[NuovoLaboratorio] Emergency, Lilliput, Tavola della pace

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Aihe: [NuovoLaboratorio] Emergency, Lilliput, Tavola della pace
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento pro=
posto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone ami=
che della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: s=
trada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbaw=
ac@???

Numero 745 del 30 novembre 2003
Sommario di questo numero:=0D
=
1. Emergency: cessate il fuoco
2. Rete Lilliput: una lettera aperta sull=
a questione irachena
3. Tavola della pace: l'Italia per l'Iraq. Ripartia=
mo dall'Onu
(...)

1. APPELLI. EMERGENCY: CESSATE IL FUOCO
[Riceviamo=
e diffondiamo il seguente appello promosso da Emergency (per contatti: w=
ww.emergency.it)]
I cittadini del mondo non riescono neppure piu' a pian=
gere le tragedie del terrore: a una bomba segue un'autobomba, a ogni mort=
o una vendetta che genera altri morti e altre vendette.

Nomi diversi -=
guerra, terrorismo, violenza - si traducono poi, tutti, in corpi umani f=
atti a pezzi e in pezzi di umanita' perduti per sempre.

Non vogliamo p=
iu' vedere atrocita': e' disumano che gli esseri umani continuino ad amma=
zzarsi. Fermiamo questa spirale, o alla fine non restera' piu' niente, ne=
ssuno avra' avuto ragione o torto, ci sara' solo una catena infinita di l=
utti e distruzioni.

Chiediamo a tutti coloro che stanno praticando e p=
rogettando attentati e guerre di fermarsi.

Chiediamo il tempo per rifl=
ettere, non possiamo assistere impotenti al dilagare della follia omicida=
.

A tutti coloro che promuovono la violenza, clandestini organizzatori=
di stragi o visibilissimi dittatori o presidenti, noi cittadini chiediam=
o: "cessate il fuoco".
*
Aderisci all'appello (http://www.emergency.it/=
cessateilfuoco/adesione.php?ln=3DIt)
*
L'appello e' promosso da: Emerge=
ncy; Noam Chomsky, docente al Massachusetts Institute of Technology; Igna=
cio Ramonet, direttore di "Le Monde Diplomatique"; Oscar Luigi Scalfaro, =
presidente della Repubblica 1992-1999; Hans van Sponeck, gia' coordinator=
e Onu per l'Iraq; Rigoberta Menchu', premio Nobel per la pace 1992; Rita =
Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina 1986; Dario Fo, premio Nobe=
l per la letteratura 1997; Jack Steinberger, premio Nobel per la fisica 1=
988; Leonardo Boff, teologo della liberazione; Tavola Valdese, Unione del=
le chiese valdesi e metodiste in Italia; Inge Schoental Feltrinelli, edit=
rice; Gino Strada, fondatore di Emergency; Ermanno Olmi, regista; Riccard=
o Muti, direttore d'orchestra; Pietro Ingrao, scrittore; Carlo Ossola, do=
cente al College de France; padre Alex Zanotelli, missionario comboniano;=
Rabbi Michael Lerner, direttore della rivista "Tikkun"; Sari Hanafi, dir=
ettore del Palestinian Diaspora and Refugee Centre; Peretz Kidron, giorna=
lista e scrittore; Yesh Gvul, movimento dei soldati israeliani contro l'o=
ccupazione; Sylvie Coyaud, giornalista; Farid Adly, giornalista; Hebe de =
Bonafini, presidente delle Madri di Plaza de Mayo; Teresa Sarti, presiden=
te di Emergency; don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Carlyle Vilarinh=
o, capo di gabinetto del governo brasiliano; Jose' Graziano da Silva, min=
istro fome zero del governo brasiliano; Amos Oz, scrittore; Andrea Camill=
eri, scrittore; Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta; Tiziano Terzani, scr=
ittore; Giulietto Chiesa, giornalista; Vauro Senesi, giornalista; Franca =
Rame, attrice; Lella Costa, attrice; Moni Ovadia, attore.

2. DOCUMENTA=
ZIONE. RETE LILLIPUT: UNA LETTERA APERTA SULLA QUESTIONE IRACHENA
[Dall'=
ufficio stampa della Rete Lilliput (per contatti: ufficiostampa@retelilli=
put.org) riceviamo e diffondiamo. La Rete Lilliput e' una rete di esperie=
nze di volontariato, di solidarieta', per la pace, per un'economia di giu=
stizia e la globalizzazione dei diritti. Rileviamo con dispiacere che si =
tratta di un documento purtroppo confuso e contraddittorio (in taluni pun=
ti fino allo stridore), mosso da un impulso giusto e condivisibile, ma as=
sai inadeguato sia nell'analisi che nelle proposte]

Cari amici,
grave=
mente preoccupati dall'accelerazione che ha subito il confronto fra le fo=
rze della pace e quelle della guerra, soprattutto nel nostro paese, ci ri=
volgiamo a tutti voi, per sottoporvi le considerazioni e la proposta che =
seguono.
*
1. L'andamento del conflitto in Iraq (e anche la situazione =
in Afghanistan) stanno confermando le piu' fosche previsioni. Soprattutto=
si stanno prefigurando delle situazioni in cui la gestione da parte di p=
oche potenze sara' esposta con ogni probabilita' a perdite ulteriori, non=
che' protagonista e vittima di violenze crescenti: ogni giorno che passa =
senza che vi sia un mutamento di rotta sostanziale la crisi diventera' se=
mpre piu' difficile da risolvere con modalita' politicamente accettabili.=


Vediamo anche governi e partiti invischiati nelle prevedibili e previ=
ste conseguenze delle loro decisioni di guerra, a partire dalla crescita =
del terrorismo. Esso ha ampliato le sue capacita' operative, gode di aree=
di sostegno popolare, opera ormai su uno scacchiere internazionale ed e'=
in grado di infliggere perdite difficili da prevedere e da evitare. La l=
otta contro un nemico del genere puo' facilmente vedere giustificata anch=
e in ampi strati popolari e nell'immaginazione comune il ricorso a misure=
estreme, a ritorsioni, massacri, soppressioni di diritti umani. Occorre,=
oggi piu' che mai, interrompere questa spirale con mezzi che escludano i=
l ricorso alla violenza degli Stati.

*
2. La situazione, sotto la min=
accia di questo terrorismo internazionale, e nel clima da esso alimentato=
, si e' negli ultimi giorni talmente deteriorata che risulta addirittura =
inutile insistere per un ritiro immediato delle forze armate dell'Italia =
e degli altri paesi in Afghanistan e in Iraq, perche' la richiesta stessa=
alimenta risposte improntate a valori nazionalistici e al peggior patrio=
ttismo.

In queste ore tristi, infatti, segnate dalla morte di tanti gi=
ovani, vediamo riemergere e montare disvalori e isterie che speravamo sco=
mparsi da quasi un secolo. Un impegno diffuso per interrompere questi arr=
etramenti culturali e' ormai urgente e dovrebbe anche indurre a superare =
le divergenze marginali e a sospendere le contrapposizioni spesso solo ve=
rbali tra organismi che condividono alcune ispirazioni di fondo. Le diver=
sita' di punti di vista si riveleranno invece feconde di intuizioni e di =
nuovi modelli non appena saremo in condizione di avviare una costruzione =
della pace che non sia per l'ennesima volta solo un intervallo tra due gu=
erre.

*
3. I valori e le posizioni piu' largamente condivisi sono orm=
ai evidenti:

- Condanna e rifiuto del terrorismo, e determinazione a i=
solarne gli attori, a prevenirne le cause, a svuotarne i moventi;

- Il=
legittimita' e rifiuto della guerra, considerata ormai uno strumento sorp=
assato per risolvere difficolta' nei rapporti tra Stati;

- Illegittimi=
ta' e rifiuto delle guerre "preventive", "umanitarie", "inevitabili per l=
ottare contro il terrorismo";

- Illegittimita' e rifiuto della guerra =
contro l'Iraq, sia nella fase iniziale che in quella attuale;

- Cambia=
mento nei modelli e nelle logiche degli interventi internazionali volti a=
d eliminare le cause dei conflitti e maggiore diffusione delle metodologi=
e nonviolente di risoluzione dei conflitti.

*
4. Le organizzazioni ch=
e presentano questa iniziativa sono decise a esercitare ogni possibile pr=
essione per perseguire i seguenti obiettivi:

- affinche' l'Onu interve=
nga immediatamente in Iraq, con l'invio di un contingente multinazionale,=
con funzioni di polizia internazionale, di peacekeeping e di peacebuildi=
ng, con compiti ben definiti nei tempi e nei modi, formato e guidato da p=
aesi non attualmente belligeranti e che rappresentino i diversi gruppi di=
paesi che sono presenti nell'Onu. Il contingente dovra' comprendere sia =
forze armate, sia forze non armate in misura consistente e in collaborazi=
one non subordinata alle prime;

- per un contemporaneo ritiro delle tr=
uppe, anche italiane, che attualmente agiscono da forze di guerra e di oc=
cupazione e non godono del consenso internazionale di paesi e di popoli c=
he e' condizione necessaria per esercitare una funzione realmente di pace=
e di prevenzione e svuotamento - non solo repressione - del terrorismo;=0D
=

- per l'invio di una equipe di mediazione, scelta in sede Onu, formata =
da esponenti di paesi non belligeranti, capace di avviare un reale proces=
so di ascolto, negoziazione e mediazione diretto ad iniziare e ad acceler=
are la transizione dell'Iraq verso un processo di autodeterminazione poli=
tico-economica, basato sulle scelte delle popolazioni locali;

- per l'=
invio in forme organizzate di volontari, coordinati con le ong che gia' o=
perano in Iraq, che realizzino, autonomamente anche se in collaborazione =
con il contingente Onu, gli interventi di aiuto, sostegno umanitario, ric=
ostruzione materiale e sociale.

*
5. Le organizzazioni ribadiscono il=
loro impegno a proseguire insieme:

- In azioni di mobilitazione carat=
terizzate dall'attenzione, dal rispetto, dal dialogo nei confronti delle =
opinioni diverse, dalla nonmenzogna, dalla coerenza tra i fini indicati e=
d i mezzi impiegati, dimostrando (a questo servono le dimostrazioni) che =
la pace puo' solo con mezzi pacifici essere conseguita. E' per questo che=
proponiamo di attivare assieme azioni dirette nonviolente, dal basso, co=
me iniziative di protesta/proposta, noncollaborazione attiva-boicottaggi,=
disobbedienza civile;

- Verso una economia di giustizia che preveda d=
rastici mutamenti dei peggiori meccanismi economici e sociali, in quanto =
l'economia di giustizia rappresenta l'unica vera via di uscita dalla viol=
enza strutturale sulle popolazioni, reale causa non remota delle guerre e=
dei terrorismi;

- Verso il disarmo internazionale, il superamento del=
commercio e della produzione di armamenti, la riconversione dell'industr=
ia bellica;

- Verso un profondo rispetto della natura, attribuendo pri=
orita' all'ambiente rispetto ad uno "sviluppo" basato solo sulla crescita=
illimitata, e un progressivo rifiuto del modello neoliberista.

*
6. =
Gli organismi cui questa lettera si rivolge nella sola Italia sono centin=
aia e tutti conosciamo le reali dimensioni del movimento internazionale c=
ontro la guerra, non da oggi presente anche negli Usa, in Israele e in al=
tri paesi tormentati da conflitti.

Riteniamo sia necessario un salto d=
i qualita' nella nostra opposizione, che senza voler far scomparire diffe=
renze e distinzioni, permetta una mobilitazione che non possa essere faci=
lmente cancellata da contromisure informative o da ragionamenti capziosi.=
Una mobilitazione che duri finche' gli attuali focolai di guerra non sia=
no messi al margine delle politiche internazionali e si avvii la elaboraz=
ione di misure alternative, dirette alla costruzione di una pace non form=
ale.

Vi ringraziamo per l'attenzione che vorrete dedicare a queste nos=
tre considerazioni e proposte, e aspettiamo al piu' presto una vostra ris=
posta, che ci auguriamo positiva, e la vostra disponibilita' per un incon=
tro di tutte le forze per la pace e contro la guerra per definire e verif=
icare assieme un nuovo percorso di pace.

Il gruppo di lavoro tematico =
"Nonviolenza e conflitti" della Rete Lilliput

3. DOCUMENTAZIONE. TAVOL=
A DELLA PACE: L'ITALIA PER L'IRAQ. RIPARTIAMO DALL'ONU
[Riceviamo e diff=
ondiamo questo documento della Tavola della pace (per contatti: www.tavol=
adellapace.it), il principale network pacifista italiano. Non possiamo no=
n rilevare alcune profonde ambiguita', reticenze e contraddizioni di ques=
to testo (tre esempi per tutti: sorvolare sul fatto che l'Onu e' responsa=
bile del piu' che decennale embargo genocida; la cancellazione completa d=
ella nonviolenza che non compare mai in questo testo neppure come riferim=
ento ideale; una visione grottescamente caricaturale e profondamente offe=
nsiva della popolazione irachena da cui discende una formulazione del qui=
d agendum dai tratti neocolonialisti), cosicche' questo documento, pur ap=
prezzabile nelle intenzioni, tanto nell'analisi quanto nelle proposte res=
ta assai inadeguato, e incondivisibile su alcuni punti sostanziali]

La=
Tavola della pace rilancia un forte appello all'impegno per la pace in I=
raq proponendo il documento "L'Italia per l'Iraq: ripartiamo dall'Onu" ch=
e propone l'impegno dell'Italia a sostenere il rapido rientro dell'Onu in=
Iraq e a mettere fine all'occupazione anglo-americana. L'invito e' a sos=
tenere la proposta in occasione del 10 dicembre 2003, LV anniversario del=
la Dichiarazione universale dei diritti umani: "Mai piu' violenza, mai pi=
u' guerra, mai piu' terrorismo".

*
L'Italia per l'Iraq

E' tempo di=
cambiare strada. Chi vuole la pace non propone il disimpegno ma un diver=
so e migliore impegno. Non piu' a sostegno delle potenze occupanti ma a s=
ostegno dell'Onu.

Lo aveva detto padre Ernesto Balducci nel 1991 e lo =
abbiamo ripetuto noi in ogni occasione: "La guerra non ha piu' senso per =
il semplice fatto che non si vince piu'. Per il semplice fatto che anche =
una guerra vinta non chiude il conflitto che voleva chiudere: lo riapre i=
n forme piu' nuove e terribili".

Oggi questa drammatica verita' e' sot=
to gli occhi di tutti. La guerra non e' servita a sconfiggere ma ad infia=
mmare il terrorismo che continua a spargere sangue e terrore senza limiti=
ne' confini. Non e' servita a rendere il mondo piu' sicuro perche' ha in=
debolito l'Onu e la comunita' internazionale, violato il diritto e la leg=
alita' internazionale, diviso i paesi e i popoli impegnati nella lotta al=
terrorismo, alimentato i bacini di odio e la proliferazione delle armi. =
Non e' servita a portare la liberta' e la democrazia in Afghanistan e in =
Iraq, ne' a mettere fine alle sofferenze di quei popoli. La guerra non ha=
piu' alcun senso. Bisogna cambiare strada. Perche' alcuni si ostinanano =
a non riconoscere questa verita'?

*
Ricominciamo dall'Onu

Ce lo im=
pone la ragione. Lo suggerisce il buon senso.

All'indomani della trage=
dia di Nassiriya, la Tavola della pace rilancia un forte appello all'impe=
gno per la pace in Iraq e in Medio Oriente. Il dolore profondo che oggi c=
i unisce alle famiglie di queste nuove vittime italiane ed irachene deve =
dare impulso ad un rinnovato impegno comune per impedire che la violenza,=
la guerra e il terrorismo possano continuare a prevalere sulla domanda d=
i pace, liberta', dignita' e giustizia.

Nostro dovere e' domandarci co=
sa possono fare l'Italia e l'Europa per il popolo iracheno. Un popolo che=
, tra gravissime complicita' e silenzi della comunita' internazionale, ha=
subito l'oppressione di Saddam Hussein, la guerra contro l'Iran, la guer=
ra del 1991, le sanzioni economiche, l'invasione angloamericana del 2003 =
e le sue conseguenze.

La guerra che ha abbattuto il regime di Saddam n=
on ha risolto i problemi degli iracheni ne' ha ridotto le loro sofferenze=
. Il cancro che i signori della guerra dicono di aver voluto estirpare si=
sta invece riproducendo rapidamente in forme altrettanto violente e inac=
cettabili. La cronaca di tutti i giorni testimonia come la prosecuzione d=
ell'occupazione militare angloamericana alimenti una spirale sanguinosa d=
i attentati terroristici, violenze e misure repressive che condannano la =
societa' irachena a vivere ancora nel dolore, nell'insicurezza e nel caos=
. Cosi' non puo' continuare.

Solo l'Onu e un'Europa unita possono aiu=
tare il popolo iracheno ad uscire da questo vortice di lutti e sofferenze=
ricostruendo il proprio paese in un quadro pacifico e democratico. E l'I=
talia, anche in qualita' di presidente di turno dell'Unione Europea, ha i=
l dovere di impegnare ogni sua energia in questa direzione.

L'obiettiv=
o non puo' essere solo la fine dell'occupazione e il trasferimento dell'a=
utorita' alle forze irachene. L'Onu e l'Europa sono indispensabili per pr=
omuovere un autogoverno democratico, rispettoso dei diritti umani.

Il =
futuro dell'Iraq non puo' essere affidato ne' ad un governo imposto dagli=
Stati Uniti, disconnesso dalla societa' irachena, teso a tutelare gli in=
teressi americani nell'area, ne' ad un insieme di gruppi religiosi, etnic=
i o tribali impegnati ad estendere il proprio potere senza rispetto per i=
diritti umani. Entrambe le ipotesi di ricostruzione politica, coltivate =
dai neoconservatori americani e dai piu' pragmatici inglesi, sono destina=
te ad alimentare altre frustrazioni, altro malcontento, altra violenza e =
altro terrorismo. Il rischio e' che il popolo iracheno non passi dalla di=
ttatura alla democrazia ma da una dittatura ad un sistema altrettanto vio=
lento, ingiusto e antidemocratico.

La democrazia non potra' mai essere=
imposta dall'alto secondo un modello importato dalle potenze occupanti o=
affidata ai diversi gruppi che oggi prevalgono nel paese. La costruzione=
della democrazia esige tempo e pazienza che mal si conciliano con l'esca=
lation della violenza e con le esigenze elettorali dell'amministrazione a=
mericana. Per questo abbiamo bisogno che l'Onu - quale autorita' sovranaz=
ionale imparziale - sia presente in Iraq: per sostenere un processo di tr=
ansizione alla democrazia che affondi le radici tra la popolazione e si n=
utra della promozione dei diritti umani.

*
L'Italia deve dunque inves=
tire subito sull'Onu e fare ogni sforzo per favorire il suo rapido rientr=
o in Iraq.

Invece di prolungare la missione dei nostri tremila soldati=
a Nassiriya a fianco delle truppe d'occupazione, l'Italia deve destinare=
tutte le proprie risorse umane e finanziarie per rafforzare il ruolo vit=
ale dell'Onu.

Invece di restare in Iraq agli ordini del comando anglo-=
americano, l'Italia deve mettersi a disposizione e agire di concerto con =
il segretario generale dell'Onu.

Invece di sprecare altri soldi in una=
missione militare dai contorni confusi e discutibili, l'Italia deve inve=
stire nel ridare credibilita' all'unica autorita' sopranazionale che puo'=
rispondere ai bisogni vitali di una popolazione stremata da decenni di g=
uerre e dittature e che puo' aiutare gli iracheni a recuperare capacita' =
di autodeterminazione e autogoverno democratico.

Invece di agire ancor=
a una volta da sola, l'Italia deve lavorare perche' questa diventi la pos=
izione e l'iniziativa comune dell'Europa: un'Europa che s'impegna a ricos=
truire l'Iraq e la pace in Medio Oriente ma anche il diritto e la legalit=
a' internazionale violate.

Questa e' la svolta che noi chiediamo al pa=
rlamento e al governo italiano.

Continuare come se niente fosse accadu=
to sarebbe un grave errore.

*
L'Italia e l'Europa unita devono porsi =
l'obiettivo di sostenere l'azione delle Nazioni Unite a partire da quelle=
missioni che la stessa Risoluzione 1511 elenca: assicurare la necessaria=
assistenza umanitaria alla popolazione, promuovere la ricostruzione econ=
omica, favorire una rapida transizione politica in modo che il popolo ira=
cheno possa determinare liberamente il proprio futuro politico e controll=
are le proprie risorse naturali, favorire il dialogo nazionale e la costr=
uzione del consenso che dovra' portare alla stesura della nuova costituzi=
one e alla convocazione di elezioni democratiche, accelerare gli sforzi p=
er costruire istituzioni locali e nazionali democratiche e rappresentativ=
e, promuovere la protezione dei diritti umani in tutto il paese, favorire=
lo sviluppo di media indipendenti, sostenere lo sviluppo della societa' =
civile irachena e delle sue organizzazioni indipendenti, etc.

La decis=
ione di investire sull'Onu dovra' essere accompagnata da una importante a=
zione diplomatica di concertazione con tutti i paesi della regione e le o=
rganizzazioni regionali, come la Lega Araba e l'Organizzazione della Conf=
erenza Islamica.

Per aiutare le Nazioni Unite a raggiungere questi obi=
ettivi l'Italia e l'Unione Europea devono inoltre impegnarsi per aprire l=
e porte dell'Iraq a tutte quelle organizzazioni internazionali della soci=
eta' civile che hanno dimostrato di saper intervenire con efficacia anche=
laddove i governi non osano avventurarsi e alle quali ancora oggi viene =
sostanzialmente impedito di agire. Queste organizzazioni sono una risorsa=
insostituibile della comunita' internazionale: meritano di essere sosten=
ute, incoraggiate e valorizzate a partire dal nostro paese.

*

All'i=
ndomani della strage di Nassiriya e dei numerosi attentati terroristici c=
he stanno angosciando il mondo, rinnoviamo il nostro appello di pace conv=
inti che sia necessario operare piu' attivamente e con maggiore determina=
zione nel cantiere della pace positiva. In un mondo sempre piu' globalizz=
ato, al positivo e al negativo, la via obbligata della pace e' quella del=
la cooperazione, del multilateralismo, della legalita' internazionale, de=
lla centralita' delle Nazioni Unite.

La lotta al terrorismo non puo', =
non deve conoscere tregue. Perche' sia vincente, essa deve essere condott=
a sulla strada maestra della sicurezza collettiva, dell'economia di giust=
izia e di "tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani", una via che=
passa attraverso le legittime Istituzioni internazionali. L'unilateralis=
mo, oltre che illegale, non paga neppure alla luce del calcolo costi/bene=
fici. I governi, non altri, hanno la responsabilita' e tutto il potere ch=
e e' necessario per far funzionare efficacemente le Nazioni Unite e le al=
tre organizzazioni internazionali. La societa' civile globale preme da lu=
ngo tempo in questa direzione.

*

Nel 1989 abbiamo tutti sognato un =
mondo di pace. All'inizio degli anni novanta, l'allora segretario general=
e delle Nazioni Unite, Boutros-Boutros Ghali, disse chiaro e tondo agli S=
tati che non avevano piu' alibi da addurre per non far funzionare le Nazi=
oni Unite, e presento' loro il Rapporto conosciuto come "Un'agenda per la=
pace". La risposta fu una sequela di guerre, a cominciare da quella del =
1991, la prima guerra del Golfo. E il terzo millennio si e' inaugurato co=
n altre guerre: tutte inaccettabili. E' tempo di dire basta. Tutti insiem=
e.

In tempi di dolore, di ambiguita' e di insicurezza come quelli che =
stiamo angosciosamente vivendo, rinnoviamo il nostro impegno di pace invi=
tando tutte le donne e gli uomini di buona volonta' a gridare insieme, il=
prossimo 10 dicembre 2003, LV anniversario della Dichiarazione universal=
e dei diritti umani: 'Mai piu' violenza, mai piu' guerra, mai piu' terror=
ismo".


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lo Cifatte
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