Ciao
è molto tempo che non riesco a partecipare al gruppo cpt nazionale, ma leggo 
sempre le mail e lo considero un punto di riferimento importantissimo per 
capire quello che succede.
Proprio per questo, vi riporto qui sotto la lettera che ho inviato il 6 
dicembre nella lista del Firenze Social Forum (del quale sono un attivista) 
relativamente a quello che accade nella zona dove abito, il quartiere 
S.Lorenzo di Firenze, vicino alla Stazione di S.Maria Novella e dietro il 
mercato centrale. Un quartiere dove tradizionalmente sono stati 'accolti' 
(per modo di dire), greci e - all'epoca - persiani, poi, tra i banchi del 
mercato, brasiliani, maghrebini, ecc.
Da alcuni anni gli immigrati residenti sono molto aumentati e, per il 
moltiplicarsi di phone centres, 'afromarkets', ecc., nonchè per la presenza 
di piazze di incontro e di chiese 'di comunità' (filippini), la zona è il 
punto di riferimento di moltissimi immigrati che vivono nella poco 
accogliente Firenze. Come tutti potete immaginare, questo ha portato nuova 
musica, nuovi cibi, nuovi scambi, anche nuove vite...ma su tutto ciò pesano 
problemi sociali preesistenti (affitti alle stelle, ecc.) e una orrenda e 
crescente intolleranza da parte di una fetta di italici presenti in zona 
(commercianti, anziani, studenti universitari, ecc.), ulteriormente 
strumentalizzata da italici in divisa e da italici in giunta. Intendiamoci, 
nella zona c'è piccolo spaccio, probabilmente anche bische, e ci sono stati 
episodi di accoltellamenti, ecc. Non si sa quanto questo sia realmente 
legato all'immigrazione e quanto no. Inoltre, in entrambi i casi, penso che 
anche la 'criminalità' non dovrebbe essere considerata solo come problema 
dato e da aggredire a livello di ordine pubblico, ma di essa dovrebbero 
essere cercate le cause sociali più generali...
Il punto comunque è che, nell'opinione diffusa e nelle prassi poliziesche, 
tutto ciò viene associato all'immigrazione, e che QUALSIASI comportamento 
dei migranti viene trattato come una questione di ordine pubblico (lo so, 
non è una novità...). Un esempio di un'oretta fa: due ragazze nigeriane 
hanno cominciato a litigare (per loro motivi) e nel giro di dieci minuti 
sono arrivate cinque volanti della polizia con un totale di quindici 
poliziotti che hanno bloccato la strada, ripreso la scena con una telecamera 
a mano, chiesto documenti, ecc. ecc. ecc.
Quello che vi chiedo è questo: siccome si parlerà (finalmente) di queste 
specifiche vicende di S.Lorenzo e di migranti in generale alla prox 
assemblea del firenze s.f., e siccome si sta pensando di 'intervenire' 
culturalmente e politicamente sul quartiere, trovo che sarebbe 
importantissimo sapere di esperienze simili in zone 'analoghe' di altre 
città (Genova, Roma, Torino, Bari, Milano, ecc. ecc. ecc.). Anche 
informazioni su come si muovono i 'comitati di quartiere' delle altre città 
(qui il loro spostamento in termini di intolleranza razzista è una cosa 
relativamente nuova) e, per contro, su come si muovono i/le compagni/e.
Anche su questioni di fondo tipo: 'intervento' settoriale 
(sull'immigrazione) e locale (su un quartiere) o intervento generale dal 
punto di vista dei diritti? 'intervento' come comitato locale (che forse 
coinvolge di più i migranti) o direttamente come social forum? E 
soprattutto, che può voler dire 'intervento', visto che non si vuole in 
nessun modo fare qualcosa dall'alto e da fuori rispetto nè ai migranti nè 
agli altri residenti della zona?
E anche su questioni molto pragmatiche: assemblee in piazza; riunioni, dove? 
incontri culturali, ecc.
Poi, ovviamente, su tutto quello che di altro vi può venire in mente...
Mi scuso per lunghezza di questa mail. Grazie per l'aiuto.
Salutoni
Christian
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Ciao a tutti/e.
Qui nel rione di S.Lorenzo, dove risiedo da circa otto anni, il gioco si fa 
duro...
Come avrete certamente letto dai giornali e sentito dai telegiornali, tre 
notti fa è stato ucciso (accoltellato in malo modo) un ragazzo rumeno - che 
tra l'altro superficialmente conoscevo - gestore della paninoteca/piadineria 
'Zio Totò', sotto i portici di via Panicale, a 20 metri da casa mia. Si 
chiamava Gabriel Copaceanu. 31 anni.
Il ricordo più commovente l'ho raccolto da un altro immigrato, cinese, che 
lo conosceva da quando era arrivato a Firenze, anche lui circa otto anni fa: 
clandestino, pare abbia dormito sotto i ponti all'inizio, poi piano piano 
era arrivato a lavorare ai banchi esterni del mercato, poi 'si era 
innamorato' e poi sposato (con una ragazza argentina). Infine aveva rilevato 
il negozietto di via Panicale.
Un fatto gravissimo, del quale non si conoscono cause: rapina o 'vendetta' 
citano i giornali. Nè gli autori.
Gli sciacalli naturalmente si sono buttati sulla cosa per assestare il colpo 
definitivo agli immigrati della zona. Nazione, Giornale, ma anche 
Repubblica, Corriere di Firenze (mentre non una riga sulla cronaca 
fiorentina di ieri del Manifesto, impegnata - peraltro giustamente - 
sull'ennesimo sgombero brutale al campo Masini).
Soprattutto, un gruppo di 'residenti del quartiere' ha organizzato per ieri 
sera alle 20 una fiaccolata 'contro la criminalità', pubblicizzata con molta 
semplicità nella zona, con cartelli tipo lutto con su scritto qualcosa come: 
"Il rione S.Lorenzo dice NO alla criminalità". Ovviamente, grande eco sulla 
stampa locale e anche nazionale. E telecamere in piazza. Mentre il Comune ha 
decretato una specie di coprifuoco: negozi chiusi alle 22.30 in via Panicale 
e p.zza Mercato Centrale (si tratta dei negozi che hanno licenza per 24/24h, 
in base a 'legge Bersani'. Anche quello di Gabriel era di questo tipo).
Ieri mattina mi sono fatto un largo giro per i negozi della zona, alcuni 
proprietari/gestori di essi sono il cuore della 'protesta'. Commenti 
incredibili da parte di molti, troppi, anche quelli di solito non 
particolarmente chiusi e razzisti. Uno di punto in bianco ha detto: "Ma per 
esempio, gli zingari, che bene fanno all'Italia". Gli 'zingari'? l'Italia? 
Boh.
Ieri sera la fiaccolata, alla quale non ho (ovviamente) partecipato ma che 
ho osservato. Partecipazione relativamente alta (oltre 200 persone?) ognuna 
con una fiaccola (pagata 5 euro...).
Hanno sostato in piazza (forse qualcuno ha parlicchiato un pochino), poi si 
sono mossi brevemente davanti al luogo dell'omicidio.
Ho intravisto anche una persona impegnata nel movimento, che a sua volta 
sosteneva di aver visto altri suoi amici. Abita nella zona; la zona è 
'degradata', 'invivibile', quindi chi se ne frega dell'analisi politica 
complessa dei fenomeni sociali. 'Il comune non fa nulla' [si riferiva 
soprattutto alla questione del cantiere abbadonato di S.Orsola] e 'ormai la 
situazione non è più tollerabile'.
Questo da un lato dimostra come non sia possibile dare un'etichetta unica a 
chi ha partecipato alla fiaccolata: alcuni saranno andati perchè conoscevano 
Gabriel, alcuni perchè spaventati, alcuni per cacciare gli immigrati. 
D'altra parte, proprio questa ambiguità di fondo - tipica dei comitati del 
genere in ogni città: da Roma e Genova, da Milano a Bari, Napoli, Torino - è 
quello che rende pericoloso questo modo di agire sui fenomeni sociali 
complessi, perchè rimuove ogni analisi profonda degli stessi, fa slittare le 
posizioni l'una nell'altra e unisce elementi di critica fondati con altri 
del tutto inventati, si fonda sull'emotività e sul luogo comune più che su 
una osservazione puntuale della realtà.
E poi, dentro un clima repressivo come quello attuale, si presta a ben più 
gravi strumentalizzazioni, che possono essere osservate con chiarezza in 
questi giorni.
Proprio a testimoniare questa trasformazione del 'clima', del contesto, è 
anche interessante l'evoluzione del comitato di zona (peraltro non stabile: 
compare e scompare): quando io sono arrivato (1995) era concentrato, 
giustamente, sullo scandalo dell'edificio di S.Orsola, questo catafalco 
enorme dove da oltre 15 anni i lavori sono fermi ed è ormai cadente e anche 
pericoloso. Negli anni 1998-99 si è spostato sul 'degrado' portato da quello 
stesso edificio: ossia, essenzialmente, sui tossicodipendenti della zona. 
Negli ultimi anni la questione 'catafalco' è progressivamente diventata solo 
simbolica e il centro dell'attenzione è stato spostato solo sul degrado, la 
criminalità, l'immigrazione (qualche volta lo si dice apertamente, di solito 
nelle occasioni pubbliche no, ma fuori microfono sì).
Il clima è reso anche da un piccolo episodio che mi è accaduto ieri sera, 
quando ancora in piazza c'erano poche persone per la fiaccolata. Mi sono 
messo a interloquire con un gruppetto di persone in p.zza Mercato Centrale. 
In tutto una decina di persone, tra loro anche un paio di finanzieri, che 
sostenevano con convinzione la tesi della necessità di una camionetta fissa 
in piazza dei carabinieri e di una 'ronda continua, su e giù per via 
Panicale'.
Non sono entrato in relazione con queste posizioni. Ho tenuto un tono calmo 
(finchè ho potuto), dicendo semplicemente che bisognava evitare a tutti i 
costi che quell'avvenimento grave fosse strumentalmente usato da chiunque 
contro gli immigrati della zona.
Subito una ragazza e un uomo hanno cominciato ad inveire contro di me. Uno 
mi ha spintonato, uno mi gridava 'Allora sei dalla loro parte', un altro 
faceva agli altri 'Deve avere degli 'interessi' comuni con loro'. Il nemico 
interno, praticamente. Uno mi ha minacciato, un altro mi ha nuovamente 
spintonato fino a che sono dovuto andare via. Il tutto davanti alle facce 
compiaciute di due della guardia di finanza e di due carabinieri che 
ovviamente non hanno mosso un dito.
Il resto della 'manifestazione' me la sono vissuta dal punto di vista al 
quale ero stato associato. Dai bordi della piazza, davanti ai negozietti 
degli immigrati, assieme agli immigrati. Ragazzi albanesi, senegalesi, 
ragazze nigeriane, ecc. Capivano pochissimo di quello che stava succedendo. 
Anche perchè moltissimi di loro conoscevano Gabriel, il ragazzo rumeno. Non 
capivano allora come si potesse rivolgere contro di loro la morte di un 
immigrato (in realtà, non è difficile immaginare che se fosse stato un 
commerciante italiano a morire la situazione sarebbe stata probabilmente ben 
più grave).
Anche loro comunque sono molto confusi, le posizioni sono molto frammentate 
(a livello individuale, non per 'comunità'). Alcuni sottolineavano la 
differenza tra criminalità e immigrazione (anzi, proprio non capivano 
l'associazione tra le due cose). Altri ammettevano la difficoltà della 
situazione e auspicavano un intervento di polizia maggiore nella zona. Una 
signora 'west indian' con la quale avevo parlato in mattinata, alle 19,30 
fuggiva dalla zona per paura di quello che succede dopo.
La fiaccolata comunque era di italiani per gli italiani. Strano no?!
Faccio questa sorta di 'resoconto' perchè ho avuto modo di vivere la 
situazione in prima persona e penso possa essere utile mettere a conoscenza 
anche altri di questi fatti (anche per controbattere ad altre narrazioni che 
sicuramente compariranno oggi sui giornali).
Mi piacerebbe però che non ci fermassimo al resoconto. Bisogna che il social 
forum fiorentino si impegni direttamente in questa situazione, porti una sua 
visione più ampia dei fenomeni sottostanti ad essa: non solo l'immigrazione 
e la criminalità, ma anche la smania di 'sicurezza', il ruolo delle 'forze 
dell'ordine' nei quartieri - qui hanno anche sperimentato da subito il 
'poliziotto di quartiere', mentre i vigili urbani da diversi anni svolgono 
di fatto funzioni di polizia; e ancora: gli assetti urbani e l'uso delle 
aree dismesse e/o abbandonate, il problema della casa (enorme anche in 
questo quartiere), il problema del lavoro; il problema del diritto alla 
sanità (qui quando un immigrato chiama l'ambulanza, arrivano quattro 
macchine di polizia dopo cinque minuti, e l'ambulanza dopo cinquanta: ormai 
è successo tre o quattro volte [due volte in relazione ad accoltellamenti, 
altre per semplici ubriacature e per crisi epilettiche]) ecc. ecc. ecc.
Bisogna anche che individuiamo forme di intervento culturale, politico, 
sociale, che interrompano questa spirale. In passato ne ho parlato un 
pochino al gruppo migranti del fsf, ma di fatto non si è mai andati oltre 
alcuni volantinaggi sulla bossi-fini, che ci hanno sì permesso di entrare in 
contatto con alcuni immigrati, ma non di avere il polso della situazione, nè 
di fare qualcosa con gli immigrati.
Non si tratta infatti qui di proporre un intervento ideologico 
'dall'esterno', 'sopra' le teste degli immigrati e degli altri residenti. Si 
tratta di fare inchiesta sul territorio, di ascoltare e discutere con le 
persone reali che in esso vivono, lavorano, passano il tempo libero, ecc. E 
di trovare forme di partecipazione e di discussione ampia: incontri su vari 
temi nei negozi della zona? assemblee in piazza (come all'isolotto)?
Penso che non dobbiamo avere paura di affrontare le opinioni diverse. Ma se 
si resta a guardare, il rischio è che poi le situazioni si incancreniscano e 
allora sono dolori.
Qui a Firenze, per certi versi, siamo ancora all'inizio. Io vengo da una 
città (Roma), dove non raramente le fiaccolate 'contro la criminalità', 
strumentalizzate ad arte, finiscono con il pestaggio di immigrati, barboni, 
prostitute, e con roulotte bruciate nei campi rom...
Quanto meno, cominciamo ad aprire un dibattito su questo. Nella prossima 
assemblea del firenze social forum?
Salutoni,
Christian
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