[Cerchio] [Dissenso] : Definizione della Resistenza in Iraq …

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著者: cerchio@inventati.org
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題目: [Cerchio] [Dissenso] : Definizione della Resistenza in Iraq di Scott Ritter -- Traduzione
Mi rinserisco anche io dopo lungo periodo di silenzio forzato, cose private non
proprio felici ultimamente, ma noto che la lista sotto il peso dei recenti
eventi ha avuto una vampata felina di tutto rispetto. Commenti ben mirati e
incazzi ben diretti, materiale informativo di alto livello: bello!

Da rompiballe traduttore propongo l'ultimo articolo di Scott Ritter, ex
ispettore armi per conto delle Nazioni Unite in Iraq, articolo diciamo così
'tecnico' ma pure molto politico, dal quale scaturisce una immagine della
Resistenza Irachena ben più temibile di quella offertaci dalla dottrina
ufficiale. Il largo massacro di Italiani in Iraq? Non soprende, era da
attendersi...      


Saluti ai passionari di lista.

M

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Definizione della Resistenza in Iraq:
Non è Straniera ed è Ben Preparata
di Scott Ritter

11 Novembre, 2003

Tradotto da M – djm@??? – www.melektro.com

Nel sobborgo Abu Ghraib a Baghdad si trova un complesso di edifici su una pista
di atterraggio abbandonata, che una volta apparteneva ad un'organizzazione di
stato conosciuta come M-21, o il Direttorato per le Operazioni Speciali dei
Servizi Segreti Iracheni. Come ispettore delle armi per le Nazioni Unite, ho
controllato questo edificio nel Giugno del 1996. Stavamo cercando le armi di
distruzione di massa (Weapons of Mass Destruction - WMD). Mentre non ho trovato
prova di WMD, ho invece scoperto l’esistenza di un'organizzazione che si era
specializzata nella costruzione e l'utilizzo di "dispositivi esplosivi
improvvisati" (DEI) – gli stessi DEI che stanno ora uccidendo giornalmente gli
Americani in Iraq.

Quando siamo entrati nel complesso, tre Iracheni hanno provato a scappare
scavalcando un muro con dei documenti in mano, ma sono stati catturati e hanno
consegnato le carte. Della medesima risma di altri documenti messi in pile
all'interno degli edifici, queste carte si occupavano dei DEI. Ho tenuto nelle
mie mani un documento fotocopiato su come condurre una imboscata al lato di una
strada usando DEI e altri su come costruire DEI da altri esplosivi convenzionali
e dalle munizioni militari. Questi programmi specializzati - anche se forniti di
grezze illustrazioni - mostravano come eliminare un convoglio nascondendo un DEI
e quando e dove farlo esplodere per produrre il massimo danno.

Poiché eravamo incaricati della ricerca di WMD, non ci è stato permesso di
prendere nota di questo genere di attività. Ma, quando siamo tornati alle nostre
automobili, abbiamo ricostruito con attenzione tutto ciò che avevamo visto.

Che cosa ho visto - e ho passato ai servizi segreti degli Stati Uniti – erano
quelli che potrebbero essere denominati i modelli dell'insurrezione del
dopoguerra che gli Stati Uniti stanno ora fronteggiando in Iraq. Ed hanno
implicato due fatti importanti che le autorità degli Stati Uniti devono capire:

+ Gli attrezzi e le tattiche che uccidono gli Americani oggi in Iraq sono quelli
del precedente regime, non importati quindi dall'estero.

+ La resistenza anti-USA in Iraq oggi è di natura Irachena e più ampia e
profondamente radicata di quanto sia riconosciuto.

I DEI sono un fenomeno terrificante per i soldati Americani che perlustrano
l'Iraq. Il DEI ha trasformato il combattimento in una imboscata anonima, una
tortura nervosa da roulette autostradale che ogni Americano gioca quando sale su
un veicolo nell'Iraq di oggi (sia che sia il venerabile e sempre più
vulnerabile, Humvee, o un enorme corazzato come il carro M-1 Abrams)
domandandosi se questo sarà l’ultimo giro.

Ben lontane da rappresentare le tattiche di disperati terroristi stranieri, gli
attacchi a base di DEI in Iraq possono essere fatti risalire alle stesse
organizzazioni più leali a Saddam Hussein. La M-21 non era l'unica unità
addestrata nell’uso dei DEI. Durante un ispezione alla accademia di
addestramento dei Servizi Segreti Iracheni a Baghdad nel mese di Aprile del
1997, ho visto le aule per l'addestramento di tutti gli agenti segreti Iracheni
nell'arte nera di fare e di usare i DEI. Le mie note fanno riferimento a tavoli
pieni di prototipi di mine e granate travestite come bambole, animali ‘farciti’
e contenitori per il cibo - ed aule per l'addestramento nel fare le auto bombe e
nel reclutamento per procura di agenti per l’uso degli esplosivi. Quello stesso
mese, ho ispezionato un altro edificio, situato vicino al ricco distretto Al
Mansur di Bagdad, che aveva alloggiato un'unità combinata della forza personale
di sicurezza di Hussein e del Servizio Segreto Iracheno. La missione di questa
unità era di rintracciare il movimento e le attività di ogni Iracheno risiedente
in quell’area, che si affaccia sulla autostrada che collega il palazzo
presidenziale con l'Aeroporto Internazionale Saddam.

Una gelida realizzazione ci ha sovrastato quando siamo entrati in una stanza
della dimensione di una palestra ed abbiamo visto che i pavimenti erano stati
verniciati e trasformati in una mappa gigante del vicinato. Le vie erano
circoscritte da contenitori metallici impilati - ogni pila rappresentava una
casa o un edificio. Un edificio di tre piani, per esempio, era rappresentato da
tre livelli di contenitori; ogni contenitore recava i dossier su ogni cittadino
che viveva su quel piano. Unità simili esistevano in altri distretti, compresi
quelli che erano ritenuti "anti-regime".

Il governo di Hussein era - ed i suoi resti sono - intimamente famigliari con
ogni centimetro quadrato di Baghdad: chi era leale, dove vivono e con chi sono
associati. (Lo stesso può dirsi per tutto l'Iraq, per quello che conta, persino
le regioni Sciite e quelle Kurde.) Queste informazioni permettono ai funzionari
che restano dei servizi segreti e dei servizi di sicurezza di Hussein di
nascondersi inosservati fra una popolazione simpatetica. Effettivamente, un
quoziente standard fra gli esperti del contro guerriglia è quello che per ogni
100 ribelli attivi sul campo, ci devono essere 1.000 - 10.000 attivi sostenitori
nella popolazione locale.

Anche se l’amministrazione Bush caratterizza costantemente la natura del nemico
in Iraq come "terrorista", ed identifica i colpevoli principali come "i
combattenti stranieri", la nozione di Al Qaeda o di Al Ansar al Islam che usano
Baghdad (o qualsiasi area urbana in Iraq) come base indipendente per le proprie
operazioni è sparata lontana dal centro. Fino al punto che se gli stranieri
compaiono affatto a Baghdad, è probabile soltanto sotto il controllo attento
della resistenza pro-Hussein, e pure in quel caso, solo per essere usati come
arma consumabile, nella stessa maniera in cui si userebbe una granata o un DEI.

Il numero crescere, la sofisticazione e la diversità di attacchi alle forze
degli Stati Uniti suggerisce che la resistenza sta crescendo e diventando più
organizzata - prova evidente che gli Stati Uniti possono perdere la lotta per i
cuori e le menti della gente Irachena. Per valutare correttamente oggi la natura
della resistenza anti-Americana in Iraq, bisogna ricordare che la maggior parte
delle forze pro-regime, particolarmente quelle unità militari più leali a
Hussein, come pure l'interezza delle forze Irachene di sicurezza e di
intelligence, non si sono mai arrese. Si sono semplicemente dissolte.

Malgrado le dichiarazioni up beat da parte dell’amministrazione Bush in senso
contrario, la realtà è che il regime di Hussein non è stato sconfitto nel senso
tradizionale del termine, e oggi mostra segni di riforma per continuare la lotta
contro gli occupanti guidati dagli USA, in un senso che porta vantaggio alle
proprie forze e sfrutta la debolezza degli Stati Uniti. Per ragioni politiche,
l’amministrazione Bush e l'Autorità Provvisoria di Coalizione (Coalition
Provisional Authority -- CPA) non hanno confrontato onestamente questa realtà,
per timore di ammettere che hanno completamente pasticciato le loro valutazioni
prebelliche circa che circostanze che avrebbero affrontato nell'Iraq occupato
del dopoguerra.

Il fallimento di valutare realisticamente la resistenza anti-Americana in Iraq
significa che "le soluzioni" che sviluppano gli Stati Uniti ed il CPA hanno una
probabilità minima di successo perché sono derivate da un'identificazione
inesatta del problema. La tempesta di fuoco della resistenza anti-US in Iraq
continua ad espandersi - e rischia di crescere fuori controllo - a causa del
vuoto delle soluzioni possibili. A meno che non siano prese misure che
riconoscano che il regime frammentato di Hussein rimane una forza possibile ed a
meno che azioni siano formulate di conseguenza, il conflitto in Iraq rischia di
consumare gli Stati Uniti in una lotta in cui non ci può essere prospettiva per
una definitiva vittoria ed invece una crescente possibilità di sconfitta.

Scott Ritter è un ex ufficiale dell’intelligence dei Marine, veterano della
Prima Guerra del Golfo ed è stato uno degli ispettori delle armi delle Nazioni
Unite in Iraq (1991-1998). Il suo ultimo libro è Frontier Justice: Weapons of
Mass Destruction and the Bushwhacking of America (Context Books, 2003).
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