<html><div style='background-color:'><DIV class=RTE>
<P><BR><BR></P></DIV>
<DIV></DIV>>From: "Giancarlo Canuto" <GIANCANUTO@???>
<DIV></DIV>>To: <?XML:NAMESPACE PREFIX = Undisclosed-Recipient /><Undisclosed-Recipient:;>
<DIV></DIV>>Subject: Il Papa censurato sul terrorismo
<DIV></DIV>>Date: Mon, 22 Dec 2003 19:20:21 +0100
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<DIV></DIV>>Il messaggio per la giornata della pace
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<DIV></DIV>>GIOVANNI PAOLO II:
<DIV></DIV>>LA FORZA DEL DIRITTO COME VIA PER LA PACE
<DIV></DIV>>di Michele DI SCHIENA
<DIV></DIV>> Quando le parole del Papa sui grandi temi della pace e della giustizia sociale suonano poco gradite agli orecchi dei nostri governanti, agli amici senza riserve della Casa Bianca e dei "signori" dell'informazione, ecco che queste parole vengono ignorate dalla politica che conta, non trovano adeguato spazio sulla grande stampa, sfuggono all'attenzione degli opinionisti "benpensanti" e restano fuori dai salotti televisivi dei Vespa e dei Costanzo. E sì, perché ci sono forze politiche ed aree culturali che professano un cattolicesimo di facciata con vocazioni di potere e dedito alla pratica mercantesca di concedere alla Chiesa vantaggi "temporali" e di assecondarla in qualche questione di principio per apparire meritevoli di benevolenza e sostegno sul piano elettorale facendosi perdonare i grandi peccati in materia di politica economica e militare, peccati non solo teologicamente ma anche letteralmente "mortali" perché offendono la vita ed i diritti inviolabili dell'uomo.
<DIV></DIV>> Ebbene, questo cattolicesimo senza anima, che si serve dei sentimenti religiosi per metterli a frutto nel grande bazar della politica nostrana, quando si trova di fronte a messaggi pontifici che condannano la guerra, invocano il rispetto del diritto internazionale e denunciano lo scandalo di politiche responsabili della fame e delle sofferenze in danno di tanta parte dell'umanità, allora questo cattolicesimo si rifugia nella distrazione e si chiude nel silenzio come sta facendo in questi giorni dopo la presentazione da parte del cardinale Renato Raffaele Martino del messaggio pontificio per la giornata mondiale della pace che sarà celebrata il 1° gennaio 2004.
<DIV></DIV>> Con il suo messaggio sul tema "Un impegno sempre attuale: educare alla pace" il Papa si rivolge questa volta anche agli "uomini e donne . tentati di ricorrere all'inaccettabile strumento del terrorismo" e lo fa con parole che condannano tale mezzo di lotta ma non le ragioni della lotta dal momento che egli esorta i terroristi a rinnegare l'utilizzo di un metodo che compromette "alla radice la causa per la quale" combattono. Ma c'è di più: Giovanni Paolo II afferma che per vincere il terrorismo il "pur necessario ricorso alla forza" non può mai giustificare la rinuncia ai principi dello stato di diritto ed al rispetto dei fondamentali diritti dell'uomo. Esso deve poi essere "accompagnato da una rigorosa e lucida analisi delle ragioni soggiacenti agli atti terroristici" e da un impegno inteso a rimuovere "le cause che stanno all'origine di situazioni di ingiustizia dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi". E' un insegnamento questo che si pone a distanze siderali dal quel baldanzoso e militaresco "noi li fronteggeremo" pronunciato dal cardinale Ruini nella sua omelia per i funerali delle vittime dell'attentato di Nassirija e si muove in direzione diametralmente opposta a quella della politica di Bush e del nostro governo.
<DIV></DIV>> Ma andiamo al cuore del messaggio pontificio che è la denuncia della "tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto" e che proclama il valore del diritto internazionale come strada maestra per assicurare la pace. Quel diritto internazionale che si fonda sul grande principio di civiltà per il quale "pacta sunt servanda" e che, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ha avuto la sua espressione più alta ed autorevole nelle intese con le quali gli Stati hanno dato vita all'organizzazione e allo statuto delle Nazioni Unite con l'introduzione di un sistema incentrato sul divieto della forza. Un divieto con due sole eccezioni: quella del diritto naturale alla legittima difesa, da esercitarsi in via provvisoria e rigorosamente nei modi previsti dalle Nazioni Unite, e quella del sistema di Sicurezza Collettiva che demanda al Consiglio di Sicurezza (e non quindi ad altri organismi, Nato compresa) la responsabilità per il mantenimento della pace con possibili interventi di contingenti armati di diversa nazionalità ma sempre sotto un comando facente capo al medesimo Consiglio. L'Onu poi - nel pensiero del Papa - necessita di una appropriata riforma che ne assicuri l'efficace funzionamento ma conserva piena e preziosa validità anche perchè ha contribuito a promuovere il rispetto della persona umana, la libertà dei popoli e lo sviluppo, ideali questi che sono oggi largamente diffusi e condivisi.
<DIV></DIV>> Per il suo contenuto profeticamente alternativo rispetto alle politiche dominanti in Occidente e nel nostro Paese il messaggio sulla pace di Giovanni Paolo II è un documento-guida per tutti coloro, credenti e non credenti, che lavorano per un "nuovo mondo possibile" fondato non sulla forza ma sul diritto, un diritto interno ed internazionale che riconosca, tuteli e promuova i diritti fondamentali di ogni uomo e di tutti gli uomini. Ci sono allora le condizioni perché il prossimo 1° gennaio possa essere vissuto come la giornata della Pace non solo dai cristiani ma anche da tutti gli uomini di "buona volontà".
<DIV></DIV>> Brindisi, 19 dicembre 2003
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