[Lecce-sf] E i pacifisti avvertono: "Non decide Fassino"

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Szerző: Antonella Mangia
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"Lotta al terrorismo" o "pace"? Lite sulle parole d'ordine
I Disobbedienti e i Cobas contro il segretario della Quercia
E i pacifisti avvertono
"Non decide Fassino"


ROMA - La marcia per la pace del 20 marzo cambi segno, si trasformi anche in un grande corteo contro il terrorismo. Lo chiede il segretario dei Ds Piero Fassino agli organizzatori della sfilata promossa da centinaia di sigle che chiedono il ritiro immediato delle truppe straniere, tra cui quelle italiane, dall'Iraq. E lo stesso invito viene dal leader della Cisl Savino Pezzotta: la manifestazione "dovrà essere contro il terrorismo e tutte le guerre, non da pacifisti ma da pacifici".
Ma dal fronte pacifista arriva un secco no. Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, e Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, accusano Fassino di pretendere di dettare la linea. "Avevamo appena ribadito - spiegano Bernocchi e Casarini - che la presenza nella manifestazione del 20 marzo di coloro che non hanno votato per il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq è incompatibile con le ragioni della manifestazione, che tale presenza ci sembra una provocazione e una fonte di tensione sgradevole ed inaccettabile". E cosa accade?, si chiedono Casarini e Bernocchi. Accade che "Fassino, come farneticante risposta, pretende addirittura di dettarci la linea e la nuova piattaforma dell'iniziativa, che, a suo dire, dovrebbe incentrarsi sulla lotta al terrorismo".
Un no a Fassino e agli altri sostenitori della manifestazione contro il terrorismo arriva anche da don Albino Bizzotto, dei Beati costruttori di pace. "Non ci sto - dice don Bizzotto -. La manifestazione era già contro il terrorismo, perché non lo si combatte se non con la pace". Il non voto della lista unitaria, prosegue don Bizzotto, "ha dimostrato come l'opposizione non sia capace di coesione nemmeno su grandi questioni essenziali come la pace". Il sacerdote aggiunge: "Proprio a Nassiriya c'è il più grande contratto petrolifero per l'Eni e l'Italia: ciò che chiedo alla politica è che spieghi le motivazioni reali delle sue scelte. E il centrosinistra non cada nei tranelli del governo: di fronte ad una violazione del diritto internazionale come in Iraq, si deve in primo luogo dire chiaramente no. I distinguo vengano dopo".

"La manifestazione nazionale per la pace che si svolgerà il 20 marzo a Roma, nell'ambito della Giornata mondiale contro la guerra in Iraq indetta dal Movimento per la pace degli Stati Uniti, deve unire gli italiani in un unico forte grido: "mai più terrorismo, mai più guerra, mai più violenza", dice poi Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, l'associazione che organizza la marcia per la pace Perugia-Assisi. "Questo grido - spiega Lotti - deve risuonare oggi, sempre più forte, nelle coscienze di tutti e per le strade di tutto il mondo. La condanna del terrorismo e di tutti i terrorismi, insieme alla condanna di tutte le guerre, deve essere ferma, netta e unanime, così come altrettanto ferma, netta e unanime deve essere la reazione di tutte le donne e gli uomini amanti della pace".
(14 marzo 2004)
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/spagnaita/pacif/pacif.html



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e una
fonte di tensione sgradevole ed inaccettabile". E cosa accade?, si chiedono Casarini e Bernocchi. Accade che "Fassino, come farneticante risposta, pretende addirittura di dettarci la linea e la nuova piattaforma dell'iniziativa, che, a suo dire, dovrebbe incentrarsi sulla lotta al terrorismo". <BR>Un no a Fassino e agli altri sostenitori della manifestazione contro il terrorismo arriva anche da don Albino Bizzotto, dei Beati costruttori di pace. "Non ci sto - dice don Bizzotto -. La manifestazione era già contro il terrorismo, perché non lo si combatte se non con la pace". Il non voto della lista unitaria, prosegue don Bizzotto, "ha dimostrato come l'opposizione non sia capace di coesione nemmeno su grandi questioni essenziali come la pace". Il sacerdote aggiunge: "Proprio a Nassiriya c'è il più grande contratto petrolifero per l'Eni e l'Italia: ciò che chiedo alla politica è che spieghi le motivazioni reali delle sue scelte. E il centrosinistra non cada nei tranelli del gov
erno: di
fronte ad una violazione del diritto internazionale come in Iraq, si deve in primo luogo dire chiaramente no. I distinguo vengano dopo". </SPAN></P>
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