[Cm-roma] Torna la censura, becera e fascista...

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Dario Fo, allarme censura per la farsa su Berlusconi
Il direttore dello Stabile milanese, Sergio Escobar rivela pressioni per non
far rappresentare "L'anomalo bicefalo".
Il premio Nobel attacca: "Che scandalo se il Piccolo ci rifiuta"
"Il testo non lo farò vedere a nessuno preventivamente"

di ANNA BANDETTINI

MILANO - Mai come adesso è chiaro che basta solo nominarlo, Berlusconi, per
innescare polemiche, turbolenze e perfino paure e censure preventive. È
quello che sta succedendo intorno a Dario Fo e Franca Rame e al loro nuovo,
ma finora solo annunciato, spettacolo, L'anomalo bicefalo, "favola
surreale", come dice Fo, con il presidente del Consiglio messo al centro di
una farsa che rifà senza troppi riguardi la storia del suo successo
economico e politico. Debutterà il 18 novembre all'Arena del Sole di Bologna
(con una prova aperta il 12 a Varallo Sesia) e girerà molte città: Roma,
all'Olimpico dal 1° dicembre, Verona dal 17 dicembre, Trieste 15 gennaio,
Napoli dal 3 febbraio, e naturalmente Milano dove però, aggiunto dal 6
gennaio nel cartellone già stilato del Piccolo Teatro, sono arrivati i primi
problemi. "Amici" e "amici del consiglio di amministrazione" che
"consigliano" il teatro a "lasciar perdere" perché "non è aria", perché "si
sa, i finanziamenti...": sgradevoli pressioni, insomma, per non far recitare
il Nobel e sua moglie a Milano.
Questo almeno è quello che Sergio Escobar, il direttore del Piccolo,
dichiara scegliendo come insolita forma di denuncia una lettera al Corriere
della Sera. Poco importa se Roberto Ruozi il presidente del consiglio di
amministrazione del Piccolo smentisce qualunque genere di pressione e
anticipa che affronterà il caso nel prossimo consiglio del 30 ottobre,
l'allarme censura scatta. Innanzitutto in alcuni consiglieri del Piccolo,
prontamente autodichiaratisi in disaccordo con l'arrivo di "questo Fo" e con
l'indebita intromissione della politica nel teatro, fino a proporre di
visionare preventivamente il testo prima di dire sì a questa "indesiderata"
ospitalità.
"Vedere preventivamente il testo? Ma non esiste" è la pronta risposta di
Dario Fo e Franca Rame "La censura in Italia è stata abolita. Il testo non
ce lo ha chiesto nemmeno il governo e noi dovremmo darlo ai consiglieri del
Piccolo? Ma non si è mai visto. Noi non daremo proprio niente da leggere.
Per ora però il Piccolo non ci ha comunicato nulla: abbiamo la bozza di
contratto delle nostre recite a gennaio e questo è quanto. È vero che
nessuno ci ha ancora detto che non ci daranno il teatro, ma evidentemente è
nell'aria. Santoro, Biagi, Luttazzi, Chiambretti... Questo governo vuole
imbavagliare la libertà di pensiero e di espressione come non era mai
successo nemmeno ai tempi dei democristiani. C'è un preciso tentativo di
farci fuori, anche dagli spazi della satira. Almeno una volta come reazione
c'erano le interrogazioni parlamentari. Adesso invece le fanno
all'incontrario. Ne hanno presentata una per chiedere come mai ci siamo
presi questa libertà di andare in giro a parlar di Berlusconi...".
In più di cinquant'anni di teatro di lotta, Dario Fo e Franca Rame ne hanno
viste di tutti i colori (censure, denunce, parroci che sbarravano i teatri
dove erano programmati), oggi però un'eventuale censura, tanto più
preventiva, suona inaccettabile, dicono. "Sarebbe pazzesco se proprio nella
nostra città non ci facessero recitare. Sarebbe una fatale idiozia, al punto
che ci verrebbe voglia di dire: facciano pure. Sarebbe un tale scandalo
internazionale... Come fa uno dei consiglieri, Rosa Giannetta Alberoni, se è
una persona di cultura, a dire che la politica non deve entrare in teatro?
Ma lo sa che allora bisognerebbe non rappresentare mezza storia del teatro a
cominciare da Shakespeare? Come si fa a dire certe cose? Politica è
partecipazione alla vita collettiva e secondo lei la politica non dovrebbe
entrare in teatro? Roba da pazzi. È che i tirapiedi sono più realisti del
re: si preoccupano preventivamente per far piacere a "lui" anche a costo di
buttarsi allo sbaraglio".
Già, e "lui" cosa direbbe davanti alla loro commedia? "La nostra è una farsa
che spiega in chiave comica come è nato l'impero di Berlusconi. Raccontiamo
i fatti salienti della sua storia, dalla P2 in avanti. Come era in Clacson
trombette e pernacchie, e Il Fanfani rapito, è satira documentata. E poi
nella nostra storia, Berlusca appare buono, diverso. In fondo, gli facciamo
un complimento e chissà che vedendosi così, non migliori davvero".

(19 ottobre 2003)