PRONTO? SEI LICENZIATO!
I padroni si sa, grandi o piccoli che siano,
vorrebbero fare il loro comodo senza grane e noie di
sorta.
Licenziare secondo libero arbitrio rientra ormai nella
prassi consolidata e agli occhi di lorsignori persino
un licenziamento a "norma di legge" appare una
dolorosa concessione.
Nella cooperativa sociale "Obiettivo 2000" di Roma un
nostro compagno, che è socio-lavoratore della stessa e
che vi presta servizio come assistente domiciliare, è
stato licenziato per via telefonica, solo in un
secondo tempo risultando raggiunto da una raccomandata
postale. La quale, in verità, si limitava a
specificare la sua esclusione dal rapporto
associativo, senza entrare nel merito della perdita
del posto di lavoro. Finora, la prima cosa non ha
coinciso immediatamente con la seconda, anche se gli
emendamenti della maggioranza di centrodestra alla L.
142 sul socio-lavoratore sembrano andare in questa
direzione.
Ma pur potendo farsi scudo, forse, della legislazione
berlusconiana su un singolo aspetto, per il resto la
cooperativa "Obiettivo 2000", licenziando Luciano
senza preavviso e senza nessuna convocazione in
qualità di socio-lavoratore, ha sicuramente violato
gran parte della normativa vigente. Dall'articolo 7
dello Statuto dei Lavoratori (relativo alle procedure
da seguire in caso di provvedimenti disciplinari) agli
articoli 33 (preavviso di licenziamento) e 42 (ancora
sui provvedimenti disciplinari) del CCNL di
riferimento.
A cosa si debbono la noncuranza del quadro normativo e
la fretta?
Al di là delle presunte e pretestuose infrazioni che
gli vengono attribuite, quello di Luciano è un
licenziamento politico, dovuto al suo impegno
nell'affermazione quotidiana di migliori condizioni e
di diritti nel posto di lavoro.
Si vuole reagire al positivo cambiamento di clima che
sta caratterizzando la vita della cooperativa. Dopo un
lungo periodo di pacificazione, ottenuto creando
divisioni e sospetti tra i/le lavoratori/trici e
procedendo a gravi soprusi (è del 1997 un caso
analogo a quello che stiamo raccontando), i lavoratori
sono tornati a porsi e a porre domande, ad effettuare
verifiche, predisponendo meccanismi di difesa per
prevenire ritardi dei pagamenti.
Si lancia quindi un segnale a tutti/e gli/e
operatori/trici, invitandoli a rimanere passivi, a
soccombere alla prepotenza di sfruttatori "senza scopo
di lucro".
La rivendicazione di diritti e di contratti a tempo
indeterminato si scontra ogni giorno con un livello di
attacco ai nostri danni senza precedenti nella storia
del paese: dall'offensiva verso l'articolo 18 alla
riforma del sistema previdenziale, dalla limitazione
del diritto di sciopero a quella Legge 30 che, con la
sua vasta gamma di soluzioni contrattuali diverse,
pone l'Italia all'avanguardia sul piano della
precarietà.
In questo contesto, il lavoro nelle cooperative
sociali ha una sua specificità. Ciò perché rispetto ad
esso, vera frontiera tra lavoro regolare e sommerso,
si sperimentano le forme più audaci ed innovative di
sfruttamento. Contratti parasubordinati, occasionali,
ritenute d'acconto dominano nel settore da almeno 10
anni, accompagnandosi a quella favola
dell'autoimprenditorialità che si è sempre tradotta in
rinuncia volontaria a quote di reddito e tredicesime,
in negazione del diritto di sciopero e di
rappresentanza sindacale. Per non dire dell'ideologia
della "difesa dell'interesse comune della
cooperativa", in realtà quasi sempre coincidente con
quello del suo Consiglio d'amministrazione.
Ora che la riorganizzazione dei servizi sociali sembra
essere modellata più sui criteri aziendalistici che su
quelli mutualistici, così da confermare la natura
dell'"interesse comune" di cui s'è detto, le
cooperative sociali diventano finalmente luoghi di
conflittualità. Luoghi di contestazione della politica
di esternalizzazione dei servizi perseguita dai
governi d'ogni colore e, nel nostro specifico, dalla
"illuminata" giunta Capitolina.
Proprio la diffusa spinta alla lotta spiega la
generalizzata solidarietà nei confronti di Luciano, il
sostegno che gli è pervenuto sia dai lavoratori della
sua cooperativa (che hanno raccolto firme per indire
una assemblea straordinaria) sia da quelli di altre
cooperative. Per non dire delle famiglie presso cui
presta servizio, il cui appoggio non è solo
confortante, risultando di una importanza assoluta.
In un quadro del genere, in attesa della convocazione
da parte dell'Osservatorio sul lavoro legato
all'Assessorato alle politiche sociali, cui è stato
segnalato il caso, forme di pressione affinché il CDA
di "Obiettivo 2000" receda dalle sue decisioni,
possono contribuire a mantenere e a sviluppare un
clima favorevole al lavoratore licenziato.
Facciamogli sentire che la sua lotta è la lotta di
tutti!
A tutte le organizzazioni dei lavoratori, del
sindacalismo di base, alle realtà
dell'autorganizzazione sociale che operano nei posti
di lavoro, si fa appello a spedire alla cooperativa
"Obiettivo 2000" fax in cui si esprime solidarietà a
Luciano. Il numero è 0627868147 ed è bene rivolgersi
al presidente Luigi Di Girolamo.
E' un piccolo segno quello che si chiede, ma che
-unendosi alla lotta che si svolgerà dentro la
cooperativa stessa- potrebbe avere più effetti di
quanto non si pensi.
Corrispondenze Metropolitane - Collettivo di
controinformazione e di inchiesta
(appuntamento ogni martedì alle 21, presso il Comitato
di quartiere Alberone in Via Appia Nuova 357, Roma).
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