[ssf] UNO STRANO 20 MARZO

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Author: Gianni - Circolo Prc "Carlo Giuliani" - Cadorago (Co)
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Subject: [ssf] UNO STRANO 20 MARZO
La manifestazione del 20 Marzo a Roma va caratterizzata con bandiere
palestinesi, cubane, irakene al fianco di quelle della pace, non
lasciamo che i politici strumentalizzino la nostra manifestazione.
Intifada fino la vittoria
Resistenza fino la vittoria
Gianni

P.S. per i DS e simili si consigliano "Ceffoni umanitari"!


UNO STRANO 20 MARZO

Più si avvicina la manifestazione contro la guerra del 20 marzo, meno si
capisce il senso della manifestazione stessa. Ricorrendo ad una nota
metafora, proviamo a spiegare ad un immaginario visitatore straniero
cosa sta succedendo.
Alla domanda "Chi scenderà in piazza e perchè?", potremmo rispondere
così: qualcuno scenderà in piazza per chiedere il ritiro delle truppe -
comprese quelle italiane - dall'Irak, la fine dell'occupazione
israeliana della Palestina (o meglio, di quel che ne resta) e per
sostenere il diritto dei popoli oppressi a resistere anche con le armi;
qualcun altro scenderà in piazza per chiedere il ritiro delle truppe di
occupazione dall'Irak e (a bassa voce) anche la fine dell'occupazione
israeliana dei Territori occupati nel 1967, accompagnando il tutto con
la condanna di ogni violenza; altri ancora scenderanno in piazza per
chiedere la permanenza delle truppe in Irak, ma sotto il mandato
dell'ONU, e se il mandato dell'ONU non c'è, pazienza, è meglio che le
truppe rimangano lo stesso perché sennò chissà che casino succede.
A questo punto, il nostro visitatore immaginario proverà un forte mal di
testa, e noi con lui.
Usciamo dalla metafora e guardiamo in faccia la realtà: gran parte delle
forze che concorrono alla manifestazione del 20 marzo sono in stato
confusionale, e questo stato confusionale si riflette sulla
manifestazione stessa.

Guardiamo i DS: ma che c'entrano con il popolo della pace? Quando erano
al governo, esprimendo il Primo Ministro di una coalizione di cui erano
la componente maggioritaria, non hanno esitato a partecipare a pieno
titolo ad una delle guerre più vigliacche che la storia ricordi, quella
che ha visto migliaia di missioni di bombardamento contro un Paese già
ridotto allo stremo, una guerra in cui ci furono da una parte (quella
degli aggrediti) migliaia di morti, perlopiù civili inermi, e dall'altra
(quella degli aggressori) nemmeno un ferito lieve, tanto erano impari le
forze in campo. Sempre i DS, sono d'accordo con l'occupazione
dell'Afghanistan e non votano per il ritiro delle truppe italiane
dall'Irak. Si astengono, oppure escono dall'aula, oppure ancora si
ricordano di un appuntamento dal dentista proprio in coincidenza con il
voto, insomma sono disposti a tutto pur di non votare per il ritorno a
casa dei "nostri ragazzi". Allora, direbbe il rude Di Pietro, che ci
azzeccano i DS con la manifestazione del 20 marzo?

Volendo essere pignoli, il peccatuccio di aver contribuito al massacro
umanitario di alcune migliaia di Jugoslavi se lo portano dietro anche
altri partecipanti, come i Verdi e i Comunisti Italiani, che riuscirono
nel capolavoro di dirsi contro la guerra rimanendo saldamente incollati
alle poltrone ministeriali del governo che faceva la guerra. A questo
proposito, l'Ufficio stampa del PdCI si è recentemente premurato di
emanare un comunicato tanto puntiglioso quanto esilarante, nel quale -
in risposta ad alcune dichiarazioni del perfido D'Alema sulla guerra del
Kosovo, si sostiene quanto segue: " In merito alle dichiarazioni
dell'onorevole Massimo D'Alema, relative al voto favorevole sul Kosovo
di formazioni politiche che sostenevano il suo governo, si ricorda che
il Pdci non ha mai votato a favore di quella guerra pur partecipando al
governo del paese.
I Comunisti Italiani espressero in tutte le sedi la loro netta
contrarietà all'intervento militare e il presidente del partito, Armando
Cossutta, si recò a Belgrado per manifestare tale posizione ed esprimere
a Milosevic l'inutilità della posizione intransigente del governo di
Belgrado.
Nello specifico dell'intervento militare questo avvenne senza alcun voto
parlamentare che autorizzasse esplicitamente l'utilizzo della basi
militari italiane da cui partirono gli attacchi.
L'utilizzo dello spazio aereo e delle basi militari italiane (e di aerei
italiani) avvenne in relazione alle procedure dell'activation order
varato durante il governo Prodi, all'epoca sostenuto da Rifondazione
comunista (prima della separazione che diede vita al Pdci)."
Insomma, i parlamentari del PdCI sono innocenti perché nessuno gli
chiese di votare, e fa niente se il governo che andò alla guerra senza
nemmeno un voto del Parlamento vedeva la presenza di ben due ministri
comunisti e italiani che, naturalmente, si guardarono bene dal dare le
dimissioni. Inoltre, la colpa è tutta di Milosevic e dell'intransigenza
del governo di Belgrado, che non vollero dare retta ai saggi consigli
del buon Cossutta. Fantastico. E molto italiano, tanto che sarebbe
inutile tentare di spiegarlo al nostro visitatore straniero.

Ma anche dalle parti di Rifondazione Comunista la confusione non manca:
il partito che si dice contro la guerra senza se e senza ma è
affettuosamente gemellato con il sedicente Partito Comunista Irakeno,
che fa parte del governo collaborazionista agli ordini del proconsole
americano Paul Bremer, a differenza di altre formazioni marxiste
irakene, come il Partito Comunista Operaio, che prendono parte attiva
alla resistenza contro l'occupazione, anche se non partecipano alla
lotta armata. Misteri della spirale guerra - terrorismo? Ma no, è tutto
molto più semplice: è naturale che chi sgomita per andare al governo
insieme a Rutelli e Fassino si affratelli con chi governa insieme a Bremer.

Per fortuna, la manifestazione del 20 marzo non è la manifestazione dei
signori di cui sopra. Le decine, anzi le centinaia di migliaia di
persone che scenderanno in piazza non lo faranno per portare acqua al
mulino dei soliti tromboni, ma per testimoniare la propria avversione
alla guerra preventiva ed ai suoi complici internazionali. Proprio per
questo motivo, però, sarà bene che la manifestazione sia molto
caratterizzata, in modo da non lasciare spazio ad interpretazioni ambigue.
Un ottimo modo per caratterizzarsi è quello di riempire la
manifestazione di bandiere palestinesi accanto a quelle arcobaleno, come
già avvenuto lo scorso 15 febbraio con grande scorno dell'ambasciatore
israeliano a Roma e di tutti quelli che - anche a "sinistra" - si
sentono male ogni volta che vedono una bandiera palestinese o una kefya,
forse perché gli ricordano un popolo che vorrebbero non esistesse. Ma il
popolo palestinese e la sua Resistenza esistono, come esistono il popolo
irakeno e la sua lotta contro l'occupazione; facciamo in modo che anche
il 20 marzo vada di traverso all'ambasciatore israeliano, a quello
americano ed ai loro tanti e potenti amici italiani.