[NuovoLaboratorio] via le truppe dall'IRAQ

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著者: norma
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題目: [NuovoLaboratorio] via le truppe dall'IRAQ
due osservazioni a tutta velocità
1) Mi sembra poco gentile nei confronti di chi ha lavorato a lungo ad un
documento che si era accettato nelle sue linee generali e che si era
convenuto di emendare soltanto ( non parlo della sottoscritta : parlo di
Paola Manduca, di Piero Sarolli e di Ugo Besio) proporre un nuovo testo e
ricominciare da capo. Naturalmente, " mi adeguo", per non perdere di vista
il nostro obiettivo, che è realizzare una manifestazione e non far vedere
chi è più brav*. Però, almeno, lasciatemelo dire!
2) Non sono per niente d'accordo nel definire "sacrificio" la morte dei
soldati
italiani in Iraq: da qualunque punto di vista la si giri, un sacrificio è
un'altra cosa.
Propongo senz'altro di eliminare la frase "dei quali piangiamo il
sacrificio".
Penso inoltre che altri, oltre alla sottoscritta, abbiano più di una
perplessità nei confronti dei riferimenti all'ONU
Di tutto il resto spero parleremo stasera.
Arrivederci a tutti e scusate
Norma Bertullacelli

----- Original Message -----
From: "Paola Repetto" <paola.repetto@???>
To: <forumgenova@???>; "Ugo" <alfredo.beiso@???>
Sent: Monday, December 22, 2003 9:40 AM
Subject: [NuovoLaboratorio] via le truppe dall'IRAQ


> Car* tutt*,
>
> al termine di una intensa settimana di letture e di confronto sul

documento
> proposto, mi sento di fare alcune osservazioni, perchè mi pare che si stia
> perdendo di vista l'obiettivo finale che ci poniamo che è, vorrei
> ricordarlo, quello di raccogliere attorno ad un unica "piattaforma" il
> maggior numero di adesioni possibili, tenendo naturalmente fermi alcuni
> punti chiave.
> Credo che il documento, così come si è strutturato, non risponda

pienamente
> a questa esigenza, non tanto per i contenuti, quanto per il "peso" che
> ciascun contenuto assume nel contesto. Credo che l'obiettivo comune del
> ritiro dall'Iraq delle truppe occupanti in generale e di quelle italiane

in
> particolare non abbia adeguato risalto, considerando che è questo il

"minimo
> comun denominatore" che abbiamo individuato.
> Su questo argomento, tra i documenti che sono girati, molto convincente ed
> incisivo mi è sembrato quello sottoscritto, fra gli altri, da Alex
> Zanotelli, Haidi Giuliani e Rossana Rossanda: propongo di utlizzarlo
> ampiamente, proprio per le molte e significative adesioni che ha già
> riscosso.
> Se ricordo bene, avevamo concordato che il documento finale dovesse essere
> articolato su tre punti:
> 1. illegittimità della guerra;
> 2. inutilità della guerra per combattere il terrorismo
> 3. ritiro delle truppe
> Ho cercato di fare una sintesi di tutto ciò, a partire dai contenuti del
> documento, ma cercando di esprimerli in forma più diretta e sintetica e
> dando invece spazio maggiore al tema ritiro delle truppe.
> Ne discuteremo comunque stasera.
>
> Un caro saluto
>
> Paolarep
>
> TESTO APPELLO
>
> Quando, quasi un anno fa, siamo scesi nelle piazze di tutto il mondo per
> dire NO a questa guerra avevamo ben chiaro quali ne sarebbero state le
> conseguenze.
>
> Si trattava, infatti, di una guerra illegittima, motivata da falsi

pretesti
> e capace di alimentare l'odio ma non di fermare il terrorismo.
>
> Oggi, quelle conseguenze si dispiegano davanti ai nostri occhi in tutta la
> loro gravità.
>
> Pensavamo e pensiamo che il terrorismo, che non ha mai ragione, neanche
> quando brandisce le bandiere dell'ingiustizia, vada contrastato dalla
> comunità internazionale innanzitutto asciugando l'acqua che lo alimenta,
> imboccando la strada del superamento del baratro che oggi divide il Nord
> ricco del mondo dal Sud povero, ricostruendo per tutti speranza, libertà,
> diritti umani.
>
> La tragedia del conflitto israelo-palestinese e l'apatia con cui la

comunità
> internazionale vi assiste sono l'esempio più chiaro delle conseguenze di

una
> esasperata politica di potenza che pensa di poter risolvere la complessità
> dei conflitti con la brutale semplificazione delle armi.
>
> Quella tragedia e il suo carico quotidiano di morti continua ad

alimentare
> un terrorismo sempre più globale e aggressivo (di cui la strage nella
> sinagoga di Istanbul è una nuova testimonianza) e foraggia la follia della
> contrapposizione tra Islam e Occidente.
>
> La teoria della guerra preventiva è la risposta dall'amministrazione
> americana alla necessità di ridefinire un nuovo ordine mondiale, franato
> insieme al muro di Berlino e travolto dalla globalizzazione. Una risposta
> che propone una nuova egemonia militare, economica, politica e sociale,
> quella americana, contrabbandata sotto l'equivoca bandiera del cambio di
> regime e dell'esportazione della democrazia.
>
> La cattura di Saddam Hussein non modifica le nostre valutazioni
> sull'illegittimità della guerra e, se mai, rende più urgente la

restituzione
> della sovranità al popolo iracheno, che deve essere libero di scegliere il
> proprio destino e le forme della propria democrazia.
>
> Il ritiro delle truppe della cosiddetta "coalizione dei volenterosi",

della
> quale anche l'Italia fa parte, è indispensabile per l'avvio di questo
> processo.
>
> Questa presenza, infatti, non ha prodotto nessun risultato concreto per la
> costruzione della pace e la lotta al terrorismo, ha invece assimilato il
> nostro Paese alle forze responsabili del conflitto.
>
> La supposta funzione umanitaria della nostra missione militare è

vanificata
> dalla decisione di tutte le Ong italiane di rifiutare ogni collaborazione
> con le truppe e le autorità di occupazione.
>
> La guerra prosegue tragicamente ogni giorno con il suo tributo di sangue e
> di lutti.
>
> Lutti e sangue che non hanno risparmiato neanche i soldati italiani dei
> quali piangiamo il sacrificio e anche in nome dei quali ribadiamo con

ancora
> più forza il nostro mai più.
>
> Ritirare il nostro contingente militare non è un atto di codardia nè una
> fuga davanti al terrorismo.
>
> E' un atto che può ridare la parola alla diplomazia, all'ONU, a quella
> risoluzione dei conflitti con altri mezzi solennemente sancita dall'art.11
> della nostra Costituzione.
>
> E' un atto che può aprire la strada all'immediato intervento dell'ONU in
> Iraq, con funzioni di peace keeping e di peace building e che restituisce
> ruolo e voce alla comunità internazionale, all'Europa, ed a tutti i paesi
> che non si sono fatti coinvolgere dalla "chiamata alle armi"
> dell'amministrazione Bush.
>
> E' un atto di coraggio, il più nobile perchè rompe il fronte di coloro che
> hanno eletto la guerra infinita e preventiva a moderno paradigma di

governo
> del pianeta.
>
> E' un atto di civiltà contro la barbarie, perchè svuota i giacimenti di

odio
> e conseguentemente contrasta in modo efficace la follia dei terroristi.
>
> E' un atto di giustizia, perchè ripropone l'urgenza di edificare un

diverso
> ordine economico basato sull'equa e solidale ripartizione delle risorse.
>
> E' un atto di pace, il solo che può costruire il futuro estirpando dalla
> storia guerre e terrorismi.
>
> Al Parlamento chiediamo di non restare sordo e di compiere con convinzione
> questo atto.
>
> RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DALL'IRAQ - TAGLIAMO I VIVERI ALLA GUERRA -
> TOGLIAMO L'ACQUA AL TERRORISMO
>
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>
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