[Cm-roma] spulciando in un archivio...

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著者: mlak
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題目: [Cm-roma] spulciando in un archivio...
Sia chiaro non ho intenzione di difendere il Sole24ore.
Non credo ci sia molto da difendere in una testata che
ha il vanto di essere il riferimento autorevole (che vorrà
mai dire poi, che non sbaglia mai?) per la finanza e l'economia.
il vademecum tecnico del imprenditore azionaista che gira e
rigira e proprio ciò che ce lo mette in culo.
Però non è la prima volta che l'inserto domenicale del Sole 24ore
ospita articoli di un certo interesse. Oggi cercavo qualcosa che
potesse esserci utile per sfastidiare l'ormai noto Francesco
Ramella (dove ci potrà mai stare uno co' 'sto nome?)
In questo caso ho trovato un articolo riguardo proprio la CM.
Oiboh! che dire... non so.
Leggere per dovere di cronaca?

      Testata   IL SOLE 24 ORE


      Giorno   Domenica


      Data   22/09/2002


      Inserto   DOMENICA


      Occhiello   Critical Mass - Dal 27 settembre di dieci anni fa ogni
venerdì sera migliaia di biciclette si riappropriano delle strade di San
Francisco


      Titolo   Pedalando alla conquista della città


      Autore   Cristiano Valli



      Thomas Paggini


      Testo   di Cristiano Valli
      e Thomas Paggini


      Dici San Francisco e pensi Alcatraz e Chinatown, Allen Ginsberg, Jack
Kerouac e la Beat Generation, la scena musicale dal sapore acido di Ken
Kesey' s e la mitica libreria "City Lights bookstore" di Lawrence
Ferlinghetti. Dici San Francisco e pensi Frisco, la West Coast e i movimenti
per i diritti civili. Poi la vedi San Francisco, dici Frisco e già ti
guardano come fossi uscito da un film in bianco e nero. SF, come la chiamano
ora, ha saputo da tempo scrollarsi di dosso la sua storia e inventarsene una
nuova. Ora chiedi San Francisco e ti rispondono Napster, IndyMedia ed
Electronic Frontier Foundation, l' associazione che tutela le libertà civili
nell' era digitale. É qui che, prima di altrove, l' industria farmaceutica è
finita sotto assedio per l' esosità con cui pretende di estrarre profitti
dai brevetti. E c' è ben poco dell' America dei film, tutta grattacieli,
downtown e strade a cinque corsie. Qui ci sono le montagne fin dentro la
città e quando riparti sono le salite, non le discese quelle che ricordi.
Qui per pedalare devi avere veramente voglia e pedalare da queste parti è
importante, se vuoi incontrare Critical Mass.
      Critical Mass è una colata di lava, entra nelle strade il venerdì sera
e dopo che è passata nulla è come prima. Ti ci trovi in mezzo e ti sembra di
stare fra marziani. Te ne parlano come fosse una cosa viva, che ha cambiato
la loro vita e San Francisco. Attraversi una città di milioni di abitanti,
senza macchine, senza clacson, solo il suono dei campanelli, le ruote, le
chiacchiere, qualche urlo. Ne hai una visione diversa, contagia la tua
immaginazione.
      "Great, fantastico. É tutto pronto. Il 27 saremo migliaia e la città
sembra non aspettare altro". Chris Carlsson ci viene incontro con l'
entusiasmo di un padre che presenta agli amici il suo bimbo che è diventato
grande. Molto grande.
      Dieci anni esatti, dieci anni in cui milioni di persone hanno
partecipato al Critical Mass di San Francisco e di altre 300 città sparse in
tutto il mondo. In ognuna quando Critical Mass compare, sebbene si parta da
elementi comuni, succede qualcosa di diverso. E questa non prevedibilità è
parte della sua bellezza. Eppure all' inizio nessuno l' immaginava. L'
inizio sono una decina di persone che chiacchierano in un bar, Pony-express,
corrieri, gente che usa la bici per andare al lavoro o per divertirsi. "C'
era un senso diffuso di non avere abbastanza spazio sulla strada - racconta
Chris Carlsson -. Secondo la legge abbiamo gli stessi diritti degli
automobilisti, ma loro non lo capiscono, suonano, urlano. L' impressione,
pur essendo in molti ad andare in bici, era di essere isolati. Così abbiamo
deciso di provare a riunirci".



      San Francisco è una penisola. Si vive a est e si lavora a ovest. La
prima volta ci si trova all' inizio di Market Street, una strada che
percorre tutta la città. Da est a ovest. Tutti assieme. Nessun blocco,
nessuna manifestazione, una "coincidenza organizzata", come la chiamano. Ed
è subito caos.
      L' idea non è molto definita: riempire le strade di bici e sfrattare
le macchine, non lasciargli spazio. "Già la prima volta è stata un'
esperienza magica - racconta uno dei pionieri - tanto che non ci abbiamo
messo molto a capire che quello che stavamo facendo era molto di più che un
giro in bici. Ci stavamo riprendendo la città, senza aspettare una
rivoluzione, un movimento politico. Uscivamo in strada e andavamo in bici.
Sono comparsi i primi volantini. Ora la chiamiamo xerocrazia, ognuno può
scegliere come fare andare le cose, butta le sue idee su un foglio e lo
distribuisce. É una democrazia radicale. La gente chiamava gli amici in
altre città e sono nate Critical Mass in tutti gli Stati Uniti, in Canada,
in Europa. Non c' è mai stata l' idea di un comitato centrale, eravamo solo
interessati a realizzare qualcosa per noi stessi. L' autenticità di questo
obiettivo raggiunge chiunque. Sono molte le persone che ci si possono
identificare come fosse una cosa propria. Non ci si aggrega a un partito;
forse a un movimento, ma il proprio".
      Per cinque anni Critical Mass continua a crescere, finché nel luglio
del 1997 arrivano settemila persone. E il sindaco di San Francisco, Willy
Brown, fa caricare Critical Mass. "Era offeso di non poter negoziare -
ricorda chi c' era -, il classico politico che sta in una stanza fumosa a
trattare. Ma qui non c' è nessuno con cui poter trattare. La polizia aveva
il permesso di caricarci, hanno picchiato, hanno arrestato centodieci
persone illegalmente". É l' ultimo sussulto di reazione. Da quel momento
Critical Mass diventa una parte della storia di San Francisco. Molta più
gente comincia a usare la bicicletta, otto volte più di prima. La città si
interessa ai ciclisti, compaiono le prime piste ciclabili.



      "Uno dei modi per cambiare il mondo - ci dicono - è quello di
accettare la gente così com' è trovando un terreno comune in comportamenti
che divertono e nello stesso tempo sovvertono. Critical Mass è riuscita a
coinvolgere persone che non condividono un' idea politica. E partecipando si
assaggia un mondo diverso". E si trasformano gli spazi pubblici, la strada.
"L' urbanistica delle città viene disegnata a uso e consumo degli
automobilisti, l' individuo non è contemplato. Rivendichiamo questo spazio
come nostro". Vogliono evitare, come denuncia Travis Hugh Calley nel suo Il
Messaggero, che "salendo in bicicletta si debba rinunciare ai propri diritti
civili". Il rischio è serio, la Corte Suprema dell' Illinois dice che "non
si ritiene che l' uso delle strade e delle autostrade dell' Illinois da
parte dei ciclisti sia contemplato e legittimo come il loro uso da parte
degli automobilisti". Critical Mass la legittimità se la prende, con
allegria. Qualcuno parla di nuovo situazionismo, ma se chiedi che influenza
abbiano avuto le "biciclette bianche" dei Provos olandesi su Critical Mass,
da queste parti cascano dalle nuvole.
      Critical Mass compie dieci anni il 27 settembre. "Abbiamo fatto molta
strada - dice Chris -. Cento anni fa a San Francisco, il 25 luglio del 1895
e poi nel 1896 e nel 1897, ci sono stati grossi scontri tra ciclisti e
polizia. Negli anni Novanta dell' Ottocento i ciclisti manifestavano per
chiedere asfalto e strade migliori. La cosa buffa è che tutto ciò ha dato il
via allo sviluppo del l' industria automobilistica. Senza la tecnologia
ciclistica, le camere d' aria, il miglioramento delle infrastrutture
stradali e dell' asfalto, le automobili forse non avrebbero avuto il boom di
quegli anni. Sono stati i ciclisti a portarci le automobili e ora sono
sempre i ciclisti a volersene liberare".