[NuovoLaboratorio] Fw: [bastaguerra] appello per manifestazi…

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Auteur: norma
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Sujet: [NuovoLaboratorio] Fw: [bastaguerra] appello per manifestazioni 22 novembre
ricordo a tutt* l'incontro di domani sera alle 21 al buridda per discutere
delle possibilità di manifestare a Genova.
Questo documento potrebbe essere una base di discussione
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From: <guerrepace@???>
To: <bastaguerra@???>
Sent: Monday, November 17, 2003 5:17 PM
Subject: [bastaguerra] appello per manifestazioni 22 novembre


ciao a tutte/i,

nei prossimi giorni avremo il tempo per far circolare impressioni,
sollecitazioni e proposte dopo il Fse di Parigi.

Per ora, data l'importanza e l'urgenza, vi invio di seguito l'appello
per la giornata nazionale di mobilitazione di sabato 22 novembre.

Molte/i avranno probabilmente perplessità sui tempi ristretti per
l'organizzazione delle manifestazioni locali, ma davvero abbiamo
urgenza di essere presenti e visibili e di comunicare le nostre
ragioni di fronte agli insopportabili appelli alla "unità nazionale" e,
peggio, al "silenzio di fronte al lutto che colpisce il nostro paese".

Il silenzio sarebbe sbagliato e ipocrita.

Altri gruppi hanno sottolineato che ci sono già iniziative
programmate, su altre importanti questioni (reddito, casa ecc.):
credo che si debbano fare tutti gli sforzi per legare le iniziative
proposte a quella contro la presenza militare italiana in Iraq e la
guerra globale - perchè ancora una volta la questione della guerra e
della presenza dei soldati italiani torna necessariamente al centro
della nostra inziativa.

Dobbiamo davvero fare tutti gli sforzi perchè siano davvero cento
città" a manifestare.

un abbraccio, Piero Maestri

p.s.è scontato che l'invito di Nella per una partecipazione delle
"realtà nazionali", si riferisce alle loro sedi romane, perchè per il
resto si stanno già facendo incontri per le manifestazioni locali.


                          MAI PIU' GUERRA


                      VIA LE TRUPPE DALL'IRAQ


                  UN FUTURO PER IL POPOLO IRACHENO



Le 26 vittime, italiane ed irachene, dell'attacco al comando dei
Carabinieri a Nassiria ci ricordano che la guerra in Iraq non è finita
e che anche l'Italia è in guerra.. A loro, come a tutte le vittime di
una guerra che non si doveva fare, va innanzi tutto il nostro
pensiero. Alle loro famiglie, ai loro figli, ai loro cari, va il nostro
cordoglio.
Per noi i morti sono tutti uguali: evitabili.
Anche questi si potevano evitare.

Ci avevano detto che la guerra era finita. Che gli iracheni avevano
accolto l'esercito Usa come liberatore. Ci avevano detto che una
nuova era di pace e democrazia si era aperta per l'Iraq.
Non era vero.

Ci avevano detto che si doveva disarmare l'Iraq dalle armi di
distruzione di massa. Ci avevano detto che la guerra avrebbe
contribuito alla lotta al terrorismo.
Non era vero.

Con l'invio dei militari in Iraq in appoggio ad una guerra condannata
dalla maggioranza del popolo italiano ed in violazione dell'articolo
11 della Costituzione, il Governo si è assunto la responsabilità di
partecipare, sotto comando americano, all'occupazione di un
paese esponendo migliaia di giovani militari e civili al rischio della
guerra per potersi sedere al tavolo dei vincitori.

Oggi lo stesso Governo ribadisce con forza la volontà di proseguire
la missione.
Noi non siamo d'accordo.

Non è vero che ritirando i militari si rinuncia a sostenere la
popolazione irachena. E' vero il contrario. Molto di più si potrebbe
fare se i 40 milioni di euro che si spendono ogni mese per
mantenere il contingente militare fossero usati per ricostruire
scuole, ospedali, centrali idriche.
Non è vero che è necessaria una presenza militare per fare questo:
lo dimostrano le Ong italiane che con decine di operatori operano
da mesi con interventi umanitari in tutto il paese. Sono questi gli
interventi umanitari che bisogna sviluppare.

Non è vero che se le truppe si ritirano in Iraq ci sarà il caos e ci
sarà il vuoto . Il caos è alimentato proprio dalla presenza degli
occupanti che impediscono alla società civile e alle forze politiche
irachene di assumersi la responsabilità del futuro del paese.

Solo la fine della occupazione militare può mettere fine alla guerra.

Per questo chiediamo il ritiro immediato di tutte le truppe straniere
dall'Iraq a cominciare da quelle italiane e l'avvio di un processo
costituente gestito dalle forze irachene e garantito dall'Onu.
Riteniamo che le forme e le condizioni in cui avverrà debbano
essere decise dagli iracheni.

Solo un processo costituente che veda la partecipazione di tutte le
componenti politiche, culturali, religiose ed etniche irachene può
portare ad un futuro di democrazia.

Siamo a Parigi con i movimenti sociali di tutto il mondo per un
importante appuntamento europeo.
Siamo gli stessi che il 15 febbraio hanno manifestato a decine di
milioni in tutte le parti del mondo per fermare l'imminente attacco in
Iraq.

Non siamo tornati a casa dopo il 15 febbraio, non ci siamo arresi
alla guerra, né quando è cominciata, il 20 marzo, né quando Bush
l'ha dichiarata conclusa.
A maggior ragione oggi siamo qui per dire che non ci arrendiamo
alla spirale di odio e di violenza che ha coinvolto anche il
contingente italiano.

La guerra rimane un orrore inaccettabile
Alle vittime civili e militari, a tutte le vittime di questa guerra , va
tutta la nostra solidarietà.

Per fermare tutto questo, perché non ci siano più vittime pensiamo
che il popolo della pace debba far sentire forte la propria voce.

Per questo sabato 22 novembre manifesteremo in tutte le piazze
d'Italia contro la guerra e l'occupazione e per l'immediato ritiro delle
truppe italiane dall'Iraq.

Per questo chiediamo agli italiani di ribadire la volontà di pace
riempiendo ancora i balconi e le finestre con le bandiere
arcobaleno.

Per questo aderiamo sin d'ora alla giornata mondiale di
mobilitazione del 20 marzo promossa dai movimenti pacifisti
statunitensi con adesione di migliaia di movimenti in tutto il mondo,
per un'altra giornata globale contro le guerre.

Per questo proseguiremo la mobilitazione nella società e verso le
istituzioni nei prossimi mesi.

                           Mai più guerra
                    Per un altro mondo possibile.


Gruppo di continuità del Forum Sociale Europeo
Alternative; Altraagricoltura; ARCI; Attac; Bastaguerra; Carta;
Federazione Cobas; Convenzione permanente delle donne contro
la guerra; Cub; Fiom; Forum Ambientalista; Forum per la
democrazia europea; Giovani Comunisti; ICS; Lavoro Società -
Cambiare Rotta (Cgil); Legambiente; Libera; Liberazione; Lila -
Cedius; Lunaria; Marcia mondiale delle donne; Movimento delle e
dei Disobbedienti; PRC; Punto Rosso - Forum mondiale
alternative; Rete Lilliput; Sdebitarsi; S.in Cobas; Socialismo 2000;
Tavolo Stop precarietà; Tavolo fermiamo il WTO; Tavolo Migranti del
FSE; Terre des Hommes; Uds - Udu; Un ponte per.; Pdci;
Federazione Verdi





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