Bozza di documento in occasione del dibattito sulla "missione"
Italiana in Iraq-novembre 2003
Nonostante una opposizione globale e la più numerosa mai vista nella
storia contro la guerra preventiva all'Iraq, le oligarchie del mondo
hanno portato avanti il loro progetto utilizzando pretesti che ormai
essi stessi hanno rivelato che erano manifestamente falsi di attacare
e occupare quel paese.
Attualmente, a sei mesi dalla cosidetta "fine" della guerra si ved
una persistente e crescente presenza delle truppe di aggressione,
USA,UK, Italia, Polonia, Spagna, Ucraina e si prospetta una
indefinita permanenza delle medesime,
La società irachena che viveva una mancanza di libertà di
espressione, ma aveva lavoro, educazione, sanità e quindi delle
strutture civili funzionanti, nonostante il lungo embargo, ha solo
perso gli elementi fondanti di qualsivoglia libertà cioè la sicurezza
fisica , di lavoro, dei rifornimenti essenziali come l'acqua e la
elettricità, sanità, scuole ed ogni spazio concreto di associazione,
produzione, lavoro e commercio nelle città occupate e militarizzate e
distrutte, senza guadagnare nulla sul piano della libertà di
espressione.
Dopo sei mesi dalla "fine" della guerra la incapacità degli occupanti
di garaantire le libertà essenziali è manifesta altrettanto quanto è
manifesto il fatto che la occupazione è un ostacolo allo sviluppo di
una vita civile e alla possibilità di prduzione, commercio del paese
e nel paese.
Inoltre l'esercizio del potere militare e di aggressione preventiva
ha fatto lievitare il fenomeno internazionale del terrorismo, non di
uno stato particolare (né Afghanistan, né Palestina, né Iraq, né
Iran) che si propone come potere ed aggressione di risposta ed in
questo seduce ed oscura la legittima resistenza alla occupazione di
tutti i popoli attaccati ed occupati .
Il terrorismo organizzato in rete internazionale toglie voce alla
fragile realtà della società civile democratica irachena, ripropone
integralismi e favorisce l'integralismo religioso, introduce logiche
di delega, prepotenza e simbolismi non diversi da quelli
rappresentati e sostenuti dall'aggressione preventiva USA e dal
neoliberismo che è alla sua base.
Nel rumore che le aggressioni quotidiane provocano nella
comunicazione del mondo occidentale si vorrebbe soffocare anche la
voce di milioni di cittadini del mondo che si è levata prima della
guerra e che ha detto allora quali terribili conseguenze ne sarebbero
derivate, quali orribili propositi la muovevano, si vuole accusarle
di connivenza con il terrorismo, in tutto il mondo occidentale si
sono riproposte leggi che criminalizzano preventivamente la libertà
di espressione.
Il movimento contro la guerra e pacifista ha dall'inizio avuto la
lucidità e la chiarezza di denunciare la logica della aggressione
neoliberista, il disegno di potere che la ha mossa , la vastità della
impresa che avrebbe distrutto la vita stessa e il tessuto di vita di
centinaia di miglia e milioni di persone, uomini donne di ogni razza
e di ogni età, le connessioni tra questa guerra e le guerre
economiche che agitano la vita su tutto il pianeta.
Il movimento si è fato voce collettiva per chi, aspettando le bombe,
voce non aveva , nell'esprimere la opposizione alla guerra.
Adesso che la guerra continua in occupazione armata, che le vittime
si contano ogni giorno e ancor più quando queste ci toccano da
vicino, che si scatena il terrorismo internazionale, il movimento si
assume ancor a alcuni compiti
-quello di lavorare in tutto il mondo e quindi in ogni luogo per dare
voce alle richieste di autodeterminazione dei popoli occupati. Per
gli iracheni, che ad essi sia permesso di lavorare alla
riaggregazione sociale intorno alla soluzione dei problemi causati
dalla guerra e primari, ed intorno ad una ipotesi di governo che può
generarsi solo dall'interno della società. Sei mesi per imporre la
democrazia hanno prodotto militarizzazione, fame, disgregazione
sociale, e morte quotidiana.
Che sia dato il tempo e lo spazio e il sostegno tecnico venga solo
attraverso organizzazioni internazionali non governative e non a fine
di lucro, che sia restuarata la sovranità nazionale dell'Iraq.
-quello di operare perché in ciascuno dei paesi che hanno mandato
truppe in Iraq,o che stanno per mandarle o riconfermare le missioni
militari si faccia sentire l'opinione dei cittadini di ogni paese,
che sappiamo fortemente avversa alla partecipazione a questa
occupazione militare.
-di continuare a denunciare le "rotture" della democrazia
internazionale come sancita dalla carta dell'ONU, del tribunale
contro i crimini di guerra, della convenzione di Ginevra e far si che
si processino amministrazioni, governi e leaders che hanno promosso
la guerra e mantengono la occupazione, per tuti i crimini che hanno
commesso e continuano a commettere.
-di continuare a costruire legami concreti con la società civile
irachena, come anche degli altri paesi occupati, Palestina e
Afghanistan, per funzionare come cassa di risonanza per la loro voce
sepolta nel clamore mediatico delle azioni di violenza e daggressione
di tutti i terrorismi e guerre di terrore e dalla censura. Che la
voce dei popoli che resistano per costruire il loro presente ed il
loro futuro sia chairamente alta e distinguibile dal rumore
assordante delle armi.
-quindi in ogni paese saremo presenti a chiedere che cessi la
occupazione dell'Iraq, che siano ritirate subito tutte le truppe, che
sia lasciata ad organizzazioni internazionali di offrire fattiva
solidarietà diretta alle emergenze, mentre si ristrutturano le forme
del consenso e della autodeterminazione solamente possibili in un
paese liberato.
Che siano date agli iracheni le loro risorse e a ciascuno la
compensazione per i crimini di guerra, di occupazione e di embargo
subiti dalla popolazione civile. Che gli iracheni siano padroni dei
rapporti economici per provvedere alla ricostruzione.
-e come cittadini di una Europa che trova la sua identità
primariamente come Europa che si riarma e si blinda denunciamo e
contrasteremo tutti i processi di questo riarmo, e la creazione di
una armata europea.
-nella circostanza in cui il parlamento deve decidere se riconfermare
la partecipazione italiana alla occupazione in Iraq,
ribadiamo che le ragioni per cui le truppe sono andate erano
falsificate ed ingiustificabili, che è dimostrato che "il pericolo
Iraq" era inesistente e che la "democrazia" non si porta con le armi,
che il terrorismo internazionale si giova della occupazione e prepara
cosi il suo radicamento nei luoghi occupati, che la occupazione non
ha prodotto nessuno degli esiti conclamati come motivazione per
occupare, che sortisce morte da tutte le parti, che non ci sono
motivi degni per mantere una presenza in Iraq delle truppe italiane.
Chiediamo che si ritirino incondizionatamente le truppe dall'Iraq.
Che l'Iraq sia ridato agli Iracheni.
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<div><font face="Times" size="+2" color="#000000">a voi!!!!!!
buonanotte</font></div>
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<div><font face="Times" size="+2" color="#000000">Bozza di documento
in occasione del dibattito sulla ³missione² Italiana in
Iraq-novembre 2003<br>
<br>
Nonostante una opposizione globale e la più numerosa mai vista nella
storia contro la guerra preventiva all¹Iraq, le oligarchie del
mondo hanno portato avanti il loro progetto utilizzando pretesti che
ormai essi stessi hanno rivelato che erano manifestamente falsi di
attacare e occupare quel paese.<br>
Attualmente, a sei mesi dalla cosidetta ³fine² della guerra si ved
una persistente e crescente presenza delle truppe di aggressione,
USA,UK, Italia, Polonia, Spagna, Ucraina e si prospetta una
indefinita permanenza delle medesime,<br>
La società irachena che viveva una mancanza di libertà di
espressione, ma aveva lavoro, educazione, sanità e quindi delle
strutture civili funzionanti, nonostante il lungo embargo, ha solo
perso gli elementi fondanti di qualsivoglia libertà cioè la
sicurezza fisica , di lavoro, dei rifornimenti essenziali come
l¹acqua e la elettricità, sanità, scuole ed ogni spazio concreto
di associazione, produzione, lavoro e commercio nelle città occupate
e militarizzate e distrutte, senza guadagnare nulla sul piano della
libertà di espressione.<br>
Dopo sei mesi dalla ³fine² della guerra la incapacità degli
occupanti di garaantire le libertà essenziali è manifesta
altrettanto quanto è manifesto il fatto che la occupazione è un
ostacolo allo sviluppo di una vita civile e alla possibilità di
prduzione, commercio del paese e nel paese.<br>
Inoltre l¹esercizio del potere militare e di aggressione preventiva
ha fatto lievitare il fenomeno internazionale del terrorismo, non di
uno stato particolare (né Afghanistan, né Palestina, né Iraq, né
Iran) che si propone come potere ed aggressione di risposta ed in
questo seduce ed oscura la legittima resistenza alla occupazione di
tutti i popoli attaccati ed occupati .<br>
Il terrorismo organizzato in rete internazionale toglie voce alla
fragile realtà della società civile democratica irachena,
ripropone integralismi e favorisce l¹integralismo religioso,
introduce logiche di delega, prepotenza e simbolismi non diversi da
quelli rappresentati e sostenuti dall¹aggressione preventiva
USA e dal neoliberismo che è alla sua base.<br>
Nel rumore che le aggressioni quotidiane provocano nella comunicazione
del mondo occidentale si vorrebbe soffocare anche la voce di milioni
di cittadini del mondo che si è levata prima della guerra e che ha
detto allora quali terribili conseguenze ne sarebbero derivate, quali
orribili propositi la muovevano, si vuole accusarle di connivenza con
il terrorismo, in tutto il mondo occidentale si sono riproposte leggi
che criminalizzano preventivamente la libertà di espressione.<br>
Il movimento contro la guerra e pacifista ha dall¹inizio avuto la
lucidità e la chiarezza di denunciare la logica della aggressione
neoliberista, il disegno di potere che la ha mossa , la vastità
della impresa che avrebbe distrutto la vita stessa e il tessuto di
vita di centinaia di miglia e milioni di persone, uomini donne di ogni
razza e di ogni età, le connessioni tra questa guerra e le guerre
economiche che agitano la vita su tutto il pianeta.<br>
Il movimento si è fato voce collettiva per chi, aspettando le bombe,
voce non aveva , nell¹esprimere la opposizione alla guerra.<br>
Adesso che la guerra continua in occupazione armata, che le vittime si
contano ogni giorno e ancor più quando queste ci toccano da vicino,
che si scatena il terrorismo internazionale, il movimento si
assume ancor a alcuni compiti<br>
-quello di lavorare in tutto il mondo e quindi in ogni luogo per dare
voce alle richieste di autodeterminazione dei popoli occupati. Per gli
iracheni, che ad essi sia permesso di lavorare alla riaggregazione
sociale intorno alla soluzione dei problemi causati dalla guerra e
primari, ed intorno ad una ipotesi di governo che può generarsi solo
dall¹interno della società. Sei mesi per imporre la democrazia
hanno prodotto militarizzazione, fame, disgregazione sociale, e morte
quotidiana.</font></div>
<div><font face="Times" size="+2" color="#000000">Che sia dato il
tempo e lo spazio e il sostegno tecnico venga solo attraverso
organizzazioni internazionali non governative e non a fine di lucro,
che sia restuarata la sovranità nazionale dell¹Iraq.<br>
-quello di operare perché in ciascuno dei paesi che hanno mandato
truppe in Iraq,o che stanno per mandarle o riconfermare le missioni
militari si faccia sentire l¹opinione dei cittadini di ogni paese,
che sappiamo fortemente avversa alla partecipazione a questa
occupazione militare. <br>
-di continuare a denunciare le ³rotture² della democrazia
internazionale come sancita dalla carta dell¹ONU, del tribunale
contro i crimini di guerra, della convenzione di Ginevra e far si che
si processino amministrazioni, governi e leaders che hanno promosso la
guerra e mantengono la occupazione, per tuti i crimini che hanno
commesso e continuano a commettere.<br>
-di continuare a costruire legami concreti con la società civile
irachena, come anche degli altri paesi occupati, Palestina e
Afghanistan, per funzionare come cassa di risonanza per la loro voce
sepolta nel clamore mediatico delle azioni di violenza e daggressione
di tutti i terrorismi e guerre di terrore e dalla censura. Che la voce
dei popoli che resistano per costruire il loro presente ed il loro
futuro sia chairamente alta e distinguibile dal rumore assordante
delle armi.<br>
-quindi in ogni paese saremo presenti a chiedere che cessi la
occupazione dell¹Iraq, che siano ritirate subito tutte le truppe,
che sia lasciata ad organizzazioni internazionali di offrire fattiva
solidarietà diretta alle emergenze, mentre si ristrutturano le forme
del consenso e della autodeterminazione solamente possibili in un
paese liberato.<br>
Che siano date agli iracheni le loro risorse e a ciascuno la
compensazione per i crimini di guerra, di occupazione e di embargo
subiti dalla popolazione civile. Che gli iracheni siano padroni dei
rapporti economici per provvedere alla ricostruzione.<br>
-e come cittadini di una Europa che trova la sua identità
primariamente come Europa che si riarma e si blinda denunciamo e
contrasteremo tutti i processi di questo riarmo, e la creazione di una
armata europea. <br>
-nella circostanza in cui il parlamento deve decidere se riconfermare
la partecipazione italiana alla occupazione in Iraq,<br>
ribadiamo che le ragioni per cui le truppe sono andate erano
falsificate ed ingiustificabili, che è dimostrato che ³il pericolo
Iraq² era inesistente e che la ³democrazia² non si porta con le
armi, che il terrorismo internazionale si giova della occupazione e
prepara cosi il suo radicamento nei luoghi occupati, che la
occupazione non ha prodotto nessuno degli esiti conclamati come
motivazione per occupare, che sortisce morte da tutte le parti, che
non ci sono motivi degni per mantere una presenza in Iraq delle truppe
italiane.<br>
Chiediamo che si ritirino incondizionatamente le truppe dall¹Iraq.
Che l¹Iraq sia ridato agli Iracheni.<br>
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