[Cerchio] I Soldati Dimenticati di Operazione "Iraqi Freedom…

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Autor: cerchio@inventati.org
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Asunto: [Cerchio] I Soldati Dimenticati di Operazione "Iraqi Freedom"
Lunghissimo lavoro di traduzione, luuunghissimo - ma andava fatto senza alcun
dubbio, e adesso leggete e fatevi scuotere da questo incredibile reportage, per
andare ancora più in profondità negli orrori di questo schifo di occupazione.

Se è ritenuto un lavoro decente, chiederei il favore a Tuula di inviare questo
articolo anche su quelle liste alle quali non sono iscritto, questo non è
chiesto certo per la gloria, ma solo perchè articoli come questo devono
circolare ed essere letti dal maggior numero di persone possibili! Grazie.

M
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I SOLDATI DIMENTICATI DI OPERAZIONE "IRAQI FREEDOM"

di Natasha Saulnier

Domenica, 7 Marzo 2004

Tradotto da M – djm@??? – www.melektro.com

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Il suo nome è Maurice. E’ un ragazzo di 26 anni dal viso d’angelo e una protesi
computerizzata piazzata dove prima stava la sua gamba sinistra - Il suo nome è
Victor e sembra ancora un ragazzino. La sua faccia angelica, contrastata da
capelli biondi, viene tormentata da una domanda senza risposta, ogni volta che i
suoi occhi agitati cadono involontariamente sul moncone: "Perchè?"- Il suo nome
è Steve e voi non potreste immaginare un soldato più Americano di lui – se solo
non avesse perso il suo braccio destro. Lui è un vero, buon patriota, sempre in
pieno controllo di sé e ha l'aria di un eroe Americano - Il suo nome è Rob.
Incatenato a una sedia a rotelle, è infuriato contro il mondo intero ed esplode
facilmente in una marea di insulti verso tutto e tutti per la perdita della sua
gamba destra e per l’inutilità di quella sinistra.

Maurice, Victor, Steve e Rob sono solo alcuni delle migliaia di GI di ritorno
dall'Iraq -- spesso con uno o più arti amputati, trasportati di notte quasi
segretamente e portati all'ospedale militare Walter Reed a Washington D.C. Qui
vengono operati, trattati, forniti di protesi quando ciò è possibile, medicati
generalmente, e sottoposti a terapia psicologica e fisica. E’ giusto menzionare
che Walter Reed è lo stesso ospedale nel quale in passato venivano portati i
soldati feriti che tornavano dal Vietnam. Ma nessuna fanfara viene suonata per
questi eroi. Oltre alle lesioni che hanno dovuto subire ai loro corpi e ai loro
cuori, tornano a casa destinati ad essere ignorati dai tradizionali media
Americani. Soltanto una stazione televisiva Inglese, Channel 4, ha considerato
degno di notizia andare all'ospedale ad intervistare i soldati feriti.
Naturalmente, tutti gli intervistati devono essere selezionati in anticipo e
istruiti dagli alti ufficiali dell'esercito per qualunque conversazione che
abbiano con i giornalisti. Stranamente, le attuali statistiche degli infortuni
pubblicate dal Pentagono contraddicono in pieno quelle dell'Esercito degli Stati
Uniti. Mentre il Pentagono sostiene che a partire dal 1 Marzo sono stati 2722 i
soldati che sono stati feriti in azione e 417 quelli invece da fuoco non ostile,
l'Air Force degli Stati Uniti ha confidato di avere trasportato in questi ultimi
9 mesi circa 12.000 soldati feriti nella propria base Andrews. Con la severità
delle lesioni subite, sembra quasi che le stime ridotte del Pentagono stiano lì
a coprire lo scandalo che potrebbe costare a George Bush la rielezione.

"Vengono portati qui [all’ospedale Walter Reed] ragazzi di 19 e 20 anni, e
quando li vedo andare via con gli arti mancanti… ho visto fino a 3 soldati
mutilati impazzire…penso solo che durante la nostra generazione, non abbiamo
mai visto un danno simile inferto ai giovani", ha spiegato il Generale Maggiore
Delaune alla radio pubblica del Minnesota. "Durante la Guerra del Golfo, c’erano
circa 3 soldati feriti per ogni morto. Nella corrente guerra in Iraq, ci sono
invece 7 feriti per ogni morto", riporta un articolo intitolato "Le nuove
tecnologie e pratiche mediche salvano vite in Iraq " in un giornale
Knight-Ridder. I fatti sostengono questa dichiarazione: le maglie Kevlar che i
soldati adesso indossano gli salvano sì la vita, ma non gli arti. Il giornale
Inglese The Guardian segnala come il personale medico, completamente
sopraffatto, lavori mediamente fino a 70-80 ore alla settimana e secondo la CBS,
il più grande ospedale militare di Washington ha dovuto prendere in prestito
letti dal proprio reparto per i malati di cancro per soddisfare le enormemente
cresciute esigenze del reparto di prostetica. Ma nonostante tutto questo
l'ospedale non riesce a reggere il sovraccarico e parecchi soldati feriti sono
quindi stati alloggiati in un hotel vicino. Per questa ragione sono riuscita ad
incontrare alcuni di loro là nell’hotel dopo che mi era stato proibito di
continuare la mia intervista nel reparto dell’ospedale, perché non avevo
ottenuto il permesso dell'esercito, non ero passata dal processo di selezione e
il soldato che stavo intervistando non era stato istruito su come rispondere.
Superando ogni ostacolo, ero inizialmente riuscita a passare attraverso il
cancello di sicurezza all'entrata del complesso medico-militare, ad entrare
nell’edificio e a salire fino al quinto piano.

"Devo mettermi nudo per l'intervista? Posso tenere le scarpe? ! Oops! Ho detto
le 'mie scarpe... Devo proprio prendere l’abitudine di dire ‘la scarpa’ “, butta
fuori amaramente Rob. "E’ come se fosse ieri, sono andato a comprare un paio di
scarpe da tennis e ho sconvolto il ragazzo del negozio. La sua faccia si è fatta
tutta rosso fuoco quando gli ho chiesto se me ne poteva vendere solo una, solo
una, a metà prezzo", dice ridendo sarcasticamente. Ma Rob, sempre tagliente,
non ha ancora finito il suo duello con l’umanità, o con sé stesso. Difende il
suo dolore con scherzi sadici e auto-lesionisti "Oh guarda, ho perso una gamba!
Devo averla lasciata fuori". Ad un altro soldato ferito: " Non è che per caso
l’hai vista tu? Penso che potrei aver lasciato il piede vicino al bidone della
spazzatura". Il suo ultimo masochistico gesto viene incassato con scomode risate
soppresse e teste girate. Ma Rob è orgoglioso del suo senso dell’umorismo.

3 dicembre 2003. Prigione di Abu Gharib. La Humvee di Rob, accompagnata da altri
due veicoli, cade improvvisamente in un’imboscata. La sua jeep è colpita da un
lancia granate. "Mi ci sono voluti 20 minuti perché fossi capace di reagire, ed
ecco che mi vedo sanguinante, la carne della gamba sinistra è bruciata e la mia
gamba destra è andata...ANDATA!" Dice questo mentre ripetutamente scuote la
gamba vuota dei suoi blue jeans. In qualche modo, comunque si sa che sta
lasciando fuori il peggio. Gli intervistati lo suggeriscono soltanto, dicendo
che la pazzia, la distruzione, il sangue e la carne bruciata possono fare
impazzire l'uomo più forte. Nel loro silenzio, i soldati si zittiscono tanto
quanto i media, impegnati a mostrare un basso profilo del bagno di sangue che è
in atto sul campo di battaglia, e questo per supportare l'immagine pulita di un
individuo (o di una nazione) alla guerra. Il The Times Picayune è stato uno dei
pochi giornali a descrivere la fortissima scena censurata: "Le esplosioni
frantumano e recidono gambe e braccia. Carbonizzano la carne e guidano i residui
in profondità nel tessuto molle che rimane. Muscoli staccati, nervi e tendini
ciondolano intorno. Le schegge roventi di granata a volte perforano i torsi
sotto il giubbotto di protezione lungo fino alla vita, strappando viscere e
vesciche. Le contusioni feriscono il cranio e il cervello e i soldati
scaraventati in aria vengono feriti ancora una volta quando colpiscono terra”.

"Vuoi vedere una gamba da 100.000 dollari?" chiede Rob che indica la sua protesi
computerizzata, che è poi la stessa che ha avuto anche Maurice. Numerosi soldati
raccontano la stessa storia…erano a bordo di un veicolo Humvee quando è stato
colpito da un D.E.I. (Dispositivo Esplosivo Improvvisato). Ma la storia di
Victor è invece differente. Victor era stato messo di stanza in Afghanistan per
un anno. Quando una granata è rotolata sul suo camion, l’ha presa istintivamente
in mano per lanciarla via il più lontano possibile. Ma solo quando si è
apprestato a gettarla, si è reso conto di essere completamente circondato dai
suoi colleghi soldati. L’ha quindi tenuta in mano ed "è scoppiato" con lei,
perdendo il suo braccio e danneggiando l’intero suo lato destro. "L’ho tenuta in
mano perché non volevo ferire qualcun altro. C’era troppa gente che mi stava
intorno”. Per questo atto eroico Victor dovrebbe ricevere una medaglia ("una
delle più alte medaglie possibili", questo secondo Maurice). Ma mentre dovrebbe
essere George Bush ad appuntargliela, si ha come l’impressione che Victor dovrà
aspettare per un bel pezzo prima che questo accada. Purtroppo per Victor, la
guerra in Afghanistan esiste appena nei media ma contrariamente a Maurice che
nonostante il suo dolore, si lascia vestire da una maschera di felicità e a
Steve, al quale Bush ha conferito un Purple Heart, Victor è incazzato. Si è
lasciato alle spalle qualunque forma di patriottismo e dice: "Mio padre è un
Veterano del Vietnam ed è molto arrabbiato. Prova a metterti nei suoi panni, la
mia vita rovinata ed ora mio fratello che sta per partire per l’Iraq." Victor è
pure disgustato dalla sua paga di inabilità. "Mi daranno il 50% di inabilità e
ciò significa che metterò su 30.000 dollari l'anno, come pensano che possa
vivere con questa somma?”. Lui non è esattamente il perfetto boy mutilato per il
poster del Pentagono e potrebbe benissimo arrivare a scagliare la sua sofferenza
e a dirigere la propria rabbia contro la faccia di Bush. E per quanto riguarda
Rob? Rob, quella sorta di anti-eroe che si è sempre tenuto lontano dalla vista
pubblica, è come una bomba a orologeria che aspetta solo di esplodere. E nel
frattempo, un animale domestico dei signori della guerra si vanta sui media.
Paul Wolfowitz, ha scritto questo titolo su Time Magazine, sotto la foto della
testa trasandata di Saddam Hussein: "'Lo abbiamo preso!': Al Sergente Maurice
Craft, un vero eroe Americano": ed ecco qui per voi la pietà conservatrice.

Oltre al dolore fisico (molti mutilati riferiscono ripetutamente del dolore
provocato dagli arti mancanti), è il trauma e l’ansia per il futuro quello che
tormenta di più questi soldati. Tutti gli intervistati, con l'eccezione di
Steve, si lamentano di non potere dormire, nonostante le massicce e sempre
crescenti dosi quotidiane di sonniferi e di antidepressivi. Amaro, Rob tira
fuori un sacchetto di plastica pieno di pillole e lo svuota sul suo letto.
'Vedi, ho un intero sacchetto di farmaci per i diversi periodi del giorno e
della notte. Non posso dormire la notte, non importa quante pillole prenda,
riesco solo a sonnecchiare, questo è tutto. Hanno dovuto aumentare le dosi, ma
non è servito a niente". "E’ così dura. Ecco perchè ci danno così tanti farmaci,
molti di loro sono giusto per la depressione", spiega Maurice." Il mio braccio è
amputato ma un mio intero lato è andato e adesso, spenderò la mia vita
domandandomi se troverò mai una ragazza... ", grida Victor, provocando una
reazione spontanea da parte di Maurice. "Inizialmente, mia moglie non voleva
venire a trovarmi per vedermi ridotto in questo stato, ha semplicemente detto
che non poteva. È stata davvero dura perché pensavo veramente che si sarebbe
comportata come molte delle mogli o delle ragazze, che lasciano i loro uomini
subito dopo averli visti all'ospedale. Ho due figlie... Ma adesso va tutto
bene". "Grazie al cielo sono singolo. Non vorrei dovere passare per quello a cui
vanno incontro gli altri ragazzi. C’è qui un soldato che ha perso la vista ed
entrambe le braccia. Sua moglie è adesso incinta ma lui sa che non potrà mai
tenere nelle braccia il suo bambino", dice Rob.

La maggior parte dei soldati intervistati crede che gli Iracheni erano troppo
poveri per continuare a vivere nella maniera in cui stavano facendo e che era
quindi necessario rimuovere Saddam Hussein, senza riguardo al fatto che il
dittatore rappresentasse o meno una minaccia imminente per gli Stati Uniti.
Soltanto Rob la pensa diversamente: "Lo avrebbero potuto rovesciare loro stessi,
quegli Iracheni f**uti... sono convinto che la gente che stiamo addestrando là
sono gli stessi che stanno combattendoci, perché il processo di selezione è
troppo debole. Non ho rispetto per quegli Iracheni f**uti. Più ne muoiono,
meglio è. Usano le donne per nascondere le loro armi e i bambini per farle
esplodere, ma noi invece dobbiamo rimanere fedeli alle Convenzioni di Ginevra...
Almeno in pubblico". E in privato? "Non rispondo a questa", dice con fare
insinuante. Victor, e ad un livello inferiore Maurice, pensano di essere stati
semplicemente usati da questa amministrazione. “All'Aeroporto Internazionale di
Bagdad, c’erano 15 D.E.I ogni due settimane. Ogni volta che c’era un'esplosione,
l’intero campo veniva tagliato fuori, i computer e i telefoni si interrompevano
del tutto all'improvviso...E venivamo quindi a sapere che un soldato era stato
appena ucciso perché non ci permettevano di raggiungere la sua famiglia prima
che fosse l'esercito a poterlo fare".

2004 -- from the Greg Palast web site
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