R: [NuovoLaboratorio] La nonviolenza prospettiva matura di r…

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Szerző: pino e chiara
Dátum:  
Tárgy: R: [NuovoLaboratorio] La nonviolenza prospettiva matura di resistenza all'Impero
Anche noi,
che oltre a partecipare con i bambini alle manifestazioni (si divertono un
mondo) in barba alle proposte di legge,
li portiamo anche ai blocchi (così si divertono ancora di più)

Pino e Chiara
----- Original Message -----
From: <tra.do@???>
To: <forumgenova@???>; <fori-sociali@???>
Cc: <forumgenova@???>; <forumsociale-ponge@???>;
<forumambientalista@???>; <debate@???>
Sent: Sunday, February 08, 2004 9:59 PM
Subject: R: [NuovoLaboratorio] La nonviolenza prospettiva matura di
resistenza all'Impero


> dIREI CHE SONO D'ACCORDO SU TUTTO.. SALVO UNA MINORE DISPONIBILITA' ALLE
> AZIONI, PER PIGRIZIA . ma sono con voi, anche quando sono assente...edda
> -----Messaggio Originale-----
> Da: antonio bruno <bruno@???>
> A: <fori-sociali@???>
> Cc: <forumgenova@???>; <forumsociale-ponge@???>;
> <forumambientalista@???>; <debate@???>
> Data invio: sabato 7 febbraio 2004 21.39
> Oggetto: [NuovoLaboratorio] La nonviolenza prospettiva matura di

resistenza
> all'Impero
>
>
> La nonviolenza prospettiva matura di resistenza all'Impero
>
> Da molti anni siamo impegnati nella nostra regione nelle lotte contro il
> militarismo, il liberismo e la guerra, a partire dall'obiezione di
> coscienza al servizio, alle spese, alla produzione militare, proseguendo
> con la contestazione delle mostre navali belliche (l'ultima si e' tenuta

ne
> l989), passando per il G8 del luglio 2001 e le imponenti manifestazioni
> contro la guerra.
> Abbiamo maturato, nella pratica prima che nella teoria, la convinzione che
> la nonviolenza sia una prospettiva matura e radicale per la nostra epoca.
> Partiamo dalla consapevolezza che la violenza espressa dal sistema
> capitalistico globalizzato sia la radice di tutte le violenze che si
> manifestano sul nostro pianeta.
> E senza voler qui esprimere giudizi di carattere etico e morale, siamo
> convinti che ogni resistenza armata all'Impero sia costretta ,

soprattutto
> dalla sproporzione di forze in campo, all' inevitabile coinvolgimento di
> settori non direttamente combattenti..
> Ci pare che le categorie espresse dalla conquista del palazzo d'inverno o
> dal diritto all'uccisione del tiranno siano del tutto superate dalle

mutate
> condizioni socio politiche e dallo sviluppo tecnologico
> della violenza e del controllo del consenso.
> La nonviolenza puo' essere l'unico modo di resistenza credibile al potere.
> Non tanto per la sua efficacia (in un mondo cosi' complesso possono essere
> portati molti esempi a favore o contro nel mondo industrializzato come nel
> sud del pianeta), di cui peraltro siamo convinti, ma perche' la resistenza
> armata per non essere del tutto velleitaria deve interiorizzare categorie
> come la disciplina, la gerarchia, il settarismo che finiscono
> inevitabilmente per modificare motivazioni, organizzazioni e finalita' di
> chi si oppone con le armi.
> Per poter avere un qualche risultato le lotte armate (e in minima misura i
> suoi scimmiottamenti nel mondo occidentale) devono manifestarsi nella
> clandestinita', nel segreto, nell'obbedienza cieca e assoluta al capo
> (pardon dirigente) e questo quasi sempre ha portato, laddove si e' vinto,

a
> regimi dittatoriali o autoritari.
>
> Le esperienze di questi anni dimostrano, al contrario, che e' possibile
> opporsi in maniera nonviolenta senza cadere nella passivita'.
> Coloro che camminano sulla strada della nonviolenza sanno benissimo che

non
> possono fermarsi di fronte alla legalita', esprimendo il proprio amore
> verso la comunita' in cui vivono anche trasgredendo degli leggi ingiuste
> (quando e' l'ora non c'e' scuola piu' grande che pagare di persona
> un'obiezione di coscienza...), ma alla luce del sole.
> E questa differenzia la nonviolenza dalla manifestazione pacifica (magari
> pacifica solo per paura di ritorsioni).
> L'esempio di Genova ci pare paradigmatico: proprio la presenza di migliaia
> e migliaia di persone che si sono opposti alla furia delle forze
> dell'ordine in maniera nonviolenta, subendo sulla propria pelle le
> conseguenze (a Manin come in Corso Italia, alla Diaz, come in piazza
> Dante), ha consentito al movimento di non essere schiacciato nella spirale
> violenza - difesa - repressione.
> Queste migliaia di nonviolenti (consapevoli o meno) hanno allargato il
> consenso verso un'opinione pubblica che, in altri momenti, avrebbe
> percepito - grazie al monopolio delle fonti di informazione da parte del
> potere - la sacrosanta protesta come esclusivamente distruttiva.
> Il blocco dei treni che trasportavano armi verso i porti di Livorno e La
> Spezia, il fallimento delle mostre navali belliche a Genova negli anni
> novanta, il blocco del varco pedonale e carrabile di Piazza Portello,
> l'interposizione dei pacifisti in Palestina, le lotte contro la
> deportazione di migliaia di persone in India (Narmada) sono solo alcuni
> esempi che hanno permesso al movimento di maturare.
> Uno dei più citati documenti prodotti all'interno del movimento prima del
> g8 recitava:
>
> "... Abbiamo deciso di contrapporre manifestazioni nonviolente a quel
> massimo di violenza e prepotenza che il vertice dei G8 rappresenta .. Per
> questo ci impegniamo a decidere con procedure assembleari e democratiche
> tempi, luoghi e durata delle manifestazioni, rifiutando di obbedire ad
> eventuali divieti ed ordini di scioglimento; non aggredire nè colpire
> fisicamente nessuna persona, neppure per autodifesa; non portare con noi
> strumenti atti ad offendere; non danneggiare oggetti.
> Sottolineiamo che non è minimamente paragonabile l'atteggiamento di chi
> affama i 4/5 dell'umanità con quello di chi distrugge o danneggia un
> oggetto inanimato, ma giudichiamo il danno alle cose (ed avremmo dovuto
> aggiungere: ed alle persone) inidoneo a realizzare lo scopo di bloccare il
> vertice , di rendere inequivocabile il massimo di dissenso e di favorire

ed
> incoraggiare una partecipazione plurale e diffusa. Lo giudichiamo invece
> adatto ad innescare e a " giustificare mediaticamente", l'aggressione di
> tutti i manifestanti da parte delle forze dell'ordine."
>
> L'esperienza di questo ultimo anno e' stata molto importante.
> Dobbiamo prendere coscienza che solo una campagna radicale e nonviolenta
> contro la guerra infinita, che parta dai gesti individuali - bandiere .. -
> per arrivare ad azioni di disobbedienza di massa alla preparazione e alla
> costruzione della guerra potra' essere in grado di allargare il movimento

e
> costruire un'alternativa alla violenza neoliberista.
> Citiamo solo un esempio: dopo le azioni dirette nonviolente di blocco dei
> treni il movimento non ha scelto, come forse sarebbe stato opportuno, di
> dare loro continuità.
> Si sarebbero potute realizzare per esempio azioni di blocco (anche
> simbolico, anche di breve durata,, ma di blocco) delle numerose basi che
> dal territorio italiano permettevano la realizzazione della guerra. Si è
> invece privilegiato il terreno (irrinunciabile, importante e giusto, sia
> chiaro; ma non esclusivo) dei grandi cortei tradizionali che molti, a

torto
> secondo noi, vedono come alternativi alle azioni dirette nonviolente
>
> Antonio Bruno
>
> Norma Bertullacelli
>
> Luca Moro
>
> Sergio Tedeschi
>
> Genova, 29 gennaio 2004
>
>
> Moderiamoci: no html, risposte private in privato: il reply e' alla lista,
> e viene letto da tutti gli iscritti.
> L'iscrizione alla lista e' aperto a tutt*, ma consigliato solo alle

persone
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> _______________________________________________
> Forumgenova mailing list
> Forumgenova@???
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