[Forumgenzano] dal Movimento...

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Autor: eviti@libero.it
Data:  
Asunto: [Forumgenzano] dal Movimento...
Assemblea Nazionale di Bologna 7-8 febbraio





RICOMINCIAMO dal =
MOVIMENTO

di

Marco Bascetta, Piero Bernocchi, Vito Buda, Beppe Cac=
cia ,Salvatore Cannav=F2 ,

Francesco Caruso, Luca Casarini, Bruno Cicc=
aglione, Danilo Corradi,

Nicola Delussu, Gianmarco De Pieri, Nunzio d=
'Erme, Marco D'Ubaldo,

Riccardo Germani, Pierpaolo Leonardi, Guido Lu=
trario, Severo Lutrario,

Piero Maestri, Vilma Mazza, Sandro Metz, Sand=
ro Mezzadra, Stafano Molteni,

Felice Mometti, Luciano Muhlbauer, Andr=
ea Olivieri, Marina Pagliuzza,

Bruno Paladini, Luigia Pasi, Francesco=
Raparelli, Maurizio Ricciardi, Claudio Robba,

don Vitaliano della Sa=
la, Manlio Vicini





Nelle ultime settimane la discussione molt=
o partecipata sulle modalit=E0 di azione dei movimenti, sul rapporto tra =
mezzi e fini, sulla natura della non violenza e sulle sue forme di espres=
sione ha evidenziato una volta di pi=F9 la complessit=E0 dei problemi che=
abbiamo di fronte, ma anche lo spessore della riflessione in corso nei m=
ovimenti stessi.Dobbiamo tuttavia rilevare che ,frequentemente, la confus=
ione di diversi piani e l'astrattezza dei principi rischiano di sospinger=
e verso atteggiamenti manichei, incomprensioni, e situazioni di stallo se=
non di paralisi. Il movimento del resto ha gi=E0 dimostrato come sia pos=
sibile praticare strade che non sono "violente" senza per questo sposare =
la nonviolenza come principio assolutizzante, ma soprattutto ha dimostrat=
o, da Genova in poi, come sia possibile far convergere culture e pratiche=
diverse una volta che si accettino terreni comuni di mobilitazione e obi=
ettivi, diremmo fini, condivisi.

L'insorgenza e la diffusione di con=
flitti sociali in forte attrito con le regole stabilite dai rapporti di f=
orza dominanti (che li tacciano di comportamenti violenti) indicano inol=
tre un nuovo terreno, pi=F9 concreto e vissuto, sul quale la discussione =
potrebbe essere riarticolata.

Riteniamo che questo costituisca un or=
izzonte imprescindibile per l'assemblea del 7 e 8 febbraio a Bologna, che=
rischierebbe altrimenti di arenarsi tra retorica, astrattezza e buoni s=
entimenti. Solo la consapevolezza dello stato particolare della fase in c=
ui ci troviamo, e dunque una buona partecipazione e una discussione utile=
, possono consentire di fare di questa assemblea un positivo punto di svo=
lta.

Il movimento, pur conservando capacit=E0 di intervento e di elabo=
razione in diversi ambiti settoriali, si trova infatti nella difficolt=E0=
evidente di fronteggiare l'articolazione sempre pi=F9 pervasiva e insidi=
osa tra guerra globale permanente e "guerra interna", espressa nelle poli=
tiche di sicurezza e di riduzione degli spazi democratici, nonch=E9 l'int=
ensificazione dell'attacco neoliberista ai redditi, ai salari e alle cond=
izioni del lavoro. In una simile situazione ogni contemplazione narcisist=
ica della propria forza e permanenza, ma anche ogni chiusura della discus=
sione sul piano interno della polemica tra componenti, sarebbe esiziale. =
E offrirebbe il fianco a forme strumentali di rappresentanza, finendo col=
confinarci in uno spazio separato da quelle lotte sociali che in Italia =
e in Europa investono concretamente gli assetti neoliberisti, individuati=
e combattuti sul piano generale dal movimento: dagli autoferrotranvieri =
ai lavoratori di Fiumicino, dalla difesa del tempo pieno nella scuola all=
a rivolta in Inghilterra contro la supertassazione universitaria voluta d=
a Blair, dalla mobilitazione contro la legge sulla fecondazione assistita=
(che avr=E0 momenti molto significativi di espressione proprio a Bologna=
, nelle stesse giornate del 7 e dell'8 febbraio, e che dovr=E0 vedere la =
partecipazione del movimento nel suo insieme alla manifestazione prevista=
nel pomeriggio del 7 febbraio ) alla giornata di lotta dei migranti in E=
uropa del 31 gennaio, dagli intermittenti dello spettacolo in Francia all=
a mobilitazione permanente dei metalmeccanici italiani, che tenta di riqu=
alificare dal basso la contrattazione.

Nel rapporto con queste realt=E0=
e con altre emergenti potrebbe ricostituirsi quella dimensione pubblica=
di confronto, elaborazione, costruzione di percorsi e di lotte cui aveva=
potentemente alluso, moltiplicandosi in tutto il paese, l'esperienza dei=
social forum subito dopo le giornate di Genova, e che dobbiamo sempre ri=
cercare. Ci si offre, forse, l'opportunit=E0 di un felice ritorno a uno "=
spirito costituente", che sia in grado di segnare una positiva discontinu=
it=E0 con le stesse forme di organizzazione e di rappresentanza di cui i=
l movimento si =E8 dotato dopo il social forum europeo di Firenze e che o=
ggi risultano non pi=F9 adeguate. E' quello spirito, da Seattle a Genova,=
che ha permesso che si riaprisse la fase dei movimenti di conflitto e pr=
ogetto sul piano globale e in questo paese, e ci=F2 =E8 stato addirittura=
sottolineato nel "nome comune" che molti gli hanno dato: movimento dei m=
ovimenti. Oggi le nuove condizioni in cui ci troviamo richiamano alla nec=
essit=E0 di parlare di "movimento" come luogo in comune, mai scontato o c=
ristallizzato, per i molteplici attori di un conflitto sociale plurale, a=
mpio, articolato, la cui ricomposizione politica e materiale =E8 quel mon=
do possibile "altro" di cui tutti parliamo.

Lo stato attuale ci impone=
dunque di promuovere la pi=F9 ampia mobilitazione possibile, non antepon=
endo "affezioni identitarie" e confortevoli reiterazioni del gi=E0 noto,=
per fare dell'assemblea di Bologna un momento di reale rinnovamento e l'=
occasione per un salto di qualit=E0. Si tratta tra l'altro di individuare=
strumenti e campagne che mettano maggiormente in relazione le forze vive=
del movimento e che possano finalmente valorizzare quella che in questi =
anni abbiamo definito "l'eccedenza", la disponibilit=E0 alla mobilitazion=
e che la semplice somma delle reti organizzate, dei sindacati o dei parti=
ti non pu=F2 rappresentare.

Tre assi ci sembrano presentarsi come prio=
rit=E0, tanto sul piano dell'analisi quanto su quello della pratica, entr=
ambi bisognosi di dotarsi di strumenti inediti. Attorno ad essi occorre a=
nostro parere sperimentare forme di discussione e di confronto tra i div=
ersi tavoli tematici e le diverse realt=E0 sensibilit=E0 di movimento. =0D
=

Il primo asse riguarda la capacit=E0 di collegare, sulla spinta delle l=
otte sociali in corso, le istanze dei migranti e i conflitti del lavoro, =
che sempre pi=F9 sta diventando un campo indeterminato di precariet=E0 e =
di negazione di ogni spazio di libert=E0. L'obiettivo =E8 a nostro parere=
quello di inventare forme di organizzazione e di lotta che rispecchino l=
a complessit=E0 sociale del presente, non limitandosi alla sola difesa de=
i diritti esistenti ma ponendo con forza la questione della loro espansio=
ne e sapendo declinare in forme offensive lo stesso scontro sociale. I te=
mi della democrazia del e nel lavoro, la questione del reddito sociale, l=
a rinnovata centralit=E0 del salario, decurtato da un decennio di fallime=
ntare concertazione sindacale, costituiscono un terreno su cui possono es=
sere contrastate la debolezza e la ricattabilit=E0 del lavoro contemporan=
eo, forzando in avanti il quadro delle compatibilit=E0 e delle "regole de=
l gioco". L'occasione del primo maggio pu=F2 essere un primo momento in c=
ui sperimentare queste convergenze.

Il secondo =E8 costituito dalla gu=
erra globale - che abbiamo anche definito "guerra economica, sociale e mi=
litare" - e che si intreccia anche con l'attacco portato ai movimenti, al=
le garanzie democratiche, alle libert=E0 individuali (ancora una volta in=
particolare contro i migranti) e alle loro forme di espressione. Una del=
le sfide, in questa luce, consiste nel costruire una mobilitazione "perma=
nente" contro la guerra, all'altezza della sua natura, e che non si esaur=
isca nella semplice testimonianza/rappresentanza di un'opinione pubblica =
pacifista. Occorre darsi strumenti, campagne e obiettivi, anche sul piano=
sociale, che attraversino le grandi scadenze collettive e guardino oltre=
. E' importante che in questa mobilitazione si tenga presente anche il "f=
ronte interno", a partire dalla scadenza del 2 marzo (l'inizio del proce=
sso contro i manifestanti di Genova).

Centrale e prioritaria =E8 la c=
ostruzione della mobilitazione planetaria del 20 marzo contro la guerra e=
l'occupazione dell'Irak, proposta dai movimenti contro la guerra statuni=
tensi, assunta a Parigi e rilanciata su scala globale a Mumbai.

Il ter=
zo asse riguarda la difesa e la costruzione di beni e dimensioni comuni,=
intesi sia come risorse date sia come spazi politici e decisionali, soci=
ali e produttivi. Numerosi sono i fronti in cui si articola questo terzo =
asse: la lotta contro la privatizzazione delle risorse (dall'acqua al pet=
rolio) e dei servizi; l'opposizione alla lenta e costante demolizione del=
la scuola pubblica, per affermare l'autonomia dei saperi e della formazio=
ne a tutti i suoi livelli; la lotta contro l'estensione, ormai incontroll=
ata della propriet=E0 intellettuale; la capacit=E0 del movimento di condi=
zionare la distribuzione delle risorse e le forme dell'organizzazione soc=
iale dalle politiche municipali al processo costituente europeo; la defin=
izione di nuove e pi=F9 efficaci modalit=E0 di azione del movimento trans=
nazionale in vista dei prossimi forum europeo e mondiale.



L'assem=
blea di Bologna ci sembra dunque una buona occasione per aprire una nuova=
fase nella vita del movimento, per de-ritualizzare le sue modalit=E0 dec=
isionali e le sue sedi e per provare cos=EC a costruire un percorso pi=F9=
inclusivo, pi=F9 ampio, pi=F9 in sintonia con le recenti mobilitazioni e=
con le domande nuove che il conflitto sociale pone. Un modo per riprende=
re il percorso di espansione del movimento, preservandone l'unit=E0 e val=
orizzandone la radicalit=E0, i due elementi che ne hanno caratterizzato l=
'origine e la crescita. Ma anche garantendone una completa autonomia dal =
quadro politico e dalle vicende relative alle sfere istituzionali, non pe=
rch=E9 queste siano indifferenti ma per salvaguardare la politicit=E0 ste=
ssa del movimento che si fonda su contenuti e forme di organizzazione aut=
odeterminati. Si tratta di un aspetto che, soprattutto dopo il grande suc=
cesso di Mumbai, contribuisce a costruire le condizioni indispensabili a =
progettare un futuro possibile.



4 febbraio 2004





=0D
=








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gio]



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