[Cpt] I: Fwd:Documento conclusivo Convegno PD Matera

Delete this message

Reply to this message
Autore: fabio raimondi
Data:  
Oggetto: [Cpt] I: Fwd:Documento conclusivo Convegno PD Matera
-----Messaggio originale-----
Da: Anna Simone [mailto:morbidezza@libero.it]
Inviato: domenica 23 novembre 2003 19.50
A: fabio raimondi
Oggetto: Fw: Fwd:Documento conclusivo Convegno PD Matera



Convegno Psichiatria Democratica - Trent'anni, Matera, 13-14-15 novembre
2003

DOCUMENTO CONCLUSIVO

Il Convegno di Psichiatria Democratica, in occasione del Trentennale della
sua fondazione, si è svolto a Matera in un momento particolarmente
drammatico e doloroso per la vita del nostro Paese.
La guerra in Iraq dove sono stati uccisi 19 fratelli italiani e la scelta
del Governo di insediare a Scanzano Jonico, vicino Matera, il sito unico
nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive rispondono alla stessa
logica di morte e distruzione.
Le guerre, come ha detto Alex Zanotelli, il padre comboniano intervenuto
durante il convegno e le cui parole hanno commosso le centinaia di
partecipanti, hanno l'unico scopo di mantenere il privilegio dei potenti a
danno dei poveri e far sì che 300 individui detengano da soli tutta la
ricchezza del mondo, facendo vivere i 2/3 dell'umanità con un dollaro al
giorno pro capite.
Lo sfruttamento dissennato di fonti d'energia esauribili, come il petrolio,
lo spreco irresponsabile dell'acqua, risorsa preziosissima, il disboscamento
sconsiderato delle foreste, il non uso colpevole delle forme alternative
d'energia, stanno rendendo il pianeta una landa deserta. Ci vengono regalate
solo scorie da nascondere sotto casa, così come erano scorie le tante donne
e i tanti uomini rinchiusi e occultati nei manicomi.
PD ieri ha detto no alla logica e alla pratica della segregazione, oggi
continua a dire no ad ogni forma di violenza dell'uomo sull'uomo e ad ogni
forma di distruzione del nostro Pianeta.
PD crede fermamente che il suo compito sia di disvelare come ogni giorno, in
nome della scienza, della normalità, dell'ordine e della legalità, si
commettano e si perpetuino crimini orrendi.
Accanto alla persistenza dei manicomi giudiziari, che assommano la
reclusione del carcere a quella dell'Ospedale Psichiatrico, dove gli
internati sono vittime di vere e proprie pratiche di tortura, stanno
assumendo un ruolo sempre più importante, (con lo scopo, che puntualmente si
rivela fallimentare, di controllare i flussi migratori) i Centri di
Permanenza Temporanea (CPT) per stranieri, dove sono detenute persone senza
permesso di soggiorno, senza visto, senza lavoro, senza speranza. Non sono
folli, però assumono psicofarmaci e manifestano sintomi psicopatologici, non
sono rei, perché non hanno commesso alcun delitto: però devono rimanere
reclusi. "Urlino tutte le ingiustizie del mondo" è il sottotitolo del
Convegno di PD. PD dice, urlando, che i CPT sono da combattere e da
chiudere subito.
PD, ritenendo che il nesso tra povertà, (in tutte le sue forme economiche,
culturali, sociali) e malattia stia divenendo sempre più stretto, s'impegna
a scoprirne e denunciarne le specifiche relazioni, nel momento in cui i
media sono utilizzati, nella maggioranza dei casi, per distogliere
l'attenzione della gente su aspetti secondari o, peggio, futili della vita.

Per questo il Convegno ha voluto riflettere su una serie di questioni, le
quali, appartengono, sì, al mondo della salute mentale, ma ne superano
l'ambito, investendo tutta la comunità.

1. L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario e il carcere.
PD denuncia la scarsa attenzione e la carente applicazione della legge
n.230, concernete le norme per l'erogazione delle prestazioni sanitarie in
carcere; sottolinea l'importanza che i servizi di salute mentale si occupino
istituzionalmente e concretamente dei loro cittadini reclusi in carcere e /o
internati in OPG; rilancia l'impegno ad approfondire con i magistrati le
problematiche legate all'incapacità di intendere e di volere e a costruire
da subito possibili alternative residenziali all'OPG.



2. La crisi acuta in psichiatria
La ricerca sui sistemi di gestione della crisi in Italia ha messo in
evidenza l'importanza di un modello capace di fornire un ampio ventaglio di
risposte.
La scelta di continuare ad usare i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura
ospedalieri, come unici luoghi di trattamento dell'acuzie, viene dichiarata
errata ed antiterapeutica, specie se assommata a discontinuità operativa,
separatezza dell'intervento ospedaliero da quello territoriale,
sovraffollamento e degrado del luogo, rigidità delle regole istituzionali,
incapacità di mettere in atto positive relazioni con le persone in crisi.
D'altra parte va valorizzata la qualità e l'etica dei gesti di quegli
operatori che, mettendosi in gioco, sono capaci di riconoscere ai soggetti
in crisi uno spazio di responsabilità e di potere anche nelle
condizioni -limite della sofferenza. Sono gli stessi operatori che non
legano a letto i pazienti e che tengono aperte le porte del reparto.
PD sottolinea l'importanza di creare modalità altre e luoghi diversi da
quelli dell'ospedale dove sia possibile gestire la crisi. Ci si riferisce,
in particolare, a servizi territoriali attivi sulle 24 ore, e non solo per
l'urgenza, capaci di diverse forme di accoglienza e fondati sulla piccola
scala, sulla relazione diretta e sull'attribuzione di senso alle situazioni
critiche, attraverso la conoscenza delle storie.
Un'altra modalità da sperimentare è quella della gestione della crisi presso
il domicilio del paziente.
A questo proposito è fondamentale il radicamento del servizio nel proprio
territorio e 'integrazione effettiva con gli altri servizi sociali e
sanitari presenti. Ciò permette una presa in carico della crisi il più
precoce possibile, una migliore lettura dell'evento critico ed un minore
ricorso al trattamento sanitario obbligatorio".



3. I trattamenti prolungati in psichiatria
Il superamento del manicomio non ha ridotto i pericoli inerenti altre forme
di istituzionalizzazione diffusa nella comunità.
Diventa importante, pertanto, analizzare sia i bisogni dell'utente sia
conoscere il circuito della istituzionalizzazione di un determinato
territorio. Vanno rivisti gli stessi concetti di cronicità ed autonomia. Se
una persona ha bisogno di aiuto per tutta la vita, non significa che sia un
ammalato "cronico", nell'accezione medica del termine. L'autonomia, d'altra
parte, affinché non diventi un mito, va considerata come un obiettivo cui
tendere, attraverso un processo continuo d'acquisizione di competenze
sociali.

4. La salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza
L'utenza dei servizi di salute mentale dell'età evolutiva non è la stessa di
quella dei DSM per adulti. Questo rende difficile il lavoro di integrazione
dei servizi e gli interventi di prevenzione.
E' importante che si focalizzi l'attenzione su problema delle persone
affette da ritardo mentale e delle sue istituzioni. Le competenze sulla loro
presa in carico sono ancora confuse e, pertanto, queste persone rischiano di
essere abbandonate e le famiglie sopraffatte da un peso assistenziale
eccessivo.
Diventa, allora, fondamentale, un lavoro di rete sociale il più possibile
allargato, unico antidoto al rischio di istituzionalizzazione.

5. L'impresa sociale
L'impresa sociale è finalizzata alla promozione dei diritti e delle
opportunità delle persone a rischio d'esclusione. E' azione locale, che pone
al centro il lavoro come strumento di empowerment, e, nello stesso tempo,
costituisce un contributo essenziale per la costruzione più generale di reti
solidali.
Dopo un'esperienza pluriennale, è giunto il momento di rivisitare i
riferimenti scientifici e culturali dell'impresa sociale, superando dannose
dicotomie, come pubblico/ privato, produzione/riproduzione, stato/mercato.

PD richiama l'attenzione su una serie di problemi che attengono
l'organizzazione e le risorse dei servizi:
a) Non è possibile parlare di buone pratiche se i DSM non sono dotati di
risorse sufficienti.
Un servizio che abbia risorse sufficienti non significa automaticamente che
sia un buon servizio. E' scandaloso, però, che vi siano Dipartimenti di
Salute Mentale (e sono tanti, soprattutto al Sud) che sopravvivano a stento
con il 2- 2,5% del fondo sanitario e di questo la metà sia destinata al
privato sociale oppure imprenditoriale.
PD denuncia il mancato rispetto da parte di molte ASL dei requisiti minimi
per l'accreditamento dei servizi di salute mentale pubblici. Tale violazione
delle normative regionali e/o nazionali si potrebbe configurare come
condizione di "malasanità", legalmente perseguibile.

b) La situazione delle residenze e delle semiresidenze va rivista
radicalmente, sia dal punto di vista degli ormai acclarati rischi e
condizioni di cronicizzazione a vita della maggior parte dei pazienti, sia
perché assorbono una quantità enorme, sproporzionata al bisogno, di risorse
umane ed economiche.
Vanno realizzate forme alternative di residenzialità (ad esempio case anche
per gravi) supportate 24 ore su 24 dai servizi territoriali; va costruito
e sviluppato l'affido eterofamiliare dei pazienti psichiatrici, con sostegno
formativo ed economico alle famiglie da parte del servizio pubblico.
Appare evidente, allora, che ancora una volta, bisogna mettere in
discussione ciò che la stessa PD ha contribuito a costruire, secondo la sua
migliore consuetudine di aprire e stare dentro le contraddizioni.
Si tratta di modificare profondamente strutture ed organizzazione che
proprio il movimento antistituzionale, con forza, ha voluto anni fa.
Tutto questo per scongiurare il rischio reale che le case famiglia diventino
dei cronicari, i centri diurni dei ghetti, i Centri di Salute Mentale dei
miseri ambulatori, i Servizi di Diagnosi e Cura dei reparti chiusi di
manicomio.

c) Per combattere i fenomeni di nuova istituzionalizzazione e per prevenire
le situazioni di crisi, va sviluppata la presenza degli operatori della
salute mentale nei Distretti Socio-sanitari, insieme alla collaborazione con
i medici di medicina generale.

d) E' necessario intervenire nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri
sociali e in tutti i luoghi di aggregazione per combattere ogni pregiudizio
verso le persone con sofferenza psichica, che ancora è sorprendentemente
presente negli strati anche più avvertiti della popolazione. Decisiva,
allora appare ogni forma di collaborazione con gli organi di informazione.

e) Bisogna rifiutare con fermezza, senza se e senza ma, ogni forma di
contenzione meccanica e farmacologica e la pratica dell'elettroschock. Da
sempre questa è stata una chiara discriminante di Psichiatria Democratica e
deve continuare ad esserlo.
PD si oppone e si opporrà con ogni mezzo a chi vuol legare i pazienti a
letto, ritenendo questa pratica illegale.

f) I programmi riabilitativi devono essere fortemente personalizzati.
L'inserimento lavorativo, obiettivo cui tendere costantemente, non può
essere effettuato esclusivamente dei servizi di salute mentale: hanno
possibilità limitate. E' necessario coinvolgere fin dall'inizio del progetto
imprenditori, associazioni di categoria, sindacati. Utile, inoltre, nelle
realtà in cui si è realizzato, si è dimostrato il servizio di
accompagnamento al lavoro. D'altra parte, per persone con gravi
disabilità,il lavoro sarebbe una realtà impossibile e l'aspettativa
frustrante per tutti. Per loro, dunque, bisogna pensare ad attività non
necessariamente produttive, ma che li facciano star bene insieme agli altri.
PD ritiene che le esperienze di impresa sociale vadano sostenute e
moltiplicate su tutto il territorio, chiedendo a Enti pubblici di riservare
una quota parte degli appalti alle Cooperative di Tipo "B".

g) PD riafferma l'importanza dell'integrazione scolastica degli studenti con
disabilità e disturbi psichici e denuncia la drastica riduzione operata dal
Governo attuale del numero degli insegnanti di sostegno. Dichiara
inammissibili le iniziative volte ad identificare e trattare con
psicofarmaci scolari che sono etichettati come iperattivi o affetti da
disturbi dell'attenzione.


h) PD ritiene che vada sviluppato e sostenuto un reale lavoro di rete
sociale. Pochi servizi di salute mentale in Italia lo sanno fare. Pochi
sanno esplorare le reti esistenti, crearne nuove, valorizzare le reti
naturali (amici, parenti, vicini di casa, ecc.). E' necessario allora
imparare come si fa, anche dagli altri, sottraendoci alla tentazione di
proporre/imporre i nostri modelli assistenziali. E' questa la condizione
necessaria per sviluppare davvero una salute mentale di comunità, che
valorizzi gli utenti e i familiari come protagonisti, i volontari e i non
professionisti come vere risorse umane..
Anche "l'integrazione con i servizi socio-sanitari", soprattutto con quelli
degli Enti Locali, affinché non sia uno slogan insignificante, va
caratterizzata da pratiche di collaborazione e di coinvolgimento di altre
figure professionali al di fuori della psichiatria.

i) E' necessario implementare metodologie partecipative sia tra gli utenti
che tra gli operatori.
PD ritiene che tali pratiche siano antagoniste rispetto ad una tendenza
verticistica della attuale gestione del potere, espressione di un assetto
istituzionale aziendalistico. Il management dell'Azienda Sanitaria, come da
tanti è stato osservato, essendo un ibrido, dal punto di vista normativo e
giuridico, tra pubblico e privato, da una parte è tendenzialmente
autoritario nei confronti degli operatori, dall'altra, soffrendo ancora di
vincoli burocratici eccessivi, è scarsamente efficace rispetto alle
procedure e ai risultati.
L'effetto finale è un irrigidimento dei rapporti gerarchici, che lascia poco
spazio al dissenso, alle critiche costruttive, alle proposte. Ridotte al
minimo le possibilità decisionali, la motivazione al lavoro diventa scarsa.
Aprire spazi di discussione tra operatori, tra utenti, familiari e
operatori; coinvolgerli, non solo sulla carta, nella programmazione e nei
processi decisionali significa riconoscere che la gestione di un servizio
non può prescindere dalle indicazioni e dalle domande degli utenti e dei non
tecnici. Significa dar vita ad una "invenzione collettiva" (Pirella,
Castelfranchi, Henry).
Per questo PD è molto attenta e valorizza le esperienze di auto mutuo aiuto
degli utenti che stanno crescendo in numero e in qualità in tutta Italia: ad
esse si ricollega naturalmente, per aver sempre enfatizzato l'attenzione
alla loro soggettività e aver favorito l'aumento della loro contrattualità.


j) PD sottolinea l'importanza di una formazione critica degli operatori
della salute mentale, tanto che essa stessa la pratica, dopo la sua
costituzione in ONLUS; chiede alle Istituzioni preposte, segnatamente
all'Università, che si facciano carico di trasmettere la storia e il
significato della deistituzionalizzazione in Italia e di come si organizzino
i nuovi servizi di salute mentale, che vanno utilizzati per una formazione
sul campo.

k) PD, impegnandosi a criticare gli aspetti di mistificazione scientifica
sull'uso dei farmaci, denuncia la tendenza sempre più diffusa alla
medicalizzazione del disagio presente nei servizi, favorita da una politica
sempre più aggressiva delle case farmaceutiche, le quali, in moltissimi
casi, giungono a modificare persino le scelte assistenziali degli
operatori..

l) PD ritiene che sia urgente approvare la legge sull'amministratore di
sostegno, della quale per prima si è fatta promotrice e che attualmente è in
discussione al Parlamento.
Si impegna, inoltre, ad assumere tutte le iniziative utili ad informare
opinione pubblica ed organi istituzionali su questa normativa fondamentale
per avviare e consolidare i processi di emancipazione delle persone con
sofferenza mentale..

m) PD ritiene utile dare il proprio contributo all'organizzazione della
Conferenza Non Governativa sulla Salute Mentale e di dar vita, con altre
organizzazione Europee, soprattutto con il CEDEP, alla Rete Internazionale
della Salute Mentale.

Dal Convegno di PD è emerso che, ponendo l'attenzione ai diritti
fondamentali delle persone, incluso quello alla cura e a vivere la propria
diversità senza essere esclusi, è possibile promuovere la salute mentale. E'
praticabile, inoltre, l'inclusione sociale se si realizza un'azione
collettiva. Si possono offrire, in altre parole, servizi dignitosi alle
persone se si combatte insieme ogni forma d'esclusione, ripartendo, ancora
una volta, dagli ultimi.
Così possiamo esse tutti protagonisti del cambiamento: della vita degli
altri e della nostra.

Matera, 15 novembre 2003