Acqua Lete, irruzione dei dirigenti per impedire che parlino i sindacalisti
di Raffaele Sardo
 CASERTA. Circa un centinaio di dipendenti dellAcqua Lete con a capo i tre 
direttori di stabilimento, hanno invaso il salone della Cgil dove tenevamo una 
conferenza stampa per denunciare la mancanza di sicurezza e di relazioni 
sindacali allinterno dellazienda, e ci hanno apostrofato con epiteti 
pesanti. Benedetto Arricale, segretario provinciale della Flai (Federazione 
lavoratori del settore agro-alimentare), racconta così, il giorno dopo, il 
grave lepisodio che ha visto per protagonisti i dirigenti della Lete, la 
famosa marca di acqua minerale, conosciuta ai più per la pubblicità della 
bollicina di sodio in cerca di altre particelle gemelle e che ha la sua sede a 
Pratella in provincia di Caserta, di cui è titolare limprenditore Nicola 
Arnone.
"Nemmeno nei regimi dittatoriali latino-americani si riscontrano condizioni di 
lavoro e di vita in una azienda così come quelle che si registrano nello 
stabilimento Lete di Pratella", aveva denunciato nei giorni scorsi il 
segretario generale della Cgil Campania, Michele Gravano insieme alla 
categoria dell'agroindustria Flai-Cgil e alla Federconsumatori, e per 
loccasione aveva coniugato lo slogan: Aqua Lete, ricca di pubblicità e 
povera di diritti. E dopo lepisodio di ieri Gravano parla di 
intimidazione: E grave sul piano democratico e rilevante sul piano penale  
dice il segretario generale della Cgil Campania, - lintimidazione compiuta 
nella sede della Cgil di Caserta da parte di presunti dirigenti dello 
stabilimento Acqua Lete che hanno fatto irruzione nel corso di una conferenza 
stampa promossa dalla Cgil. 
"E stato già compiuto  precisa Gravano - un passo formale nei confronti del 
Questore e del Prefetto di Caserta".
I dipendenti dellazienda di Pratella sono crica 130 tra fissi e stagionali. E 
i sindacalizzati sono appena una decina. Perché cè un clima pesante 
allinterno dellazienda  dice ancora il segretario provinciale della Flai 
Benedetto Arricale  ma questo non ci scoraggia. Ieri abbiamo visto che i 
lavoratori che seguivano i dirigenti e hanno invaso il salone della Cgil, 
stavano recitando una parte. Insomma vengono in qualche modo ricattati e si 
tenta di isolare il sindacato perché pone problemi seri come la sicurezza 
allinterno dei luoghi di lavoro. Ma lazienda da questo orecchio non vuol 
sentire e preferisce criminalizzare i rappresentanti sindacali. 
Nei giorni scorsi cera stato anche un volantinaggio da parte della CGIL in 
diversi bar e supermercati della zona per sensibilizzazione l'opinione 
pubblica. A tutto ciò, gli altri dipendenti avevano risposto «chiedendo 
l'intervento del prefetto per porre fine alla campagna denigratoria contro il 
marchio Lete perché lazione sindacale avrebbe determinato un forte calo delle 
vendite».
«Continueremo la nostra battaglia - ha annunciato Gravano - fin quando non 
cambierà il clima all'interno dello stabilimento, non verranno rispettati i 
diritti e l'azienda non risponderà ad un codice di comportamento etico, 
caratterizzato sul terreno della responsabilità sociale. Conforme ad un 
azienda che tende ad assumere un ruolo leader nel settore delle acque 
minerali, così come emerge dalla grande operazione pubblicitaria che realizza 
con dispiego di mezzi spropositato rispetto alle dimensioni stesse 
dell'impresa». «Le questioni che solleviamo - ha aggiunto Gravano - sono di 
sicurezza, di libertà sindacale ma ci battiamo anche per la qualità del 
prodotto. Su questo, abbiamo inoltrato una istanza alla Magistratura perché 
attivi tutte le certezze a tutela del consumatore».
E domani, intanto, il prefetto ha convocato tutti, azienda e sindacati per 
tentare una mediazione prima che lo scontro degeneri.