[NuovoLaboratorio] [info-unponteper] A madrid, in discussion…

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Szerző: Paola Manduca
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] [info-unponteper] A madrid, in discussione il futuro di baghdad
UNA pprovvida traduzione.......fatela girare
pm
>
>
>A MADRID IN DISCUSSIONE IL FUTURO DELL'IRAQ
>
>Con il petrolio iracheno rivelatosi insufficiente a finanziare l'
>occupazione, e i contribuenti statunitensi non disposti a sobbarcars=

i il
>relativo onere, l'esito della conferenza dei donatori in programma a=

Madrid
>sar=E0 decisivo per capire se gli Stati Uniti potranno restare in Ir=

aq. Ma l'
>occupazione, a sua volta, potr=E0 proseguire solo se dall'attuale mo=

dello di
>appropriazione unilaterale delle risorse irachene si passer=E0 a un =

modello
>'multilaterale'.
>
>Di Herbert Docena
>9 ottobre
>
>Il 23 e 24 ottobre gli Stati Uniti, insieme ai ricchi paesi creditor=

i, il
>Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM),
>parteciperanno a Madrid alla Conferenza internazionale dei donatori =

per l'
>Iraq. L'FMI, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite avevano precedente=

mente
>stimato in 36 miliardi di dollari per i prossimi 4 anni la somma nec=

essaria
>per la ricostruzione dell'Iraq, in aggiunta a 19 miliardi di dollari=

per
>ulteriori spese non militari calcolate dal regime americano di occup=

azione
>[1]. In assenza di alternative, gli Stati Uniti saranno costretti a =

fare
>colletta.
>Questo incontro potrebbe costituire una svolta, perch=E9 la riuscita=

della
>colletta sar=E0 determinante per il prosieguo dell'occupazione. Ma i=

paesi
>donatori, dal canto loro, decideranno di metter mano al portafogli s=

olo se l
>'appropriazione economica delle risorse di un paese occupato si tras=

former=E0
>da unilaterale a multilaterale.
>
>"QUESTO NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON IL PETROLIO"
>Gli Stati Uniti sono adesso obbligati a rivolgersi ai paesi creditor=

i,
>inclusi i due paesi che si erano opposti alla guerra, Francia e Germ=

ania, e
>alle istituzioni finanziarie internazionali (IFI), perch=E9 non hann=

o nessun
>altro a cui rivolgersi.
>Inizialmente gli Stati Uniti avevano due opzioni: rivolgersi agli ir=

acheni o
>ai contribuenti americani. Poche settimane dopo l'annuncio di Bush d=

ella
>fine delle "ostilit=E0" in Iraq, gli Stati Uniti si adoperarono per =

fare
>passare all'ONU la Risoluzione 1483, che istituiva il cosiddetto "Fo=

ndo per
>lo Sviluppo". In questo fondo, tutte le rendite petrolifere passate =

e future
>dell'Iraq, oltre a tutti i beni dell'ex governo iracheno dentro e fu=

ori il
>paese, sarebbero finite sotto il diretto controllo degli Stati Uniti=

, con la
>supervisione del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, su cui gli =

Stati
>Uniti hanno fortissimo potere.
>La Risoluzione fu approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU perc=

h=E9 gli
>Stati Uniti assicurarono a Russia, Francia e Cina che tutti gli acco=

rdi
>conclusi dalle societ=E0 di quei paesi nell'ambito del programma "Oi=

l for
>Food" (Petrolio in cambio di cibo) durante il periodo delle sanzioni
>sarebbero stati onorati dalle autorit=E0 di occupazione e da ogni al=

tro
>successivo governo provvisorio [2].
>Il Fondo per lo Sviluppo nasce per finanziare la ricostruzione di tu=

tto ci=F2
>che =E8 stato distrutto durante la guerra. La scelta delle societ=

=E0 cui
>assegnare l'opera di ricostruzione, tuttavia, =E8 stata finora di es=

clusivo
>appannaggio degli Stati Uniti. E dal momento che molti contratti ven=

gono
>stipulati "a rimborso", il reale costo della "ricostruzione" dipende=

r=E0 da
>quelle stesse societ=E0. In altre parole, le somme che verranno corr=

isposte,
>per esempio, alla Kellog, Brown & Root per riparare i macchinari e i=

pozzi
>petroliferi saranno finanziate dagli introiti del petrolio iracheno =

a un
>prezzo determinato dalla stessa Kellog, Brown & Root.
>Divisione della Halliburton, compagnia statunitense operante nel set=

tore
>petrolifero ed energetico. Il vice presidente USA Dick Cheney =E8 st=

ato
>amministratore delegato della Halliburton dal 1995 al 2000. (NdT)
>
>PAGARE PER ESSERE DERUBATI?
>Oltre a finanziare la ricostruzione, il Fondo sar=E0 utilizzato dagl=

i Stati
>Uniti per dare impulso all'emissione di obbligazioni del governo
>statunitense e finanziare direttamente gli investimenti delle aziend=

e in
>Iraq. Secondo un comunicato stampa della US Export and Import Bank, =

l'ente
>incaricato della promozione degli interessi statunitensi all'estero,=

il
>Fondo verr=E0 utilizzato per prestare denaro alle compagnie USA inte=

ressate a
>investire in Iraq. Sarebbero ben poche le banche private disposte a
>concedere volentieri crediti ad un investitore desideroso di fare af=

fari in
>un paese sconvolto dalla guerra come l'Iraq. Con il Fondo per lo Svi=

luppo ci
>saranno molti soldi a disposizione per tutti le compagnie che darann=

o prova
>di intraprendenza e spirito d'avventura, o pi=F9 semplicemente per c=

hi =E8 a
>caccia di occasioni [3].
>E in Iraq, di occasioni non ne mancheranno. Il Ministro delle Finanz=

e del
>governo provvisorio iracheno formato dagli USA, Kamel al-Kelani, ha
>annunciato lo scorso 21 settembre la vendita di tutti i beni e risor=

se
>irachene e delle societ=E0 a controllo statale, eccetto l'industria =

del
>petrolio. Musica per le orecchie degli acquirenti, i quali potranno
>acquisirne la piena propriet=E0, usufruire del rimpatrio illimitato =

dei
>profitti e di una tassazione minima [4]. Date le attuali condizioni =

dell'
>Iraq, si tratter=E0 di una vera e propria svendita. Ma tra qualche a=

nno,
>quello che =E8 stato acquistato a prezzi stracciati - sfruttando le =

rendite
>petrolifere dell'Iraq - potr=E0 essere successivamente rivenduto rea=

lizzando
>lauti profitti.
>Usare le risorse irachene per la ricostruzione significa, in buona s=

ostanza,
>far pagare agli iracheni quello che gli americani hanno distrutto. S=

i tratta
>di una violazione della convenzione di Ginevra, la quale afferma
>inequivocabilmente che l'assistenza umanitaria, gli aiuti e qualsias=

i spesa
>per la ricostruzione sono obblighi legali e morali delle forze occup=

anti.
>Gli iracheni si troveranno dunque a dover finanziare, con le proprie
>risorse, il massiccio piano di privatizzazione dell'economia a vanta=

ggio
>delle societ=E0 americane.
>
>PETROLIO INAFFIDABILE
>Ma il petrolio iracheno, sebbene indubbiamente abbondante, non =E8
>sufficiente - almeno per ora. Per il gran dispiacere di chi ha volut=

o questa
>guerra, il petrolio dei pozzi iracheni finora ha riempito solo un mi=

lione di
>barili al giorno (mbd) - molto meno delle previsioni su cui si basav=

ano i
>piani statunitensi [5].
>Secondo gli analisti dovranno passare ancora 18 mesi prima che la pr=

oduzione
>possa tornare ai livelli di prima della guerra (3 milioni di barili =

al
>giorno), e bisogner=E0 attendere ancora di pi=F9 perch=E9 tale livel=

lo sia
>superato. A questo calcolo va sommato un ulteriore ritardo di un pai=

o d'
>anni, qualora la frequenza dei sabotaggi degli oleodotti dovesse man=

tenersi
>quella attuale.
>Notizia ancora peggiore =E8 che persino le grandi multinazionali del=

petrolio
>si stanno tenendo a debita distanza. "E' necessario un adeguato live=

llo di
>sicurezza, un'autorit=E0 legittima e un processo legittimo. per cons=

entirci di
>stringere accordi che dovranno durare per decenni" - ha dichiarato S=

ir
>Philip Watts, presidente della Royal Dutch/Shell. "Quando ci sar=

=E0 un'
>autorit=E0 legittima che operer=E0 nell'interesse dell'Iraq, lo sapr=

emo e la
>riconosceremo. [6]" Sar=E0 solo attraverso l'atteggiamento dell'indu=

stria
>petrolifera che si comprender=E0 se Watts ritiene legittimo il gover=

no
>provvisorio (un cui membro =E8 gi=E0 stato ucciso dalla resistenza i=

rachena)
>messo in piedi dagli Stati Uniti in Iraq.
>Nel tentativo di ovviare alle difficolt=E0 economiche, gli Stati Uni=

ti stanno
>prendendo in considerazione l'ipotesi di convertire i futuri introit=

i
>derivanti dal petrolio iracheno in titoli da mettere sul mercato ade=

sso a
>prezzi scontati [7].
>Una misura che si rivelerebbe sicuramente controversa, non solo perc=

h=E9
>potrebbe essere il segnale che gli USA resteranno in Iraq a lungo, m=

a anche
>perch=E9, come nel caso di altri provvedimenti, solleva una question=

e
>scottante: se gli Stati Uniti abbiano o meno il diritto di decidere =

su
>argomenti che dovrebbero normalmente essere di competenza di governi=

sovrani
>e legittimi.
>
>"IL PIU' IMPORTANTE DIBATTITO SULLA SICUREZZA NAZIONALE"
>Se un paese invasore non pu=F2 contare sulle risorse del paese che h=

a invaso
>per finanziare l'occupazione stessa, certamente pu=F2 contare sui su=

oi
>contribuenti, nel cui interesse, in primo luogo, era stata intrapres=

a l'
>invasione.
>Non =E8 cos=EC in questo caso. L'amministrazione Bush ha appena conc=

esso ai suoi
>contribuenti pi=F9 ricchi 1.800 miliardi di dollari di tagli alle ta=

sse, ma
>non pu=F2 permettersi di spendere 20 miliardi di dollari per il popo=

lo che ha
>appena liberato. Appena la settimana scorsa, i Repubblicani hanno bl=

occato
>il tentativo dei Democratici di finanziare la guerra aumentando il c=

arico
>fiscale sugli americani pi=F9 ricchi - una parte dei quali otterr=

=E0 un profitto
>non indifferente dal boom post-invasione in Iraq. Il vicepresidente =

Dick
>Cheney, che =E8 accusato di aver spinto i servizi segreti a gonfiare=

le accuse
>contro l'Iraq, ha ancora interessi economici nella Halliburton, come=

di
>recente reso noto dai Servizi informativi del Congresso [9].
>I tagli alle tasse e l'aumento delle spese di guerra dovrebbero esse=

re
>inseriti nel contesto dell'abissale deficit di bilancio e commercial=

e con
>cui la debole economia statunitense si trova attualmente a fare i co=

nti. Il
>deficit dell'interscambio commerciale sta pericolosamente raggiungen=

do il 5%
>ed =E8 ancora in salita; l'attuale disavanzo di bilancio segna una b=

rusca
>inversione di marcia rispetto ai ripetuti avanzi registrati negli an=

ni
>precedenti. La spesa mensile per l'occupazione irachena (5 miliardi =

di
>dollari al mese, ricostruzione a parte) sta gi=E0 raggiungendo quell=

a del
>Vietnam [10].
>Se Bush non =E8 stato ancora politicamente distrutto dal mancato rit=

rovamento
>delle armi di distruzione di massa o dalla fuga di notizie dell'
>intelligence, =E8 sulla questione dei fondi per finanziare la guerra=

che
>potrebbe perdere il suo controllo sugli organi legislativi.
>La richiesta di fondi avanzata da Bush al Congresso, in quella che s=

i sta
>rivelando tutt'altro che una passeggiata per il presidente, =E8 stat=

a definita
>dai Democratici "il pi=F9 importante dibattito sulla sicurezza nazio=

nale di
>questa generazione" [11].
>Un dibattito che Bush potrebbe anche perdere.
>
>PRENDETEVI IL LORO PETROLIO, MA NON AUMENTATECI LE TASSE
>I politici statunitensi, in particolare quelli appartenenti al parti=

to di
>governo, sono in fibrillazione all'idea che gli USA potrebbero dover=

pagare
>di tasca propria per la ricostruzione di quanto essi stessi hanno di=

strutto
>in Iraq. I repubblicani sono convinti che gli USA non hanno nessun o=

bbligo
>verso gli iracheni, e che ogni centesimo speso nella ricostruzione d=

ell'Iraq
>debba essere considerato un prestito, e non un contributo a fondo pe=

rduto.
>Se questa posizione dovesse prevalere, e ci sono molte probabilit=

=E0 che ci=F2
>avvenga, gli iracheni si troveranno in effetti a ricevere denaro dag=

li USA
>per poter pagare quelle societ=E0 americane che ricostruiranno quasi=

tutto nel
>loro paese - dalle strade alle scuole, fino alle centrali elettriche=

. Con il
>danaro avuto in prestito dagli Stati uniti dovranno pagare quelle st=

esse
>societ=E0 che non avrebbero avuto niente a che fare con l'Iraq, se n=

on ci
>fosse stata la guerra.
>Il senatore Byron Dorgan, che non =E8 stato probabilmente ragguaglia=

to a
>sufficienza sulla situazione petrolifera, insiste nel dire che "gli =

USA non
>dovrebbero sostenere l'intero peso da soli. L'Iraq ha abbastanza pet=

rolio
>per pagare almeno in parte la ricostruzione" [12].
>Il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld si mostra ancora pi=F9 dec=

iso: "non
>credo che spetti a noi ricostruire quel paese, dopo 30 anni di contr=

ollo
>economico centralizzato di tipo stalinista" ha detto, come se i dann=

i non
>avessero niente a che fare con i missili Cruise e con l'embargo dece=

nnale.
>"Non =E8 affatto vero che le infrastrutture del paese siano state gr=

avemente
>danneggiate dalla guerra" sostiene Rumsfeld. [13]
>Se i contribuenti non fossero disposti a pagare il conto, tuttavia, =

i
>risultati sarebbero disastrosi. William Nordhaus, economista della Y=

ale
>University, dopo aver calcolato il costo della guerra e dell'occupaz=

ione,
>ammoniva, ancor prima della guerra stessa, che "se i contribuenti am=

ericani
>dovessero rifiutarsi di far fronte al benessere a lungo termine degl=

i
>iracheni, l'America potrebbe lasciarsi dietro una montagna di maceri=

e e
>moltitudini di persone infuriate". [14]
>
>PAGARE PER LA DEMOCRAZIA
>Ma gli USA non stanno per andarsene, almeno per ora. Non avendo rica=

vato
>ancora abbastanza dalla colletta tra gli iracheni liberati e i presu=

nti
>liberatori (i contribuenti americani), gli USA si rivolgono ora alle=

Nazioni
>Unite, alle ricche nazioni creditrici, e alle istituzioni finanziari=

e
>internazionali per far soldi rapidamente.
>Nella bozza di una risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza =

dell'
>ONU, ma che =E8 stata censurata dal solitamente arrendevole Kofi Ann=

an, gli
>USA "lanciano un appello agli stati membri e alle istituzioni finanz=

iarie
>internazionali affinch=E9 rafforzino il loro impegno diretto ad assi=

stere il
>popolo iracheno nella ricostruzione e nello sviluppo della sua econo=

mia".
>Inoltre "si invitano gli stati membri e le organizzazioni coinvolte =

a venire
>incontro alle necessit=E0 del popolo iracheno fornendo le risorse ne=

cessarie
>per il ripristino e la ricostruzione delle infrastrutture economiche=

."
>La stessa risoluzione chiede altres=EC all'ONU di finanziare il proc=

esso
>elettorale in Iraq: "si sollecita il Segretario Generale ad assicura=

rsi che
>le risorse delle Nazioni Unite e delle organizzazioni collegate sian=

o
>disponibili, se richiesto dal Governo provvisorio iracheno, per isti=

tuire un
>sistema elettorale in Iraq." Questa guerra era stata intrapresa per =

portare
>in dono la democrazia agli iracheni, aveva detto Bush in precedenza.=

Con
>questa risoluzione, gli USA adesso chiedono che siano altri a pagare=

per il
>dono.
>
>UN PEZZO DI TORTA
>Le ultime notizie indicano tuttavia che gli Americani stanno incontr=

ando
>alle Nazioni Unite un'opposizione talmente rigida da convincerli a
>rinunciare del tutto alla risoluzione [15]. Agli USA non rimane che
>l'opzione di Madrid.
>A Madrid, gli USA tenteranno di corteggiare sia i paesi che si erano=

opposti
>all'invasione, sia le istituzioni finanziarie internazionali. Come l=

a Banca
>Mondiale, che si =E8 fatta vanto in pi=F9 d'una occasione del propri=

o ruolo nel
>finanziare la ricostruzione di aree di conflitto come il Mozambico,
>l'Uganda, Timor Est e la Palestina, rastrellando profitti attraverso=

il
>pagamento degli interessi sui finanziamenti. Gli USA, nella loro col=

letta,
>dovranno convincere questi paesi ed istituzioni che ci=F2 che verser=

anno sar=E0
>denaro ben speso.
>Allo stato attuale, la situazione non sembra incoraggiante. All'iniz=

io di
>ottobre, stando a fonti ufficiali, l'Unione Europea stava pensando d=

i
>versare la misera somma di 250 milioni di dollari, neppure l'1% dell=

a somma
>totale richiesta: gli USA - a quanto si riferisce - ne sono rimasti
>"scioccati". Il Canada, da parte sua, =E8 disposto ad assumersi una =

quota di
>200 milioni di dollari [16]. Solo il Giappone sembra disposto a sbor=

sare la
>somma relativamente consistente di 5 miliardi di dollari e i giappon=

esi sono
>stati molto franchi circa le loro motivazioni: puntano al petrolio d=

el Medio
>Oriente [17]. Tirando le somme, si arriva a un importo comunque ridi=

colo se
>confrontato ai 36 miliardi di dollari richiesti.
>Tutto ci=F2, tuttavia, potrebbe cambiare con un semplice impegno. "D=

ovete
>offrir loro un pezzo della torta", =E8 stato il consiglio di Bernard=

Kouchner,
>politico francese ed ex rappresentante speciale dell'ONU in Kosovo [=

18].
>Con oltre 100 miliardi di dollari ed anche pi=F9 in ballo - uno dei =

pi=F9
>imponenti programmi di costruzione degli ultimi decenni [19] - la to=

rta da
>distribuire sar=E0 enorme.
>
>NON SARA' UN BALLO DI BENEFICENZA
>La Germania, la Francia e gli altri potenziali donatori, secondo il
>Washington Post, hanno fatto ripetutamente presente che metteranno d=

enaro
>sul tavolo solo se alle proprie societ=E0 saranno concesse maggiori
>opportunit=E0 di prendere parte al banchetto della ricostruzione
>multimiliardaria del dopo guerra. Saranno pi=F9 propense a tirar fuo=

ri i
>soldi, se avranno assicurazione che le loro compagnie non verranno s=

battute
>fuori dall'Iraq dalle compagnie USA [20]. In altre parole, i potenzi=

ali
>donatori saranno disposti a firmare assegni a Madrid solo a patto ch=

e le
>loro compagnie ricevano l'invito ufficiale alla spartizione della to=

rta.
>Per ora, si sono dovute accontentare delle briciole. Le leggi statun=

itensi
>sull'approvvigionamento stabiliscono che i contratti governativi per=

l'Iraq
>possono essere acquisiti soltanto da compagnie USA che, a loro volta=

, sono
>libere di effettuare sub-appalti ogniqualvolta lo ritengano utile.
>Halliburton e Bechtel sono state tempestate dalle offerte di subappa=

lto, sia
>presso le direzioni generali sia le loro succursali in Medio Oriente=

,
>presentate da decine e decine di aziende di ogni parte del mondo [21=

].
>Questa =E8 l'unica via con la quale al momento le compagnie non-amer=

icane sono
>riuscite ad entrare nel grande gioco.
>L'attuale metodo di divisione delle spoglie potrebbe tuttavia cambia=

re in
>funzione della capacit=E0 di alcuni governi di ottenere maggiori con=

cessioni
>in cambio di denaro per sostenere il costo dell'occupazione. Quel ch=

e =E8
>sicuro =E8 che le nazioni creditrici non si accontenteranno facilmen=

te delle
>briciole. La riunione di Madrid non sar=E0 un ballo di beneficenza.
>
>UNILATERALE O MULTILATERALE?
>In ogni caso, ci=F2 che i negoziatori dei governi donatori porterann=

o nelle
>proprie tasche a Madrid, non saranno i loro soldi n=E9 i soldi delle=

loro
>societ=E0, bens=EC quelli dei contribuenti dei loro paesi. La confer=

enza di
>Madrid rappresenta il tentativo degli Stati Uniti di trasferire l'on=

ere
>dell'Iraq dai contribuenti americani a quelli - per dire - francesi,
>giapponesi e tedeschi. Contrarre prestiti dal Fondo Monetario Intern=

azionale
>e dalla Banca Mondiale per conto del popolo iracheno sposter=E0 il d=

ebito
>sulle generazioni future di iracheni che, successivamente, si ritrov=

eranno
>indebitate verso le istituzioni finanziarie internazionali e sottopo=

ste alle
>loro condizioni. Per l'onere che gli iracheni sosterranno, altri ne
>trarranno benefici.
>Che gli Stati Uniti considerino ancora remunerativa l'occupazione in=

Iraq, e
>dunque decidano di portarla avanti, dipender=E0 da questi tre fattor=

i: quanto
>rapidamente i pozzi di petrolio dell'Iraq produrranno soldi a palate=

; la
>volont=E0 dei contribuenti americani di rinunciare ai propri soldi; =

e la
>disponibilit=E0 dei paesi donatori a fornire fondi. Gli iracheni sem=

brano non
>figurare da nessuna parte nell'equazione. Oggi, fare affidamento sul
>petrolio =E8 semplicemente impossibile. Cos=EC stando le cose, riman=

e ancora la
>seconda alternativa, anche se =E8 difficile pensare che Bush, in qua=

lit=E0 di
>paladino degli sgravi fiscali per i ricchi e presidente di una econo=

mia
>debole e piena di deficit, desideri davvero portarla avanti.
>La terza diventa cos=EC l'unica alternativa possibile.
>Ma la possibilit=E0 di ricevere miliardi dai donatori, a questo punt=

o, sembra
>dipendere esclusivamente dalla decisione che prenderanno gli america=

ni: se
>manterranno ben salda la presa sulle opportunit=E0 di affari in Iraq=

o se la
>allenteranno. La domanda cruciale di Madrid =E8, allora, se tutto qu=

esto
>continuer=E0 ad essere un'appropriazione di risorse di tipo unilater=

ale o
>multilaterale. E visto che i paesi donatori offriranno il denaro dei=

propri
>contribuenti, un ulteriore interrogativo sar=E0 se i contribuenti de=

l mondo
>sono disposti a finanziare questa appropriazione multilaterale, a fr=

onte
>della riluttanza dei liberatori.
>Una cosa =E8 certa: la leva degli interessi economici =E8 attualment=

e l'unico
>elemento che tiene in piedi l'occupazione. Questa =E8 stata una guer=

ra per
>scelta, non per necessit=E0, e secondo i sondaggi un numero sempre c=

rescente
>di persone ritiene che sia stata una scelta sbagliata. Senza la gara=

nzia di
>fondi e il pubblico sostegno, le truppe americane e la squadra capit=

anata
>dalla Halliburton a un certo punto saranno forse costrette a ritirar=

si.
>Senza i soldi necessari a tenere in piedi l'occupazione, c'=E8 un re=

ale
>possibilit=E0 che l'organizzazione guidata dagli americani in Iraq p=

ossa
>disgregarsi - non a Baghdad, ma a Madrid.
>
>Herbert Docena fa parte di "Focus sul Global South", un istituto di =

ricerca
>e supporto con sede a Bangkok (www.focusweb.org).
>Per contatti: herbert@???
>
>Traduzione a cura dei TpP (Traduttori per la pace)
>Diffusione a cura dell'Osservatorio Iraq
>
>
>Fonti:
>[1] New York Times, 2 ottobre 2003
>[2] Michael Renner, "The Other Looting," Foreign Policy in Focus, lu=

glio
>2003.
>[3] Steve Kretzmann and Jim Vallete, "Operation Oily Immunity",
>CommonDreams.org, 23 luglio 2003
>[4] The Independent, 22 settembre 2003
>[5] Houston Chronicle, 22 settembre 2003
>[6] Financial Times, 24 luglio 2003
>[7] Los Angeles Times, 11 luglio 2003
>[8] Washington Post, 3 ottobre 2003
>[9] Washington Post, 26 settembre
>[10] USA Today, 8 settembre 2003
>[11] Christian Science Monitor, 7 ottobre 2003
>[12] Financial Times, 3 ottobre 2003
>[13] Seattle Times, 11 settembre 2003
>[14] Yale Herald, 15 novembre 2002
>[15] New York Times, 8 ottobre 2003
>[16] New York Times, 2 ottobre 2003
>[17] Financial Times, 6 ottobre 2003
>[18] International Herald Tribune, 18 marzo 2003
>[19] New York Times, 11 aprile 2003
>[20] Washington Post, 26 giugno 2003
>[21] New York Times, 21 maggio 2003
>
>
>
>
>Per cancellarsi dalla lista basta inviare
>un messaggio vuoto a: info-unponteper-unsubscribe@???
>
>L'utilizzo, da parte tua, di Yahoo! Gruppi =E8 soggetto alle
>http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
>


Paola Manduca, Prof.
Dipartimento di Oncologia,Biologia e Genetica
Universit=E0 di Genova
4=B0piano, Palazzo delle Scienze
26, C.Europa
16132, Genova
Tel.& Fax 0039-010-353 8240
Email man-via@???=20