[Cerchio] [Dissenso] : Il mese più cruento - Iraq

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Autor: cerchio@inventati.org
Data:  
Assunto: [Cerchio] [Dissenso] : Il mese più cruento - Iraq
Tanto per dare un aggiornamentino da paura! Leggere folks!

M

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Il mese più cruento in Iraq lascia sul campo 105 soldati morti

Di Phil Reeves a Baghdad e Rupert Cornwell a Washington

1 Dicembre 2003

Tradotto da M – djm@??? – www.melektro.com
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Il mese più cruento da quando gli Stati Uniti hanno condotto l'invasione e
l'occupazione dell'Iraq è giunto ad una fine mortale dopo che i ribelli hanno
ucciso 14 persone di cinque diverse nazioni, in un fine settimana caratterizzato
da attacchi calcolati apparentemente con molta attenzione.

Durante il Thanksgiving Americano e pochi giorni dopo che il presidente George
Bush si era introdotto brevemente nel paese Iracheno, i suoi avversari hanno
risposto uccidendo lavoratori sotto contratto civile, agenti dell’intelligence
militare, diplomatici e soldati.

La notte scorsa, gli Americani hanno affermato di avere ucciso 54 Iracheni che
erano coinvolti in una serie di imboscate ai convogli degli Stati Uniti nella
città di Samara, nella parte centrale dell’Iraq. Diciotto combattenti iracheni e
cinque soldati degli Stati Uniti sono anche stati feriti.

Durante lo scorso mese, tuttavia, gli alleati dell'America hanno sopportato il
peso maggiore degli assalti che sono stati intesi come combustibile per
l'opposizione all’occupazione all'interno dei loro rispettivi paesi e per
ostacolare gli sforzi di ricostruire l'Iraq. Le ultime morti militari portano il
numero di truppe uccise in Iraq in Novembre a 105, di cui 79 soldati Americani e
26 truppe di paesi alleati, il più alto numero finora. Quella cifra include i 19
Italiani fatti saltare in aria a Nasiriyah dal camion di un bombardiere suicida
e i 17 soldati Americani che sono morti quando due elicotteri Black Hawk si sono
scontrati in un incidente che il militare degli Stati Uniti ora dice potrebbe
essere stato indotto dal lancio di un missile. Questo è il più grande totale
mensile di perdite da quando la guerra è cominciata il 20 Marzo, una torva
statistica che dimostra essere bugia le affermazioni da parte del militare degli
Stati Uniti che la guerriglia sarebbe sotto controllo.

Se si aggiunge a questo la morte di sei soldati degli Stati Uniti in Afghanistan
lo scorso mese, Novembre è stato il mese più costoso per i militari Americani
dal Febbraio del 1991, quando 162 truppe Statunitensi vennero uccise nella
Guerra del Golfo del 1990-91. Nello spazio di 48 ore, gli insorgenti hanno
ucciso due elettricisti Sud Coreani, un appaltatore Colombiano, sette ufficiali
dell’intelligence militare Spagnola, due diplomatici Giapponesi e due soldati
Americani.

Gli elettricisti Sud Coreani sono diventate le ultime vittime, quando ieri sono
stati crivellati nella loro automobile mentre viaggiavano per recarsi a Tikrit.
Gli attacchi, cinque in tutto, sono cominciati parecchie ore dopo che il
Comandante degli Stati Uniti in Iraq, il Tenente-Generale Ricardo Sanchez, ha
dichiarato che la situazione stava migliorando.

L’amministrazione Bush vede il flusso di attacchi contro i non-Americani e il
personale non militare in Iraq come una intenzionale variazione nelle tattiche
da parte della resistenza. Lo scopo è di colpire gli alleati in quello che è
percepito come il loro punto più debole, per rendergli ancora più difficile il
reclutamento di civili per lavorare in Iraq e per indebolire la volontà degli
alleati dell'America a rimanere.

Fino all’attacco della scorsa notte, si pensava che gli attacchi diretti contro
le truppe degli Stati Uniti fossero declinati nella seconda metà di Novembre,
parzialmente in risposta a Iron Hammer, un’operazione per stanare i ribelli, e
parzialmente grazie alle precauzioni più strette prese dalle truppe Americane.
Di conseguenza, gli elementi stranieri in Iraq sono sotto tiro assieme agli
Iracheni che cooperano con gli alleati.

Le Nazioni Unite e molti gruppi umanitari hanno interrotto o sensibilmente
ridotto le operazioni; ora potrebbe essere il turno degli appaltatori civili. Il
Tenente-Generale Sanchez ha detto delle 14 morti: "l'obiettivo degli insorgenti
era di intimidire la popolazione, di generare il timore e l'incertezza e di
allontanare la gente dalla coalizione". Gli attacchi sono venuti non appena le
forze Americane hanno affermato di avere catturato tre membri di Al-Qa'ida,
l’organizzazione di Osama bin Laden, nell'Iraq del Nord. Il Pentagono ha
sostenuto che "i combattenti stranieri" stanno collaborando con quelli che
Donald Rumsfeld, il Segretario della Difesa Americano, chiama le "rimanenze
senza possibilità" dei lealisti di Saddam.

L’amministrazione Bush ha cercato di accelerare il trasferimento della
responsabilità politica agli Iracheni. Ma questi programmi sono complicati dalla
opposizione dal Grande Ayatollah del Clero Maggiore Sciita, al-Sistani, che
vuole elezioni dirette.

Questo offre a Washington un pesante dilemma con cui confrontarsi. Gli Sciiti
costituiscono il 60 per cento della popolazione, e acconsentire alle loro
richieste potrebbe aprire la strada ad un Iraq governato dagli Sciiti, in
teoria una teocrazia islamica che seguirebbe linee similari a quelle vigenti in
Iran, una cosa che gli Stati Uniti non vogliono. Ma rifiutare potrebbe provocare
una frattura con gli Sciiti, prospettando per il futuro lo spettro di una guerra
civile.
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