Autore: Tuula Haapiainen Data: Oggetto: [Cerchio] 8 marzo: Il pensiero e le sue forme
Quali sono allora le differenze tra la forma del pensiero maschile, che
potremmo definire analitico, logico -deduttivo o penetrativo e quella del
pensiero femminile che potremmo anche definire sintetico, induttivo o
ricettivo?
Come è noto, la forma del pensiero su cui si fonda la cultura occidentale ha
trovato il suo fondamento teorico nella definizione greca di logos, che
circoscrive il pensiero maschile per eccellenza; il logos è al tempo stesso
struttura del pensiero, forma della conoscenza e forma della comunicazione.
Nei tre contesti è un modo di procedere razionale, logico-deduttivo,
analitico, ma il logos della filosofia platonica concludeva un lungo
processo durante il quale la forma mentale maschile si era affermata e aveva
conquistata una salda egemonia, riuscendo a eclissare il pensiero femminile;
un processo di cui restano vaghe tracce nella mitologia e nella storia. (..)
Il pensiero logico-deduttivo scorre in modo lineare e si dirige allo
svilluppo della conoscenza razionale. Esso riconosce e affronta le
situazioni, selezionando, decidendo, e orientandosi a costruire (o a
distruggere) più che a conservare.(..)
Il pensiero femminile , invece, non parte dall'esame di un particolare o
dalla formulazione di un obiettivo, ma dalla contemplazione di un insieme e
non si orienta a penetrare ma ad assorbire l'oggetto della conoscenza; esso
tende non a isolare i diversi aspetti di un contesto, ma piuttosto a
esaminarli nelle loro reciproche relazioni, orientandosi alla sintesi invece
che all'analisi.
Il pensiero femminile procede quindi raccogliendo informazioni ed esperienze
per metterle in relazioni tra loro, riconoscendo connessioni, differenze,
riferimenti simbolici e approdando così a una diversa forma di conoscenza.
Essa non separa, ma unisce e quindi non cataloga ma crea analogie; non è
veloce né sempre preciso perché è attento alle variabile del percorso
mentale e sembra quindi disordinato e distratto, ma può arrivare a grandi
profondità proprio perché è paziente e non cerca le scorciatoie verso
l'obiettivo, ma si addentra in meandri spesso oscuri dove pensieri, idee,
ricordi e suggestioni si intrecciano fino a tornare alla luce con un nuovo
sapere.
Si tratta di un processo mentale che procede attraverso il "tenere insieme"
invece che attraverso il "separare" e che tende a svolgersi all'interno, in
luoghi non riconoscibili dal logos e dà qualche volta l'impresione di
essersi insabbiato, di non esistere, come un fiume che diventa sotterraneo,
e poi sbuca fuori all'improvviso, con le sue conclusioni, dopo aver seguito
invisibili percorsi. (...)
(..) Il pensiero ricettivo e il pensiero penetrativo hanno bisogno l'una
dell'altro, proprio perché sono complementari, hanno bisogno l'uno
dell'altro per dar vita a una funzione mentale completa e armoniosa, non
solo nella vita collettiva ma in ogni essere umano. (..)
Intuizione.
Nel passato, e ancora oggi, il pensiero femminile è stato sistematicamente,
e senza ragionevoli motivi, confuso con l'intuizione. I due processi sono
invece diversi: nel pensiero le informazioni che vengono poi collegate sono
tutte consce e si trducono in idee e conoscenze. Il pensiero ricettivo, in
altre parole, sembra costituirsi su un complesso di dati di esperienza che
sono noti al soggetto.
L'intuizione, invece, è un'ipotesi spontanea e autonoma su un oggetto che si
genera senza preavviso e senza collegamento con quanto quanto si sa, perché
arriva direttamente dall'inconscio.(..)*
* Marina Valcarenghi, L'aggressività femminile,
Bruno Mondadori, 2003