CULTURE DI PACE
Appello dalla città di Genova per il ritiro delle truppe dall'Irak contro
tutte le guerre
La guerra contro l'Irak è un conflitto che il mondo non voleva, scatenato
dal governo statunitense e dai suoi alleati scavalcando gli organismi
sovranazionali
e il diritto internazionale. E' una guerra illegittima, le cui vere ragioni
vanno individuate negli interessi diretti dei circoli finanziari dei
componenti
dell'amministrazione USA, e nella spregiudicata corsa all'accaparramento
delle risorse petrolifere condotta dal Governo degli Stati Uniti e dei suoi
alleati, che hanno eletto la guerra infinita e preventiva a moderno
paradigma
di governo del pianeta
La guerra in Irak, dopo un anno, non ha ottenuto nessuno degli obiettivi
"ufficiali" che si era prefissa: le armi di distruzioni di massa non sono
state trovate, evidentemente perché non c?erano, ma l?attacco militare ha
ulteriormente depauperato un paese già stremato da 12 anni di embargo e
da una feroce dittatura militare, ha annichilito la società civile irakena,
ha devastato ed avvelenato il territorio producendo danni economici sociali
ambientali incalcolabili
Il terrorismo non è stato sconfitto, ma si alimenta quotidianamente con
i corpi delle sue vittime e dei suoi carnefici/vittime: il terrorismo, che
sempre condanniamo, può essere sconfitto solo attraverso risposte concrete
alle ingiustizie e agli squilibri geopolitici e commerciali dei paesi
coinvolti.
La mancanza di democrazia, di libertà, di una vita dignitosa, di prospettive
di vita credibili sono il vero brodo di cultura dei terrorismi che
insanguinano
i paesi nel mondo
La democrazia non è stata esportata in Iraq nè in altri Paesi sconvolti
dalla guerra; la situazione in Iraq è del tutto fuori controllo. La
democrazia
non si impone con la forza militare ma creando, anche attraverso azioni
di peace keeping garantite dalla diplomazia internazionale e dall?ONU, le
condizioni per cui un popolo possa liberamente scegliere il proprio governo
e il proprio modello di sviluppo.
I "vincitori" oggi in Iraq sono seduti al banchetto della ricostruzione,
sgomitano per accaparrarsi contratti di miliardi dollari e cercano nuove
alleanze per le loro politiche, come esplicitamente dichiarato dal
vicepresidente
degli U.S.A., Cheney. Tutte le imprese dell?Iraq, a cominciare da quelle
petrolifere, sono state privatizzate e consegnate a multinazionali U.S.A
ed ai loro alleati. La popolazione irachena non è stata in alcun modo
coinvolta
in percorsi di ricostruzione del proprio autogoverno previsti dalla
risoluzione
1511 dell'ONU, ad oggi completamente disattesa.
I soldati italiani sono stati inviati in una missione dagli obiettivi non
chiari, in un quadro incerto, al di fuori del diritto internazionale. Essi
partecipano ad una guerra a cui la risoluzione 1511 dell'ONU continua a
non dare legittimità. La presenza dei soldati italiani ha assimilato il
nostro Paese alle forze responsabili del conflitto. La decisione di tutte
le Ong italiane di rifiutare ogni collaborazione con le truppe e le autorità
di occupazione, svela e denuncia in modo inequivoco l?inconsistenza della
"funzione umanitaria" della missione militare italiana.
La presenza del contingente italiano in Irak è stata prorogata per decreto,
nel silenzio assordante dei mezzi di informazione, in spregio al Parlamento
cui non è ancora stata garantita la possibilità di discutere se, come e
per quanto tempo rimanere in Iraq con le nostre truppe, che oggi fanno
parte,
di fatto, di un contingente militare di occupazione, nonostante i limiti
posti dall'articolo 11 della nostra Costituzione.
***
Noi, persone singole, associazioni, movimenti, articolazioni della società
civile organizzata, portatori/trici di una proposta complessiva per la pace
(disarmo, lotta alla miseria, agli squilibri nord-sud, alle spese militari,
alla diseguale allocazione delle risorse su scala planetaria), ci rivolgiamo
agli abitanti vecchi e nuovi di questa città multiculturale e multietnica,
alla ricchezza del suo tessuto associativo, alle forze sociali, politiche,
sindacali, agli amministratori locali affinchè sottoscrivano il seguente
APPELLO
Chiediamo la rottura della complicità italiana con la guerra preventiva
voluta dal Governo degli Stati Uniti
Chiediamo il ritiro immediato del contingente italiano dall'Irak, ridando
simultaneamente la parola alla diplomazia, all'ONU, al necessario processo
di autodeterminazione del popolo irakeno.
Al Parlamento chiediamo il rispetto dell?art.11 delle Costituzione, non
convertendo in legge il decreto del governo che d?imperio proroga la
missione
italiana in Iraq
Genova, Capitale europea della Cultura 2004 non può che essere portatrice
di una autentica cultura di pace e di ripudio della guerra in ogni sua
forma:
guerra militare, politica, economica, sociale e globale permanente: a tutte
le persone che vivono in questa città, alle reti, organizzazioni,
associazioni
che si sono opposte alla guerra in Iraq chiediamo di raccogliere l?appello
del movimento pacifista statunitense per una giornata di mobilitazione il
20 marzo 2004, anniversario dell?inizio della guerra in Iraq contro la
guerra
e per il ritiro delle truppe di occupazione .
C.S.O.A. TERRA DI NESSUNO
ASSOCIAZIONE YA BASTA! Genova
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