[Cerchio] [Dissenso] : Guardate solo cosa vi ordiniamo di gu…

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Autore: cerchio@inventati.org
Data:  
Oggetto: [Cerchio] [Dissenso] : Guardate solo cosa vi ordiniamo di guardare -- Leggere!
Eccola in tutta la sua putrida sostanza: censura!

Traduzione della notte, per tenersi vigili in ogni momento, leggere, leggere...
Facciamo abbastanza ridere i polli, che dite? Grazie Berlusca! Adesso sembriamo
pure peggio della Spagna di Franco...

M
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Guardate solo cosa vi ordiniamo di guardare

Con Silvio Berlusconi che stringe la sua presa sulla TV Italiana, la Spagna di
Franco appare più libertaria dell’Italia di oggi, scrive John Hooper

John Hooper -- Roma
27 Novembre, 2003

Tradotto da M – djm@??? – www.melektro.com

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Ci sono dei momenti, mentre si vive in Italia, che è necessario andare a dare
una occhiata ad uno showroom del computer o ad una autostrada a sei corsie per
ricordarsi realmente che ci si trova veramente in una nazione avanzata e
sviluppata.

La scorsa settimana, l'ex avvocato del primo ministro è stato condannato per
avere corrotto un giudice con contanti prelevati da un conto bancario, aperto da
un top executive dell'azienda che siede all'apice dell'impero di affari del
primo ministro. È la seconda volta questo anno che è stato condannato per avere
comprato giudizi favorevoli per i suoi clienti.

La settimana prossima, il Parlamento deve approvare una legge che capovolgerà un
regolamento della più alta corte del paese che avrebbe indebolito – anche se
solo un po’ - la presa completa del primo ministro su cosa i suoi elettori
guardano alla televisione. Silvio Berlusconi possiede tutti e tre i maggiori
canali privati e il regolamento della corte costituzionale lo avrebbe obbligato
a spostarne uno in ambito satellitare.

Ma è senza dubbio cosa è accaduto questa settimana a destare la preoccupazione
più grande, visto che ha portato allo scoperto mai come adesso la maniera in cui
i seguaci e gli impiegati del primo ministro possono ora limitare che cosa viene
trasmesso sugli altri grandi canali di stato. Il suo gruppo per la televisione,
Mediaset, ha annunciato che vuole 20 milioni di euro in danni dal broadcaster
pubblico Italiano, la RAI, e dai produttori di un programma satirico che ha al
centro una intrattenitrice, Sabina Guzzanti.

Mediaset sostiene di essere stata grossolanamente diffamata nella prima - e
unica – puntata di un programma che doveva essere una serie. Dice che il suo
business ne ha sofferto di conseguenza.

Molti politici di destra che sostengono il governo si sono dichiarati
oltraggiati dall’humour della Guzzanti. Hanno detto che ha inscenato un vero e
proprio rantolo di sinistra.

La reazione del ministro degli esteri Italiano è stata tipica. Franco Frattini
ha detto che è "per la satira, ma non della specie che crea la possibilità di
insulti personali".

La sola minaccia di una denuncia da parte della potente Mediaset è bastata a
persuadere il Direttore Generale della RAI, Flavio Cataneo, a scartare lo show
della Guzzanti.

"Amo la satira", ha detto questa settimana. Ma ha aggiunto: "ho detto la
'satira' e non una campagna politica".

I quadri della RAI, deve essere detto, sono in una posizione impossibile. Il
Parlamento, verso cui sono infine responsabili, è dominato dai seguaci dell'uomo
che possiede il loro competitore diretto e che, come capo del governo, è nella
posizione di avere leggi strutturate in maniera di favorire gli interessi del
proprio gruppo a scapito del broadcaster pubblico.

Nondimeno, la presidentessa della RAI, Lucia Annunziata, è stata apertamente
critica della ritirata del suo Direttore Generale di fronte al fuoco nemico.
E questo è stato prima dell’ultimo, e più sinistro sviluppo.

Bandita dagli schermi, la Guzzanti ha portato la seconda puntata del suo
programma ad un pubblico all’Auditorium di Roma e, attraverso un collegamento
via satellite, a telespettatori in altre parti del paese. Il risultato? Un'altra
azione legale, iniziata - questa volta non da Mediaset - ma dalla RAI.

Cattaneo ha ordinato di mandarle un avvertimento legale che stava violando i
suoi impegni con la televisione di stato. Che aveva usato materiale nella sua
seconda puntata che apparteneva alla RAI e che lo aveva fatto trasmettere da un
canale satellitare che è in concorrenza con la RAI.

Un rappresentante della opposizione ha sottolineato che il Direttore Generale
"sta assumendo l'apparenza 'del buttafuori' del primo ministro".

Dove la Guzzanti e i suoi produttori porteranno la prossima puntata è ancora da
vedersi. Ma sono chiaramente spinti ad offrire il loro humour - o propaganda, se
volete – ad un sempre più piccolo numero di persone. La prossima fermata, se ce
ne sarà una, presumibilmente si concretizzerà in un club o qualche stazione
televisiva regionale o comunale della specie che trasmette televendite per gran
parte del giorno, come fa canale 48.

C’è qui un parallelo storico notevole da tracciare con un paese non così
distante. Nei giorni quando la Spagna era sotto il Generale Francisco Franco,
avreste potuto guardare il sorprendentemente chiassoso ridicolizzare della sua
dittatura dagli stage di Madrid e Barcellona.

I suoi censori non erano preoccupati dei teatri e dei cabaret, perché erano
frequentati, per la maggior parte, da una classe media specializzata e urbana,
che era già una causa persa per il regime. L’audience di massa guardava la
Television Espanola di proprietà dello stato e quella era controllata
rigorosamente per accertarsi che là non ci fosse mai un solo alito di critica.

L'Italia non ha raggiunto quella situazione. Non ancora. Si può ancora trovare
dibattito aperto e vigoroso, anche sui canali dello stesso Silvio Berlusconi. Ma
in un momento in cui molte nazioni in Europa, al centro e ad est, stanno
trasformandosi in società aperte nella stessa maniera in cui fece la Spagna,
l'Italia sta slittando nella direzione opposta.
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