Autore: laura testoni Data: Oggetto: [NuovoLaboratorio] Appello "Culture di Pace",
per il ritiro delle truppe dall'Irak e contro tutte le guerre
CULTURE DI PACE
Appello dalla citt=E0 di Genova per il ritiro delle truppe dall'Irak cont=
ro
tutte le guerre
La guerra contro l'Irak =E8 un conflitto che il mondo non voleva, scatena=
to
dal governo statunitense e dai suoi alleati scavalcando gli organismi sov=
ranazionali
e il diritto internazionale. E' una guerra illegittima, le cui vere ragi=
oni
vanno individuate negli interessi diretti dei circoli finanziari dei comp=
onenti
dell'amministrazione USA, e nella spregiudicata corsa all'accaparramento
delle risorse petrolifere condotta dal Governo degli Stati Uniti e dei su=
oi
alleati, che hanno eletto la guerra infinita e preventiva a moderno parad=
igma
di governo del pianeta
La guerra in Irak, dopo un anno, non ha ottenuto nessuno degli obiettivi
"ufficiali" che si era prefissa: le armi di distruzioni di massa non sono=
state trovate, evidentemente perch=E9 non c?erano, ma l?attacco militare =
ha
ulteriormente depauperato un paese gi=E0 stremato da 12 anni di embargo e=
da una feroce dittatura militare, ha annichilito la societ=E0 civile irak=
ena,
ha devastato ed avvelenato il territorio producendo danni economici socia=
li
ambientali incalcolabili
Il terrorismo non =E8 stato sconfitto, ma si alimenta quotidianamente con=
i corpi delle sue vittime e dei suoi carnefici/vittime: il terrorismo, ch=
e
sempre condanniamo, pu=F2 essere sconfitto solo attraverso risposte concr=
ete
alle ingiustizie e agli squilibri geopolitici e commerciali dei paesi coi=
nvolti.
La mancanza di democrazia, di libert=E0, di una vita dignitosa, di prospe=
ttive
di vita credibili sono il vero brodo di cultura dei terrorismi che insang=
uinano
i paesi nel mondo
La democrazia non =E8 stata esportata in Iraq n=E8 in altri Paesi sconvol=
ti
dalla guerra; la situazione in Iraq =E8 del tutto fuori controllo. La dem=
ocrazia
non si impone con la forza militare ma creando, anche attraverso azioni
di peace keeping garantite dalla diplomazia internazionale e dall?ONU, le=
condizioni per cui un popolo possa liberamente scegliere il proprio gover=
no
e il proprio modello di sviluppo.
I "vincitori" oggi in Iraq sono seduti al banchetto della ricostruzione,
sgomitano per accaparrarsi contratti di miliardi dollari e cercano nuove
alleanze per le loro politiche, come esplicitamente dichiarato dal vicepr=
esidente
degli U.S.A., Cheney. Tutte le imprese dell?Iraq, a cominciare da quelle
petrolifere, sono state privatizzate e consegnate a multinazionali U.S.A
ed ai loro alleati. La popolazione irachena non =E8 stata in alcun modo c=
oinvolta
in percorsi di ricostruzione del proprio autogoverno previsti dalla risol=
uzione
1511 dell'ONU, ad oggi completamente disattesa.
I soldati italiani sono stati inviati in una missione dagli obiettivi non=
chiari, in un quadro incerto, al di fuori del diritto internazionale. Ess=
i
partecipano ad una guerra a cui la risoluzione 1511 dell'ONU continua a
non dare legittimit=E0. La presenza dei soldati italiani ha assimilato il=
nostro Paese alle forze responsabili del conflitto. La decisione di tutte=
le Ong italiane di rifiutare ogni collaborazione con le truppe e le autor=
it=E0
di occupazione, svela e denuncia in modo inequivoco l?inconsistenza della=
"funzione umanitaria" della missione militare italiana.
La presenza del contingente italiano in Irak =E8 stata prorogata per decr=
eto,
nel silenzio assordante dei mezzi di informazione, in spregio al Parlamen=
to
cui non =E8 ancora stata garantita la possibilit=E0 di discutere se, come=
e
per quanto tempo rimanere in Iraq con le nostre truppe, che oggi fanno pa=
rte,
di fatto, di un contingente militare di occupazione, nonostante i limiti
posti dall'articolo 11 della nostra Costituzione.
***
Noi, persone singole, associazioni, movimenti, articolazioni della societ=
=E0
civile organizzata, portatori/trici di una proposta complessiva per la pa=
ce
(disarmo, lotta alla miseria, agli squilibri nord-sud, alle spese militar=
i,
alla diseguale allocazione delle risorse su scala planetaria), ci rivolgi=
amo
agli abitanti vecchi e nuovi di questa citt=E0 multiculturale e multietni=
ca,
alla ricchezza del suo tessuto associativo, alle forze sociali, politiche=
,
sindacali, agli amministratori locali affinch=E8 sottoscrivano il seguen=
te
APPELLO
Chiediamo la rottura della complicit=E0 italiana con la guerra preventiva=
voluta dal Governo degli Stati Uniti
Chiediamo il ritiro immediato del contingente italiano dall'Irak, ridando=
simultaneamente la parola alla diplomazia, all'ONU, al necessario process=
o
di autodeterminazione del popolo irakeno.
Al Parlamento chiediamo il rispetto dell?art.11 delle Costituzione, non
convertendo in legge il decreto del governo che d?imperio proroga la miss=
ione
italiana in Iraq
Genova, Capitale europea della Cultura 2004 non pu=F2 che essere portatri=
ce
di una autentica cultura di pace e di ripudio della guerra in ogni sua fo=
rma:
guerra militare, politica, economica, sociale e globale permanente: a tu=
tte
le persone che vivono in questa citt=E0, alle reti, organizzazioni, assoc=
iazioni
che si sono opposte alla guerra in Iraq chiediamo di raccogliere l?appell=
o
del movimento pacifista statunitense per una giornata di mobilitazione il=
20 marzo 2004, anniversario dell?inizio della guerra in Iraq contro la gu=
erra
e per il ritiro delle truppe di occupazione .
RICORDIAMO CHE LE FIRME AL PRESENTE DOCUMENTO SI RACCOLGONO ANCHE PRESSO
LE SEDI DELLE ORGANIZZAZIONI CHE HANNO ADERITO ALL?APPELLO, CHE VENGONO
RIPORTATE QUI DI SEGUITO.
adesioni ad oggi (10.02.2004)
Legambiente
Cgil
Cobas
Associazione Piazza Carlo Giuliani Onlus
Arci Genova
Uisp Genova
Comunit=E0 S.Benedetto al porto
Centro Sociale Zapata
Centro Ligure documentAzione Pace
Circolo Arci Mascherona
Rete Lilliput nodo di Genova
Manitese
Prc
Forum sociale di Genova
Forum sociale del Ponente
Laboratorio Buridda
Giovani Comunisti
Forum ambientalista-Movimento rosso verde
Sinistra giovanile Genova