[Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] Il volto del male - retros…

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Autor: rosario
Data:  
Asunto: [Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] Il volto del male - retroscena
----- Original Message -----
From: "Kelebek liste" <Miguel-Martinez@???>
To: <antiamericanisti@???>
Sent: Saturday, January 10, 2004 12:01 PM
Subject: [antiamericanisti] Il volto del male - retroscena


Sull'ultimo numero di Praxis si trova una breve analisi della foto di
Saddam prigioniero. Bene, le cose sono andate esattamente così, come ci
rivela questo articolo di Ramonet.

Miguel Martinez

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Date: Sat, 10 Jan 2004 10:53:26 -0000
Subject: [xxxx] Ramonet: Il quarto reich
Reply-To: xxxxx@???

*****
Ma una cosa è distruggere un simbolo della tirannia e un'altra è
sconfiggere la resistenza
*****
Il quarto Reich
di Ignacio Ramonet
(www.granma.it del 30/12/2003)
Tutte le guerre moderne hanno due fronti: uno militare ed uno mediale.
Quest'ultimo, nelle nostre societá iperinformate, ha quasi
un'importanza maggiore rispetto al secondo. Perché smuove simboli,
suggerisce idee, evoca miti, crea coscienza. E soprattutto perché
l'essere umano proverá sempre un'inasauribile passione per i
simboli.La lunga "guerra contro il terrorismo internazionale" con cui
si è lanciato il presidente George W. Bush cominció con una terribile
sconfitta simbolica degli Stati Uniti. Gli infami attentati di
quell'11 settembre del 2001 si sono tradotti in immagini (gli aerei-
bomba abbattutisi contro il World Trade Center) profondamente
umilianti. Il simbolo del potere economico nordamericano cancellato
da una spettacolare operazione terroristica.
Da allora, Washington, come un leone ferito, sta cercando gli autori
di quel crimine infinito. Ma sta anche cercando un'immagine mediale
che faccia dimenticare quelle Torri Gemelle sprofondate in un caos di
polvere, sangue e terrore.
Con questo scopo, Donald Rumsfeld creó nel Pentagono una cellula di
comunicazione specializzata nella produzione di scene atte a
provocare nell'opinione pubblica un forte impatto a favore degli
Stati Uniti. I suoi membri sono gli stessi che ebbero l'idea, lo
scorso marzo, di incorporare giornalisti "camuffati" tra le forze
d'invasione.Piú tardi, quando l'invasore conquistó Bagdad, idearono
il crollo della statua gigante di Sadam Husein. Idearono anche la
grande balla del soldato Jessica Lynch. Infine misero in scena
l'annuncio della fine delle ostilitá da parte del presidente Bush,
vestito da pilota di guerra tipo Top Gun, a bordo di un portaerei e
con davanti una trionfante affermazione: "Missione compiuta".
Ma nessuna di queste scene aveva avuto la forza simbolica, che si
stava cercando. Ed inoltre da quando la resistenza cominció ad
intensificarsi, le controimmagini degli elicotteri abbattuti e dei
soldati uccisi misero in dubbio l'efficcacia della propaganda
ufficiale.
Per questo si cercava un'immagine totale e si scommetteva sulla
cattura di Sadam Husein. Con questa previsione, il Pentagono, studió
il modo migliore per annunciare la detenzione dell'ex dittatore. Non
si voleva fare lo stesso errore commesso con la morte dei figli di
Sadam.
Il Pentagono elaboró un documento interno. High value target n° 1,
studiando il miglior modo per diffondere l'eventuale arresto di
Sadam. Per dirigere l'annuncio, venne nominato un ex giornalista,
Gary Thatcher. Il quale prospettó due possibilitá: Sadam morto o
Sadam vivo. Nel primo caso sarebbe stata immediatamente eseguita a
Bagdad un'identificazione del DNA. Ad ogni modo, l'annuncio avrebbe
dovuto farlo un iracheno, per non trasformare Sadam in un martire. Si
optó per prenderlo vivo. Per questo, quando si scoprí con esattezza
il suo nascondiglio, si introdusse un gas attraverso il sistema di
areazione che lo stordí e gli impedí di usare la sua arma per
difendersi o immolarsi. Poi, Gary Thatcher, con una cura particolare,
ideó la messa in scena delle immagini che sarebbero state diffuse nel
mondo.
Si filmó Sadam, con lo stile delle riprese effettuate da un
principiante, senza audio, attraverso uno specchio invisibile. Si
accentuó il contrasto tra l'ex dittatore barbuto, spettinato, vestito
di nero, con un sottofondo bianco ospedale, di fronte ad un medico
calvo, senza barba e con una maglietta chiara. Che lo domina in
statura e lo maneggia, lo esamina accuratamente, gli ispeziona la
bocca, con guanti bianchi di gomma.
Oltre ad essere umiliante - e contro quanto stabilito dalla
Convenzione di Ginevra - questa visione di Sadam arrendevole, docile,
vulnerabile, con un aspetto da vagabondo girovago pidocchioso (non di
un capo guerriero) ed esaminato come un paziente passivo, era
destinata all'opinione pubblica irachena ed araba.
È l'immagine che ammazza migliaia di rappresentazioni narcisiste che
l'ex dittatore, nel suo delirente culto della personalitá, aveva
esibito nelle piazze pubbliche dell'Iraq.
Ma una cosa è distruggere un simbolo della tirannia e un'altra è
sconfiggere la resistenza.



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