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Ieri il Senato della Repubblica ha votato a favore della guerra, cioè 
della continuazione delle missioni militari in Iraq e Afghanistan e 
delle altre cosiddette missioni di pace. Ciò vuol dire che "dai 
rappresentanti del popolo" è stata ribadita la scelta di complicità con la guerra 
globale permanente di Bush  e la partecipazione italiana all'infame 
occupazione militare dell'IRAQ. Il voto della maggioranza di governo è il 
rituale contributo alla politica degli affari e della guerra  come 
strumento di dominio e di saccheggio delle risorse. L'astensione della gran 
parte dell'opposizione è invece l'espressione di una complicità di 
fatto col sistema di guerra e con le scelte guerrafondaie del governo. 
Astenersi sulla guerra perché non è targata ONU è una mistificazione 
politica, pari  alla posizione politica favorevole alla guerra in Afghanistan 
perché targata NATO. Il movimento per la pace di cui siamo parte attiva 
ha detto NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA, aldilà di tutte le targhe 
e i timbri, compresi quelli  del presidente della repubblica che ha 
ribattezzato l'occupazione militare dell'IRAQ  una"missione di pace". 
Avevamo chiesto, insieme a milioni di persone in tutta Italia e in Europa 
il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, per rompere la complicità 
italiana a questa guerra, totalmente priva di qualunque legittimazione 
tra i popoli del mondo, e soprattutto per liberare il popolo dell'Iraq 
dall'ingiustizia di essere sottoposti alla feroce occupazione militare, 
all'espropriazione della sovranità politica, al saccheggio e 
privatizzazione di tutte le risorse e beni comuni, a favore degli interessi  delle 
più grandi multinazionali, comprese le aziende italiane.
La nostra richiesta è stata respinta, nonostante ben 7000 
manifestazioni contro la guerra avutesi in tutta Italia nell'anno scorso e 
nonostante la gigantesca manifestazione del 15 febbraio 2003. Diciamo a quei 
partiti e a quei parlamentari che si sono astenuti sulla guerra, dopo aver 
aderito in varie forme al movimento per la pace, che  non possono più 
travestirsi di arcobaleno e sventolare le nostre bandiere, usandoci come 
vestito buono per rifarsi il look. Oggi queste forze politiche hanno 
prodotto una rottura politica col movimento per la pace, semmai vi 
abbiano mai partecipato autenticamente. Gli scambi politici sul corpo delle 
vittime di guerra, compresi  i soldati italiani a Nassirya, ingannati 
dalla tragica menzogna della "missione di pace",  non sono più 
accettabili.  Chi si è astenuto sulla guerra si astenga dall'esibire ancora un pacifismo di facciata e dal partecipare alla manifestazione del 20 marzo. 
Questa è ispirata dalle lotte dei  veri pacifisti in tutto il mondo.
Nella Ginatempo e Piero Maestri  di Bastaguerra
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<DIV>Ieri il Senato della Repubblica ha votato a favore della guerra, cioè <BR>della continuazione delle missioni militari in Iraq e Afghanistan e <BR>delle altre cosiddette missioni di pace. Ciò vuol dire che "dai <BR>rappresentanti del popolo" è stata ribadita la scelta di complicità con la guerra <BR>globale permanente di Bush  e la partecipazione italiana all'infame <BR>occupazione militare dell'IRAQ. Il voto della maggioranza di governo è il <BR>rituale contributo alla politica degli affari e della guerra  come <BR>strumento di dominio e di saccheggio delle risorse. L'astensione della gran <BR>parte dell'opposizione è invece l'espressione di una complicità di <BR>fatto col sistema di guerra e con le scelte guerrafondaie del governo. <BR>Astenersi sulla guerra perché non è targata ONU è una mistificazione <BR>politica, pari  alla posizione politica favorevole alla guerra in Afghanistan <BR>perché targata NATO. Il movimento per la pace di cui siamo parte att
 iva
 <BR>ha detto NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA, aldilà di tutte le targhe <BR>e i timbri, compresi quelli  del presidente della repubblica che ha <BR>ribattezzato l'occupazione militare dell'IRAQ  una"missione di pace". <BR>Avevamo chiesto, insieme a milioni di persone in tutta Italia e in Europa <BR>il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, per rompere la complicità <BR>italiana a questa guerra, totalmente priva di qualunque legittimazione <BR>tra i popoli del mondo, e soprattutto per liberare il popolo dell'Iraq <BR>dall'ingiustizia di essere sottoposti alla feroce occupazione militare, <BR>all'espropriazione della sovranità politica, al saccheggio e <BR>privatizzazione di tutte le risorse e beni comuni, a favore degli interessi  delle <BR>più grandi multinazionali, comprese le aziende italiane.<BR><BR>La nostra richiesta è stata respinta, nonostante ben 7000 <BR>manifestazioni contro la guerra avutesi in tutta Italia nell'anno scorso e <BR>nonostante la
 gigantesca manifestazione del 15 febbraio 2003. Diciamo a quei <BR>partiti e a quei parlamentari che si sono astenuti sulla guerra, dopo aver <BR>aderito in varie forme al movimento per la pace, che  non possono più <BR>travestirsi di arcobaleno e sventolare le nostre bandiere, usandoci come <BR>vestito buono per rifarsi il look. Oggi queste forze politiche hanno <BR>prodotto una rottura politica col movimento per la pace, semmai vi <BR>abbiano mai partecipato autenticamente. Gli scambi politici sul corpo delle <BR>vittime di guerra, compresi  i soldati italiani a Nassirya, ingannati <BR>dalla tragica menzogna della "missione di pace",  non sono più <BR>accettabili.  <FONT color=#ff0000>Chi si è astenuto sulla guerra si astenga dall'esibire ancora un pacifismo di facciata e dal partecipare alla manifestazione del 20 marzo</FONT>. <BR>Questa è ispirata dalle lotte dei  veri pacifisti in tutto il mondo.<BR><BR>Nella Ginatempo e Piero Maestri  di
 Bastaguerra<BR></DIV><p><br><hr size=1><A HREF="
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