinato un temporaneo arretramento dei soldati.
Mentre questi indietreggiavano alcuni ragazzi hanno dato fuoco al
caterpillar laciato incustodito. Nonostante tutti nel villaggio sappiano che
l'opposizione ai soldati e l'incendio del caterpillar provochera' incursioni
ed arresti, tutti sembravano felici di avere, almeno per una manciata di
ore, alzato la testa e gridato il proprio diritto a vivere in pace in quello
che rimane della Palestina storica. A fine giornata il pensiero torna alla
signora Amna Amina Amira, 70 anni, le cui terre si trovano ora
nell'insediamento di Hashmo Naim, costruito sottraendo terra a Nai'lin. Amna
non e' riuscita ha partecipare alle tre manifestazioni di oggi perche' si
stanca a camminare. Prima di salutarmi ha detto di non aver paura dei
soldati israeliani e che resistera' fino alla fine per non farsi portar via
quel poco che le e' stato lasciato. Dopo quello che ho visto oggi, pare
proprio che le donne di questi villaggi siano tutte come lei. Il muro,
Inshalla, qui non passera' tanto facilmente.

Francesca Marretta

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