著者: Andrea Agostini 日付: 題目: [NuovoLaboratorio] sulla pace non esistono sfumature - gino strada
> da l'unità > domenica 14 marzo 2004
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> Sulla pace non esistono sfumature
> di Gino Strada
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> Caro direttore,
> «a chiunque possa interessare»... così potrebbe incominciare questo mio
> chiarimento sulla polemica di questi giorni, nata su due parole estratte da > un mio intervento a Bologna a una iniziativa promossa dalla Fiom e isolate
> dall'insieme. Due parole, "delinquenti politici", non inventate, sia chiaro. > Le ho davvero pronunciate.
> Qualcuno le ha considerate, come Mimmo Lucà sulle colonne del vostro
> giornale, «un'offesa gratuita e non opportuna», «un insulto».
> Me ne dispiace. Succede, quando si è molto indignati - e io lo sono
> tuttora - di usare parole pesanti.
> Che qualcuno si risenta è legittimo. Ad altrettanta legittimità può aspirare > chi sta curando le vittime ed alza la voce contro decisioni che le
> moltiplicano.
> Mi piacerebbe qui entrare nel merito della questione, come del resto ho
> fatto anche a Bologna. E la questione è la guerra, la scelta di promuovere, > di sostenere, di non contrastare la guerra e la logica di guerra, e anche la > scelta di chiamarsi fuori dalla responsabilità di decidere.
> «Se l'obiettivo della destra è dividerci... - scrive Mimmo Lucà - ho l'
> impressione che con questo modo di rilasciare interviste si faccia il loro
> gioco». Non mi interessa, nel definire le mie idee e i miei comportamenti,
> quali siano gli obiettivi dell'una e dell'altra parte. Nè sono interessato, > da cittadino, a fare il gioco di nessuno, non della destra e neppure della
> sinistra. Anzi, sempre da cittadino mi permetto di aggiungere delle
> virgolette alle due parole di cui sopra: perché quello che ho visto negli
> ultimi anni è stato - sul tema della guerra e non solo - un progressivo
> assottigliamento delle differenze tra i due schieramenti, al punto da
> rendere le rispettive posizioni spesso irriconoscibili.
> Vorrei evitare di discutere, nel sostenere questa tesi, delle scelte
> politiche tragicamente simili compiute dalla "destra" e dalla "sinistra" su > altri temi, peraltro pilastri di una società civile, come il lavoro e
> l'educazione, la sanità e l'informazione. Restiamo alla questione guerra. E > pace.
> Ho visto il mio Paese portato in guerra, violando la Costituzione, da
> governi di centro- sinistra (per primi, dalla fine del secondo conflitto
> mondiale!) e da governi di centro-destra. Ho visto un governo di centro
> sinistra orgoglioso di prendere parte ai bombardamenti. Ho assistito alla
> indecente (oddio, spero non si offenda qualcun altro) teoria della "guerra
> umanitaria", per cui si è ritenuto giusto seppellire sotto le bombe
> cinquemila cittadini di Belgrado e dintorni per punire i responsabili
> dell'assassinio di altri duemila e duecento civili massacrati in Kosovo. Ho > visto il novantadue percento del Parlamento votare per la guerra contro l'
> Afganistan. Diecimila civili morti, e la guerra continua. E ho sentito
> leader politici di entrambe le parti compiacersi dell'invio «dei nostri
> ragazzi» in Afghanistan, armati fino ai denti a partecipare alle scorribande > terroriste dei rambo di Enduring Freedom.
> Lo stesso vale per l'Iraq, dove i militari italiani sono stati inviati a
> prendere parte a una guerra di aggressione neo coloniale, perché qualcuno
> poi potesse spartirsi il bottino della "ricostruzione". Altri diecimila
> civili iracheni morti.
> «I poveri vanno alla guerra, a combattere e morire per i capricci, le
> ricchezze e il superfluo di altri», scriveva Plutarco molti secoli fa.
> A me, semplice cittadino, piacerebbe vivere - e mi batto per questo - in un > Paese che crede nella pace e che la pratica. Anche per questo mi piace la
> nostra Costituzione. Invece devo constatare che il novanta per cento del
> Parlamento italiano è d'accordo nel violarne l'articolo 11, quando deve
> votare in materia di guerra e pace.
> In modi diversi, certo. Chi è orgoglioso di violarla e se ne vanta (e in
> cuor suo vorrebbe anche sopprimerla, se solo ne avesse la forza), chi
> preferisce astenersi, chi resta fuori dall'aula. Non è questo un attentato
> alla Costituzione? Non è un delitto contro i diritti di tutti - a cominciare > dalle prossime vittime della guerra, del terrorismo di stato, di gruppi o di > individui? Non è un delitto contro la democrazia?
> Io penso di sì. Penso che sia un delitto compiuto dalla grande maggioranza
> dei politici (non dai politici dell'una o dell'altra parte) e penso che chi, > da politico, si renda corresponsabile in ogni forma di questo delitto non
> debba offendersi più di tanto, quando gli viene fatto notare.
> Gli offesi, quelli che avrebbero davvero il diritto di esserlo se fossero
> ancora vivi, sono i milioni di persone che ogni anno dittatori e presidenti, > golpisti o "democraticamente eletti", per le ragioni più varie mandano al
> macello: per dio e per la patria, per la libertà o per gli interessi della
> nazione.
> Il movimento per la pace, che io non rappresento ma di cui faccio parte,
> questo chiedeva ai politici italiani (non all'opposizione né alla
> "sinistra"): di rispettare la Costituzione, il diritto internazionale, la
> Carta delle Nazioni Unite. E anche, se a qualcuno dovesse interessare, la
> coscienza civile del nostro Paese. Tutto qui, niente di eroico. Invece, il
> novanta percento dei parlamentari, ancora una volta, non lo ha fatto.
> Ciascuno per le proprie alchimie e interessi.
> Anch'io, da cittadino, sono offeso. Vogliamo dialogare, confrontarci? Nessun > problema. Ma senza giocare con il mazzo truccato. Con chi, per qualsiasi
> calcolo politico, è disposto a scegliere la guerra, cioè ad acconsentire che > si ammazzino altri esseri umani, è faticoso trovare un terreno comune di
> discussione.
> Rimane solo, per quel che mi riguarda, il diritto al dissenso più profondo e > la possibilità - «nel necessario e legittimo pluralismo», come scrive Mimmo > Lucà - di negare il mio voto a tutti coloro che violano la Costituzione. Non > si possono barattare la democrazia e i diritti, né la Costituzione, per
> assicurare qualche appalto "alle nostre imprese" - che poi sono le "loro" - > né per "entrare nel giro" delle potenze che contano. Con amicizia.
> Ps
> Mentre invio dal Sudan questi appunti, da Milano mi leggono un articolo di
> Antonio Padellaro. Ho trovato dei giudizi anche severi nei miei confronti,
> ne prendo atto ma certo non mi offendo.
> Ho trovato anche la convinzione da parte di Padellaro che io non sia
> impegnato a costruire steccati che dividono presunti "puri" da presunti
> "impuri" e che dunque senza dubbi e riserve io ritenga in pieno diritto e
> bene accetto chiunque intervenga alla manifestazione di sabato prossimo.
> Confermo interamente questa interpretazione dell'opinione di Emergency e mia > e mi auguro la maggiore riuscita possibile della manifestazione di Roma
> contro il terrorismo della guerra e la guerra del terrorismo.