[Cm-crew] [Fwd: [dadaciclo] una settimana....]

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Szerző: menthos
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Tárgy: [Cm-crew] [Fwd: [dadaciclo] una settimana....]
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    id 25731241D0; Thu, 26 Feb 2004 21:27:03 +0100 (CET)
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Received: from localhost (localhost [127.0.0.1])
    by chernobyl.investici.org (Postfix) with ESMTP id C27C423F95
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    by localhost (chernobyl [127.0.0.1]) (amavisd-new, port 10024)
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    Thu, 26 Feb 2004 21:26:46 +0100 (CET)
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    by chernobyl.investici.org (Postfix) with ESMTP id D872F241E8
    for <dadaciclo@???>; Thu, 26 Feb 2004 21:26:41 +0100 (CET)
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X-Virus-Scanned: by amavisd-new-20030616-p5 (Debian) at autistici.org
Subject: [dadaciclo] una settimana....
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Errors-To: dadaciclo-admin@???
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Reply-To: dadaciclo@???
List-Help: <mailto:dadaciclo-request@autistici.org?subject=help>
List-Post: <mailto:dadaciclo@autistici.org>
List-Subscribe: <https://www.autistici.org/mailman/listinfo/dadaciclo>,
    <mailto:dadaciclo-request@autistici.org?subject=subscribe>
List-Id: Tutto quello che il buon senso sconsiglia in un sito formato famiglia :::::: www.kyuzz.org/anarcociclismo :::::: <dadaciclo.autistici.org>
List-Unsubscribe: <https://www.autistici.org/mailman/listinfo/dadaciclo>,
    <mailto:dadaciclo-request@autistici.org?subject=unsubscribe>
List-Archive: <https://www.autistici.org/mailman/private/dadaciclo/>
Date: Thu, 26 Feb 2004 21:35:43 +0100


... dopo il suo novantaseiesimo compleanno, giovedi scorso,angelo se ne
e' andato. il corpo rimasto li, ricaduto indietro sul letto mentre si
alzava. chissa', forse si era sognato di poter salire ancora una volta
sulla sua bicicletta, quella con le ruote di legno. gliel'aveva messa
insieme suo fratello. o meglio, uno dei suoi fratelli: in tutto erano
otto figli. vivevano a vigentino sulla via ripamonti...no, non milano:
vigentino, come precisava agli impiegati dell'anagrafe quando rifaceva
la carta d'identita'. e aveva ragione: nei primi del 900 vigentino
faceva comune a se ed era fuori della cinta daziaria di milano...

...ma ecco che nella mia mente le immagini prendono una luce e una
tonalita' particolare: ogni volta che mi raccontava queste storie,
vedevo tutto in una luce forte, solare, ma monocromatica, di tono seppia
chiaro... i campi, la cooperativa socialista, i fratelli e le sorelle, i
piedi scalzi ... a otto anni prese il tifo. guari', ma per qualche tempo
rimase piuttosto debilitato e intontito. per aiutarlo a riprendersi suo
padre lo porto' a bere il sangue di toro, al macello. provo' a berlo, ma
era ancora caldo, nauseante e ne risputo' fuori gran parte. tuttavia a
quanto sembra ebbe il suo effetto. ma a scuola non riusciva piu'. con
otto figli da mantenere, il padre , che faceva il muratore, non poteva
permettersi di mandare a scuola un bambino che non andasse bene. cosi'lo
porto' con se per fare il "magutt", il manovale. ma era un lavoro troppo
duro: le cataste di mattoni da portare pesavano troppo. faticava a
tirare sera e quando tornava a casa era sopraffatto dalla stanchezza.
fini' per andare a bottega da un "borsinatt", come diceva lui: a fare le
borse; quello che sara' il lavoro di tutta la sua vita.

in quel mondo era inevitabile che una bicicletta portasse sulla strada
di mille avventure e di qualche disavventura; come quella volta che
tenendo al guinzaglio full, il cane dalla cooperativa, questo se lo
trascinò nell'acqua del "bolagnus". sapeva a malapena stare a galla, ma
fortunatamente qualcuno vide la scena e lo tirò subito fuori dal fosso.
o ancora quella calda sera estiva in compagnia, in un'osteria di
campagna: il vino rinfrescato nell'acqua del fontanile andava giù bene,
forse troppo bene... insomma, sbronzo com'era e al buio, non dovette
esser facile pedalare fino a casa; ma allora di automobili ce ne erano
ben poche...

tutte le mattine si faceva una pedalata fino a pavia e poi andava al
lavoro. o almeno cosi' mi aveva sempre raccontato... confesso che
qualche dubbio in proposito mi è sempre rimasto... mah... forse non
arrivava proprio fino a pavia... insomma... tra andata e ritorno ci
volevano almeno due ore e mezza se non di più... comunque un certo
allenamento ce l'aveva. infatti una volta parti' in gruppo coi suoi
amici, per andare a trovare un fratello in cura a taceno, in valsassina.
per buona parte del viaggio fu accompagnato da una banana che proprio
non voleva saperne di andare oltre lo stomaco.
piu' entusiasmante fu senz'altro il viaggio in riviera. stavolta
andavano a trovare il fratello di un'altro del gruppo, a militare in
liguria. va tenuto conto che la strada era sterrata e la bicicletta
pesante e con due soli rapporti: quello da pianura, da una parte della
ruota e quello da salita sull'altro lato. per cambiare "bastava"
scendere, smontare la ruota, girarla e rimontarla. ...proprio niente a
che vedere con le bici attuali. prima di ovada sfruttarono la scia di un
camion. poi pero', in queste condizioni risalire il turchino fu
un'impresa non da poco. ma guarda il mondo quant'è piccolo, se una volta
in discesa, non ti va ad incontrare proprio il suo "padrone"? "cosa fa
qui, non dovrebbe essere a lavorare?" gli domanda quello. ma lui subito
"mi? lu s'el fa chi!" il fatto è che il signorotto era in dolce
compagnia, dopo aver lasciato la moglie a milano a mandare avanti la
bottega. così, vistosi scoperto, il marito infedele dovette far buon
viso a cattivo gioco e tacere.

passarono gli anni venti e gli anni trenta e angelo mise su famiglia.
poi arrivò la guerra. l'8 settembre del '43 era ancora in liguria, a
genova a far la guardia all'ansaldo. guardia? aveva il moschetto, ma non
le munizioni: se anche fosse arrivato qualche nemico cosa avrebbe
potuto fare? veramente quel giorno non arrivò neppure il cambio. dopo un
po capì che doveva esser successo qualcosa e andò a cercare l'altro che
montava con lui. che facciamo? decisero di tornare al corpo di guardia.
qui ebbero una sorpresa: ufficiali e militari tolte le divise si erano
messi la tuta degli operai dell'ansaldo. gli spiegarono come stavano le
cose e che bisognava filarsela per non farsi beccare dai tedeschi. ma
per loro due non erano rimaste tute. andarono verso la città e si
separarono. poco dopo angelo si sentì chiamare da una donna: militare,
militare, venga qui! -per cortesia signora, non mi faccia scherzi, che
ci ho famiglia! -no,no, faccio così perche' anch'io ho un figlio
militare e spero che qualcuno faccia lo stesso con lui. in effetti la
buona donna gli diede degli abiti civili. una volta rivestitosi, andò
alla stazione, dove vide quelli che erano con lui all'ansaldo con la
tuta da operai, tutti catturati dai tedeschi e incolonnati per esser
portati via. sali' sul treno per milano. poco dopo un soldato tedesco
gli punto' una pistola enorme sotto il naso dicendo "komm!". "no, mi vo
no a com, vo a milan!". si alzo' come per scendere, ma vedendo fuori la
colonna dei prigionieri e che quel soldato non lo stava controllando,
scantonò nell'altro vagone. finalmente dopo altri controlli il treno parti'.

nell'italia del dopoguerra e in quella del boom, per lui ci non ci fu
altro che lavorare. il padrone per cui faceva borsette lo obbligo' a
mettersi in proprio. cosi', al posto della vecchia bicicletta a pedali
ne prese una a motore, per esser piu' rapido nel giro delle consegne.
d'altronde in quegli anni avere una famiglia da mantenere voleva dire
aver tempo solo per lavorare. fino alla pensione...

...e siamo ormai agli anni settanta. la luce seppia chiaro che
ha intonato finora le immagini della mia mente trascolora verso il
bianconero di una fotografia. angelo e' al parco, seduto su una panchina
tra i suoi due nipotini. con lo sguardo sorridente e fiero, tiene la
mano di mio fratello, che era seduto alla sua destra, mentre a sinistra
ci sono io, sulla biciclettina che ci aveva regalato e che usavamo a
turno. si, all'origine della nostra passione per la bicicletta,
quasi un passaggio di testimone, c'era proprio lui: angelo, nostro
nonno. e ancora, quando succedeva qualcosa di incomprensibile e i
pedali giravano a vuoto, aspettavamo con ansia il suo arrivo: metteva la
bicicletta sul tavolo, apriva il carter togliendo tutte le viti,
rimetteva al suo posto la catena caduta e finalmente ci riconsegnava la
due ruote di nuovo funzionante.

qualche anno dopo provo' a risalire in bicicletta, ma quel flusso
colorato e fumante di auto che gli sembrava dilagare tutt'intorno a lui
lo spavento' e si arrese definitivamente. si puo' capire: nacque nel
1908, quando c'erano ancora l'imperatore d'austria e lo zar di russia ed
è arrivato fino al 2004, nell'epoca in cui, in pochi secondi, si puo'
comunicare con l'altra parte del mondo. le possibilita' di adeguarsi a
cambiamenti tanto profondi e rapidi vanno sicuramente al di la della
portata della semplice vita di un essere umano.

milano, febbraio 2004

byKe
f

--
Rin chon chon e trolalala (tradiz.)














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