Autor: Andrea Agostini Data: Asunto: [NuovoLaboratorio] legambienteliguria acciaio e territorio
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Cornigliano: no ai ricatti occupazionali, no alla svendita delle aree
pubbliche
I Riva si assumano la propria responsabilità senza scaricarla sulla
collettività. L'altoforno deve chiudere con tutte le garanzie per i
lavoratori addetti
La giornata di ieri a Genova è stata caratterizzata dalla protesta dei
lavoratori delle acciaierie, per una parte dei quali sussiste il rischio di
essere messi in cassa integrazione già dalla prossima settimana, a seguito
della congiuntura internazionale che ha ridimensionato l'export cinese di
carbon coke, necessario alla produzione di acciaio nell'altoforno di
Cornigliano, dopo la chiusura della vecchia, vetusta ed inquinantissima
cokeria avvenuta ormai quasi due anni fa; a questo si è intrecciata la
questione della decisione finale da prendere in merito alla destinazione
delle aree.
Noi di Legambiente, che non siamo intervenuti ieri per rispetto delle
legittime preoccupazioni dei lavoratori, non possiamo oggi tacere di fronte
alla palese strumentalizzazione degli stessi messa in atto dalla proprietà
delle acciaierie.
Giova solo ricordare che:
lo sanno tutti, compreso i Riva, che l'Altoforno deve chiudere (tra l'altro
sta lavorando senza le necessarie autorizzazioni alle emissioni in
atmosfera, e non ci risulta che le leggi italiane prevedano eccezioni a
questo preciso passaggio autorizzatorio)
lo sanno tutti che la partita è sulla proprietà o meno delle aree, e che il
vero interesse dei Riva è il mantenimento di un controllo su aree
strategiche come quelle dotate di banchine portuali
lo sanno tutti che la cokeria non è stata chiusa per una perversa volontà di
colpire i Riva, ma perché questa era fonte di continui episodi di
inquinamento ambientale, tant'è che nel prossimo mese di Aprile si aprirà un
processo contro i proprietari e i responsabili dello stabilimento, anche in
violazione di precise norme ambientali vigenti in questo paese
lo sanno tutti che la Cina non è il solo produttore mondiale di Coke; forse
è quello più a buon mercato, ma bisognerebbe indagare sulle condizioni
sociali ed economiche che determinano un così basso prezzo del coke; Riva
quindi si accolli la sua parte di responsabilità e la smetta di scaricare
sul pubblico (attraverso la paventata cassa integrazione) dei costi dovuti
solo alle condizioni sopra citate in cui è stata esercita la cokeria: se
proprio ci tiene alla produzione di acciaio con l'altoforno di Cornigliano,
si rifornisca di Coke da altre nazioni
Legambiente, che da sempre si oppone alla vendita delle aree a Riva, giudica
un compromesso praticabile quello della concessione a tempo, rilevando che
90 anni sono davvero troppi (già avevamo criticato i 50 anni dell'accordo di
programma), ma che possono essere accettati inserendo clausole e
prescrizioni precise, ad esempio quella di condizionare il mantenimento
della concessione con la continuità produttiva del ciclo delle laminazioni a
freddo dell'acciaio.
Chiede a Comune, Provincia e Regione di non farsi piegare dalle richieste
dei Riva
Chiede al Governo e a tutte le parti in causa tempi rapidi e certi per la
chiusura dell'altoforno, con tutte le garanzie per i lavoratori.
Legambiente Liguria
Genova, 10.2.2004