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Szerző: pkrainer
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Tárgy: [Cerchio] Fw: [movimento] R: [contro-psichiatria] articolo su umanità nuova contro la burani-procaccini
----- Original Message -----
From: "riariar" <riariar@???>
To: "movimento" <movimento@???>
Sent: Monday, March 01, 2004 1:45 AM
Subject: [movimento] R: [contro-psichiatria] articolo su umanità nuova
contro la burani-procaccini


>
>
>
> Da "Umanità Nova" n. 7 del 29 febbraio 2004
> Manicomi per tutti
> La controriforma psichiatrica di Burani Procaccini
>
>
> Uno dei peggiori incontri che si possano fare su un treno o dal fornaio è

la
> Signora Che Ringhia. Le Signore Che Ringhiano sono sempre arrabbiate,

sanno
> tutto su tutto, risistemerebbero il mondo con la stessa disinvoltura con

cui
> i
> Commissari Tecnici da bar rifanno tutte le settimane la formazione della
> Nazionale, sono sempre pronte a socializzare col prossimo la propria
> protervia
> illuminata dal Maurizio Costanzo Show o da qualche settimanale-spazzatura.
>
> Una vera rappresentante delle Signore Che Ringhiano, un autentico clone di
> provincia di Oriana Fallaci è Maria Burani Procaccini, una signora sulla
> cinquantina dal ghigno feroce, che per un qualche caso del destino s'è
> ritrovata a sedere sui banchi del Parlamento nella fila di Forza Italia e
> addirittura a presiedere la Commissione Affari Sociali. Recentemente ha
> legato
> il suo nome a due dei disegni di legge più genuinamente liberticidi che le
> bande di mafiosi, fascisti, nazipadani e integralisti cattolici

attualmente
> al
> governo in Italia abbiano mai partorito. L'ultimo in ordine in ordine di
> tempo
> è quello che vorrebbe proibire le manifestazioni ai minori di 11 anni, ma
> prima ancora aveva dato il suo nome al progetto di controriforma
> psichiatrica
> elaborato dalla Commissione Affari Sociali.
>
> Sulla psichiatria, infatti, la sciura c'ha sue convinzioni. Come ha detto

in
> un'intervista al quotidiano fascista Il Tempo, "i numeri parlano da sé: un
> adulto su cinque soffre di disturbi mentali" e "un bambino su quattro,
> purtroppo, soffre di almeno un periodo di disturbi psichici". A partire da
> questi dati (che contraddicono clamorosamente tanto le analisi
> epidemiologiche
> quanto l'esperienza personale di tutto il resto dell'umanità), la
> conclusione
> è inevitabile: "i malati di mente sono malati che devono essere curati

anche
> contro la loro volontà, in strutture apposite e appositi reparti
> ospedalieri".
>
> La Legge Burani Procaccini dovrebbe approvare in aula a fine marzo alla
> Camera, dopo esser stato rititolato: "Emergenza dell'epidemia depressiva".
> Dovrebbe essere un testo unico "in materia di prevenzione, cura e
> riabilitazione delle malattie psichiche" che dovrebbe "sostituire" la
> storica
> legge 180, che a suo tempo portò alla chiusura dei manicomi, ristabilendo

in
> qualche modo diritti di cura e di vita degli internati e delle persone con
> problemi psichici.
>
> La Legge Burani Procaccini si presenta sin dalla sua formulazione come una
> vera e propria "legge speciale" per la psichiatria - che abroga, per
> sostituirle completamente, le norme in vigore - in quanto prevede per le
> persone affette da disturbi mentali, condizioni ed opportunità di

esercizio
> dei diritti di cittadinanza diverse rispetto alla generalità dei

cittadini,
> anche per il tempo dell'intera vita. È lo stesso impianto della legge
> manicomiale Giolitti del 1904 che costruì per i pazienti affidati agli
> psichiatri un circuito assistenziale a sé, separato dal punto di vista dei
> luoghi di vita e dal punto di vista dello stato giuridico. La pericolosità
> sociale è di nuovo assunta come attributo della malattia mentale. È

perfino
> previsto che i pazienti psichiatrici ricoverati debbano condurre gli esami
> clinici, di cui abbisognassero per problemi di ordine internistico o
> chirurgico, non negli appositi dell'ospedale, ma solo tra le mura della
> divisione di psichiatria.
>
> Partendo da questi assunti, il disegno di legge prevede l'apertura di
> strutture residenziali che potrebbero ospitare anche "anziani con
> autosufficienza limitata o non autosufficienti". Le nuove strutture
> manicomiali gestite dai privati e finanziate dallo stato "custodiranno" a
> protezione dell'ordine pubblico e sociale chiunque - su segnalazione di
> parenti, amici e vicini di casa, chiunque ne abbia interesse, come
> suggeriscono i relatori della legge - possa essere ritenuto "socialmente
> pericoloso" e idoneo a due mesi (prorogabili) di Trattamento sanitario
> obbligatorio (Tso) da una apposita "commissione di controllo" composta da

un
> giudice cautelare, uno psichiatra ed un rappresentante delle associazioni
> dei
> familiari. Viene introdotto anche l'Accertamento sanitario obbligatorio
> (Aso),
> ovvero il controllo delle condizioni psichiche di una persona: lo chiede

un
> medico e lo convalida uno psichiatra, viene fatto a casa dai responsabili
> del
> centro di salute mentale che possono essere accompagnati da polizia e
> carabinieri, se necessario. Il nuovo testo prevede anche il TSOU, ovvero

il
> trattamento sanitario obbligatorio d'urgenza, una novità rispetto alla

legge
> attuale. Il TSOU (che dura 72 ore) deve essere chiesto da un medico,
> confermato da uno psichiatra, eseguito dalle forze dell'ordine e può

essere
> anche utilizzato anche per i soggetti in stato di intossicazione da alcol

o
> droga.
> D'altra parte, nei nuovi manicomi c'è posto per tutti. È prevista infatti

la
> loro suddivisione in "aree di degenza" con corsie differenziate in base al
> disturbo ed addirittura repartini riservati alle donne sofferenti di crisi
> post-parto. I familiari non possono essere obbligati alla convivenza con i
> malati di mente maggiorenni, anche se saranno stabiliti incentivi per le
> famiglie disposte a mantenere il malato. La prevenzione e la cura sono
> affidate ai Dipartimenti di salute mentale (Dsm) o di psichiatria e la
> gestione dell'assistenza affidata a un'integrazione pubblico-privato. La
> prevenzione, intesa come attività a cui sono obbligatoriamente tenuti i

DSM,
> consisterebbe nella ricerca e nell'individuazione il più possibile

precoce,
> a
> partire dalla scuola dell'infanzia, dei soggetti a rischio. Ai bambini
> riconosciuti "difficili" si aprono le porte di una "carriera psichiatrica"
> gestita prima dalle UONPI (Unità Operative di Neuropsichiatria Infantile)

e
> poi dai DSM. All'articolo 3 il ddl dice che "i DSM hanno l'obbligo di
> collaborare con le istituzioni scolastiche per compiti di prevenzione

delle
> malattie mentali e di informazione in favore del corpo insegnante" e che
> "per
> l'individuazione precoce delle situazioni di rischio psicopatologico e dei
> disturbi psichici, il Ministro della salute, con proprio decreto,

stabilisce
> le modalità di realizzazione di specifici programmi atti alla diffusione

di
> appropriati e soddisfacenti interventi presso le scuole, ad iniziare da
> quelle
> materne. I programmi devono prevedere procedure di screening e

preparazione
> degli insegnanti".
>
> Se venisse approvato così com'è stato proposto, il disegno di legge
> rappresenterebbe prima di tutto un irragionevole ritorno all'arcaico che

non
> ha altra motivazione se non una feroce fame di manicomio. È ormai

accertato
> da
> decenni infatti che nelle situazioni gravi, i programmi riabilitativi a
> lungo
> termine (con adeguato trattamento farmacologico, opportunità di residenze
> protette, disponibilità di terapie di gruppo, avvio alla formazione
> professionale, attivazione di gruppi di self-help e di reti sociali nelle
> aree
> di residenza) danno un esito significativamente migliore rispetto
> all'internamento, specie per ciò che concerne i livelli di disabilità
> sociale.
> La qualità della vita dei malati psichici è, però, evidentemente l'ultimo
> dei
> pensieri degli estensori della controriforma psichiatrica. La psichiatria

è
> da
> sempre uno strumento di controllo sociale, storicamente utilizzato per
> reprimere il dissenso (come accadeva nella Russia marxista) e per
> disciplinare
> la società. Gli screening psichiatrici di massa ipotizzati dalla proposta

di
> legge sin dalle scuole materne aprono le porte ad un futuro peggio che
> orwelliano, in cui perderemmo persino la fondamentale libertà di essere un
> po'
> strani.
>
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>
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