[Cpt] comunicato Lampedusa

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Szerző: anna brambilla
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Tárgy: [Cpt] comunicato Lampedusa
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Per me va benissimo.
Vi farò sapere dell'incontro con Luigi Manconi al quale chiederò cosa prevede di fare per Ponte Galeria e come si può attivare il suo intervento
Anna B.



Anna Simone <morbidezza@???> wrote:
Per me il comunicato va benissimo. Spero di rivedervi presto tutti.
anna simone
----- Original Message -----
From: Federica Sossi
To: lista comune
Sent: Monday, October 20, 2003 6:55 PM
Subject: [Cpt] comunicato Lampedusa



Ciao a tutte e tutti,



domani Stefano ed io vi mandiamo i resoconti delle varie riunioni (quella con i deputati, quella nostra, quella con il gruppo di Martone)



per ora vi mando il testo di un comunicato, che forse il Manifesto pubblica mercoledì, e che durante la riunione avevamo deciso di scrivere su sollecitazione anche di chi non era riuscito a venire a Roma



Ho chiesto a Giusi Nicolini, di Legambiente di Lampedusa di firmarlo insieme, aspetto che lo legga e che mi risponda



ditemi se vi va bene e se possiamo firmarlo Gruppo no-cpt del Tavolo migranti dei Social forum



ciao

federica







Una madre che perde tre figlie, un marito, la moglie, un’azione di soccorso durante la quale l’imbarcazione soccorsa si capovolge e qualcuno muore in mare. Erano queste le notizie che arrivavano da Lampedusa venerdì 17 ottobre, ancora incerte sul numero dei morti. Domenica 19 ottobre, sempre da Lampedusa, altre notizie, anche in questo caso di morte: una piccola imbarcazione, con un carico di 11 cadaveri e 14 sopravvissuti. Lunedì 20 ottobre, notizie Ansa: i 14 superstiti della seconda imbarcazione raccontano di essere partiti in 85. E mentre il Ministro dell’Interno Pisanu dichiara che si tratta di “un’immane tragedia che pesa, innanzitutto, sulla coscienza civile dell’Europa”, un’altra Europa, forse priva di coscienza civile e della capacità di sentirne il peso, è riunita attorno alle mura della propria fortezza e si spartisce i compiti per fortificarla: nuovi dati biometrici, controlli congiunti alle frontiere, polizie extraterritoriali, insomma, quel piano europeo per
l’immigrazione che il ministro Frattini si augura veda la luce entro il mese di dicembre di quest’anno. A Lampedusa, intanto, mancano persino le bare, fa sapere alla stampa il sindaco dell’isola, che sempre in questi giorni, però, nelle sue dichiarazioni metteva in connessione quest’ennesimo carico di morte con la necessità, sull’isola, di un altro centro di permanenza, contro la cui costruzione, in varie forme, avevano protestato gli abitanti di Lampedusa lo scorso settembre arrivando persino a una giornata di sciopero generale.

E’ un’ulteriore immagine di miseria quella che l’Europa e l’Italia incivili offrono di sé in questi giorni. Un territorio blindato che non ha alcun bisogno delle cannonate di Bossi, perché a far morire chi cerca di arrivare su di esso ci sono già innumerevoli leggi, infiniti decreti e ordinanze d’emergenza, improbabili accordi bilaterali, altro nome per nascondere le continue azioni di respingimento in mare aperto e di blocco navale compiute dalle navi della nostra marina militare con la collaborazione delle unità navali dei paesi confinanti, altro nome per nascondere le vere cause di quelle morti. Così, di decreto in decreto, d’accordo in accordo, sempre più il mare che circonda l’Europa e l’Italia, e in particolare la Sicilia, si trasforma in un immenso cimitero marino, mentre nessuno dei legislatori di quel territorio blindato ha avuto il coraggio di prevedere un comma o un codicillo sulle bare e sui cimiteri terrestri necessari a causa delle leggi che lo governano. Invece, per
accogliere i superstiti, e insieme a loro tutti i migranti, quel territorio si è già attrezzato di mille spazi recintati, mille luoghi di detenzione che solcano l’Europa per rispedire al mittente i corpi vivi dei non desiderati. E, in base alle richieste del governo inglese, ministri degli interni, degli esteri o presidenti del consiglio continuano a discutere, in ogni occasione d’incontro, su come spostare quell’enorme spazio di recinzione e di sospensione del diritto al di fuori dei propri confini, nei territori dei paesi che aspettano di entrare nella comunità. Il nuovo Centro di detenzione a Lampedusa, quello che nelle sue dichiarazioni il sindaco Siragusa continua a volere, in contrasto con gran parte degli abitanti dell’isola, sarebbe, in fondo, un’anticipazione dei sogni di Blair. Una zona di nessuno in cui trattenere, sequestrare, far scomparire, rimpatriare tutti gli immigrati, richiedenti asilo e non. Non importa, poi, che questa zona non sia uno stato che aspetta
d’entrare nella comunità, perché, a differenza degli stati non ancora comunitari, non c’è nessun pericolo che Lampedusa chieda qualcosa in cambio per diventare terra di confino: un mare, a volte in tempesta, spesso a forza 5 o 6, la separa da Agrigento, dalla Sicilia, dall’Italia e continuerà a separarla dall’Europa. Lì, gli immigrati possono davvero scomparire, ed è prevedibile un doppio funzionamento del Centro: in primavera e in estate, luogo di scomparsa dei nuovi arrivati, d’inverno, luogo di scomparsa di quelli già presenti nelle città italiane.






















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<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B> <A title=semir@??? href="mailto:semir@libero.it">Federica Sossi</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=cpt@??? href="mailto:cpt@inventati.org">lista comune</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Monday, October 20, 2003 6:55 PM</DIV>
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extraterritoriali, insomma, quel piano europeo per l’immigrazione che il ministro Frattini si augura veda la luce entro il mese di dicembre di quest’anno. A Lampedusa, intanto, mancano persino le bare, fa sapere alla stampa il sindaco dell’isola, che sempre in questi giorni, però, nelle sue dichiarazioni metteva in connessione quest’ennesimo carico di morte con la necessità, sull’isola, di un altro centro di permanenza, contro la cui costruzione, in varie forme, avevano protestato gli abitanti di Lampedusa lo scorso settembre arrivando persino a una giornata di sciopero generale. </P>
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terrestri necessari a causa delle leggi che lo governano. Invece, per accogliere i superstiti, e insieme a loro tutti i migranti, quel territorio si è già attrezzato di mille spazi recintati, mille luoghi di detenzione che solcano l’Europa per rispedire al mittente i corpi vivi dei non desiderati. E, in base alle richieste del governo inglese, ministri degli interni, degli esteri o presidenti del consiglio continuano a discutere, in ogni occasione d’incontro, su come spostare quell’enorme spazio di recinzione e di sospensione del diritto al di fuori dei propri confini, nei territori dei paesi che aspettano di entrare nella comunità. Il nuovo Centro di detenzione a Lampedusa, quello che nelle sue dichiarazioni il sindaco Siragusa continua a volere, in contrasto con gran parte degli abitanti dell’isola, sarebbe, in fondo, un’anticipazione dei sogni di Blair. Una zona di nessuno in cui trattenere, sequestrare, far scomparire, rimpatriare tutti gli immigrati, richiedenti asilo e non.
Non importa, poi, che questa zona non sia uno stato che aspetta d’entrare nella comunità, perché, a differenza degli stati non ancora comunitari, non c’è nessun pericolo che Lampedusa chieda qualcosa in cambio per diventare terra di confino: un mare, a volte in tempesta, spesso a forza 5 o 6, la separa da Agrigento, dalla Sicilia, dall’Italia e continuerà a separarla dall’Europa. Lì, gli immigrati possono davvero scomparire, ed è prevedibile un doppio funzionamento del Centro: in primavera e in estate, luogo di scomparsa dei nuovi arrivati, d’inverno, luogo di scomparsa di quelli già presenti nelle città italiane. </P>
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