Auteur: Alessandro Presicce Date: Sujet: [Lecce-sf] Regina Pacis
Questo l'articolo apparso sul Manifesto di oggi.
Purtoppo il Manifesto prende una cantonata nell'occhiello, dando per
scontato il processo che per ora è solo un auspicio.
Alessandro
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Cpt alla sbarra
Processati i gestori del Regina Pacis
ORNELLA BELLUCCI
LECCE
Davanti al gup la gestione Regina Pacis dovrà rompere il silenzio sui fatti
avvenuti nel cpt di San Foca il 22 novembre scorso, quando 40 magrebini,
catturati dopo un tentativo di fuga, furono, secondo la denuncia di 17 di
loro, pestati e torturati dal direttore, da alcuni carabinieri e da
personale del centro. Il pm Carolina Elia chiama a rispondere (a vario
titolo) di lesioni, abuso dei mezzi di correzione e omissione di intervento
per evitare maltrattamenti, il direttore, don Cesare Lodeserto, suo cugino
Giuseppe, contabile del centro, 5 operatori e 11 militari del Battaglione
Puglia. Ai funzionari pubblici viene anche contestato l'abuso di potere e
l'aver agito con crudeltà. Il direttore, segretario del vescovo Ruppi, è
accusato, in particolare, di aver partecipato a uno dei pestaggi, quello
esemplare eseguito nel corridoio, davanti a tutti i trattenuti, nel quale
avrebbe rotto due denti a Montassar Suiden, la cui testimonianza, insieme
alle altre, è nel fascicolo d'inchiesta. Il suo racconto è dettagliato. «Don
Cesare mi ha preso la testa e mi ha sbattuto contro il muro. Ha continuato a
colpirmi, prima con calci e pugni, poi con un manganello». Finora gli
indagati non si sono difesi. Dopo la notifica di conclusione delle indagini,
in procura non è stata depositata alcuna memoria, né altro che potesse
fornire prova a discapito. «Non si sono fatti interrogare», spiega il
magistrato inquirente. «Neppure i carabinieri, che si erano detti
disponibili, si sono presentati». Da mesi gli indagati si sono chiusi in un
serrato silenzio stampa, scalfito solo dai proclami di solidarietà cristiana
di ritorno ora dall'uno ora dall'altro convegno a cui Lodeserto, il vescovo
Ruppi e il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano partecipano, e di
cui la stampa vicina alla potente curia leccese rende conto.
Dal canto suo, il Lecce social forum auspica l'apertura del processo.
«Vogliamo la verità», dichiara Alessandro Presicce. «Abbiamo il dovere di
capire cosa sia successo. Auspichiamo», aggiunge, «che la denuncia dei 17
magrebini non vada ad allungare le lista dei processi negati in questo
paese».
Il deputato verde Mauro Bulgarelli, che sulla gestione del cpt Regina Pacis
ha interrogato per 12 volte il ministro dell'interno, plaude oltre che
all'iniziativa dei magistrati al lavoro di rete svolto da chi - dal social
forum all'osservatorio per i migranti, agli avvocati, ai giornalisti, ai
cittadini e ai partiti sensibili della sinistra - sta portando avanti in
Salento la lotta per i diritti sociali e civili di tutti. E la sospensione
di Lodeserto per Bulgarelli ora è d'obbligo.
Giovanni Russo Spena, del Prc e membro dell'Osservatorio dei parlamentari
per la chiusura dei cpt, allarga il campo. «I fatti contestati dalla
magistratura salentina alludono a una gestione arbitraria dei centri di
permanenza temporanea, un tema che diventa sempre più generale. I cpt» -
precisa Russo Spena - «sono galere etniche che si reggono su particolari
convenzioni. Per arrivare alla loro chiusura, oltre che sulle condizioni dei
trattenuti, è sui bilanci che dobbiamo focalizzare l'attenzione».