Autore: ToXic BiKer Data: Oggetto: [Cm-crew] [cut-up] CicloRacconto di un mondo diplomatico
::: Le Monde Diplomatique [1999-2003]
Alcuni giovani passano in bicicletta suonando e scherzando.[3]
Ma sul sentiero che serpeggia tra i cespugli i ragazzini non possono
passare con la bicicletta o la moto: proprieta' privata![1]
Nelle versioni originarie del 1914 e successive, l'intenzione non era
quella di rivoluzionare l'arte, ma di abolirla, o perlomeno di
dichiarare la sua irrilevanza, ad esempio dipingendo un baffo sulla
Gioconda e trattando una ruota di bicicletta come un'opera d'arte,
come fece Marcel Duchamp.[5]
Il borgomastro di Gand, un personaggio d'indole timida e riservata,
ogni domenica inforca la bicicletta per recarsi nei quartieri
popolari, fedele all'antica tradizione politica del porta a porta.[4]
Come fanno ogni anno centinaia di portoghesi, era venuto a raccogliere
mele e stava rientrando all'azienda agricola, spingendo la bicicletta
che aveva comprato dal rigattiere del villaggio.[2]
In citta' come Aketi o Bumba, nella provincia dell'Equatore, i
raccolti di caffe', manioca, riso, un tempo destinati a Kinshasa,
marciscono sul posto o sono inviati in Uganda, mentre alla popolazione
mancano i medicinali, i vestiti e anche il sale, che i commercianti
devono andare a cercare a Kisangani, a piu' di mille chilometri,
muovendosi in bicicletta attraverso la foresta tropicale.[8]
La maggior parte degli abitanti dei villaggi si muove a piedi o in
bicicletta: i responsabili del Seecaline - un progetto alimentare per
i neonati e bambini in eta' scolare finanziato dall'UsAid (3)e dalla
Banca mondiale - hanno dovuto essere dotati di cinquecento moto da
enduro Suzuki per poter raggiungere i numerosi villaggi isolati.[6]
Primo della lista: Marchel Duchamp, padre o antenato di una
<<disastrosa posterita'>>, con i suoi <<ready-made>>, oggetti
pre-confezionati, manufatti o prodotti industriali, paccottiglia da
mercatino degna a malapena di una discarica pubblica: l'urinatoio, la
ruota di bicicletta, la pala per la neve, ecc.[7]
Venivano fabbricate anche armi biologiche nascoste in pompe di
bicicletta e cacciaviti, in bastoni da passeggio e negli ombrelli.[16]
Visti anche bazar di oggetti eterogenei ma riuniti per categorie,
spaghi, bulloni, cinghie, pneumatici di biciclette, catene di
biciclette, computer, voltometri, erbe, aringhe affumicate accanto a
pezzi di rubinetti, ecc.[18]
I termini del problema possono essere espressi attraverso un semplice
trittico statistico, che mostra come i valori americani della densita'
della popolazione urbana (14 persone per ettaro), degli spostamenti a
piedi o in bicicletta (5% degli abitanti di una citta') e
dell'utilizzo dei trasporti pubblici (3%) sono praticamente i piu'
bassi del mondo.[11]
I mediologi sono interessati agli effetti di strutturazione culturale
di un'innovazione tecnica (la scrittura, la stampa, il digitale, ma
anche il telegrafo, la bicicletta o la fotografia), oppure, in senso
inverso, ai fondamenti tecnici dell'emergere di un fenomeno sociale o
culturale (scienza, religione, movimenti di idee).[12-1]
Allo stesso modo l'anno scorso, dopo che un asiatico e' stato
investito mentre era in bicicletta e un'africana era stata insultata
su un autobus, ha scritto una lettera aperta ai 46.000 abitanti della
citta': <<Perche' non siete intervenuti? Vi chiediamo di dare prova di
maggior coraggio civico>>.[9]
Ma questi crediti si esauriscono rapidamente e allora si impegnano i
pochi beni durevoli la bicicletta, la macchina da cucire o altri
utensili, abiti e mobili oppure ci si rivolge ai piazzisti inviati
nelle campagne dai commercianti di citta' per comprare, ad esempio,
gioielli in oro.[13]
Gli stessi spostamenti, fatti a piedi, in bicicletta o con trasporti
pubblici, figurano appena nell'indice.[14]
Lo studio della bicicletta in se' non ha nulla di mediologico, se non
quando si esamina il rapporto esistente tra l'evento bicicletta e
l'avvento del femminismo, del cinetismo nell'arte, dell'individualismo
democratico ecc.[12-2]
Ma via via che lo sfacelo del paese si aggravava, pochi resistevano
alla tentazione di un certo discorso del tipo: <<L'avevamo ben detto:
quelli la' non son capaci neanche di gestire una bottega di
biciclette. Figuriamoci se possono amministrare un paese!>>.[17]
Si poteva vedere il corridore cadere dalla sua bicicletta, poi il viso
che si avvicinava a poco a poco a terra, il corpo nel momento in cui
toccava l'asfalto, si torceva dal dolore ...[15]
Lo stesso vale per il prodotto interno lordo (Pil), gonfiato ad
esempio anche dagli incidenti stradali e dai relativi costi
(l'equivalente di 300 miliardi di lire in Francia) mentre se si
sostituissero le automobili con biciclette per agevolare il traffico
nelle citta' si contribuirebbe a farlo cadere![22]
Ne sono esclusi infatti gli operai edili, gli uomini, le donne e i
bambini che lavorano a domicilio e non ricevono piu' commesse dai loro
padroni/fornitori, i venditori ambulanti di cibo e paccottiglie varie,
chi svolge piccole riparazioni, i conduttori di becak (le carrozzelle
trainate da biciclette), i facchini, chi vive raccogliendo la
spazzatura e le altre migliaia di persone che sbarcano il lunario con
gli umili mestieri di strada.[21]
Dalle bidonville, dove gira in bicicletta, alle scuole di confine
delle Ande prive di elettricita', dove il presidente promette davanti
alle telecamere l'irrealizzabile: computer per tutti.[10]
Un grosso borgo, piu' pulito di tanti altri, furgoncini, taxi gialli e
molte biciclette, cantinas rumorose, qualche guerrigliero di
sentinella davanti alla Casa della cultura, il loro quartier generale
(di giorno; al calar della notte si ritirano).[19]
Forse perche' questa povera gente non dispone del potere d'acquisto
che consente di avere televisori, ciclomotori, biciclette, pentole
etc. importati dalla Cina o dalla Thailandia?[23]
I loro film parlano dell'Africa contemporanea, quella delle citta' e
delle campagne, delle biciclette traballanti e delle Mercedes, dei bei
quartieri e delle bidonville.[20]