[NuovoLaboratorio] via le truppe dall'irak

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Szerző: Ugo
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] via le truppe dall'irak
Nel ribadire il no al rinnovo del mandato parlamentare che autorizza l'in=
vio
di truppe italiane in Irak . Il Forum Sociale di Genova rinnova l'invito
a tutte le associazioni,partiti politici, singole persone, a partecipare
alla riunione che si terr=E0


LUNEDI 15 Dicembre alle ore 21 presso il LABORATORIO BURIDDA
(VIA BERTANI ex facolt=E0 Economia).

Questa riunione ha lo scopo di discutere edefinire anche eventuali mobili=
tazioni/o
eventi prima del voto parlamentare

x il Forum
Ugo,Beiso

In allegato il documento elaborato dal Forum Sociale di Genova offerta co=
me
base per eventuale adesione e discussione


Documento in occasione del dibattito sulla "missione" Italiana in Iraq-


Dopo l'ingiustificata aggressione all?Afghanistan e nonostante una oppo=
sizione
globale, la pi=F9 numerosa mai vista nella storia, contro la guerra preve=
ntiva
all?Iraq, le oligarchie del mondo hanno portato avanti il loro progetto
di attaccare e occupare anche quel paese, utilizzando pretesti falsi per
loro stessa ammissione.
Attualmente, a sei mesi dalla cosiddetta "fine" della guerra, si assiste
ad una persistente e crescente presenza delle truppe di aggressione e si
prospetta una loro indefinita permanenza in Iraq.
La societ=E0 irachena ha subito il regime brutale, negatore di ogni diri=
tto
democratico, di Saddam Hussein,colpevole tra l?altro di una criminale rep=
ressione
nei confronti dei Curdi. Sotto quel regime esistevano comunque laicit=E0,=

lavoro, scuole, strutture civili e sanitarie. La guerra le ha distrutte,
come ha distrutto MIGLIAI DI vite umane.
Sei mesi dopo la "fine" della guerra la incapacit=E0 degli occupanti di g=
arantire
la sicurezza personale e le libert=E0 essenziali =E8 manifesta altrettant=
o quanto
=E8 manifesto il fatto che la occupazione =E8 un ostacolo allo sviluppo d=
i una
vita civile , legata a condizioni di pace, alla possibilit=E0 di attivit=E0=

produttive e commerciali.
Inoltre, mentre la realt=E0 dell'occupazione militare provoca come rispo=
sta
azioni di resistenza armata da parte dei cittadini,fa anche lievitare i
piani criminali di un terrorismo che si abbatte su obiettivi civili osc=
urando
la legittima resistenza alla occupazione di tutti i popoli attaccati ed
occupati .
Queste azioni terroristiche, introducono logiche di delega, prepotenza
e simbolismi non diversi da quelli rappresentati e sostenuti dalla politi=
ca
di aggressione degli=B9USA e del neoliberismo che ne =E8 la base.
E' su queste azioni che si focalizzano i messaggi dei media in tutto il
mondo, per soffocare la voce di milioni di cittadine e cittadini che in=

tutte le piazze del mondo hanno denunciato la falsit=E0 delle motivazioni=

con cui si voleva giustificare la guerra preventiva, ne hanno denunciato=

le incalcolabili conseguenze ,chiarendo le connessioni fra l'attacco all'=
Iraq
e le guerre economiche che il neoliberismo porta avanti per realizzare il=

suo controllo sull'intero pianeta. Esse ed essi vengono addirittura accus=
ati
per questo di connivenza con il terrorismo: in tutto il mondo occidentale=

si sono riproposte leggi che criminalizzano preventivamente la libert=E0 =
di
espressione.
Nell?=B9esprimere opposizione alla guerra il movimento si =E8 fatto voce=
collettiva
per chi in Iraq voce non aveva.
Adesso che la guerra continua in occupazione armata, che le vittime si co=
ntano
ogni giorno e ancor pi=F9 quando queste ci toccano da vicino, e mentre si=

moltiplicano gli attentati dei terroristi in tutto il mondo, il moviment=
o
si assume ancora alcuni compiti. Crediamo necessario lavorare in tutto
il mondo, e quindi in ogni luogo, per dare voce alle richieste di autodet=
erminazione
dei popoli occupati.
Perch=E9 agli iracheni sia permesso di lavorare alla riaggregazione soci=
ale
intorno alla soluzione dei problemi primari causati dalla guerra, ed into=
rno
ad una ipotesi di governo che pu=F2 generarsi solo dall?interno della soc=
iet=E0.
Sei mesi per imporre la democrazia hanno prodotto militarizzazione, fame,=

disgregazione sociale, e morte quotidiana. dell?Iraq.
Perch=E9 in ciascuno dei paesi che hanno mandato truppe in Iraq,o che sta=
nno
per mandarle o per riconfermare le missioni militari, si faccia sentire
l?opinione delle cittadine e dei cittadini di ogni paese, che sappiamo fo=
rtemente
avversa alla partecipazione a questa occupazione militare.
Continuiamo a denunciare le violazioni del diritto internazionale come sa=
ncito
dalla carta dell?ONU, del tribunale contro i crimini di guerra, della con=
venzione
di Ginevra, del Tribunale dell'Aya, e lavoriamo con questi strumenti di
legalit=E0 per far si che si processino amministrazioni, governi e leader=
s
che hanno promosso la guerra e mantengono la occupazione, per tutti i cri=
mini
che hanno commesso e continuano a commettere.
Continuiamo a costruire legami concreti con la societ=E0 civile irachena,=

come anche degli altri paesi occupati, Palestina, Afghanistan e Kurdistan=
,
per funzionare come cassa di risonanza per la loro voce.
Che la voce dei popoli che resistono per costruire il loro presente ed
il loro futuro sia alta e chiaramente distinguibile dal rumore assordante=

delle armi.
Quindi saremo presenti in ogni paese a chiedere che cessi la occupazione
dell?Iraq, che siano ritirate subito tutte le truppe, che sia affidata ad=

organizzazioni internazionali indipendenti la fattiva solidariet=E0 diret=
ta
alle emergenze, mentre si ristrutturano le forme del consenso e della aut=
odeterminazione,
possibili solamente in un paese liberato. Che siano lasciate agli irachen=
i
le loro risorse e a ciascuno sia data la compensazione per i crimini di
guerra, di occupazione e di embargo subiti dalla popolazione civile. Che
gli iracheni siano padroni delle proprie risorse e dei rapporti economic=
i
per provvedere alla ricostruzione.
Come cittadine e cittadini di una Europa che vogliamo solidale e luogo di=

diritti, democrazia e pace e che invece trova la sua identit=E0 primaria =
come
Europa che si riarma e si blinda, denunciamo e contrasteremo tutti i proc=
essi
di questo riarmo, e la creazione di una forza armata europea.
Nella circostanza in cui il parlamento italiano deve decidere se riconfer=
mare
la partecipazione italiana alla occupazione in Iraq, ribadiamo che le rag=
ioni
per cui le truppe sono andate in Iraq erano falsificate ed ingiustificabi=
li,
che =E8 dimostrato che ?il pericolo Iraq? era inesistente e che la ?democ=
razia?
non si porta con le armi, che il terrorismo si giova della occupazione
e prepara il suo radicamento nei luoghi occupati, che la occupazione non=

ha prodotto nessuno degli esiti conclamati , che sortisce morte e miseria=

, che non ci sono motivi per mantenere una presenza in Iraq delle truppe
italiane.
Chiediamo il loro ritiro incondizionato, come pure il ritiro di tutte le=

truppe di occupazione in Iraq. Che l'Iraq sia ridato agli Iracheni.

Il FORUM SOCIALE DI GENOVA


Ugo Beiso