[Cpt] su lampedusa

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Autore: ernesto
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Oggetto: [Cpt] su lampedusa
L'ISOLA DI LAMPEDUSA

LA CONFIGURAZIONE DELL’ISOLA
E' distribuita lungo circa 5000 mq di terra, posti al largo del mar
mediterraneo e a vista delle coste tunisine.
Sull'isola di Lampedusa l'economia locale trova una risorsa importante e
fondamentale nel turismo. Nel rapporto che gli abitanti coltivano con
l'isola l'avvento annuale di migliaia di turisti è una risorsa certa,
sebbene non sia l'unica: lo sviluppo dell'attività di pesca permette da
molti anni ai pescatori dell'isola di conservare un proprio mercato
ittico. La costruzione di un porto per i pescherecci e per le
imbarcazioni turistiche ha inoltre reso spazio al traffico marittimo. Il
negozio di pesca trova nel mercato dell'isola e nel trasporto verso altri
mercati l'esercizio delle sue attività.
La linea della corrente elettrica viene installato nel 1951; nel 1968
nasce il primo aeroporto.
Mal disposti sono le strutture più elementari: sanità, educazione e
agenzie primarie risultano carenti.
Le provvigioni sull’isola vengono portate tramite nave o aereo. L'attesa
per l'arrivo dei giornali può durare fino al pomeriggio, nel caso in cui
le navi o gli aerei non giungano al porto a causa del maltempo.
Aperti sin dal mattino i negozi, i bar le botteghe e i mercati, trovano
nel pomeriggio una sosta. Alle 18.00 quando è superato il caldo
pomeridiana i piccoli centri abitati tornano a vivere.

IL CENTRO DI DETENZIONE TEMPORANEA
L’alta concentrazione di dispositivi militari sull’isola sottopone a un
fenomeno di desertificazione delle relazioni tra gli abitanti dell’isola:
la presenza dell’esercito e dall’aviazione è ingombrante, sia per lo
spazio che occupa, sia per le effetti negativi che provoca sul turismo.
La presenza del centro di permanenza temporanea, ritaglia sull’isola uno
spazio inaccessibile.
Il 28 agosto 2003 l'isola entra in sciopero contro la costruzione del
nuovo centro di permanenza temporanea in località Imbriacole: considerato
inizialmente come un atto di forza, lo sciopero, si esteso per tutta
l'isola: con la sola eccezione di pochi locali aperti, l'adesione è stata
generale.
Il parere negativo alla proposta governativa di costruire un nuovo centro
di detenzione, già espresso dal consiglio comunale, trova una sua
conferma in sede locale.
Nonostante il primo giorno registrasse una bassa partecipazione,
confermata dal resoconto di alcuni partecipanti, l'espressione di
protesta nei giorni seguenti si estendeva pacificamente a pressoché tutti
gli abitanti, con il risultato di ottenere una proroga all'inizio dei
lavori fino al 3 settembre. L'invito a sciogliere ogni tipo di riserva si
concretizza così per le coste dell'isola; la possibilità di salvaguardare
dalla speculazione le baie dell'isola è già una realtà.

IL CONFINO
Confinata al largo del mar Mediterraneo l'isola di Lampedusa ricorda
numerose vicende: è nella memoria di oggi il periodo in cui il confino-
politico trovava un porto franco sull'isola: numerosi i partigiani e gli
antifascisti che per anni furono consegnati alle coste dell'isola. Nel
1872 Il Governo italiano impianta a Lampedusa una «colonia penale» di
condannati al domicilio coatto.

Confino comune e confino politico assumevano luoghi di detenzione
differenti: se per Ustica e Lampedusa il confino era di tipo comune, san
Dominio (isole tremiti) era considerata il luogo a cui destinare i
confinati politici.

Numerose foto conservano ancora le memorie dell’epoca: ben più nota è
forse la storia di Ustica, che resterà terra di confino per due secoli,
fino all'ottobre 1961. Tra i confinati comuni erano sempre stati presenti
i "politici": i nemici dei re, i contestatori degli aumenti delle tasse,
i patrioti del risorgimento, i renitenti alla leva del nuovo stato
unitario, gli anarchici di fine ottocento, gli oppositori delle guerre
coloniali, i deportati libici. Nel 1926 gli antifascisti avviati
all'isola ne sconvolgeranno la vita e costituiranno, proprio ad Ustica,
il primo nucleo della resistenza.

Ben diversa la storia che riguarda Lampedusa. Nel 1985 In conseguenza di
scioperi, per le leggi crispine repressive, Gaetano Bresci finì confinato
a Lampedusa. Trovarono confino anche artisti e antimilitaristi: è la
storia di Giuseppe Scarlini, le cui vignette pubblicate sull'Avanti tra
il 1911 ed il 1947 procurarono allo stesso una serie di processi. Con
l'avvento del fascismo Scarlini fu infine mandato al confino a Lampedusa
e poi ad Ustica per cinque anni.

Dal 1936 molti omosessuali, giudicati come un pericolo da arginare,
furono condannati a trascorrere numerosi anni al confino con l'accusa
di "pederastia" che ne motivava sia l'arresto che il confino: nel 1939
venti ragazzi vengono arrestati a Catania. Il 2 febbraio sono condannati
a 5 anni di "villeggiatura".

LE BASI MILITARI
L'esaurirsi della seconda guerra mondiale e l'irrigidirsi dei rapporti
nel bacino del mediterraneo nonché delle relazioni internazionali furono
le motivazioni che determinarono l'instaurarsi di centinaia di basi
militari della NATO sull'intero territorio italiano: un'area dell'isola
di Lampedusa, connaturata di una logistica strategica ai fini militari,
venne utilizzata come Base della Guardia costiera USA e venne dotata di
centro d'ascolto e di comunicazione NSA, nonché di una installazione per
la navigazione del tipo Loran.
Altre zone dell'isola vennero utilizzate come basi per l'esercito
italiano e per l'aviazione militare italiana e migliaia di metri quadri
di isola vennero cosi utilizzati per operazioni militari.
La Nato dovette lasciare l’isola in seguito al lancio, contro la grande
base radar, dei due missili Scud di Muammar Gheddafi: il “colonnello di
Tripoli” nel 1986 li face atterrare in mare. “Era destinato alla Sesta
Flotta, non all'Italia", saranno le parole del leader libico che porta
sul braccio i segni dell’esplosione di una mina italiana. Infatti quei
missili avrebbero dovuto colpire gli aerei americani che prendevano parte
al largo delle coste della Libia alle manovre di tre portaerei, la Coral,
la Saratoga, e la Americ, di 27 altre navi e di 240 aerei. Alcuni aerei
avevano passato il parallelo tra i due punti estremi del Golfo della
Sirte che segnava, secondo il governo di Tripoli, il limite delle acque
territoriali libiche. Gheddafi solo un mese prima aveva definito questo
parallelo "la linea della morte". Gli Usa invece consideravano
internazionali le acque della Sirte e riconoscevano come territoriali
solo le acque fino a 12 miglia dalla costa". In seguito a tale crisi gli
Stati Uniti abbandonarono l’isola di Lampedusa.
La presenza dell'esercito italiano è ancora disposta sull'isola: esercito
ed aviazione mantengono i propri presidi.