Dieci ciclisti, tre giornalisti, con un rapporto 3,3:1. Qualcuno sa qual è
il rapporto giornalisti/ciclisti al giro d'Italia? mi sa che li battiamo.
Il resoconto è il mio personale, ci tengo a dire che non è un resoconto
giornalistico perché il giornalista ha scritto troppo di fantasia, io
scriverò solo quello che ho visto.
Ore 6.40, sono un po' in ritardo ma ancora sono tutti lì, arrivo ma pochi mi
conoscono, e quindi all'inizio nessuno capisce chi sono.
Poi Pierino mi presenta agli altri.
Warner, ma già lo conoscevo per avventure Montelanico-Sniesche precedenti.
Graziano (giusto?), ciclista di Centocelle come me.
Luigi, ciclista con caschetto anche nelle competizioni di lentezza, sostiene
il commercio di petrolio equo&solidale (scherzo!!!)
Nunzio, credo si chiami Nunzio.
Er Poro, in assetto antisbirro, in due ore ho capito che è un assetto
permanente.
Marco, in assetto monomarcia, rapporto unico per qualsiasi pendenza..
Un Uomo Con Uno Sguardo Saggio E Barba Importante del quale non ricordo il
nome, bicicletta Colnago rossa, una passione infrenabile per la meccanica
delle biciclette, specie della mia.
Cicloveg, il "veg" vuol dire che è vegetariana, il "ciclo" vuol dire che
buca ciclicamente.
Partenza verso le 6.30.
Non si possono mettere i piedi per terra, e Warner, dall'alto dei suoi due
piani, pensa bene di poggiare la mano ad un autobus fermo. Bella mossa, ha i
piedi ancora sui pedali, mentre noi siamo costretti a mantenerci in
equilibrio con notevole sforzo cerebello-vestibolare. Sta lì lì per fumarsi
una sigaretta quando improvvisamente l'autobus parte e lui rimane nel mondo
dell'istante in cui l'equilibrio è perso ma si rimane in piedi, eppure è
solo un attimo, perché ritorna subito in sè con grande sforzo quadricipitale
per cominciare il movimento, e grande sforzo vocale-glottideo nel
pronunziare al massimo volume possibile imprecazioni contro la categoria
"autista dell'ATAC".
Pierino e Cicloveg sono primi cioè ultimi, mentre dietro, ognuno col suo
passo, si cerca di procedere il più lentamente possibile, chi cercando di
restare fermo sulle due ruote, chi zigzagando (rompendo le scatole a chi
stava fermo...), chi (Nunzio) introducendo la ruota posteriore nella fessura
di un tombino, con mantenimento della stazione eretta ma con conseguente
grave danno al cerchione posteriore (credo), chi (Er Poro) posizionando una
pedivella sul marciapiede in modo da bloccare la bici in semiparcheggio.
Dopo 20 minuti avremo percorso sì e no dodici metri.
Pierino propone un cambiamento delle regole: si può procedere solo lungo lo
spazio delimitato dalla doppia striscia di mezzeria, ma in effetti una fetta
di crostata è più larga di tale spazio, allora si propone la
soluzione marciapiede, ma il marciapiede è stretto, non cosente il sorpasso
né, soprattutto, il farsi sorpassare.
Dopo 30 minuti di slowcity, slowslowslowslowcity, si dichiara il vincitore.
Il vincitore è WARNER, che però rifiuta il titolo, è lì che scalpita con la
bava alla bocca, non controlla più l'energia nelle gambe e di botto il
tremore di potenza del suo corpo sopraelevato si trasforma in coordinazione,
in velocità, in irrefrenabile girar di pedivelle e cigolar di catena tirata
al limite della rottura, e lascia alle sue spalle noi ed una scia di
adrenalina (non è vero, ma lui leggendo queste due righe ha goduto come non
so cosa). Non è vero, in realtà Warner, visto l'imprevisto previsto della
foratura della gomma di Cicloveg, comincia a pedalare in tondo su uno
spiazzo circolare canticchiando un'aria di operetta che non saprei
ricordare, forse qualcosa di Mozart, pedalando a tempo, in piedi sui
pedali. Pierino dice che è il potere della bici di farti tornare bambino (io
non lo so, ancora non sono mai stato grande).
Marco cerca di salire sulla bici a due piani, ma ancora deve farne di strada
e mangiarne di pagnotte, ci prova, ci riprova, se la studia, cerca di
salirci da una panchina, prima che si costruisca una scaletta indecorosa,
alché risale sulla sua, anzi forse sulla BMXTB gialla di Pierre Cardin,
almeno credo. (o sei riuscitoa salirci? forse dopo, boh).
Alla guida della bici a castello c'è sempre Warner come lo vedete nella foto
sul Corriere, poi scende, ci sale Luigi, arriva una macchina con dentro
i giornalisti, che scendono e continuano, come hanno fatto a tratti per
tutto il tragitto, a scattare foto su foto. Io sono uno che si infastidisce
con difficoltà, ma quel fotografo ad un certo punto ha cominciato ad
irritarmi. Per fortuna, a turno, hanno tutti acciaccato una bella
svomitazzata fresca fresca lasciata lì come ricordo di una notte che
qualcuno ha concluso con una bella gastrite etilica. Dove abbiamo lasciato
il nostro trionfatore? ci giriamo, è su un muretto di marmo, seduto con la
sciarpa titata su su, sopra la nasca. Dorme come il bambino che si era
impossessato di lui pochi minuti prima. Nunzio gli fa compagnia nel mondo
dei sogni, sogni infranti dal nostro scampanellare, sono quasi le otto,
bisogna fare colazione, Simona ha aggiustato la camera d'aria e si può
ripartire.
Via Veneto è una discesa bellissima, non l'avevo mai fatta in bici, è bello
perché è come una serpentessa elegante. La città comincia a popolarsi di
facce rilassate, corro con la bici alle pendici dell'ammiraglia che la gente
guarda con stupore, e io mi stupisco delle facce stupite. E' bello.
Si fa colazione in un bar scicchettoso di Piazza Bavrbevrini, alle 8.00 ci
disperdiamo.
Bella bella Roma di notte, un'altra città. Quando facciamo una cm dalle 4.00
alle 7.00 di una mattina di una domenica qualsiasi? io ci sto, anche perché
mi risulta più semplice una cm di domenica che una cm di venerdì.