[NuovoLaboratorio] Stop the wall/Stop the war!

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Autor: acifatte@iol.it
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Betreff: [NuovoLaboratorio] Stop the wall/Stop the war!
4. RIFLESSIONE. URI AVNERY: IL GHETTO NEL MURO
[Dal quotidiano "Il manif=
esto" del 23 ottobre 2003. Uri Avnery e' nato ad Ha
nnover nel 1924, ed =
e' emigrato in Palestina all'avvento del nazismo; gia'
militante dell'Ha=
ganah e combattente nella guerra del 1948; piu' volte
parlamentare, gior=
nalista, impegnato nell'opposizione democratica e nel
dialogo col popolo=
palestinese; e' tra le voci pi=F9 vive del movimento
pacifista israelia=
no. Opere di Uri Avnery: Israele senza sionisti, Laterza,
Bari 1970; Mio=
fratello, il nemico, Diffusioni 84, Milano 1988]

"First of all, the w=
all must fall", prima di tutto il muro deve cadere.
Questo slogan e' nat=
o alcune settimane fa, spontaneamente, proprio davanti
al muro nella cit=
ta' di Kalkiliya, nel luogo dove la barriera gira verso
est, addentrando=
si in profondita' nel territorio palestinese. Dall'altra
parte c'erano d=
ei palestinesi che stavano dimostrando. Serviva uno slogan in
rima, buon=
o per il megafono, sono arrivate quelle sette parole. Esprimono
con chia=
rezza cio' che bisogna fare. Inutile illudersi, non si tratta delle
mura=
di Gerico da abbattere suonando le trombe. Chi lo sta costruendo lo fa=0D
=
affinche' quel muro resti per l'eternita', cosi' come sostengono che la=0D
=
"Gerusalemme unita" e' "l'eterna capitale di Israele". La destra israelia=
na
non considera alcun periodo di tempo inferiore all'"eternita'". Purtr=
oppo
pero' anche nella sinistra israeliana c'e' chi pensa che il muro ab=
bia
creato una situazione "irreversibile". E altre "eternita'".
*
Il n=
ostro muro viene spesso paragonato a quello di Berlino.
Dal punto di vis=
ta politico e visuale il paragone e' calzante. Anche perche'
quel muro n=
on era solo una mostruosita' architettonica urbana. Era parte
della sezi=
one tedesca della cortina di ferro che tagliava il paese in due e
che si=
estendeva dal Mar Baltico a nord fino al confine della Cecoslovacchia=0D
=
a sud - circa un migliaio di chilometri, piu' o meno la lunghezza del mos=
tro
di Sharon.
Anche in Germania il muro era una grande muraglia, un in=
sieme di mura e
reti, torrette e postazioni di fuoco, zone off limits, s=
trade per le
pattuglie e "corridoi di morte" dove i soldati aprivano il =
fuoco. Il muro
divideva il paese, violava il panorama, separava le famig=
lie da una parte e
dall'altra. Un mostro che incuteva terrore, un simbol=
o del potere e dei suoi
obiettivi ultimi.
Chiunque ci si e' trovato dav=
anti ha sentito dentro di se' che il muro
rappresentava un punto di non =
ritorno nella storia tedesca, che quella
separazione era eterna e che qu=
indi non aveva senso combatterlo. Non pochi
politici hanno basato la lor=
o azione sul fatto che quel muro non sarebbe mai
caduto. Per tutti, a de=
stra e a sinistra, era un dato di fatto. Nessuno lo
metteva in discussio=
ne. La situazione era "irreversibile".
*
Poi, un giorno, come l'imprevi=
sta eruzione di un vulcano, ecco che e'
caduto, quasi da solo.
In pochi=
secondi l'irreversibile e' diventato reversibile. La situazione e'
camb=
iata, il mostro scomparso dalla faccia della terra, come i dinosauri.
Al=
cuni giorni prima della caduta del muro avevo passato il confine per
and=
are a Berlino. I poliziotti erano rudi: "Passaporti. Siediti. Aspetta".=0D
=
Pochi giorni dopo il crollo, gli stessi agenti erano sorridenti e gentili=
:
"prego signore, grazie signore, vorrebbe per favore, solo un momento" =
-
prova che non solo i muri ma anche le persone, per fortura, sono
"rev=
ersibili".
*
Vi e' pero' una grandissima differenza tra il muro in Germ=
ania e quello
costruito da Israele.
La Germania dell'est aveva un confi=
ne fissato da accordi internazionali
raggiunti al termine della seconda =
guerra mondiale. E il muro era stato
costruito rispettando al millimetro=
quella linea di confine. Il suo percorso
era evidente. Nel nostro caso =
non c'e' nulla di evidente, non c'e' stato
alcun accordo, non c'e' alcun=
confine. Tutto viene disegnato da anonimi
pianificatori. E' facile imma=
ginarli seduti in uffici con l'aria
condizionata e una grande mappa. Su =
di essa vi sono solo gli insediamenti e
le vie per collegarli tra di lor=
o evitando i centri arabi. Le citta'
palestinesi e i villaggi non vi son=
o riportati, come se la pulizia etnica,
alla quale mirano tanti in Israe=
le (e nel governo Sharon) fosse gia' stata
realizzata.
Questa e' la car=
atteristica principale del muro, la sua inumanita'.
Coloro che l'hanno p=
ianificato hanno del tutto ignorato l'esistenza di
esseri umani non ebre=
i. Hanno tenuto conto delle valli e delle colline,
degli insediamenti e =
delle strade, ma hanno ignorato del tutto le citta', i
quartieri e i vil=
laggi palestinesi, i loro abitanti e i loro campi. Come se
non esistesse=
ro.
*
Cosi' il muro ora divide i bambini dalle scuole, gli studenti dal=
le
universita', i pazienti dai dottori, i villaggi dalle fonti d'acqua, =
i
contadini dai campi.
Come un bulldozer corazzato che irrompe in un vi=
llaggio e distrugge tutto
cio' che incontra, il muro taglia le migliaia =
di piccoli fili che
costituiscono il tessuto della vita quotidiana dei p=
alestinesi, come se non
fossero gia' piu' li'. Per i pianificatori quell=
e vite non esistono, il
paese e' ormai privo di non ebrei. All'inizio de=
l terzo millennio, essi
agiscono sulla base del principio sionista della=
fine dell'Ottocento: "Una
terra senza popolo per un popolo senza terra"=
. In realta' l'idea del muro ha
profonde radici nel pensiero sionista e =
lo ha accompagnato sin dall'inizio.
In "Der Judenstaat", Theodor Herzl g=
ia' scriveva: "In Palestina dovremo
costituire parte del muro dell'Europ=
a contro l'Asia... un avamposto della
cultura contro la barbarie". Oltre=
cento anni dopo, il muro di Sharon
esprime lo stesso punto di vista.=0D
=
Gli osservatori esterni non possono capire. Arafat mi ha raccontato che,=0D
=
nella sua recente visita negli Usa, Abu Mazen ha mostrato a Bush una mapp=
a
del muro. Il presidente e' rimasto choccato e agitando la mappa sotto =
gli
occhi del vicepresidente Cheney avrebbe gridato: "Cos'e' questa cosa=
? Dov'e'
finito lo stato palestinese?".
*
Con la sua sola esistenza il=
muro esprime potere.
Il suo messaggio e' chiaro: noi siamo potenti, pos=
siamo fare tutto cio' che
vogliamo, imprigioneremo i palestinesi in picc=
ole enclave e li taglieremo
fuori dal mondo. Ma questa e' autoconsolazio=
ne. Il muro esprime in realta'
le antiche paure ebraiche. Nel medioevo g=
li ebrei si circondavano di mura
per sentirsi sicuri, molto prima che fo=
ssero costretti a vivere nei ghetti.
Uno stato che si circonda di mura n=
on e' altro che uno stato-ghetto. Un
ghetto molto forte, certo, molto ar=
mato, un ghetto che terrorizza tutti i
vicini - ma sempre un ghetto che =
si sente sicuro solamente dietro mura,
torrette di guardia e filo spinat=
o. Israele non arrivera' mai alla pace a
meno che non si liberi di quest=
a mentalita' del ghetto.
E il primo passo non potra' che essere la distr=
uzione del muro.

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Angelo Cifatte
uff. 010-5573779, fax 010-5573898
casa 010-5701274
cell=
. 333.4891234