[Cm-milano] vive notre pub

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Aihe: [Cm-milano] vive notre pub
+ due possibilita' di utilizzo
- détournément della pub automobilistica
- messaggi a favore degli scioperi atminni e non solo...



ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Affermano di fare della disobbedienza civile, di esercitare un «diritto di
replica»: dall'ottobre scorso, con azioni successive, delle persone, prima a
Parigi ma oggi anche in tutte le principali città di Francia, si danno
appuntamento in una stazione di metro per ricoprire con delle pennellate o
con frasi di commento i manifesti pubblicitari, il tutto, precisano, «senza
mai fare della violenza, senza distruggere l'arredo». La Ratp, la società
del metro parigino, e Metrobus, filiale di Publicis (quarto gruppo mondiale
di pubblicità) che gestisce le affissioni nella metropolitana della
capitale, pensano invece che si tratti di atti di violenza che devono essere
punti dalla legge, sia penale che civile. Così, dopo aver denunciato il sito
Stopub.ouvaton.org, dove vengono coodinati gli appuntamenti per le azioni,
62 persone tra le molte fermate dalla polizia hanno subito la stessa sorte:
la Ratp e Metrobus chiedono loro di pagare i danni, rendendole ognuna
responsabile per il totale dei presunti danni ricevuti, calcolati dalle due
società a 1 milione di euro. «La denuncia è arbitraria - spiega l'avvocato
Alexandre Faro, che ne difende una buona parte - Perché 62? Cercano un capro
espiatorio, forse per stabilire un esempio e scoraggiare altri interventi».
A queste «azioni» nel metro hanno partecipato persone di ogni età e
professione, ma gli arrestati «sono soprattutto dei giovani, tra cui tre
minorenni, impegnati nei movimenti altermondialisti, studenti, intermittenti
dello spettacolo, disoccupati, insegnanti - spiega l'avvocata Agnès Peeters.
Con questa manovra, secondo Faro, «la Ratp cerca di dimostrare che si tratta
di un movimento organizzato. Invece non lo è, è un movimento di cittadini,
senza gerarchia, che non ha premeditato le azioni». In effetti, dice, «oggi
un'organizzazione c'è ed è la Ratp che l'ha creata, perché è nato un
collettivo della sessantina di persone denunciate».La prima azione ha avuto
luogo il 17 ottobre scorso, dei gruppi di persone si sono presentati in
sette stazioni di metro e hanno ricoperto i cartelloni pubblicitari. Il 7
novembre si svolge una seconda azione, a cui partecipano 600 persone e 39
sono fermate dalla polizia. Il 28 novembre, più di mille persone partecipano
e seguono 276 fermi. Un'altra azione ha luogo il 19 dicembre, e a questo
punto «diversi gruppi autonomi si sono costituiti - spiegano i
protagonisti - e agiscono in piena indipendenza. I cittadini si arrogano
spontaneamente il diritto di replica sugli spazi comerciali imposti a tutti.
Un movimento è nato». «Sono un padre di famiglia, ho agito come cittadino,
come persona che ha deciso di occuparsi del proprio ambiente di vita -
racconta Alexandre Baret, uno dei 62 denunciati - mi considero un cittadino,
non un consumatore. Siamo condannati a subire la pubblicità, siamo presi in
ostaggio da essa. Si tratta di privatizzazione dello spazio pubblico, è
quindi una questione di democrazia. Ho scelto la disobbedienza civile,
perché non c'è modo di farsi ascoltare altrimenti». Baret afferma che «la
popolazione è favorevole, ci applaude, alcuni chiedono l'aerosol per
partecipare. Agiamo a viso scoperto, di giorno, non siamo né vandali né
terroristi. Neppure dei tagguers. Ho scelto l'azione non violenta per creare
un dibattito».

Ahmed Meguini, un altro denunciato, insiste sul significato politico: «i
politici si rivolgono agli elettori come a dei consumatori, non come a dei
cittadini. Dopo il 21 aprile 2002 (quando Le Pen è arrivato al ballottaggio
della presidenziale, sconfiggendo Jospin) non ci siamo addormentati, abbiamo
continuato ad agire nei movimenti anti-produttivisti. E continueremo». Il
processo al tribunale civile, grazie alla procedura d'urgenza, avrà luogo il
10 marzo prossimo. Il presidente di Ouvaton ha rifiutato di dare il nome dei
responsabili di Stopub ospitato nel suo sito e denuncia il fatto di essere
vittima di una «intimidazione economica» da parte della Ratp e di Metrobus.
Gli avvocati difensori faranno valere che «cercando di soffocare questo
movimento spontaneo e non violento, Metrobus mette in pericolo la diversità
di espressione schernita dal sistema pubblicitario e la Ratp non rispetta il
suo ruolo di servio pubblico».